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Autore: BlackPaperMoon    12/08/2014    1 recensioni
Tutto ciò che concerne la realtà della meister bionda dalla pelle di porcellana, dallo sguardo spento e dagli occhi smeraldini, dietro la quale si nasconde una marea di sentimenti e di parole mai dette. Maka Albarn, la maestra della falce e nel nascondere le emozioni, affonda lentamente nella tremenda agonia della sua stessa mente. Finché qualcuno, come sempre, arriva a salvarla. Anche da se stessa, se necessario.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maka Albarn, Soul Eater Evans | Coppie: Soul/Maka
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il pallido sole accarezzava leggermente la pallida pelle di porcellana, facendo brillare quel minuto corpicino. Il corpo che non amava. Quanto lugubre, raccapricciante e terrificante può arrivare ad essere, il silenzio? Si guardava intorno con noncuranza in quella noiosa mattinata senza missione alcuna. Sola, in quel piccolo appartamento che le sembrava ogni giorno più grande, più silenzioso, più vuoto. Accovacciata sul tavolo del salone, la testa in mezzo alle braccia adagiata sulla superficie piana e un solo occhio vitreo visibile. I capelli biondi, liberi dagli elastici accarezzavano le braccia nude, le maniche sollevate sopra di esse. Il lungo mantello nero penzolava silenziosamente sull'attaccapanni. Perfino Blair era uscita, ed ella era rimasta sola coi suoi libri. Già, i libri. L'unica consolazione per un'esistenza parzialmente vuota, priva di affetto, di calore umano. Si rifugiava tra le pagine dei suoi manoscritti nel tentativo di evadere dalla tremenda realtà in cui era costretta a vivere, cibandosi di emozioni artificiali che le parole scritte con l'inchiostro riuscivano a suscitare, dandole solamente un mero assaggio di quella che è la felicità. Arrivare a sfiorarsi, ad accarezzarsi la pelle alla ricerca di una minima emozione, la faceva sentire ridicola. Ma era lei stessa ad isolarsi e a non voler intraprendere con alcuno nessun tipo di contatto fisico, soprattutto con l'altro sesso. Stava alla larga dalle situazioni scomode, la paura la divorava, il pensiero di un ulteriore tradimento come quello subito dal padre non avrebbe potuto reggerlo il suo ingenuo cuore. Apparentemente forte e con il cuore d'acciaio, ella era in realtà fragile e bisognosa d'affetto. Camuffava il suo essere con una maschera perenne, la maschera dell'insensibile, della scontrosa, dell'acida, della spietata, colei che non aveva bisogno di nessuno per sopravvivere. Eppure cos'era quel vuoto che aveva dentro? Cos'era quel sentimento che la portava a piangere ogni volta che si guardava allo specchio, a disprezzarsi, a non piacersi? Cos'era quella fame di affetto, di calore umano che le lacerava l'interno del petto? La finestra aperta permetteva all'arietta pungente di penetrare nella casa e accarezzarle il pallido viso. La convinzione che gli uomini fossero tutti uguali mai l'avrebbe fatta cedere e lasciar vincere la sua debolezza. Troppo orgoglio, troppa forza interiore. La lasciarono sola coi suoi pensieri, e i suoi pensieri la mangiarono viva. Pover'anima immersa nei meandri del silenzio e della solitudine di cui tu stessa ti sei circondata, sognando con occhi di bambina un'emozione mai provata, un sapore nuovo, un qualcosa di estremamente astratto per la tua persona. Sprofonda nell'abisso di coloro che non sanno amare e che non vogliono imparare, e di conseguenza non saranno mai amati. Sul viso dalla bellezza fanciullesca, comparve la solita neutra espressione di chi non prova emozione alcuna. Così apparentemente insensibile, indistruttibile, intoccabile. Un cuore colmo di cicatrici e ferite. Come può l'uomo essere così cieco? Come può non amare il diverso, il particolare, l'inusuale. Le cose speciali, come lei. L'umanità ha gli occhi cuciti con lo spago, essi si spalancano unicamente per ciò che è apparentemente bello. L'estetica, qualcosa di appagante, intrigante, attraente, ma marcio dentro. E lei, così stupenda nel suo modo di essere semplice, nel suo modo di provare amore unicamente per la lettura, nel suo modo di costruire intorno a se muri invalicabili e rinchiudersi dentro, annegando nelle sue insicurezze. Uno sbadiglio interruppe quel calmo silenzio, mentre l'occhio scrutava insaziabilmente il paesaggio all'esterno attraverso la finestra. Che ci fosse la fuori qualcuno diverso, qualcuno che avrebbe meritato il suo enorme affetto senza tradirlo?
Un'immagine sfocata, quasi incerta, comparve nel suo subconscio, rendendo la tortura più insopportabile. Alto, capelli albini, occhi cremisi che scrutano con insistenza e che ti penetrano nell'anima. Soul Eater Evans. Era lui lo spiraglio di luce in quell'abisso oscuro colmo di agonia? Tra tutte le persone presenti nel mondo, doveva venirle in mente proprio colui che da sempre l'aveva derisa. Le sue parole, forti e derisorie, ancora risuonavano nella mente della giovane, ferendola più di quanto la lama di un'arma che penetra nella carne può fare.


 Qualunque uomo preferirebbe una donna con un corpo bello e sinuoso a una bambina senzatette come te. 

E' semplice, Maka. Nessuno si contende il posto per essere il tuo partner perché non hai un briciolo di sex appeal. 

Come la persona meno adatta per curare un cuore già infranto potesse essere la soluzione? Eppure, qualcosa dentro di lei, nei meandri più profondi del suo essere, le suggeriva che quella era la risposta giusta. La risposta che sapeva di buono, quel sapore nuovo, quell'emozione mai provata. Nascosta dietro li sguardi intensi, il parlarsi con gli occhi, il capirsi con essi. Nascosta dietro le promesse, i piccoli gesti, le parole sussurrate con incertezza e timore, la voglia di proteggersi reciprocamente. Il crescere insieme. La mano pallida scivolò un poco esitante verso il petto, stracolmo di ferite interne, invisibili. Il cuore palpitante accarezzò la sua pelle. Se era quella la risposta giusta, forse non era pronta per realizzarlo, per accettarlo. O forse semplicemente l'aveva sempre amato, ma il suo orgoglio le aveva impedito di accettarlo. E forse... Forse era vero, era tutto reale. Il pensiero più volte aveva sfiorato la sua mente, ma lei l'aveva sempre soffocato. E in quell'effimero istante in cui la solitudine la stava ingoiando viva, tutto le apparve più chiaro. D'altronde, non sarebbe stato così strano. Avrebbe spiegato parecchie cose, misteri irrisolti, dubbi accantonati, sensazioni differenti. Lei lo amava, era così evidente. Eppure era altrettanto difficile accettarlo e convincere di questo se stessa, dopo aver passato l'intera vita a fare l'esatto opposto.

 Maka, sono tornato. 

Una voce familiare penetrò flebilmente nelle sue orecchie, ma non per questo la fanciulla abbandonò la sua posizione. Rimase in silenzio a contemplare il sole tramontare, quei caldi colori che regalavano un tepore appena accennato, per allontanare quella sensazione di sollievo nel constatare che il giovane era rientrato a casa. Passi decisi, falcate lente, la porta della stanza che cigola. Bastò un attimo e la sua mano si posò sulla sua pelle, regalandole un insolito brivido.

 Ehi... 

Sussurrò interrompendo quell'incessante silenzio che si era cibato lentamente di lei, come unicamente lui sapeva fare. Si affacciò poi a testa in giù dinnanzi alla bionda, i cui occhi vitrei videro materializzarsi improvvisamente la sua immagine, provocando un suo leggero sussulto. Rimasero in silenzio, si stavano parlando. Con li sguardi, intensi, sinceri, profondi. In quell'istante, tutto fu più chiaro a entrambi. Si salvavano sempre, anche dai loro stessi pensieri, anche dal silenzio. Insieme erano l'inizio e la fine. I pezzi diversi di un puzzle che si completa. Bastò un effimero insignificante attimo a farle comprendere che era quello ciò che stava cercando.

"Quei due erano così complicati. Lui orgoglioso e lei strana, a volte sensibile e a volte mandava tutto all'aria senza nemmeno pensarci. Però dopo se ne pentiva, e faceva di tutto per rimediare. Quei due, sapevano amarsi come nessuno. Quei due erano unici, niente riusciva a separarli, potevano gridarsi contro quanto volevano, tenersi il muso, mancarsi reciprocamente senza cercarsi. E pur senza farlo,pensarsi , anche se nessuno dei due lo ammetteva mai. Quei due erano l’imperfezione, ma insieme diventavano la perfezione, si completavano a vicenda, si appartenevano prima ancora di conoscersi, si sono sempre appartenuti e si sono sempre cercati, fino al giorno in cui si sono incontrati. Erano strani, diversi, ma come si completa un puzzle? Con pezzi diversi, e loro erano fatti per incastrarsi tra altri mille pezzi di puzzle e gli altri pezzi saranno tutta la vita che passeranno insieme, e lo completeranno, anche con mille litigi. Lo completeranno e rivedendo il puzzle completato ripenseranno ai mille momenti passati insieme, a tutti i litigi, a tutto, e capiranno che due come loro non li separerà mai niente e nessuno.”


 

 

  
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