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Autore: shruikan96    13/09/2008    2 recensioni
nn sn molto brava a scrivere ff, infatti questa nn l'ho scritta io, ma l'ho scritta qui sotto richiesta di una mia amica, Katerin
NdAmministrazione: secondo il regolamento, l'introduzione deve contenere un accenno alla trama o una citazione significativa ripresa dalla storia. L'autore deve perciò provvedere a modificare questa introduzione (può contemporaneamente cancellare in autonomia questo messaggio)
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eragon, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eragon riusciva a sentire solo un grande vuoto nel cuore... Roran non poteva capire: era troppo preoccupato per Katrina. Arya non poteva capire; ma ciò che non sopportava era che, ora, nemmeno Saphira poteva capire ciò che provava. Dopo la battaglia e il colloquio con Nasuada, Eragon, sopraffatto dal dolore aveva preso una decisione estrema, per la prima volta aveva reciso completamente il suo legame mentale con Saphira... voleva stare, per un giorno, veramente solo. La dragonessa aveva compreso le sue ragioni, ma Eragon aveva lo stesso percepito la sua sofferenza e il suo senso d'inutilità. Il Cavaliere non avrebbe mai immaginato di poter trovare e perdere un fratello e un amico nel giro di un secondo, eppure era successo. Perchè io? Si ritrovò a pensare per l'ennesima volta... se lo domandava da quando era morto Brom... perchè capitano sempre tutte a me? Eragon sapeva di essere terribilmente egoista, ma, una volta tanto, non gli importava. L'essere figlio di Morzan l'aveva sconvolto, ma sapeva benissimo che chi fosse suo padre non pregiudicava la sua identità, era Eragon, aveva ucciso Durza, era stato addestrato da Oromis ed era diventato quello che era: un Cavaliere dei Draghi, pronto a raccogliere l'eredità che Vrael gli aveva lasciato.

<< Eragon, allora quando partiamo? >> gli chiese Roran, prendendolo per una spalla.

<< Stasera, ora vado ad avvertire Nasuada della nostra partenza... aspettami alla tenda. >> rispose macchinalmente il cavaliere.

<< Ti senti bene? >> domandò ancora Roran notando il suo sguardo vuoto; dopotutto erano cresciuti insieme, lo conosceva bene.

<< Benissimo... >> replicò lui con tono quasi ironico, riprendendo a camminare in fretta verso la tenda di Nasuada.

Quando raggiunse la sua meta, Eragon udì una voce concitata provenire dalla tenda di Arya, lì accanto. Il Cavaliere si stupì nel riconoscere la voce dell'elfa. Senza rendersene conto, si avvicinò per ascoltare...

<< ...non avevi il diritto di fuggire... hai messo in pericolo tutti noi! Non siete ancora pronti! >> esclamò Arya.

<< Oh, io e Olman siamo pronti da molto tempo. Perfino Oromis ha riconosciuto i miei grandi progressi. La verità è che tu e nostra madre avete solo paura! >> esclamò una seconda voce femminile seriamente irata, Eragon non voleva essere nei panni di Arya. Oromis cosa diavolo centra? si domandò.

<< Come ti permetti di parlare così di nostra madre! Non ti rivolgere più a me con quel tono, sono tua sorella maggiore! >> esclamò Arya al culmine della collera.

Sorella? Arya non mi ha mai detto di avere una sorella...

<< Ormai non ci puoi fare più niente. Sono venuta qui per unirmi ai Varden, che saranno più che contenti del mio aiuto. Non sono più una bambina Arya, so decidere da sola! >> ribattè la seconda voce.

<< Al diavolo! >> imprecò Arya, ed Eragon trasalì nell'udire la sua voce, sembrava che avesse perso definitivamente il controllo. << Se morirai, giuro che non piangerò per te! >> concluse l'elfa uscendo dalla tenda e allontanandosi, Eragon riuscì per un soffio a non farsi scoprire, nascondendosi dietro ad un carro. Tirando un sospiro di sollievo, il Cavaliere si allontanò andando ad annunciarsi a Nasuada.

<< Lady Nasuada è impegnata, dovrete aspettare, Cavaliere. >> gli disse la guardia. Sbuffando, Eragon si rassegnò ad aspettare.

<< Che ne dici di entrare insieme, Eragon Ammazzaspettri? >> il tono era decisamente diverso, ma la voce era sicuramente quella che aveva udito poco prima.

Il ragazzo si voltò e osservò in viso la sorella di Arya... rimase stupito.

L'elfa, poco più bassa di lui, era slanciata ma non esile, anzi il suo abbigliamento metteva in risalto le morbide curve del seno e dei fianchi. Aveva dei lunghi capelli neri lisci e lucenti come seta, il viso leggermente allungato, le guance erano piene, i lineamenti morbidi e delicato. Gli occhi erano grandi e leggermente a mandorla, color della pioggia. Le labbra erano rosse come ciliege e la sua carnagione era molto scura, rispetto a quella di Arya. Ma come può essere sua sorella?

<< Allora Eragon, entriamo o no? >> insisté, divertita dallo sguardo imbambolato di lui. La sua voce era profonda, calda e avvolgente...

<< Nasuada... adesso è impegnata; la guardia ci dirà quando possiamo entrare. >> balbettò.

Aspettando con l'elfa accanto, Eragon ricordò improvvisamente dove aveva già visto quegli occhi: era l'elfa con cui aveva ballato durante l'Agaetì Blodhren! Stupito, aprì la bocca, ma fu interrotto dalla guardia, che gli annunciò che Nasuada poteva riceverli. Vedendo l'elfa, la guardia gettò uno sguardo a Eragon: << E' con me. >> disse. Il soldato alzò le spalle e li condusse nella tenda.

Insieme a Nasuada c'era Arya, ed Eragon notò che l'elfa accanto a lui strinse i pugni non appena scorse la sorella.

Fu lei a parlare per prima:<< Nasuada, sono lieta di presentarti Kyrien, mia sorella, venuta a morire in questa battaglia... >> poi uscì dalla tenda. Eragon rimase sbalordito dal comportamento dell'elfa, la sua voce era ironica, ma voleva far male.

Kyrien sembrò non badarci. Senza dire nulla, s'inginocchiò ed estrasse la sua spada porgendola a Nasuada. Eragon rimase incantato: la spada era magnifica, assomigliava molto a Zar'roc, ma la lama era di un verde intenso e brillante e nell'elsa era incastonato un grosso smeraldo a forma di drago... la spada di un Cavaliere! La sua mente corse ancora a Murtagh e alla perdita della spada che lo aveva accompagnato in tutte le sue avventure...

<< Lady Nasuada, chiedo perdono per essere giunta così tardi per portare il mio aiuto. Ora sono qui, la prego di accettare i miei servigi di Cavaliere dei Draghi! >> poi chinò la testa e aspettò risposta... la sua voce aveva espresso una volontà ferrea, che nulla avrebbe potuto piegare.

Eragon era impietrito: un altro Cavaliere? Per di più donna? Da dove viene? Perchè gli elfi hanno tenuto segreta la sua esistenza?

Nasuada con naturalezza si alzò prese la spada e la ridiede a Kyrien dicendo:<< Accetto i tuoi servigi, Cavaliere dei Draghi. Tua sorella mi ha raccontato a grandi linee la tua storia. Ha espresso molti dubbi sulle tue reali capacità, per questo ha proposto una prova. Io non ho nessuna obiezione, dato che l'esercito nemico sembra essersi ritirato, inoltre mi fido del giudizio di Arya. >> Poi Nasuada puntò il suo sguardo di velluto su Eragon:<< Eragon? >> chiamò, non ottenendo risposta alzò la voce:<< Eragon?! >>

<< Si Nasuada, scusami ero distratto. >> rispose il cavaliere con un sussulto.

<< Tu e tuo cugino Roran state per partire per l'Helgrid no? >>

<< Sì, partiamo stasera. Ero venuto per avvisarti. >>

<< Bene. Kyrien verrà con voi, naturalmente insieme al suo drago. Confido che non vi creerà problemi. Finita la missione, quando ritornerai qui, riferirai se è in grado di combattere nel nostro esercito oppure no. >> Dichiarò con fermezza Nasuada. << Ora potete andare! >> la discussione era finita.

Quando Eragon e Kyrien stavano per uscire, Nasuada esclamò:<< Non ti ritengo responsabile del tuo ritardo, Kyrien... stavolta gli elfi non la passeranno liscia! >> e dal tono di minaccia comparso improvvisamente nella sua voce, Eragon non stentava a crederlo...

Uscendo all'aria fresca la mente di Eragon si schiarì. Un altro cavaliere! Era così bello che non riusciva a crederci...

<< Non mi vuoi fare qualche domanda, Eragon? >> chiese Kyrien. Il modo in cui pronunciò il suo nome fece arrossire il Cavaliere fino alla punta dei capelli.

Controllandosi rispose:<< Per adesso no. Ci vediamo questa sera prima del tramonto alla mia tenda, per la partenza. >>

<< Ci sarò, e ci sarà anche Olmen, il mio drago. A stasera! >> disse lei allontanandosi.

Eragon, la salutò con un cenno della mano. Poi, piano piano, la consapevolezza di ciò che significava l'esistenza di un altro Cavaliere lo invase: significava non essere più solo a tenere in mano le sorti dell'esercito dei Varden, non doveva più combattere da solo contro Galbatorix... Ora c'era qualcuno come lui! E, per di più, con molta più esperienza della sua!

Al culmine della felicità, Eragon si mise a correre verso la sua tenda, tutta la tristezza di poco prima l'aveva abbandonato, si dimenticò quasi di Murtagh. Dilatando la mente, chiamò Saphira...

  
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