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Autore: biancoceano    13/08/2014    0 recensioni
Il ragazzo sì voltò.
"Duemiladieci, hai detto?" Urlò il Dottore.
Kurt annuì. "Precisamente."
"Oh, allora scommetto che il prossimo sarà davvero un anno favoloso per te. Buonanotte!" Aggiunse, e lo salutò con la mano.
"Lo spero. Grazie." Disse, con una faccia interrogativa.
Per tutto il tragitto, Kurt continuò a domandarsi l'identità di quello strano ragazzo. Diceva di essere un dottore, ma era fin troppo giovane; parlava di "Terra" come se lui fosse un alieno.
Forse aveva la febbre e forse aveva davvero le allucinazioni.
Giunse finalmente alla porta di casa sua. Prima di infilare la chiave nella toppa, si girò verso la direzione dove doveva esserci la cabina. Non c'era più. Vuoto.
"Non sono pazzo, non immaginato tutto, andiamo!" Disse, alzando gli occhi al cielo.
Ritornò a volgere lo sguardo verso quell'angolo. "Il prossimo anno sarà un anno fantastico, eh?" Rise, e infilò finalmente la chiave nella toppa. "Nah, non ci credo."
Genere: Angst, Avventura, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Will you ever come back?
-I'll always remember you.


Era una sera come tutte le altre, Kurt. Esattamente come tutte le altre. 
Eravamo nel TARDIS e ci stavamo riposando da un viaggio stancante nella Terra degli Zaffiri. E, contrariamente a ciò che potrai pensare, gli zaffiri non sono pietre prezione; sono alieni totalmente blu, grossi e pieni di pustole. 
Ti starai chiedendo perché l'avevo portata proprio in quel posto. Non ne ho idea, Kurt. Alla fine, poco contava, perché lei rendeva ogni posto bello. 
Stavo dicendo: eravamo nel TARDIS e Rachel era stanca morta. Le dissi di andarsi a riposare nella sua stanza, perché avremmo viaggiato tutta la notte verso Anatòmia93, pianeta di acciaio. 

"No, preferisco restare qua con te." Mi rispose, con uno dei suoi soliti sorrisi. "E poi la tua navicella spaziale mi spaventa tantissimo." 

"Rachel, per l'ennesima volta, si chiama TARDIS. E cosa avrà di così spaventoso la mia Sexy?" Risposi io. Avrai ben capito che tengo tantissimo alla mia Se- nave. 

"L'altro giorno ero alla ricerca del bagno e mi ha portato nella vasca degli squali." Continuò lei, con una scrollata di spalle. "Ora, non voglio aprire la questione sugli squali, ma credi che il TARDIS mi odi." 

"Sexy non odia nessuno." Dissi. "Forse." 

Si sedette su una delle sedie accanto alla sala di comando. Buttò la testa all'indietro e fissò il soffitto. 

"Sembra che non abbia limite. Una delle illusioni dei Signori del Tempo, suppongo." 

"Illusioni?" Feci io, stupito. "Rachel, noi Signori del Tempo non siamo illusionisti. Utilizziamo solo un tipo di tecnologia diversa dalla vostra." 

"Quindi mi stai dicendo che la tecnologia del futuro è mirata all'illusione?" Rispose lei. 

"Che pensieri profondi e profondamente sbagliati." 

Adoravo Rachel quando faceva quelle uscite. Spesso parlavamo di un argomento assolutamente banale, come i cravattini, e lei se ne usciva con pensieri totalmente fuori luogo. Ricordo che una volta iniziò a parlare dell'illusione della vita mentre parlavamo dei motori del TARDIS.

"Ci hai pensato, Dottore?" Esordì lei, all'improvviso.

"A cosa? Penso a milioni di cose in un solo istante. Dimmene una e potrò dirti sinceramente che in quel preciso istante ci stavo pensando." Risposi io, scherzando.

"Alla vita." Disse. "Mi spiego. Hai mai avuto la sensazione che tutto ciò sia un'illusione? A volte ci rifletto su." 

"Santa fisica meccanica, in cosa ti ho trasformata! Quando ti ho conosciuto per la prima volta eri una frivola ragazza di Lima piena di sé." Continuai io.

"Ma le persone cambiano, mio caro Dottore. O meglio, tu mi hai cambiata." E mi abbracciò forte. 

Quando mi abbracciava mi sentivo al settimo cielo, e ci sono stato. Voglio dire, sono stato sul pianeta Settimo Cielo; se vuoi ti ci porto più tardi. 
Ad ogni modo, Rachel aveva la capacità di farmi sentire bene con un semplice abbraccio. Quante volte mi ha visto giù per motivi che non ti sto a spiegare e mi è venuta vicino, cercando di consolarmi. 
Hai detto tu stesso che i Signori del Tempo non possono avere amici, ma lei è stata la cosa più vicina ad un'amica che io abbia mai avuto.
Scusa gli occhi lucidi e scusa le chiacchiere; i miei ricordi spesso prendono vita e parlano per me. Scherzi di una mente che ne ha viste tante.
Ma tu sei qui per ascoltare di quella sera, e quello ti racconterò. 


Eravamo entrambi nella sala di comando, quando sentii un botto provenire dal lato sinistro della cabina. Credevo fosse un Pragmata*, così non ci diedi tanto peso. 
Rilassai le spalle e volsi di nuovo il mio sguardo alla plancia di comando, quando un nuovo botto colpì il TARDIS.
Decisamente, non era un Pragmata.

"Qualcosa non va?" Chiese Rachel, con sguardo preoccupato. 

"Non credo. Cioè, spero." Risposi. Non sapevo davvero cosa stesse accadendo lì fuori, ma il mio sesto senso mi diceva che non era nulla di buono. 
Girai il monitor verso di me, selezionando l'esterno del TARDIS. I miei cuori iniziarono a battere all'impazzata. 
Ah, giusto, non ti ho detto che ho due cuori. Potresti farci mille battute, come "se qualcuno ti spezza il cuore, puoi sempre usare l'altro". 
Ti assicuro che quella sera entrambi andarono in mille pezzi. 

"Scappa." Fu l'unica cosa che riuscii a dire. "Scappa nella stanza più lontana del TARDIS, Rachel." 
 
I miei occhi saettarono per la plancia di comando alla ricerca di qualcosa che potesse fermare quelle macchine del male lì fuori, ma non c'era nulla. 
Non mi ero mai arreso, non ero mai fuggito da nulla fino a quel momento; era nella mia natura restare e combattere il male. Ma quella sera... quella sera, Kurt, ho imparato che non tutti possono essere salvati; a volte arrendersi è l'unica cosa da fare.
Ho fatto un errore, in tutta questa storia: ti ho descritto Rachel come una ragazza perfetta e senza pecche. 
Era totalmente diversa da così.
Era ambiziosa, disposta a tutto pur di raggiungere il suo scopo. Mi aveva raccontato delle avventure a scuola e di quanto tutti non la sopportassero perché alla fine riusciva ad ottenere sempre ciò che voleva. 
Solo una persona riusciva ad amarla per ciò che era e lei faceva spesso il suo nome.
Finn.
Potevo vedere tutte le stelle dell'universo brillare nei suoi occhi quando pronunciava il suo nome.
Sappi che non sono invadente, perché sono il primo che non ama parlare di sé, ma una volta mi venne spontaneo chiedere di quel Finn.
Mi disse che l'aveva amato con il tutto il suo cuore e che avrebbe fatto di tutto per lui.
Aveva usato il passato, quindi non chiesi null'altro. 
Un altro suo difetto era la testardaggine. 
Santa plancia di comando, quanto era testarda! 
Sfortunamente, lo fu anche quella sera, e decise di restare al mio fianco. Le urlai più e più volte che non era necessario, che non avrebbe potuto fare nulla comunque, ma nulla; restò con me. 

"Stai sotto la console, allora. Non muoverti per nessuno motivo." La avvertii. 

"Certo, ma voglio sapere cosa sta succedendo." Mi rispose determinata.

Presi un respiro profondo. "Ci sono degli alieni fuori. Sono degli aggeggi infernali, dotati di strumenti di tortura in ogni parte del loro corpo. Sono pericoli, anche più dei Dalek." Mi avvicinai a lei sotto la console. "Non voglio che tu ti faccia del male, resta al sicuro qua."

Cercai in ogni modo di non farli entrare, di respingerli, ma loro ci riuscirono comunque. Un'ondata di argento invase la sala di comando, accompagnata dal suono fastidioso dei loro ingranaggi che si muovevano.

"Non ho nulla di vostro qui, non ho fatto male a nessuno di voi. Cosa volete?" Chiesi io, per la prima volta davvero spaventato.

"La tua mente, figlio di Gallifrey." Risposero loro in coro. La voce come unghie sulla lavagna.

"Non sarà mai vostra." 

"Allora morirai." E iniziarono ad avanzare sguainando le loro armi. 


Ero in panico. 
Non avrei mai potuto dare loro la mia mente, perché custodisco troppo segreti che potrebbero ridurre in cenere l'universo. Morire era l'unica opzione, ma anche quella più drastica. 
La scelta era tra me e l'universo intero.
Vedi cosa significa essere me? Non lo augurerei nemmeno al mio peggior nemico.
Scelsi l'universo, ovviamente. 

"Morirò." Dissi io, semplicemente. 

"NO!" Disse Rachel, uscendo dal suo rifugio. "Resterai qui. Posso proteggerti con il mio corpo. Sono un'umana, me l'hai detto mille volte che siamo esseri fragili destinati a morire." Prese un respiro profondo. "Voglio morire per una buona causa, almeno."

"Non posso lasciartelo fare!" 

"Non spetta a te decidere." Disse lei, con le lacrime agli occhi. 

"Invece posso! E' la mia battaglia, Rachel! Non puoi combatterla tu!" Mi arrabbiai tantissimo. Non potevo permetterglielo. 

"Dottore, tu non capisci. Perché non ci riesci?" Singhiozzava. "Mi hai chiesto di Finn, una volta, ed io ti ho detto che avrei fatto di tutto per lui perché l'amavo." 

"Cosa c'entra questo ora?" Chiesi. Ho centinaia di anni, ma certi sentimenti mi sono ancora totalmente estranei. 

"C'entra, perché io ti amo." E pianse ancora più forte, asciugandosi le lacrime con la manica del suo maglioncino. 

"Oh, Rachel..." 


Non potevo crederci, Kurt. La stavo costringendo a morire per me, ti rendi conto? 
L'amore non aveva mai fatto parte della mia vita, nemmeno quello materno. 
Trovarmi di fronte a quella dichiarazione fu un duro colpo per me e non sapevo assolutamente cosa dire.

"Rachel, sai che non posso amarti." Le dissi gentilmente, alzandole il viso verso il mio. 

"Sì, ed è per questo che ho deciso di morire. Meglio lì da sola, che qui senza di te. Perché, diciamocelo Dottore, non resterò per sempre con te. Morirò prima che tu possa accorgertene. Non posso permettermi il lusso di invecchiare con te e di godermi le gioie della vita insieme. Che senso ha restare ancora?" 

"Ha senso! Santo cielo, Rachel! Hai una vita davanti con o senza di me!" 

"Ciò che tu non capisci è che tu crei dipendenza, Dottore. Non potrei vivere senza te; mi ucciderebbe." 


Sentire quelle parole mi fece sentire malissimo. Ogni singola parte del mio corpo mi faceva male come se mille aghi mi si fossero conficcati all'improvviso nella pelle. 
Ho combattuto milioni di alieni e di robot infernali, ma l'amore è peggio.
L'amore ti scava dentro e ti toglie ogni energia; ti rende debole. 
E la debolezza è un lusso che un Signore del Tempo come me non si sarebbe mai potuto permettere.


"Lasciami andare." E senza che io me ne accorgessi, si era sciolta dalla mia presa e si era avvicinata a quegli essere senza scrupolo. 

"Se volete lui, dovrete prima passare sul mio corpo."  E loro non se lo fecero ripetere due volte. 

Erano a due passi da lei quando accadde una cosa imprevedibile. Un fascio di luce accecante uscì dalla console del TARDIS e ci investì tutti. 
Fui costretto a coprirmi il viso con il braccio, perché i miei occhi non riuscivano a sopportare tutta quella luminosità. 
Sentii Rachel e gli automi urlare di dolore e poi il fascio sparì. 
Lei era distesa a pochi passi dalle porte d'entrata con i brandelli degli alieni che le vorticavano intorno.
Corsi subito da lei e mi appoggiai la sua testa in grembo. 

"Rachel." Disse a voce bassa. "Rachel, dimmi che ci sei." 

Lei aprì debolmente gli occhi.
Le sorrisi. 

"Ehi." Le dissi.

"Ehi." Mi rispose. "Tutto okay?" 

Che paradosso. Lei che chiedeva se andava tutto okay a me. Non è strana la vita, Kurt?

"Tutto okay." Era viva. "C'è qualcosa che posso fare per te?" 

"Disperdimi in atomi." Rispose semplicemente. 

"Che cosa?" Non potevo crederci. Era viva e voleva morire. 

"Sto morendo, riesco a sentirlo. Se mi disperdi in atomi, avrò la possibilità di starti sempre accanto anche se non potrai vedermi." Tossì.

"Ma sarà come morire." Stavo piangendo. Non avevo mai pianto fino a quel giorno. Te l'ho detto: l'amore rende deboli. 

"Se questa è l'unica possibilità di essere sempre al tuo fianco, non mi importa." 

Rimasi in silenzio. Non potevo.

"E' il mio ultimo desidero. So che puoi esaudirlo." Mi disse lei. Determinata fino all'ultimo.

"D'accordo." Presi il mio cacciavite dal taschino e inziai ad accenderlo. Non potevo fare nulla per farle cambiare idea, lo sapevo. 

"Un'ultima cosa, Dottore." 

"Dimmi pure." 

"Grazie." E chiuse gli occhi.

Impostai il cacciavite sulla massima frequenza e glielo puntai addosso. 

"A te." Le sussurrai, anche se non poteva sentirmi. "Di tutto." 


Mille particelle si alzarono in volo, facendo sparire la figura ai miei piedi. In un battito di ciglia, uscirono dal TARDIS in un vortice di luce e si dispersero nell'universo. Accesi il monitor e le vidi confondersi con le altre stelle; granelli di polvere luccicante su di un tappeto blu.
Scoppiai in lacrime.
L'avevo già fatto prima, ma non così forte. I singhiozzi scuotevano il mio corpo e potevo sentirlo andare in pezzi ogni minuto che passava. 
Andai avanti per più di due ore, senza mai fermarmi. 
Ma poi il TARDIS si mise in moto da solo; forse aveva capito che avevo bisogno di girare pagina. 
Ma non ero pronto.
Ho viaggiato per decenni da solo, come unica compagna Sexy. 
Cercare qualcun altro equivaleva a tradire Rachel e non potevo farlo. 
Ho visto posti stupendi, dove il sole tramontata nel mare e sorgeva con le stelle a fargli compagnia e ho visitato pianeti fatti di diamanti preziosi che brillavano di luce propria, ma nulla aveva più senso senza la sua compagnia. 

So a cosa stai pensando, e posso dirti che no, non è come credi. 
Anche se tutto ciò che ti ho raccontato può portare a questo tipo di pensiero, non è assolutamente così. 
Ancora prima di conoscere lei,  ho visto a cosa può portare l'amore e ho giurato che non mi sarei mai innamorato
L'ho giurato, e i Signori del Tempo mantengono sempre ogni giuramento. 
Non lascerò mai che l'amore mi renda debole, non lascerò mai più entrare nel mio cuore e marchiarmi nel profondo.
Amare è uccidere, Kurt.
Ed essere amati equivale ad essere uccisi.**
Non posso morire, è un lusso che non posso permettermi. 


Kurt aveva le lacrime agli occhi. 
Aveva tenuto il respiro sospeso per tutto il racconto ed era un record per lui.
Ancora una volta, poteva intravedere il dolore celato dietro quegli occhi verdi. Si sentì all'improvviso triste e dispiaciuto per lui, e desiderò alleviare il suo dolore in qualche modo. 
"Blaine" disse lui, e tese la mano sul tavolo verso la sua "mi dispiace. Se c'è qualcosa che posso fare per te, dimmelo." 

"C'è solo una cosa che puoi fare." Disse il Dottore, tra le lacrime. "Abbracciami forte."

Restarono così per cinque minuti buoni, fino a quando gli occhi di Blaine non catturarono un'immagine familiare. 

"Mi sarò sbagliato sicuramente." Disse lui, staccandosi da Kurt.

"Cosa c'è?"

"Nulla." Risposre lui, gli occhi ancora lucidi, rivolti verso quel punto. "Nulla di cui preoccuparsi." 


*Ho usato la parola "Pragmata" perché la classicista che è in me voleva uscire.
Per chi non lo sapesse, "pragmata" significa "cosa" in greco.
Mi sembrava adatto come nome per un corpo celeste.


(Secondo asterisco che efp non mi fa vedere.) Mi diverto a rubare citazioni, non ditemelo.
L'avrò letta miliardi di volte in miliardi di posti diversi e la trovo ancora bellissima e piena di verità.



 
 



Angolo autrice: Allora, che ve ne pare di questo capitolo tutto dedicato a Rachel e Doctor!Blaine?
Spero con tutto il cuore che il personaggio e la sua relazione con il Dottore vi sia piaciuta. Non è proprio la Rachel che conosciamo tutti; è leggermente cambiata e cresciuta, ma dentro è sempre la solita rompiscatole. 

Passiamo alla parte dove riesco a leggervi nel pensiero.
Vi starete chiedendo perché ho scelto proprio Rachel.
Partiamo dal presupposto che Blaine non è riuscito a stringere amicizie davvero forti con altre ragazze e Rachel mi è sembrata quella più vicina ad un'amica per lui. 
Poi c'è stato un bacio tra loro due, e potrebbe tornarmi utile. *emoji con l'occhiolino*

Ringrazio tutti coloro che dedicano un po' di tempo alla mia storia.
Ve ne sono infinitamente grata.

Questo è l'ultimo capitolo prima della pausa di due settimane; vi prometto che in questi 15 giorni di vacanza scriverò tantissimo e al mio ritorno non vi lascerò a bocca asciutta. 
Ah, e volevo annunciarvi una "novità".
Per ogni capitolo, sceglierò una canzone che faccia da sottofondo. 
Per questo, vi consiglio "Wings" di Birdy.

Vi auguro buone vacanze e buona 8x01. (ahimè, non potrò fare la diretta.)
Ci vediamo a settembre! *abbraccio*

P.S. Grazie ad Ivola, per il banner e per la "betata". <3


 
  
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