“La paura accresce la cautela.”
Tua madre lo ripete di continuo, ogni giorno, più volte al giorno, in ogni occasione possibile: mentre cucina e mentre stira, mentre rassetta la casa e mentre siede a tavola, mentre si occupa del giardino e mentre aiuta tuo fratello a vestirsi.
È un’affermazione radicata tanto profondamente in lei che spesso ti chiedi com’è stata cresciuta, com’erano nonna e nonno, in che modo hanno utilizzato la paura su di lei per accrescere la sua cautela.
Lei, di certo non si è mai limitata, nell’uso del terrore; non lo capivi, quando eri piccola, ma lo vedi chiaramente ora nel modo in cui parla con tuo fratello.
“Ci sono i mostri, nel bosco,” dice, così come diceva a te. “Mostri cattivi e crudeli che mangiano gli umani!”
Victor si nasconde sotto le coperte e promette di non mettere mai piede nel bosco, proprio come facevi tu, alla sua età; ma ora guardi fuori, verso gli alberi dietro la vostra casa, quelli a cui non ti è mai stato permesso di avvicinarti.
Quelli in cui scivoli ogni notte ormai da quasi sei mesi.
Quelli in cui Venetia ti aspetta.
Solo pensare a lei ti accende un fuoco nel ventre che è difficile spegnere, ti riempie la mente di ricordi, immagini improvvise e cariche di colori: i suoi occhi solitamente azzurri che si tingono di rosso; i suoi denti che si allungano e si premono nel tuo collo; le sue mani fredde su di te, contro di te, dentro di te.
Venetia è il mostro da cui tua madre ha cercato di tenerti lontana, ma è anche l’unica cosa che dia un senso alla tua vita.
“La paura accresce la cautela,” dice sempre tua madre, ma la noia la corrode.
E il sorriso di Venetia ne cancella ogni traccia.