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Autore: felsah    20/08/2014    4 recensioni
Elsa aveva creato una palla di neve grossa come uno dei suoi pugni e la stava torturando tra le mani.
La posò sul vassoio e sospirò.
Non poter far vedere a tutti cosa sapeva fare, com’è tipico dei bambini, la irritava non poco.
La regina sorrise amorevolmente e la incoraggiò, “Fanne un’altra”.
La bambina la guardò spaesata, dato che per giorni le era stato detto il contrario, ma obbedì, e qualche secondo dopo stava porgendo il pugnetto di neve a sua madre.
Idunn lo afferrò e sussurrò con un tono carico di mistero, che aveva lo scopo di incuriosire,
“ Adesso faccio una magia anch’io”.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna, Elsa, Re, Regina
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La madre

 

 
Idunn sedeva sulle lenzuola disfatte, con la veste di mussola bianca che usava per la notte stropicciata e i capelli bruni in disordine, con ciocche scomposte che fuoriuscivano da ogni lato. La testa le doleva terribilmente a causa della morsa con cui le forcine si erano impigliate disordinatamente all’acconciatura nel tentativo di tenerla insieme dopo due notti senza che la graziosa figura che la portava si fosse data la pena di disfarla;
ma lei quasi non se ne accorgeva. Era concentrata su un altro tipo di dolore, che le attanagliava il cuore in una gelida disperazione.
Erano passati due giorni da quando la sua cameriera l’aveva pettinata, due giorni dal compleanno di Elsa, e precisamente due giorni che la regina era chiusa nella sua stanza a chiave, in modo che nessuno potesse entrare.
Sistemato sull’estremità opposta del letto stava uno dei vestitini della bambina, che la regina aveva coccolato e piegato e ripiegato a lungo in quei due giorni, stropicciandolo e sgualcendolo.
Mentre il sole filtrava debolmente attraverso i tendaggi tirati, proprio apposta per impedire quell’intrusione, la donna guardava nel vuoto senza fissare realmente qualcosa.
Teneva artigliato tra le dita il cuscino e tutto quello che la sua mente riusciva a pensare mentre la sua vista si spegneva era perché, perché, perché. Perché non l’aveva lasciata entrare. Sentiva che si fosse tormentata ancora un po’ con quel pensiero sarebbe morta, ma non poteva farne a meno.
Non era riuscita a dormire, e sentiva la stanchezza percorrerle il corpo con un formicolio che sembrava accusarla spietatamente per la sua negligenza.
Mentre le lacrime, ormai quasi asciutte e appiccicose le rigavano il volto, non riusciva ad avere in testa altro se non la sua bambina.
Aveva pensato scioccamente che almeno il giorno del suo compleanno le avrebbe permesso di avvicinarsi, e invece la vedeva allontanarsi sempre di più da lei, nell’età in cui aveva ancora un disperato bisogno della mamma. Il pensiero che suo marito fosse ammesso nella prigione che era diventata la stanza della principessa non faceva altro che farla infuriare e disperare di più.


Lasciò che la sua schiena affondasse di nuovo tra le lenzuola e si aggrappò al cuscino, stringendolo come se fosse il suo unico conforto. Sentiva degli aliti di vento passeggeri bussare con dolcezza contro il vetro della finestra e sentiva sulla pelle una brezza che era solo frutto della sua immaginazione.
Si rivide sdraiata su quello stesso letto, più giovane e più felice. Rivide Elsa rannicchiata tra le sue braccia, come faceva in quella notti in cui la paura del buio non riusciva a farla dormire: così sgattaiolava nella sua stanza aprendo porte e sbattendo rumorosamente i piedini sul pavimento.
Sapeva che stava arrivando ancora prima che lei fosse davanti al materasso, pronunciando le fatidiche paroline, piene di infantile speranza mentre chiedeva “Madre, posso stare qui?”.
Idunn alzava le coperte per farle spazio e la piccola principessa si arrampicava per arrivare nel rifugio sicuro che offriva il corpo di sua madre.
Mentre la regina la osservava addormentarsi, con la boccuccia socchiusa e le mani strette attorno alla sua camicia, sentiva il suo cuore gonfiarsi dell’amore che solo una madre riesce a provare, e non poteva fare a meno di pensare a quanto adorasse la sua bambina, e a quanto fosse bella.

Eppure, si ritrovò a pensare con amarezza, era stata lei un tempo, a condividere i suoi segreti. Occupandosi di Elsa quasi costantemente, era stata proprio la regina a scoprire per prima i suoi poteri, e per qualche mese era stato il loro segreto. La giovane regina lo aveva tenuto nascosto perfino al marito, pregando la bambina perché fosse altrettanto discreta.
Non sapeva come il re avrebbe reagito a quella notizia, ma siccome lei stessa ne era stata un po’ spaventata, e perché sapeva che simili capacità erano guardate con odio velenoso dalle persone, aveva voluto proteggere la sua creatura come aveva potuto. O
vviamente, il re era venuto a saperlo. Lui sapeva sempre tutto, prima o poi. Ricordava ancora il tono severo con cui le aveva permesso di usare il suo dono, solo quando siamo soli, aveva detto.

Si rivide su quello stesso letto, con Elsa tra le braccia e il vassoio della colazione davanti, che stavano consumando insieme. Elsa aveva creato una palla di neve grossa come uno dei suoi pugni e la stava torturando tra le mani. La posò sul vassoio e sospirò. Non poter far vedere a tutti cosa sapeva fare, com’è tipico dei bambini, la irritava non poco.
La regina sorrise amorevolmente e la incoraggiò, “Fanne un’altra”.
La bambina la guardò spaesata, dato che per giorni le era stato detto il contrario, ma obbedì, e qualche secondo dopo stava porgendo il pugnetto di neve a sua madre. Idunn lo afferrò e sussurrò con un tono carico di mistero, che aveva lo scopo di incuriosire, “ Adesso faccio una magia anch’io”. La principessa la guardò con gli occhi lucenti, carichi di meraviglia e gioiosa attesa.
“Come?” chiese.
La regina si limitò a posizionare le due palline una sopra l’altra con studiata tranquillità mentre Elsa la guardava, in attesa. La vide strappare due ribes dal grappolino che faceva parte della decorazione del piatto e posizionarli sulla prima pallina, poi due ramicelli e affondarli ai lati. Un altro frutto venne posizionato a formare un piccolo nasino. La piccola principessa scoppiò in una risata argentina.
“ Un altro!” ordinò, facendo comparire altre due palline.
Il bussare alla porta la distrasse dai suoi pensieri e lei si sentì come appena sveglia, dopo un sogno che non voleva abbandonare.
Irritata e turbata, urlò, “ Va via per favore, Agdar” la voce le tremò, “so…so che questa sera abbiamo il ricevimento. Mi alzerò più tardi”.
La stanchezza per non aver quasi dormito si fece risentire appena pronunciate quelle parole, ma la voce dietro la porta le fece drizzare le orecchie e in breve tutti i suoi nervi furono tesi come corde di violino.

“Mamma?”.

Il cuore prese a batterle nel petto furioso come le ali di un colibrì. Ma al desiderio che quella fosse la voce della sua primogenita, del suo tesoro, si fece presto strada la consapevolezza che non lo era.
Chiuse gli occhi, cercando di calmare il respiro. “Che c’è, cara?” domandò, cercando di apparire tranquilla.
“Mi machi”.
“Lo so, cara. La mamma esce più tardi”. Si domandò se fosse giusto farle questo e si rispose di no. Ma in quel momento il pensiero di Elsa premeva nella sua testa così prepotentemente che non avrebbe potuto occuparsi di altro. Sentiva il dolore prenderla a schiaffi, e ancora più duramente e ancora più forte, quando si rese conto del suo egoismo. Elsa aveva bisogno di lei, ma anche Anna.
Tuttavia, il pensiero di distrarsi con la secondogenita la terrorizzava. Una figlia non avrebbe mai sostituito l’altra.
Idunn si alzò, andando a rannicchiarsi contro la porta. Anna la udì, e probabilmente, pensando che le avrebbe aperto, mentre non lo aveva fatto, continuò, “ Elsa non esce e nemmeno tu…ti prego”.
“Arrivo più tardi ti ho detto” singhiozzò.
“Piangi?”.
“No, non piango” mentì. “Ora va’, su, da brava”.
Sentì il suo respiro mentre rimaneva ferma davanti alla porta, e poi il rumore della voce della governante che cercava di distrarla. Idunn si rannicchiò su se stessa e pianse ancora.
Non poteva essere così cattiva, dannazione. Non poteva essere debole. Non in quel momento. Pensò che se non poteva fare niente per Elsa, poteva ancora fare qualcosa per Anna. Poteva essere sua madre.
Così tentò di spazzare via le lacrime e aprì la porta, mentre sentiva ancora le moine di Gerda per farla andare nella nursery.
Entrambe si voltarono a guardarla, incuriosite. “Maestà…” cominciò l’anziana, con tono di scuse.
“ Non fa nulla” mormorò con un sorriso tirato la regina, e poi rivolta alla figlia, “ vieni”. Le tese una mano, “Vuoi aiutarmi a scegliere qualcosa per questa sera ?”.
La bambina ululò di gioia e si precipitò nella stanza. Vide anche lei l’abitino blu sistemato sul letto, ma non perse troppo tempo a chiedersi perché fosse lì.



 
 





Mi difendo così: la regina nel film ha...cosa, due battute? No, forse una. Mi pare dica solo "è fredda come il ghiaccio" e poi vediamo la sua voce spegnersi. E io ovviamente, non ci sto. Anche perchè avendo riguardo mille miliardi di volte il film, mi sono innamorata del suo personaggio anche se non fa praticamente nulla! Ehehe lo so, il mio cervellino bacato...sono completamente matta, ma la adoro, la adoro! E ho sempre voluto scrivere qualcosa su di lei, così da riscattarla almeno un po'. (Spero di non averla rovinata...mi dispiacerebbe troppo)
Ebbene, fatto sta che non sapevo proprio cosa dire sulla povera bestiolina, fino a quando...magia! Ho ascoltato una canzone che mi ha aperto un mondo e mi ha fatto sciogliere come neve al sole :P
La canzone in questione è Elizabeth's Lullaby di una certa Karliene, che prontamente è diventata la mia ossessione. Vi vorrei tanto mettere il link da qualche parte per farvela ascoltare perchè è davvero qualcosa di meraviglioso, ma io l'ho ascoltata tramite Itunes e non l'ho trovata né su youtube né su altri siti. Vi posso al minimo dare il testo, che per fortuna ho acchiappato. Eccolo qui. E lo so, perchè qualcuno potrebbe dirlo, non c'entra molto con Elsa e mammina, ma l'amore che trasuda da quelle parole per una piccola principessa appena nata ( in questo caso si tratta di Elisabetta I, perchè è tratta da un album che riguarda Anna Bolena) hanno fatto breccia nel mio cuore, facendomi pensare (c'è un momento in cui io non ci pensi? naaah, mi sa di no) a Frozen. Invece mentre scrivevo ho ascoltato quest'altra, se a qualcuno può interessare. E' un po' rumorosa in ogni caso, ma sempre adorabile. [ Aww sì, ora che ho imparato a farli sto giocando con i collegamenti intertestuali]
Piccola precisazione e poi vi lascio: la cosa che Idunn costruisce con i ribes dovrebbe essere un mini-mini pupazzo di neve :)
Ah, ultima cosa! So che ormai lo sanno tutti, ma siccome a volte leggo fan fiction, anche in altre lingue, dove i poveri genitori delle nostre due beniamine si chiamano GaspareMildredOrazio e compagnia, e io puntualmente rabbrividisco ogni volta, non mi stancherò mai di dirlo: Idunn e Agdar sono i nomi del re e della regina, scritti sulle lapidi delle loro tombe ecc. ecc. Si chiamano così, fine.
Va bene, parlo troppo, direi che ora posso anche andarmene! Un bacione grande grande! Spero che la one-shot sia stata di vostro gradimento.
felsah
  
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