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Autore: Polla89    22/08/2014    2 recensioni
I battiti del suo cuore gli rimbombano nelle orecchie.
Escono insieme da così poco tempo, eppure quella Molly ha subito attirato la sua attenzione.
Così dolce, timida e pacata.
Ma, allo stesso tempo, bella da togliere il fiato.
Jim osserva il viso di quella meravigliosa creatura, e non può fare a meno di pensare di essere un uomo fortunato.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson, Molly Hooper, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti!
Sono tornata con una nuova shot... *correanascondersi*
I ringraziamenti sono ormai d'obbligo alle le mie tre 'lettrici' (e non solo) preferite: Caterina, Gageta e MelaChan.
Vi lascio alla lettura, riapparirò con le note finali!


 

I'll burn the heart out of you





Tu-tum.
Tu-tum.
Tu-tum.


Gli occhi grandi color nocciola di Jim Moriarty osservano e studiano la perfezione di quel corpo candido e delicato, steso accanto a lui.
Non può fare a meno di allungare verso di lei con titubanza mista a riverenza l’indice e il medio per saggiare la consistenza di quella pelle lattea costellata da qualche neo.

Tu-tum.
Tu-tum.
Tu-tum.

Con il dorso delle due dita, la accarezza dolcemente, provando una sensazione piacevole a contatto con la sua pelle morbida e profumata.
Lei si muove appena. Dopo pochi secondi, il suo respiro regolare indica che il suo sonno è di nuovo tranquillo.

Tu-tum.
Tu-tum.
Tu-tum.

I battiti del suo cuore gli rimbombano nelle orecchie.
Escono insieme da così poco tempo, eppure quella Molly ha subito attirato la sua attenzione.
Così dolce, timida e pacata.
Ma, allo stesso tempo, bella da togliere il fiato.
Jim osserva il viso di quella meravigliosa creatura, e non può fare a meno di pensare di essere un uomo fortunato.
Ripensando al loro primo bacio, sorride. È accaduto per caso, un giorno di due settimane prima, mentre passeggiavano sul Millennium Bridge.

Uscirono dal St. Bart’s e le chiese se le andava di fare un tratto di strada insieme a lui. Lei, arrossendo vistosamente, accettò goffamente.
Molly gli parlava della sua giornata apparentemente lunga, con ben tre cadaveri da analizzare e altre scartoffie che l’aspettavano in laboratorio. In quel momento, pensò che quella donna era assolutamente meravigliosa. I colori del tramonto le donavano una luce sublime, tingendole i capelli di rosso scuro. Gli occhi castani sembravano essere diventati dei pozzi chiarissimi in cui poteva specchiarsi con i profili della City.
Poco dopo, le si era avvicinato con un’andatura incerta e aveva appoggiato delicatamente le labbra sulle sue.
In un primo momento, Molly si irrigidì, non muovendo nemmeno un muscolo.
Poi, sentendo le braccia di Jim cingerle dolcemente il busto, si sciolse abbracciandolo a sua volta.
I loro corpi, così, sembravano essersi mescolati nella folla, noncuranti di niente e di nessuno.

Jim scuote la testa e ritorna alla realtà, continuando a guardare quella dolce fanciulla che riposa accanto a lui.
Ipnotizzato dalla sua figura, le si avvicina con cautela, per paura di svegliarla, e allunga il viso alle sue sottili ma allo stesso tempo bellissime labbra, sulle quali deposita un dolce bacio.
Il leggero contatto fa muovere Molly che, dopo essersi stiracchiata, apre i suoi grandi occhi e gli sorride.
«Buongiorno».
L’uomo le sorride a sua volta, inebriandosi di quella visione che gli mozza il respiro.
«Buongiorno, mia cara», le dice, avvicinandosi e avvolgendola in un caldo abbraccio.
Jim allunga il volto per baciare ancora la sua Molly, ma il trillo del cellulare della sua donna rompe quell’idillio.
La patologa si muove di scatto e prende il suo telefono dal comodino.
Legge velocemente il messaggio e il suo volto, all’improvviso, si incupisce.
«Tutto bene?»
Molly, però, non gli risponde, quasi in trance.
«Qualcosa non va?»
La patologa scuote la testa e si volta verso di lui.
«No, Jim. È tutto a posto».
Gli sorride ancora una volta e si alza dal letto, prende i vestiti e comincia a prepararsi velocemente.
«Dove vai?»
«Oh, quel messaggio che ho letto è di lavoro. Devo essere al St. Bart’s tra mezz’ora».
«Ma avevi detto che oggi non avresti lavorato».
«Lo pensavo anche io, ma purtroppo devo proprio andare».
Jim la osserva mentre si prepara, raccogliendo la sua folta chioma in una semplice ed elegante coda, che risalta la bellezza del suo viso.
«Sarò via tutto il giorno, probabilmente. Non aspettarmi sveglio».
Lo saluta ma lui le si avvicina lentamente, le prende il polso, bloccandola, e le bacia la guancia.
«Passa una buona giornata. A stasera».
Lei lo guarda e, dopo qualche secondo, scappa via frettolosamente.
Chiudendosi la porta alle spalle, Molly alza gli occhi al cielo e sospira.

Ancora una volta, Sherlock.
Solo per te.


~


Dopo che Molly ha chiuso la porta del suo appartamento, sul volto di Jim sparisce il sorriso dolce di pochi attimi prima.
Deve concentrarsi sulle cose da fare; in primis, sbarazzarsi di quel detective, Sherlock Holmes.
È la prima volta che qualcuno gli rovina i piani, intromettendosi e ficcando il naso dove non dovrebbe, arrivando quasi a lui.
Il consulente criminale (l’unico al mondo) comincia ad avere problemi: i suoi clienti iniziano a diminuire, poiché si informano su ciò che accade e non sono affatto contenti del lavoro che svolge Sherlock Holmes contro di lui.
Serve un piano ben elaborato, che metta fuori gioco quel detective che ama tanto mettersi in mostra.
Chiude gli occhi e respira.
Deve trovare l’ispirazione per mettere a punto un nuovo gioco che catturi l’attenzione di Sherlock.
Con gli occhi ancora chiusi, si volta verso il suo fedele iPod e, dopo averlo attaccato alle casse acustiche, lo accende e fa partire la riproduzione random.
Improvvisamente, l’appartamento viene inondato dalle note di Angel dei Massive Attack.
Sul suo volto, un ghigno malefico si fa strada e, stendendosi sul divano, si lascia andare ai suoi progetti che non promettono nulla di buono.

Qualche ora dopo, Jim è abbastanza nervoso.
Un altro piano, in collaborazione con il gruppo di criminali cinesi del Black Lotus Tong (che ha aiutato ad entrare a Londra e nel suo mercato nero), è andato a monte per colpa di Sherlock Holmes.

Di nuovo.

Quegli stupidi si sono lasciati sfuggire il fermaglio di giada, che Sherlock ha subito ritrovato e consegnato alle autorità.
In preda alla rabbia, dà un calcio alla sedia.
Improvvisamente, uno dei suoi vari computer si illumina.
È il generale Shan.

Vediamo cosa ha da dirmi questa povera stupida.

La donna è in videochiamata, ma Jim non manda per nessun motivo al mondo la sua immagine.

«Senza di lei, senza il suo aiuto… non saremmo riusciti ad entrare a Londra. La ringrazio».

Jim sbuffa e comincia a scrivere il messaggio.

M_ LA GRATITUDINE È INUTILE
M_ È SOLO L’ASPETTATIVA DI ALTRI FAVORI

Shan, allora, inizia ad avere paura.

«Non avevamo previsto… Non sapevamo che quest’uomo sarebbe arrivato. Questo Sherlock Holmes. E ora la sua sicurezza è compromessa».

Jim, annoiato, continua a scrivere il suo messaggio.

M_ NON POSSONO RICOLLEGARE TUTTO QUESTO A ME

La donna, impaurita, cerca di rassicurare il consulente criminale.

«Non rivelerò la sua identità».

Jim prende il suo cellulare, compone un numero e, non appena la persona all’altro capo del telefono risponde, lui dice una semplice parola.
«Procedi».
Poi chiude il telefono e scrive l’ultimo messaggio a Shan.

M_ NE SONO SICURO

Non appena vede il puntino rosso sulla testa di Shan, sorride compiaciuto.

BANG.

Improvvisamente, sente la porta aprirsi.
Molly ha il volto stanco. Sembra aver passato una pessima giornata.
«Ciao Jim».
L’uomo, preso di sorpresa, chiude frettolosamente il computer e le si avvicina dolcemente.
«Ciao, mia cara».
Detto ciò, la stringe a sè e la bacia calorosamente.


~


Nei giorni seguenti, Molly è molto indaffarata e sempre più stanca.
Il suo umore è peggiorato e non è più affettuosa come prima.
Anche Jim, con i suoi loschi affari, è impegnato.
Ma ha notato il cambiamento della sua patologa. Odia dover stare accanto a una persona che gli dà poche attenzioni.
Nel frattempo, ha elaborato il nuovo gioco da fare con Sherlock: per prima cosa, gli ha fatto recapitare a NSY un iPhone con la cover rosa, esattamente uguale a quello del caso dello “Studio in rosa” (quel John Watson e il suo blog sono davvero patetici).
Poi, proprio come le vecchie società segrete, procederà con cinque avvertimenti (o meglio dire casi): se non li risolve entro un numero prestabilito di ore, qualche povero malcapitato salterà per aria.
Adora vedere la gente morire con una sua semplice decisione.
È un potere a cui non rinuncerebbe mai.
Esaltato all’idea di riuscire ad eliminare definitivamente Sherlock, comincia a mettere in atto il suo piano perfetto.
Quindi, invia il primo dei cinque segnali al telefono rosa di Sherlock: una foto del 221/C, dove ha lasciato un ricordino del suo vecchio “amico” Carl Powers.
Ancora va fiero di quell’omicidio.
Quel ragazzino era particolarmente antipatico nei suoi confronti; così, senza troppe cerimonie, cosparse le sue scarpe preferite (trofeo che ha lasciato nell’appartamento disabitato di Baker Street) di un veleno che fece annegare Carl nelle acque della piscina.
Improvvisamente, il suo cellulare squilla: uno dei suoi sicari lo informa via messaggio che Sherlock è appena entrato nel 221/C.
Sorridendo, Jim telefona al primo numero della sua lista.
Risponde una signora spaventata e in preda a una crisi di pianto.
«Ciao, stupida puttana. No, non piangere… Adesso chiamerai il numero che ti ho dato e dirai   esattamente ciò che ti scrivo oppure… BOOM».
Mentre la donna continua a piangere, senza indugi prende il secondo cellulare e inizia a scrivere il messaggio per il suo caro consulente investigativo.

Il cellulare rosa squilla.
Sherlock, sorpreso, lo estrae dalla tasca del suo cappotto.
NUMERO RISERVATO
Dopo un ulteriore squillo, decide di rispondere.
«Pronto?»
La prima cosa che sente è una donna che piange.
«Ciao… bellissimo».
John e Lestrade si guardano con stupore.
«Chi parla?»
«Ti ho… mandato… un piccolo puzzle. Solo per dirti “ciao”».
«Chi parla? Perché stai piangendo?»

La donna continua a piangere, mentre Jim, dal suo appartamento, sorride compiaciuto e continua a scrivere il suo messaggio.

«Io… io non sto piangendo. Sto scrivendo. E questa… stupida puttana… sta leggendo ad alta voce».
Sherlock sorride.
«Il sipario si alza».
John lo guarda stupito.
«Cosa?»
«Niente».
«No, cosa significa?»
«Aspettavo questo momento da un po’».

Jim, ascoltando la conversazione, si sfrega le mani e scrive il suo ultimo messaggio.

«12… ore… per risolvere… il mio puzzle, Sherlock… Altrimenti… io dovrò… diventare… molto… cattivo».
La donna, tra i singhiozzi, chiude la telefonata.

Qualche ora dopo, Jim attende gli sviluppi del caso: sa che Sherlock è al St. Bart’s per analizzare le scarpe che gli ha gentilmente recapitato. Tra un po’ comincia anche il suo turno (una fantastica copertura), così finalmente potrà vederlo da vicino.
Magari si inventerà una scusa per entrare nel laboratorio: chiederà di controllare qualche macchinario che ha dato problemi nei giorni precedenti o, più semplicemente, dirà di essere nuovo e di aver sbagliato stanza, ma che ha comunque piacere a conoscere il famoso Sherlock Holmes, poiché è un suo grande fan-
Driiin
Si riscuote dai suoi pensieri e controlla il cellulare: è Molly.
«Pronto».
«Ciao Jim! Io sono già in ospedale, tra quanto mi raggiungi?»
«Oh, stavo giusto finendo di prepararmi. Ci vediamo tra una mezz’ora».
«Perfetto! Giusto in tempo per farti conoscere un mio caro amico e il suo collega».
Dal volto di Jim sparisce il sorriso genuino e si fa strada un po’ di gelosia.
«Va bene. A dopo».


~


Con non molte difficoltà, è riuscito ad arrivare al St. Bart’s in orario.
Sale le scale e si avvia per il lungo corridoio, dove viene raggiunto di corsa da Molly.
«Finalmente sei arrivato!»
Gli getta le braccia al collo e lo abbraccia.
«Ciao, cara».
Molly lo bacia dolcemente, e lui accenna un abbraccio.
La delusione si fa strada sul volto della patologa.
«Che c’è? Non sei contento di vedermi?»
Jim le sorride appena.
«Certo che lo sono».
Molly, in tutta risposta, gli regala un sorriso dolce e meraviglioso.
«Bene. Allora ti porto a conoscere il mio amico».
La donna gli fa strada, camminando avanti.
Jim la segue.
«Ottimo! Qual è il suo nome?»
«Sherlock Holmes».
Jim si blocca.

Bingo.

Non avrebbe mai immaginato di avere così tanta fortuna in un giorno solo.


Giunti davanti alla porta del laboratorio, sentono Sherlock esclamare soddisfatto: il macchinario è riuscito a rintracciare la sostanza campione presa dalle scarpe di Carl Powers.
«Eccolo! Dev'essere riuscito a trovare qualcosa!»
Jim osserva Molly con un sorriso… diverso.
Non è il solito sorriso che gli riserva nei momenti più intimi e tranquilli della giornata.
È più… profondo.
La patologa apre di getto la porta del laboratorio e continua sorride a Sherlock.
«Qualche risultato?»
«Oh, sì!»
Jim osserva la scena: Molly gli si avvicina per controllare i risultati, mentre Sherlock è ancora chino sul microscopio. Dietro di lui, John Watson (deve essere per forza lui) osserva incantato ciò che accade.

Bene. È il momento di entrare in scena.

«Oh, scusate… non-»
Molly lo guarda quasi stupita.

Perché mai?

«Jim…! Ciao!»
Si volta per andare via, ma Molly lo persuade.
«Entra, entra!»
Jim nota come Sherlock osserva sconcertato la sua Molly.
John, invece, continua a fissare Sherlock, quasi non toccato dalla sua presenza.
«Jim, questo è Sherlock Holmes!»
«Ah…»
John, poco dopo, lo comincia ad osservare.
Molly, allora, cerca di presentare anche lui, ma non ricorda proprio il suo nome.
«E… scusi…?»
John sospira appena.
«John Watson. Salve».
«Salve».
Ma l’attenzione di Jim è tutta per Sherlock.
«Quindi lei è Sherlock Holmes! Molly mi ha detto tutto di lei».

Anche se non immaginavo stesse parlando proprio di te, dato che ti definiva ‘il suo amico’.

Sherlock non lo degna nemmeno di uno sguardo.
«Sta lavorando a uno dei suoi casi?»
Gli si avvicina lentamente, oltrepassando John.
«Jim è tecnico informatico, lavora di sopra. Ci siamo conosciuti così: una relazione tra colleghi».

Bene.
Sherlock è tutto preso dal mio piccolo puzzle.
Sicuramente risolverà tutto al più presto.
E quel Watson… Beh, lui è decisamente il suo cagnolino.
Non ha occhi che per lui.
Ma… perché Molly cerca di giustificarsi con lui?
E, soprattutto… perché lo guarda così?

«Gay».
Sul volto di Molly sparisce il sorriso.
«Scusa, come?»
«Niente… uhm… Ehi».
Jim gli sorride e annuisce.
«Ehi».
Poi, finge di far cadere per sbaglio un piatto dal tavolo.
«Scusate. Scusate!»
Mentre tutti sono attirati dalla sua sbadataggine, lascia il suo numero di cellulare sotto quel piatto.

Perfetto.

«Beh, sarà meglio che me ne vada. Ci vediamo al Fox… per le sei circa?»
Molly è immobile e… quasi in imbarazzo.
È come se fosse intimorita da Sherlock.
«Sì».
Poi, si volta verso il consulente investigativo.
«Ciao! È stato un piacere incontrarla».
Sherlock, però, non gli risponde affatto.
John lo osserva e risponde al posto suo.
«Anche per noi».
Jim osserva un’ultima volta John e poi va via.


~


Il giorno dopo, Molly è sotto la doccia.
Jim, annoiato, si prepara a inviare il nuovo avvertimento a Sherlock.
È riuscito a risolvere il suo primo caso in sei ore.

Sbalorditivo.

Ha già in mente il nuovo test da inviare a quel pagliaccio di Sherlock.
Come prima cosa-
Beep.
Viene riscosso dai suoi pensieri dal cellulare di Molly.
Sbircia sul cellulare il nome della persona che gli ha inviato il messaggio.

Sherlock Holmes.

Preso dalla curiosità e aiutato dal fatto che Molly è ancora sotto la doccia, prende il cellulare e legge il messaggio.

Molly Hooper, ascoltami. Quel Jim non fa assolutamente per te. Fossi in te, lo lascerei subito. SH

Una fitta allo stomaco lo coglie di sprovvista.
Quale diritto ha Sherlock Holmes di criticare le scelte di vita di Molly?
Incuriosito, legge anche gli altri messaggi; scopre così una fitta corrispondenza tra i due.

Molly Hooper, St. Bart’s. Ora. Ho bisogno che tu controlla un cadavere appena arrivato all’obitorio per me. SH

Va bene, Sherlock. Ma solo questa volta. Mxxx

Santo cielo, Molly Hooper. Smettila con queste smancerie inutili. SH

Solo per te. Mxxx [bozza non inviata]

Molly Hooper, quell’uomo con cui ti stai vedendo è sposato. Fossi in te, lo lascerei perdere. SH

St. Bart’s. Ora. Vieni anche se è sconveniente. SH

Sempre e solo per te, Sherlock. Mxxx [bozza non inviata]

Jim sente montare la rabbia dal profondo del suo cuore.

Quindi è per questo che Molly, ultimamente, è strana e scostante.
Lei non ha occhi che per il suo Sherlock Holmes.
Ecco perché lo guardava come se non esistesse nient’altro nel laboratorio del St. Bart’s.
Molly è innamorata di Sherlock.
Non di lui.
E, a quanto pare, lo è da sempre.

Jim si alza di scatto dal letto, si dirige in soggiorno e butta tutto per aria, cacciando fuori tutta la sua rabbia e il suo dolore.

Dolore.

Non immaginava di legarsi così in fretta a quella donna. Lui è un consulente criminale, non dovrebbe piegarsi a sentimentalisimi che possono compromettere la sua posizione.
Ma forse è troppo tardi: si sta innamorando di lei, che ha solo giocato con il suo cuore.
E questo a Jim non piace.
«Jim, che succede? Ti ho sentito urlare dal bagno e-»
Sul volto di Molly, che indossa solo un grosso asciugamano che copre il suo corpo perfetto, appare il terrore non appena vede le condizioni del soggiorno e di Jim.
L’uomo, accasciato a terra, fissa un punto imprecisato nel vuoto che sembra aver catturato la sua attenzione.
Poi, vede tra le mani di Jim il suo cellulare e capisce cosa è accaduto.
«Jim, senti… io-»
«Stai zitta».
Molly, impaurita, obbedisce.
Jim, poi, con un movimento veloce le mostra i messaggi di Sherlock.
«Spiegami cosa significa».
«Io… io-»
«Spiegami che diavolo significa, maledizione
Si alza di scatto e, urlando, si ritrova a pochi millimetri dal volto di Molly.
Con le poche forze che le sono rimaste, la patologa cerca di spiegargli come stanno le cose.
«Credo che non ci sia molto da spiegare… Non farmi offendere la tua intelligenza».
Jim, allora, la guarda con occhi che lasciano trasparire tutta la sua rabbia e la sua delusione.
«Sei innamorata di lui».
Molly distoglie lo sguardo da lui e fissa un quadro appeso al muro.
«Sei innamorata di lui?»
La patologa, però, continua a non rispondergli.
«RISPONDIMI!»
Le afferra bruscamente un braccio con una mano, mentre con l’altra le volta con forza il volto per guardarla negli occhi.
«Io… sì».
Jim la osserva per qualche secondo e, dopo aver capito che non si è sbagliato, si allontana velocemente da lei.
«Prendi le tue cose e vattene via».
Gli occhi di Molly si inumidiscono.
«Jim, aspetta-»
L’uomo la guarda con uno sguardo furente.
«Ho detto di andartene via. Non voglio più vederti».
Detto ciò, le volta le spalle e lascia scorrere una lacrima sul suo viso.
Molly, intanto, blocca un singhiozzo che è uscito senza che riuscisse a controllarlo; poi, dopo qualche minuto, si avvia nella stanza per prendere le sue cose e andare via. Quando è pronta, guarda Jim un’ultima volta: è ancora nella stessa posizione di prima.
«Mi dispiace, Jim».
Quando Molly lascia per sempre l’appartamento, un’altra lacrima solca il viso del consulente criminale.
Ed è in quel preciso momento che prende una decisione che aveva rimandato per troppo tempo con stupidi convenevoli.

Ti brucerò fino in fondo al cuore, Sherlock Holmes.
È una promessa.


~





EPILOGO

Jim, affacciato alla finestra, medita sugli ultimi avvenimenti.
Sherlock è riuscito a risolvere tutti i suoi test (ma ha comunque fatto saltare in aria la cieca anziana, che non ha seguito i suoi ordini).
Resta l’ultimo.
Gli farà credere di volere i piani missilistici del programma Bruce-Partington, per attirarlo così nella sua trappola mortale
Un trillo gli segnala che Sherlock ha risposto al suo ultimo test.

Trovati i piani Bruce-Partington. Si prega di ritirarli. 
La piscina. Mezzanotte.

Bene.
Lo incontrerà lì dove tutto è cominciato, nella piscina dove ha commesso il suo primo omicidio.
Ma ha bisogno di un’esca che sia efficace.
Improvvisamente, ha un’illuminazione.
Prende il suo cellulare e chiama un suo sicario.



«Portatemi immediatamente John Watson alla piscina».





















Note finali
La storia è partita da un prompt di tumblr in cui si mostrava la fine della relazione tra Jim e Molly a causa di Sherlock.
Dato che in questo periodo shippo Jim con qualsiasi cosa, compresa l'aria (*_*) ho deciso subito di mettere in parole questa storia, aiutandomi con i dialoghi (e la storia) dell'episodio The Great Game, in cui si vede Molly presentare a Sherlock un 'timido e impacciato' Jim.
Chiedo perdono in anticipo per qualsiasi imprecisione mi sia scappata e per aver leggermente cambiato la storia (dato che in The Reichenbach Fall Molly dice chiaramente che è stata lei a lasciare Jim... io però mi crogiolo nel beneficio del dubbio ^_^).
Spero vi sia piaciuta. Alla prossima!

  
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