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Autore: Valentina_1D_98    23/08/2014    18 recensioni
Caroline Manson era sicura.
Sicura di poter continuare a vivere, sicura che il suo passato fosse al sicuro, ben riservato, lontano da lei e da chiunque altro.
Ma se tutto ripiombasse di colpo nella sua vita, senza preavviso?
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Cinque.


Erano ormai un paio di giorni che ricevevo squilli da un numero sconosciuto.
Inizialmente ne rimasi indifferente, pensando che fosse il solito scherzo telefonico vecchio come la segretaria della Stanford – insomma, i bambocci ci sono anche al college.
Ma quando i pochi secondi dello squillare del telefono cominciarono ad essere fastidiosi e fin troppo frequenti, iniziai a farmi prendere dal panico, così spensi il cellulare.


Quella mattina, per qualche strana ragione che mi trattenne a letto fino alle otto e mezza,  arrivai tardi nei corridoi.
Corsi al mio armadietto e ne estrassi il libro di letteratura, poi senza curarmi della gente che mi guardava, iniziai a correre verso il piano superiore, dove si trovava la mia aula.
Girai l’angolo e mi scontrai contro un petto tonico.

< Ehi bellezza, dove corri? >

Alzai lo sguardo e fissai per qualche secondo quegli occhi blu intenso che mi squadrarono con un ghigno.
Senza dire una parola cercai di superare il suo corpo, ma si spostò anche lui, impedendomi di passare.

< Guarda che non ti mangio … Sono Nick. > disse, passandosi una mano tra i capelli.

Era proprio un canadese.

< So chi sei. Ora fammi passare o farò tardi alla lezione di letteratura. > dissi, guardando oltre la sua spalla.

< Dai, vuoi dirmi almeno come ti chiami? >

< Caroline, mi chiamo Caroline Manson. >

< Posso farti un complimento? > mi mise le mani sui fianchi, accorciando la distanza tra di noi.

Non risposi.

< Hai degli occhi bellissimi. >

Mi fissò intensamente, imbarazzandomi.
Le mie guancie si fecero color rosso pomodoro.
Stavo per dire qualcosa, ma un tonfo mi fermò.
Qualcuno aveva appena colpito Nick in piena faccia.

< Ma che cazzo fai? > disse lui mentre si piegava, avvolgendosi il viso con le mani.

Lì per lì rimasi immobile, ma quando mi girai e incontrai il suo sguardo, il sangue mi si gelò nelle vene.
Mi guardò di sfuggita, per qualche millesimo di secondo, poi si avventò su Nick.

< Ti avevo avvertito una volta, pensi di essere furbo, amico? >

Iniziò a prenderlo a pugni.
Intorno a noi si accerchiò tutto lo studentato.
Tra le ragazze che urlavano e i ragazzi che facevano il tifo, non arrivando a capire la gravità della situazione, non sapevo cosa fare.
Era come se fossi chiusa in una bolla.
Sentivo i rumori, vedevo tutto ciò che succedeva intorno a me, ma mi sentivo estranea alla situazione, come se la stessi guardando da fuori.
Ritornai mentalmente a quindici anni prima, a quei ricordi troppo nitidi considerando il tempo passato.


< Brad! > urlò mia madre < Non farlo! >

Me ne stavo dietro allo stipite della porta, seduta a terra, con le mani sulle orecchie.
Sentivo il rumore della forza di mio padre contro la figura piccola e debole di mia madre, accasciata a terra.
Sentivo il suo dolore trapassarmi violentemente.
Sentivo le sue lacrime scivolarmi addosso.


< Taci, sporca puttana! >

Ed un altro schiaffo andava a creare l’ennesimo livido sul viso di mia madre.
Non potevo guardare, e seguii l’istinto.
Mi avventai su mio padre.


< Papà, non farle male! Papà! >

Con uno spintone, quell’uomo, mi scaraventò contro l’angolo del tavolo, e da lì buio.


Seguii l’istinto, ignorando completamente quello che, di routine, succedeva dopo.
Mi avventai su Zayn.
Le mie dita esili si avvolsero intorno al suo braccio in tensione, alzato per aria e chiuso in un forte pugno, la cui meta avrebbe trasformato quella che poteva sembrare una piccola rissa, in una questione seria, in cui uno dei due si sarebbe fatto veramente male, e questo uno non sarebbe stato Zayn.

< Zayn, non farlo! > urlai.

Doveva arrivare lo spintone?
Dovevo preoccuparmi di un altro possibile trauma cranico?
No, nulla di tutto ciò.
Sentii il muscolo del suo braccio rilassarsi.
Nel corridoio calò un silenzio di tomba, mentre tutti guardavano allibiti la scena.
Zayn guardò la mia mano, poi spostò lo sguardo su di me.
Vidi di nuovo i suoi occhi - di nuovo da vicino, intendo.
Non ci vidi la morte dentro, non c’era cattiveria. Solo tante lacrime, delle quali solo io mi accorsi, perché solo io l’avevo guardato negli occhi.
Lo lasciai e, dopo aver rivolto un’ultima volta lo sguardo a Nick, se ne andò.
La gente nei corridoi si disperse, mentre io mi piegai sulle ginocchia per controllare le condizioni del ragazzo a terra.
Non sapevo bene cosa dire.
Non avevo mai aiutato nessuno durante il “post botte”.
Il mio aiuto era sempre iniziato con l’urlare a mio padre di fermarsi, ed era sempre finito con l’essere scaraventata da qualche parte nella stanza.
Cosa bisognava dire in questi casi?

< Stai bene? >

< Non penso proprio. > rispose, tirando su col naso e passandosi l’indice su labbro < Deve avermelo spaccato. >

< Mmmmh.>

Mi allontanai per riporre i libri nell’armadietto, poi tornai da lui, che intanto si era messo in piedi.

< Vieni con me. > gli dissi.

Avvolsi il mio braccio intorno alla sua vita, in modo da aiutarlo a camminare, e lo scortai fino in infermeria.
Non ci fu tanta gente a guardarci sconvolta, dato che la maggior parte degli studenti era ormai entrata nelle rispettive classi.
Lo aiutai a stendersi sul lettino e tirai la tendina.
Un grugnito di dolore uscì dalla sua bocca non appena poggiò la testa alla superficie morbida del cuscino.
Lo ignorai e mi misi a cercare del cotone e del disinfettante.
Ero abituata alla mia scuola in Minnesota, dove o te li portavi da casa o morivi agonizzante con una grave infezione in corso – dato che lì nemmeno le condizioni igieniche erano delle migliori.
Qui invece era tutto riposto in ordine nell’armadietto grigio addossato al muro, rigorosamente lustrato.

< Ti brucerà un po’, cerca di resistere. >

Inzuppai un pezzetto di cotone nel disinfettante e glielo passai sul taglietto che aveva sul sopracciglio.
Lo sentii ispirare profondamente e, d’istinto, cercai di fare piano.

< Raccontami qualcosa di te, Caroline Manson. >

< Non prenderla come un’occasione per flirtare, Nick Davis. Sto solo cercando di aiutarti, dato che è colpa mia se sei ridotto così. >

Lo guardai per qualche secondo, prima di cominciare a disinfettare il suo labbro spaccato.
Mi rivolse un ghigno e un sorrisetto spontaneo parve sul mio viso.

< Che rapporto hai con quell'animale? > mi disse d’un tratto, rompendo quel silenzio che stava per diventare opprimente.

< Quale animale? >

< Zayn. >

< Ah. In realtà … >

< Ahi! >

< Scusa. Dicevo … In realtà non lo conosco, però … Ma cosa te ne frega? >

< Mi interessi. > mi prese una ciocca di capelli e cominciò a giocherellarci, passandosela tra le dita.

< Come scusa? > lo guardai sconvolta.

< Mi hai colpito dall’inizio. >

< Inizio vuol dire due giorni fa? > mi ripresi la mia ciocca di capelli.

< Non c’entra il tempo. >

Non sapevo cosa dire, così continuai a medicare il suo labbro.
Come poteva essere così diretto?
Conosceva appena il mio nome!

< Come mi vedi? >

< Cosa? >

No, avevo capito in realtà. Però dovevo prendere tempo in modo da riuscire a formulare una frase adatta.

< So che hai capito. >

< Ti vedo come il ragazzo nuovo che si approfitta di una povera ragazza che cerca di medicargli il labbro. >

Gli scappò una risata, e io sorrisi.
Rimase a guardarmi negli occhi per qualche secondo, poi alzai lo sguardo, e nel suo ci vidi un ghigno divertito, uno di quelli che sta a significare qualcosa tipo “Vediamo chi resiste di più”.
Però la situazione andava degradando, quando il suo sguardo si fece serio.
Persi per un attimo il controllo, incapace di dare ai miei occhi un’altra meta.

< Carol, quella è la mia guancia. > disse, scoppiando nuovamente a ridere.

Diventai rossa come non mai, e ripresi a concentrarmi sul suo labbro superiore.

< E tu invece? >

Mi guardò interrogativo, così continuai.

< Tu invece come mi vedi? >

“Oddio Carol, e questa sfacciataggine da dove ti viene?”
Infondo cosa c’era di male a rimanere al gioco? Non era nulla di cattivo.

< Come un mistero. >

Non dissi nulla.

< Questo essere come irraggiungibile, questo tuo carattere molto riservato, questo Zayn che ti difende come fossi la sua ragazza. Tutto questo ti rende un mistero. >

< Che strano complimento … Il più strano che io abbia mai ricevuto. >

< No, ti sbagli Carol. Non è un complimento, è una  minaccia. >

< Che cosa significa? >

< I misteri vanno svelati. >

< Potrei deluderti. > risposi a tono.

< Oppure sorprendermi. >

Solo ora mi accorsi di quanto eravamo vicini effettivamente, delle sfumature più chiare nei suoi occhi, e dei suoi capelli scompigliati che lo rendevano così … Canadese.
Mi accarezzò la guancia col pollice, stavo per cascare nella sua trappola.

< Penso di aver finito con il tuo labbro … > dissi alzandomi per buttare via il cotone usato.

< Sei un’infermiera perfetta, la migliore che abbia mai medicato il mio labbro. > si alzò dal lettino e mi venne incontro.

< Quante volte è stato medicato il tuo labbro? >

< Questa è stata la prima volta, in realtà. >

Appoggiò le mani al muro dietro di me, intrappolandomi nella gabbia umana che aveva appena formato col suo corpo.

< Penso sia ora di andare in classe, Nick Davis. >

< Come vuoi, Caroline Manson. >

Quando raggiunsi Emma in mensa, era nel bel mezzo di un affiatato discorso con Abigail, una ragazza del gruppo cheerleader – si trattava sicuramente di qualche nuovo gossip.
Presi posto al loro tavolo con il vassoio riempito solo da una barretta ai cereali – non avevo particolarmente fame -, ma non appena entrai nel loro campo visivo mi resi conto che quel gossip riguardava me e l’accaduto di quella mattina.

< Tu! > dissero in coro, con l’indice puntato contro di me. < I dettagli > aggiunse Emma.

< Io veramente … >

< Caroline Manson >

Una voce squillante e autoritaria sovrastò il caos della mensa, scavalcò tutte le voci,  inchiodandosi nei miei timpani, mentre il silenzio cominciava, passo dopo passo, a calare.
< In presidenza. > aggiunse secca la vice preside, girando i tacchi e andando via. 

 


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Ed eccomi qui. 
Mi preparo a ricevere pomodori, mestoli, scarpe, rinoceronti in faccia.
PERDONATEMI, VI PREGO. 
Sono tornata ieri sera dalle vacanze e non ho perso tempo, ho cercato di aggiornare il prima possibile

Eccoci arrivati al quinto capitolo.
Cosa ne pensate?
Il comportamento di Zayn? Quello di Nick? E il boom finale?
Come vedete abbiamo un FlashBack, di nuovo quel passaggio passato/presente che c'era anche all'inzio della storia.
Avete un piccolo spezzone dell'oscuro passati di Caroline, come pensate si sia sentita ad affrontare un episodio del genere? 
Per chiunque potrebbe essere niente di ché, ma in una situazione come la sua è ben più difficile.
Cosa pensate succederà ora?
Fatemi sapere se vi piace in una piccola recensione <3.

Un bacio e al prossimo capitolo, Vale xx

   
 
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