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Autore: Menade Danzante    24/08/2014    6 recensioni
{ One-Shot ambientata nella 2x03 }
I pensieri di Guy di Gisborne durante l'incontro con Marian nella sua dimora, mentre prova l'armatura.
Dal testo: «Marian è tardi» fai notare, invece, con tutto il tuo acume. Ma non sei ancora soddisfatto! Senti la necessità di aggiungere: «Come mai tale urgenza?», come se fosse un peso per te, come se l'armatura fosse più importante di lei, come se non ti stessi sentendo morire dentro e rinascere nello stesso istante.
Stai ragionando come lo sceriffo, mio caro. Sicuro che tu voglia continuare così?
Esita, la bella Lady, nel dire che vorrebbe affrontare una questione personale con te.
L'illusione, mio caro Guy, è stata la tua amica per tutta la vita, la tua più cara amica, tanto cara da averti sempre fatto visita quando meno ne avevi bisogno per ridere di te – non con te.
Questo, però, ancora non l'hai capito.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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l'illusione

L'illusione è la tua migliore amica





Pensi sconfortato che questa sarà l'ultima volta in cui lo sceriffo ti farà fare una cosa del genere. È forse troppo ridicolo quello che stai facendo, te ne rendi conto anche tu. Quell'armatura è troppo bianca per te, l'Angelo Nero, il Cavaliere Nero.
Reprimi uno sbuffo. Già, i Cavalieri Neri. C'è qualcosa che non va ma non sai a cosa attribuire il tuo malessere; eppure non capisci perché la tua mano ha tremato al pensiero dei Cavalieri.
Posizione sociale, soldi, potere... Sì, è tutto quello che hai sempre voluto – o quasi, insomma. Sai che i Cavalieri potrebbero darti tutto ciò che vuoi. Ora, però, ti stai chiedendo se sia il modo migliore per averlo.
Scuoti leggermente la testa: prima provi quell'armatura, prima potrai togliertela di dosso e tornare ad essere il solito, tenebroso, oscuro Guy di Gisborne.

Trattieni una smorfia quando quel dannato materiale freddo ti sfiora la pelle umida. Sei così occupato e concentrato a stringere una cinghia che non ti accorgi dei passi che vengono dall'ingresso. Non ti accorgi neanche di qualcuno che ti fissa, sospira perché il tuo fisico non lascia indifferenti.
Finalmente, senti quegli occhioni chiari su di te, capisci di essere spiato e alzi lo sguardo.

Sì, ci speravi, ammettilo, speravi fosse lei, Lady Marian, speravi di trovartela davanti, ma non avresti mai pensato di vederla davvero rapita dal tuo corpo.
Hai solo il tempo di cominciare a sentire il cuore che accelera i battiti perché Marian si sente in dovere di intervenire.

«Perdonatemi»

Vorresti dirle che non deve preoccuparsi, che non deve chiedere scusa, che non ti sta disturbando, che è la benvenuta – lei è sempre la benvenuta –, che l'avresti voluta con te.

«Marian è tardi» fai notare, invece, con tutto il tuo acume. Ma non sei ancora soddisfatto! Senti la necessità di aggiungere: «Come mai tale urgenza?», come se fosse un peso per te, come se l'armatura fosse più importante di lei, come se non ti stessi sentendo morire dentro e rinascere nello stesso istante.

Stai ragionando come lo sceriffo, mio caro. Sicuro che tu voglia continuare così?

Esita, la bella Lady, nel dire che vorrebbe affrontare una questione personale con te.

L'illusione, mio caro Guy, è stata la tua amica per tutta la vita, la tua più cara amica, tanto cara da averti sempre fatto visita quando meno ne avevi bisogno per ridere di te – non con te.
Questo, però, ancora non l'hai capito.

«Torna dopo» ordini in malo modo allo sguattero che sembra aver capito meno di te come vada infilata quella cosa che dovrebbe proteggerti in battaglia.
Deglutisci a vuoto e ti muovi, benedicendo per la prima volta quei nuovi calzari rumorosi che allontanano anche alle tue orecchie il frastuono della tua mente, del tuo cuore, del tuo sangue che pulsa nelle vene.

Non puoi amarla. Non devi amarla.

«Allora? Che cosa c'è?» chiedi guardandola davvero per la prima volta da quando ha catturato la tua attenzione. È bella. È in difficoltà, lo vedi. Non sa dove posare lo sguardo. Ha il fiato corto.

Ti fa male. Non lo sa, non lo sai neanche tu, ma ti fa male.
Marian arrossisce per il tuo corpo seminudo, quasi scolpito dai migliori artisti, forgiato da battaglie, guerre. Non ti regala mai quello sguardo imbarazzato e compiaciuto, voluttuoso e ardente. E avrebbe continuato a non farlo, se non fosse arrivata ora.

L'illusione resta la tua migliore amica.

«Non scorre buon sangue tra noi» esala la tentazione di fronte a te.

«Non sento nulla di nuovo» provi a dirlo ghignando, ma il tentativo ti muore sulle labbra.
Devi mettere la situazione in chiaro, Guy. Devi affrontarla, anche con quel sorriso amaro che ha deciso di mostrarsi sul tuo volto.

«Io provavo sentimenti per voi, non ne avevo fatto un segreto» annunci, spavaldo e come se fosse la cosa più vera che potessi dire.

L'illusione resta...

«Ma ora...»

... la tua...

«... non provo più niente»

... migliore amica.

È un bene che non ti stia guardando negli occhi, Guy. Vedrebbe la bugia, l'ennesima bugia che racconti anche a te stesso.
Senti di dover recuperare parte della falsità con parte di un'autentica verità, non è così?

«Diciamo che adesso ho interessi più grandi, ambiziosi...»

Puoi quasi dire di essere fiero di te, di come hai gestito l'incontro, di come l'hai liquidata senza farle troppo male, senza farne troppo a te.

«Non ci sono speranze di riconciliazione?» ti domanda la bella Marian, dolcemente, e quasi non capisci perché hai detto che non provi più niente per lei. Il tuo cuore urla che sì, è certo che ci sono speranze di fare la pace, ma la tua mente ha bisogno d'altro.

La guardi negli occhi e non perdi neanche tempo a vedere l'imbarazzo che la travolge. Le chiedi qualcosa con quelle iridi di ghiaccio, sai che le stanno rivolgendo una richiesta, una supplica, forse di aiuto, qualunque cosa, e speri che comprenda.
Hai paura, però. O forse non è paura il dolore che senti dentro di te. E forse non dovresti neanche analizzarlo, ma che dico?, percepirlo.

«So che siete un uomo capace di compassione...» continua imperterrita Marian.

Il ricordo dei bambini salvati in mattinata ti torna alla mente. Compassione. Da quanto tempo non ne provavi davvero?
Avresti dovuti ucciderli, lo sai. Lo sapevano anche loro, ma non l'hai fatto. Come avresti potuto togliere la vita a chi l'ha appena conosciuta? Ti hanno colto alla sprovvista.
Eppure lì, in piedi, a coglierti ancora più impreparato è Marian, che ti scruta, ti osserva, ha centrato il bersaglio. Ha vinto e tu batti la ritirata: chiudi gli occhi, come a rinnegare quel gesto gentile che l'ha tanto colpita; volti il capo, come a sfuggire lei.

«Io offro...» esclama la Lady, la voce che le trema e il volto ancora inchiodato ai tuoi pettorali.

Ti costringi a guardarla. Ora vuoi cadere nella fossa più di prima, non aspetti altro.

«Io offro amicizia» conclude, più ferma, allungando una mano verso di te.

Non devo amarla” ripeti a te stesso, mentre il tuo braccio sembra muoversi da solo. Le prendi le dita in una tenue morsa e non puoi nascondere il tremore. Non riesci ad evitare la sua influenza. Non puoi evitare la dolcezza di quel tocco. Non puoi ignorare la pelle calda e liscia che vibra contro la tua, ruvida e possessiva, tenera.

«G-Guy...» sussurra Marian. Ti vorrebbe dire qualcosa, ma non lo fa; ti guarda e basta, respira affannosamente.

Non dovrei amarla”

E poi il momento finisce, la magia non c'è più: non puoi vedere Robin che vi spia dalla finestra, ma Marian sì e ritrae la mano, quasi spaventata dalle tue carezze.

«Che c'è?» non ricacci indietro la domanda nell'artigliare le dita affusolate di lei con le tue. Avevi raggiunto la felicità per un attimo e te la sei vista portare via con altrettanta velocità.

«Non lo so» risponde, unendo una risatina alle parole.

L'illusione resta la tua migliore amica e questa consapevolezza ti distrugge in una volta sola.

«Marian, cos'è questa storia?»

«Vi chiedo amicizia, tutto qui!»

Non ti incanta più. Hai capito. Sei ferito, ancora di più, sempre più a fondo, ma devi reagire. Sei tenuto a farlo, Guy.

«No» vorresti ringhiarlo, ma davanti a te c'è sempre Marian. «Qui non si tratta di amicizia»

Le sfiori il profilo della guancia, sperando che possa provare anche lei un po' di ciò che stai affrontando tu. Ma lei non prova niente per te.

«Voi volete la vostra libertà, ecco di cosa si tratta. E io non ve la posso dare»

Provi quasi una sorta di sadico piacere nel dirlo, sensazione che svanisce non appena la sua mano sfugge definitivamente alla tua e ti ritrovi a stringere l'aria.

«Voi e vostro padre avete fatto le vostre scelte» rincari la dose, vuoi ritrovare lo spirito di poco prima, ma la rabbia ha già oscurato di nuovo il tuo cuore. Avevi creduto che fosse venuta per te, ti eri illuso che almeno lei non volesse usarti per i suoi scopi.
Marian è come tutti gli altri. Ti sfrutta, ti vuole ai suoi ordini, ai suoi capricci. Non cambierà mai, lo sai, lo prevedi.

Ma c'è ancora qualcosa che ti impedisce di odiarla.


L'illusione resterà la tua migliore amica per sempre.









Angolo dell'autrice: Salve a tutti voi che siete arrivati fin qui! :)
Questa è la mia prima Fanfiction in questo fandom per il semplice motivo che ho scoperto la serie con un
leggero ritardo. Mi sono subito appassionata, nonostante le varie incongruenze che nel corso degli episodi ho notato, e non potevo non scrivere qualcosina. Guy è sicuramente il mio personaggio preferito all'interno dello show e ho sperato fino alla fine che gli fosse concessa una possibilità con Marian – speranza che è sfumata via con tanta tristezza al termine della seconda stagione, ovviamente. Sigh.
Spero che questa OS ambientata nella 2x03 (dalla quale ho ripreso i dialoghi) sia piaciuta a voi come è piaciuto a me scriverla. Ringrazio già chi sarà così gentile da soffermarsi a lasciare il proprio parere, chi vorrà inserirla in qualche lista e chi passerà di qui a leggerla! :D
Un bacione a tutti! :*

Julie_Julia

   
 
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