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Autore: Uzumaki_Devil_Dario    24/08/2014    5 recensioni
Quando il giorno diventa notte, Tokyo cambia e diventa un nuovo mondo: la reputazione si crea nelle competizioni sulle strade e la vita pulsa del motore delle automobili dalle carene fiammanti e dai carburanti pompati al protossido di azoto.
Qui la parola "velocità" è sinonimo di forza e di vita. O sei veloce o non sei niente.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Tutto quello che Kushina chiedeva dalla vita era di essere lasciata in santa pace almeno per i prossimi dieci minuti. Non era esattamente quello che voleva concederle quella gran puttana di Himemiya, neppure quel giorno. Lo capì quando sentì entrare nella mensa l’andatura di tre paia di piedi che avevano l'inquietante particolarità di muoversi in contemporanea mentre camminavano: i tre piedi destri insieme si alzavano, i tre piedi sinistri insieme poggiavano a terra; i tre piedi sinistri insieme si alzavano, i tre piedi destri insieme poggiavano a terra. Questo modo di camminare dava l’effetto di una marcia militare che poteva essere attribuita solo al trio che Himemiya formava con le due compagne di cella, Tsukio e Ami. Il fatto, poi, che Kushina sentisse quella camminata volgere nella sua direzione confermava l'inevitabile addio alla quiete. Si girò e, come aveva supposto, le torreggiavano tutte e tre accanto.
C'era un motivo per cui da giorni si divertiva a tormentarla: quel triangolo non era composto da donne che condividevano gli stessi dieci metri quadri e basta, era un gruppo di lesbiche riconosciute da tutta la prigione. In più, da quando Himemiya aveva adocchiato Kushina, aveva deciso di espandere il trio in un quartetto. La sola prospettiva faceva venire il vomito all'Uzumaki. Se pure avesse avuto le sue stesse preferenze sessuali nella più remota delle ipotesi, non sarebbe sicuramente stata con quelle tre. Ami era una trentenne mingherlina, con poco seno e delle guance così piene da farla sembrare una detestabile bambolina di porcellana. Tsukio era una gigantessa di oltre un metro e settanta, carina di viso ma con una lunga treccia di capelli così poco curati e oleosi che Kushina non aveva proprio voglia di trovarseli addosso in un groviglio lesbo. Himemiya era la peggiore delle tre, una quarantacinquenne che si atteggiava a boss di ogni posto in cui metteva piede, per di più acconciata in maniera tale da far credere che volesse a tutti i costi sembrare l'elemento mascolino del gruppo; per lo meno, con quei capelli accorciati fino a sfiorare la rasatura, le maniche sollevate a mostrare le braccia toniche e quell'atteggiamento da dura, questa era l'impressione che dava. Da quel che Kushina sapeva, nella cella tenevano anche un dildo segreto ed era anche sicura che fosse Himemiya quella che lo usava sulle altre due. Quasi ogni sera, dopo che le luci venivano spente, forse ci provavano a nascondere i gridolini e le risatine, ma neppure con chissà quale impegno, così finivano per regalare il loro concerto alle celle vicine.
"Buongiorno, Kushina cara." la salutò melliflua "Oggi ti trovo splendida."
La ignorò, prese un altro boccone dal vassoio del pranzo. Dall'altra parte del tavolo, davanti a lei, Chinatsu osservava preoccupata dallo svolgersi degli eventi, povera ragazza.
"Sapevo che stamattina avevi il turno nella lavanderia, invece non ti ci ho trovata. Ci tenevo tanto a vederti."
Aveva cercato di finire prima perché sapeva che più tardi anche Himemiya e compagne avrebbero avuto il turno lì e di incontrarle non ne aveva proprio voglia.
"Oh, ancora non mi rivolgi la parola?" continuò lei. Quando si abbassò a parlarle accanto all'orecchio, fu ancora più fastidiosa "Non ce l'avrai ancora per la storia dell'altro giorno?"
Difficile che Kushina non se la potesse prendere. Quella donna si era rivelata impossibile da reggere sin dalla prima volta che aveva tentato un approccio con lei, quando l'aveva chiusa in un angolo con l'aiuto di Tsukio e Ami, prendendo poi a baciarla con la forza e a strizzarle una tetta attraverso i vestiti. Anche se in quell'occasione lei l'aveva allontanata con uno spintone e poi schiaffeggiata, Himemiya non aveva preso a male quel rifiuto, anzi le aveva rivolto un sorrisetto perverso e l'aveva salutata promettendole che insieme si sarebbero divertite nel prossimo futuro. La promessa fu mantenuta qualche giorno dopo nelle docce, quando Kushina, convinta di essere l'unica rimasta, era stata presa di sorpresa da Ami e Tsukio. Trattenuta per le braccia e messa contro il muro, per di più costretta a tenere le gambe aperte, scorgeva Himemiya che si avvicinava e teneva fra le mani il suo giocattolo segreto "Vedrai che ti piacerà."
Inutili erano state le resistenze dell'Uzumaki, in continua lotta per liberarsi dalla presa delle altre due o per chiudere le gambe, e nel frattempo Himemiya stava abbassandosi alle sue spalle.
Ma anche Himemiya stessa aveva sbagliato nel credere che lì dentro fossero solo loro quattro. Qualcuno che in quella prigione aveva voluto essere più amica di Kushina era entrata fermando le tre donne, intimando loro di lasciarla andare o avrebbe chiamato le guardie. Mai come in quel frangente Kushina era stata così grata di avere come compagna di cella una persona del tutto sana di mente e di principi morali, tale era Yoshinaga Chinatsu, ragazza altruista di ventotto anni con il viso costellato di graziose lentiggini. Nonostante fosse in un penitenziario, ben il settantacinque per cento delle donne lì recluse non era così fuori di testa o incline alla violenza come aveva pensato.
Per il momento le toccava rimanere lì in attesa di essere giudicata, tuttavia non era un così brutto posto in cui dover passare minimo sei mesi di condanna (come sarebbe successo con molta probabilità). I controlli erano rigidi e ripetitivi e i secondini erano severi, tuttavia bastava solamente evitare di farli irritare e non provare a sfidare l’umore della giornata. Le donne carcerate erano aperte e socievoli, solo poche di loro avevano un'aria più riservata e meno raccomandabile, proprio quelle a cui Kushina preferiva non stare vicina più del necessario.
Di tutta la struttura, Himemiya era l'assoluta spina nel fianco. Se da quel primo tentativo di abbordaggio la trovava una persona irritante, dopo l'episodio delle docce era arrivata a odiarla con aperto disgusto; ora più che mai mentre le stava così vicina da odorarla morbosamente.
"Sai che hai dei capelli meravigliosi, mia cara?"
Ecco un'altra cosa che non le andava a genio: il fatto che i suoi capelli rossi tanto amati e apprezzati da Minato fossero oggetto di attrazione per una donna dai gusti traviati in maniera così raccapricciante. Non aveva mai manifestato contrarietà o approvazione per l’omosessualità nella società, ma in tal senso Himemiya era tutto quello che non poteva sopportare.
Continuare a sentirla così vicina cominciava a farla stare male. Dovette lasciare il vassoio del pranzo e alzarsi pur di tenersi lontana da lei, atteggiamento che non fece che divertire la morbosa corteggiatrice. Benché ci provasse in ogni modo a farle capire il suo rifiuto, l'unico risultato che otteneva era stimolarla a continuare. Per Kushina, oltre che una noia, la faccenda finiva per diventare insostenibile.
"Vai ad annusare i capelli di qualcun’altra, Himemiya! Mi sono rotta di averti fra i piedi in ogni momento della giornata!"
"Cerco solo di entrare in confidenza con te, non c'è motivo di prendersela così."
"Tu hai in mente ben altro che entrare in confidenza, stupida troia! Te lo dico un'altra volta: io non ci voglio entrare nel vostro triangolo delle bermuda, quindi tieniti alla larga! Se tu stai a nord, io voglio stare a sud, chiaro il concetto?"
Già da un minuto o due si era interrotto il chiacchiericcio all’interno della mensa e l’attenzione generale si era rivolta al loro tavolo... e ora l'ultimo epiteto con cui Kushina l'aveva definita lasciò tutte col fiato sospeso. Questo, comunque, non la fece per nulla sentire piccola piccola davanti a tanti sguardi che la osservavano come fosse una suonata.
Himemiya era certamente seccata dall'insulto, il suo sorrisetto mellifluo si era un po' smorzato, ma seppe mantenere un certo controllo "Non è per nulla così male essermi amica, sai? Ti assicuro che mi prendo ben cura di chi è carina con me."
<< Preferirei mille volte le cure di Minato >> e pensò a quanto le stesse mancando in quei giorni. Ricordò la sera in cui, pur senza averlo previsto, erano stati concepiti Naruto e Naruko. All'aperto, nascosti dietro un cartellone a bordo strada di periferia, col tettuccio della macchina spalancato e un tetto di solo cielo notturno sulle loro teste. La parte migliore di quel ricordo era la passione che ci aveva messo Minato, così tanta che quasi doveva essere scontato che, come conseguenza, alla fine sarebbero diventati genitori teenagers. Solo a ricordarlo, tornava a sentire un certo bisogno nell'intimo.
A Minato era bastato poco per capire che lei, anche col carattere da testa calda che aveva, al romanticismo per certe cose ci teneva. Himemiya era ad anni luce di distanza dallo sperare di diventare più importante del suo uomo, con tutte quelle moine. Alla sua proposta, Kushina ostentò e rimarcò il suo diniego con un'alzata di dito medio.
"Le tue cure puoi pure darle a un'altra frustrata come te, io lo sballo me lo vado a cercare a letto con lo stallone che ho a casa non appena metto piede fuori di qui."
"Il che sarà fra sei mesi, se sei ottimista. Vuoi davvero passare tutto il tuo tempo qui dentro senza nemmeno un pizzico di sano divertimento? Di sicuro il tuo adorabile marito non lo farà, quindi stai pur certa che nel frattempo andrà a sfondare qualcun’altra e non avrà nemmeno la decenza di dirtelo in faccia. Sappi che io sono..."
Non stette a sentire cosa lei fosse, era arrivata a un punto di non ritorno: afferrò il vassoio e tutto il suo pranzo andò a imbrattare Himemiya di riso e porridge dalla testa ai piedi e su tutta la divisa da carcerata. L'espressione sul viso della donna in tal modo umiliata non piacque a nessuna di quelle rimaste sconvolte lì dentro, mentre Kushina fu la prima a fregarsene altamente.
"Vedi di non farmelo ripetere per l'ennesima volta: stammi assolutamente lontana, tu e il tuo gruppo di troie. E non farmi più sentire la tua fogna sparare altre stronzate su mio marito, mi sono spiegata?"
Con questo trasformò la sua persecutrice nella sua peggior nemica in tutto il penitenziario, se ne rese conto dalle occhiate fulminanti che le mandava e da come stava per metterle le mani addosso. Fu fermata dalla presa alla spalla di una mano dalla carnagione scura, quella della ragazza novellina che era arrivata da pochissimo nella struttura insieme a Kushina.
"Ehi, bella donna, l'hai sentita la signora qui. Hai rotto le scatole, quindi meglio che giri al largo. Aria, capito?"
Himemiya non si sarebbe certamente fatta problemi a farla prendere da Ami e Tsukio e insegnarle a stare al suo posto, considerato anche che quella negretta si era intromessa completamente da sola nella loro diatriba... non fosse stato che alcune guardie avevano sentito il trambusto nella mensa e ne cercavano la causa. Essendoci lei in mezzo a tutto e con tutti gli occhi piantati addosso, la colpa poteva esserle attribuita in un niente. Nolente, altro non poté fare che ingoiare la bile e andarsene con le compagne.
Kushina sospirò, alleggerendosi dalla tensione accumulata, grata che almeno per quel momento fosse finita lì. Fu grata soprattutto a Karui per essersi messa dalla sua parte contro le tre detenute più detestabili della prigione. Lei era un'altra sua fortuna lì dentro, essendo accomunate dall'essere state incarcerate per ragioni simili e anche dal conoscere un biondino in particolare.
"Grazie mille, Karui."
"Prego. Però certo che se le va a cercare, Kushina-san. Doveva almeno immaginare che una bravata così l'avrebbe fatta imbufalire."
"Lo stesso vale per lei. Non accetto che mi vengano a raccontare balle su Minato. O sui miei figli."
Karui ridacchiò nel sentirle dire questo e nel notare maggiormente le somiglianze fra madre e figlio: zero peli sulla lingua e totale menefreghismo sulle conseguenze del dopo, nei momenti in cui diventavano tipi irruenti. Un po' come anche lei, a detta di Omoi.
"Perché ridi?" chiese Kushina.
"Niente, mi chiedevo solo se per caso non fossimo parenti. Guardi che roba, abbiamo pure gli stessi capelli rossi."
Lei l’abbraccio con affetto giocoso "Sarebbe una cosa f-a-n-t-a-s-t-i-c-a!"
"Voi due." una delle guardie sopraggiunte poco prima le ammonì "Finite di mangiare, non aspettiamo voi per chiudere la mensa."
Entrambe le donne fecero per eseguire quanto detto, desiderose di non rimanere a metà con il pranzo. Solo poi a Kushina tornò in mente che il suo vassoio, con tutto quello che c'era sopra, l'aveva mandato dritto in faccia a Himemiya, rimanendo senza niente da mettere nello stomaco.
"Ti do' qualcosa io" Chinatsu, bontà e gentilezza uniche, le offrì il suo riso. Il secondino, però, non se n'era ancora andato.
"Uzumaki, hai una visita per quando finisci."
"Ah sì? Chi è?"
"Dice di essere tuo figlio."
Sorpresa dalla novità, Kushina mangiò il riso con l’impazienza di andare incontro al figlio, domandandosi se si trattasse di Naruto o di Nagato. Quando ebbe finito il pranzo e andò nella sala delle visite, trovò Naruto seduto a uno dei tavoli della fila di destra, aspettava che arrivasse.
Vedendola, le andò incontro, ricevendo uno degli abbracci eccessivamente affettuosi di mamma Kushina.
"Tesoro, sei venuto a trovarmi!"
"Sì, però stiamo calmi, ok?" pur dicendo così, il ragazzo ci stette per un po' prima di divincolarsi "Sicura che vada bene? Voglio dire, pensavo che in questi posti i carcerati non potessero neanche sfiorarsi con i visitatori, che le visite fossero del tipo con un vetro in mezzo e i telefoni per parlare."
"Tu guardi un po' troppa di quella roba in TV." lo canzonò la madre "Non siamo mica ad Alcatraz, lo sai?"
Guardandosi meglio attorno, Naruto si rese effettivamente conto di essersi aspettato fin troppo di più di quel che invece c'era lì: oltre a loro due, solo un'altra detenuta aveva ricevuto una visita, probabilmente il suo compagno, e soltanto un paio di guardie sorvegliava l'intera saletta stando sulle porte opposte della stanza, per di più armate di soli manganelli, nessuna che avesse avuto da ridire su quell'abbraccio.
Madre e figlio si misero a sedere.
"Che cosa mi racconti dal mondo esterno?"
"Che ti dovrei raccontare?"
"Mah, non so. Tanto per cominciare, se stai tirando avanti."
"Tiro avanti" rispose in un modo così lapidario che non convinse totalmente la donna.
"Però?" tentò lei.
"Senti..." sviò lui "... perché non mi dici tu se tiri avanti? Insomma, come ti trovi qui dentro?"
"Meno peggio di quel che mi aspettavo, devo dire. Regolamento inflessibile e le guardie comandano a bacchetta, però non è un posto troppo brutto."
"No? E nessuna carcerata che tipo ti minaccia col coltello se non le dai il tuo pranzo?"
"Ripeto: tu ne vedi troppi di film del genere. Cambia canale, ogni tanto. Comunque, ho solo una mosca che mi gironzola intorno, nulla di pericoloso." non serviva fargli sapere dei suoi problemi con Himemiya "Mi sono fatta più amiche che altro, tranquillo. Ah, a proposito, sai che c'è anche quella tua amica Karui? La ricordi, vero?"
"Sì, mi avevano detto che anche lei era stata beccata. Siete pure nella stessa cella?"
"No, ma ci vediamo in giro per la prigione. Ho comunque un'ottima compagna di stanza."
"E di' un po', sai per caso di quanto possa essere la pena che le daranno?"
"A Karui? Non è sicura nemmeno lei, ma penso che starà dentro per un massimo di cinque-sei mesi, più la penale."
Questo non sembrò piacere molto al figlio, pensò Kushina, a giudicare da come avesse poggiato di peso il mento sulle braccia incrociate sul tavolo, con tanto di sbuffo ed espressione corrucciata.
"Che cosa c'è?"
"Non siete state arrestate per gli stessi motivi? Perché a te tocca restare richiusa qui dentro più a lungo, pagare una multa che ti costringerebbe a vendere un rene e perdere pure macchina e patente?"
"Perché il mio è un caso più complesso. Karui può essere accusata al massimo di partecipazione a corsa clandestina e guida spericolata, questo sì, ma io ho in conto pure la resistenza a pubblici ufficiali e la distruzione di un locale - anche se lì mi ci hanno spinta. Non posso certo cavarmela con qualche mese di reclusione e poi storia chiusa, non credi?"
"Io credo solo che se non fossi stato così demente da farti finire in questa situazione, allora..."
"Ora basta, Naruto. Non voglio nemmeno pensare che ti senti in colpa per quello che mi è successo solo perché ho provato a tirarti fuori dai guai. Sono tua madre e non devi neppure impietosirti per me, ti ho detto che qui sto bene."
"Ma papà e gli altri un tantino di meno, lo sai? Lui ha tenuto l'officina chiusa per giorni, Nagato è depresso come non l'ho mai visto e Naruko è talmente giù che fa la muffa sul letto se non la porto io a fare un giro in macchina."
"Allora potresti farlo anche con gli altri, non credi?"
"Fare che cosa?"
"Tirargli su il morale, come hai fatto con Naruko. Lo so bene che per loro è una situazione difficile, ma sono qui adesso e mi dispiace tantissimo non poterci fare niente. Devi pensarci tu a loro, chiaro?"
"Io? Che cosa dovrei fare io?"
Kushina lo guardò come se avesse davanti lo scemo del villaggio "Ti devo spiegare tutto io? Tuo padre era entusiasta all'idea di farti lavorare con lui nell'officina quando ha visto quello che sei capace di fare dentro a un cofano. Nagato ha la testa sulle spalle più di te, però ammira da sempre la vitalità che metti nelle cose che fai. E Naruko... beh, lo sai che a te vuole un bene dell'anima."
Capendo dove volesse andare a parare, Naruto si appoggiò di peso sullo schienale, roteando gli occhi. Questo non piacque alla madre.
"È inutile che fai quella faccia, Naruto, lo sai che ho ragione. Visto che ci sei, spiegami perché insisti con questa emancipazione quando è saputo anche dai sassolini sull'asfalto che da solo tiri avanti a fatica. Mi sembrava che fossimo una famiglia abbastanza unita, quindi perché te ne se voluto andare a ogni costo?"
"Che male c'è a volersi realizzare da soli? Sì, potevo stare nell'officina di papà, ma non mi andava di prendere la soluzione più facile e a portata di mano. Potevate essere più orgogliosi voi di me che volevo farmi strada da solo, invece di prendere la cosa come un rifiuto. Ecco la cosa che mi secca maggiormente."
Persino lui stentava a credere di aver spiegato solo adesso come stavano veramente le cose, quando sarebbe bastato semplicemente andare da loro e dirglielo.
Kushina sospirò con pesantezza "Avresti dovuto spiegarci prima come la pensavi, invece di fare tanto casino. Hai ragione, non c'è nulla di male a volersi mettere d'impegno, però ti sembra giusto che ci andiamo di mezzo noi? Vuoi finire come quell'Uchiha Obito che si è fatto allontanare dai familiari e si è pure messo contro di loro?"
Naruto stette per ribattere dicendo che era ingiusto paragonarlo a un individuo simile, tuttavia le parole gli si smorzarono in gola quando realizzò che sua madre non era poi così in torto. Sentì su di sé il suo sguardo che riusciva a capire il suo pensiero.
"Mi dispiace se davvero abbiamo deluso le tue aspettative" riprese lei "e ti voglio un gran bene, però devo dirtelo comunque: anche tu ci hai deluso."
<< E fanno due >> pensò Naruto, ricordando come anche la sorella lo avesse fatto sentire in colpa allo stesso modo. Il bello era che adesso sentiva di essere lui quello sempre più dalla parte del torto. Vero che aveva un sacco di differenze con Obito, eppure sembrava che, continuando di questo passo, non ci avrebbe messo molto a diventare come lui.
La madre gli strinse la mano "Devi farmi questo favore, Naruto. Torna a casa da loro, non farli sentire ancora più soli adesso che non ci sarò io per qualche tempo, li renderesti più contenti se rincasassi. Ti prometto che quando sarò tornata anche io, se ancora sarai dell'idea di voler vivere da solo, ci siederemo e ne discuteremo di nuovo tutti quanti insieme. Ci stai?"
"... facciamo che ci penso, va bene?"
Sarebbe stata una riflessione molto breve.
Ciò bastò alla madre, che annuì con approvazione "Pensarci è già ok. Parliamo di altro, ti va? Dimmi un po' della piccola Hinata. Come vanno le cose con lei?"
Dall'espressione demoralizzata del figlio intuì di aver toccato un altro nervo scoperto "Beh, che è successo? Non vi sarete lasciati, spero."
"Macché, no!"
"Meglio così, ci terrei che quella dolce ragazza te la tenessi stretta, sai? Sarebbe una nuora magnifica."
Naruto arrossì "Nuora? Ma che fantasie ti fai venire?"
"Perché, vuoi dire che fra voi non deve esserci niente di serio? Eppure fate una bella coppia."
"Non intendevo questo! Hai notato che abbiamo appena più di vent'anni per certe cose?"
"E quindi? A sedici io ero già incinta."
"Ma non puoi paragonarti alle donne normali, tu."
"Insomma, mi vuoi dire che succede con lei?"
Chiusa la parentesi, il ragazzo si ricompose e le disse del brutto periodo che Hinata stava passando e del dolore che aveva colpito lei e la sua famiglia. Raccontò l'avvenuto così come lui l'aveva visto in prima persona, sentendosi inutile come allora per non aver né aiutato Neji né confortato almeno un po' Hinata. Kushina stentava a credere a quello che aveva sentito.
"Accidenti, che roba. Sapevo che c'erano stati degli arresti, ma addirittura delle vittime..."
Chissà l'effetto che doveva aver avuto sul figlio assistere in prima persona a un incidente del genere.
"Non credi che faresti meglio a raccontare a qualcuno quello che hai visto?"
Lo credeva, sì. Solo che lei ancora non sapeva dei rischi che Nagato correva con gli Alba. Fino ad ora non era ancora successo nulla, non c’erano state rappresaglie o avvertimenti di qualche genere, ma non osava assolutamente sfidare quella calma apparente. Cercò di far tornare il discorso al punto iniziale per cambiare quello spinoso argomento.
"Non so come comportarmi con Hinata-chan. Che devo fare per farla stare meglio?"
"Come sarebbe a dire "che devo fare"? Vai da lei, no?"
"E che vado a farci? Cioè... che le posso dire?"
"Non la fai stare da sola a piangersi addosso, tanto per cominciare. È proprio in questi momenti che devi fare l'uomo e stare vicino alla tua donna. Lascia perdere quello che le potresti dire, alza le chiappe e portale subito a casa sua. Che pazienza, devo proprio spiegarti tutto io."
"C-che? Ora?"
"E allora quando? Muoviti, su."
Lo afferrò per la collottola della nuca e lo sollevò di peso pur di rimetterlo in piedi e trascinarlo all'uscita. Il secondino la ammonì di non avvicinarsi alla porta quando stette per aprirla e buttare fuori il figlio.
"Vedi di non trascurarla più così, chiaro?" fu quello che gli raccomandò per ultimo mentre lo vedeva andarsene salutandola. La guardia continuò a intimarle di restare dentro.
"Ok, ok, calmati. Ho finito, so tornare indietro da sola."
"In realtà, signora Uzumaki, lei non ha ancora finito."
Si fermò, trovando fuori dalla saletta la persona che le aveva rivolto improvvisamente la parola quando era ormai certa di aver terminato con le visite. Vedendola, le venne in mente un solo genere di individuo che potesse rivolgersi a una detenuta, tenendo conto che era un uomo dalla postura così composta ed eretta, con un vestiario che emetteva professionalità da ogni fibra, pettinatura curata all'indietro e valigetta alla mano. La domanda era: che cosa poteva volere da lei se non aveva assunto nessun avvocato?
"Mi scusi, non credo di conoscerla."
"Mi conoscerà. E comunque, l'importante è che io conosca lei." accennò un inchino e le offrì la mano delle presentazioni "Il mio nome è Orinori Shunsuke, rappresentante legale."
Kushina rispose alla stretta di mano "A me ha detto di conoscermi, quindi non ha molto senso presentarmi."
"Precisamente." la esortò a sedersi insieme a lui "Posso chiamarla Kushina-san?"
"Come vuole."
"Bene, Kushina-san, verrò subito al punto: sono qui perché mi è stato presentato il suo caso e, dopo averlo esaminato a fondo, sono convinto di poterle dare un valido sostegno."
"Freni, freni un attimo, signor legale. Ha detto solo tre frasi e già ho qualche domanda per la testa. Per prima cosa, che significa che le è stato presentato il mio caso? Chi è che l'ha mandata da me?"
"Purtroppo il mio cliente ha deciso di mantenersi anonimo, pertanto non sono autorizzato a divulgare la sua identità. Le basti sapere che lei ha qualche amico, Kushina-san, e la prego di accontentarsi di questo da parte mia."
"Qualche amico, dice? D'accordo, ma c'è un'altra cosa: lei come si aspetta che paghi il suo lavoro? Mio marito gestisce un'officina e guadagna quel che serve ad arrivare alla fine del mese, avrebbe già pensato ad assumermi un azzeccagarbugli se solo avesse potuto. Senza contare la multa che mi toccherà pagare una volta uscita di prigione."
"Non dovrà preoccuparsi di nessuna delle due cose." era la rassicurazione fatta persona "La mia parcella è già stata saldata anticipatamente e alla sua famiglia sarà versato mensilmente un fondo cassa durante la sua permanenza qui, con il quale sarà per voi possibile pagare la multa che vi sarà attribuita e i danni da risarcire al proprietario del negozio che avete sfondato."
Questo fu fuori dai limiti della possibile comprensione di Kushina. Non aveva parole, anche se si sforzava di farle uscire. Per quanto tutte quelle novità fossero da un lato rasserenanti, dall'altro erano preoccupanti.
"Ma... ma che diavolo... cioè, chi...?"
"Gliel'ho detto: amici che le vogliono dare una mano."
<< Che stronzo! Prima mi parli di un solo cliente e ora di più amici? A che gioco vuoi giocare? >> "E si aspetta che mi accontenti di questo? Come posso starmene tranquilla senza sapere con quale gente avrò a che fare per questo? Voglio chiarire subito una cosa: se questi amici si aspettano qualcosa in cambio da me, sappiano che non ho nessuna intenzione di ritrovarmi a fare qualcosa di losco o vendergli la casa o mandare uno dei miei figli a lavorare per loro per ricambiare questo bel favore."
"Io..." mettere alle corde un avvocato era da guinness dei primati "Su questo io non posso esserle d'aiuto, mi dispiace."
"Bene. Allora riprenda la sua valigetta e la riporti pure dietro la sua scrivania, se davvero non vuole dirmi niente."
"No, temo proprio di non poterlo fare. Giacché il mio onorario non è rimborsabile al mio cliente, sono tenuto a portare a termine il mio lavoro con lei."
"E chi me lo fa fare di accettare il suo lavoro? Sembra tutto troppo perfetto per essere solo una manna dal cielo."
"Credo che la risposta alla sua domanda sia il ragazzo che è uscito giusto prima del mio arrivo. Lui e gli altri due che la aspettano a casa, insieme a suo marito."
In un primo momento, ciò bastò ad ammutolire Kushina, che non poté fare a meno di dargli ragione. Poi, fra le ultime parole pronunciate, ce ne fu qualcuna che le fece scattare un campanello in testa. Si protese verso l'avvocato Shunsuke, sospettosa.
"Lei come fa a sapere che ho altri due figli a casa? Quante cose sa veramente sul mio conto?"
"Ve l'ho detto, ho studiato bene a fondo il suo caso. Non ne accetto mai uno se prima non so perfettamente di che tipo di persona mi dovrò occupare. E ora so che tipo di persona è lei, Kushina-san. Mi sono procurato le informazioni necessarie con metodi leciti e senza intaccare la sicurezza o la privacy della sua famiglia, può stare tranquilla. Ora, tornando al discorso iniziale, mi permetta di dirle come stanno veramente le cose. Come immagino saprà, sei mesi sono il minimo della pena per una situazione come la sua, ma temo che, senza nessun intervento legale, la cosa possa protrarsi oltre l'anno. Sia chiaro, c'è ben poca speranza di farla uscire senza ammenda, tuttavia posso intervenire per una consistente riduzione della pena. Detto questo, crede ancora che sia così saggio rifiutare l'occasione che le viene offerta? Se la sente di lasciare sola la sua famiglia per così tanto tempo?"
La risposta non era difficile da trovare. In fondo, un anno poteva passare abbastanza in fretta per tutti.
Un anno avrebbe potuto farle perdere molte cose, molti momenti importanti della sua famiglia.
"La ascolto, Orinori-san."



SPAZIO AUTORE
Ciao a tutti voi, cari lettori, come ve la passate? Vi godete quel che resta dell'estate, sì? Io ho preso le ferie solo la settimana scorsa, quindi per me l'estate è cominciata ora XD Parlando d'altro, se non ricordo male l'ultima volta che da questo capitolo in poi sarebbe iniziata la parte finale della storia, non è vero? Ecco, in verità inizierà dal prossimo. Come avete potuto vedere, in questo ho voluto dare spazio alla vita di prigione di Kushina, solo che all'inizio progettavo di dedicarle solo uno spazio, ma alla fine ho dilungato la cosa al punto da riempire l'intero capitolo. Molto d'aiuto è stato un cert telefilm che mi ha ispirato un po' l'ambientazione, non so se lo conoscete ma sto parlando di "Orange is the new black" e qui ringrazio sentitamente reds92 per avermelo consigliato, mi è stato utile.
Ora, prima di salutarvi, c'è una cosa che vorrei dire a voi che mi seguite. Ormai a me mancano poco più di due mesi per sostenere l'esame di abilitazione e per uno come me che non si sente preparato nemmeno la metà, è davvero poco tempo. Questo significa che da settembre in poi dovrò impiegare ancora più tempo di quel che ci metto per studiare, il che mi renderà ancor più difficile trovare l'occasione di mettermi seduto, prendere carta e penna e buttare giù la bozza dei capitoli. Io mi metterò a farlo ogni volta che troverò uno spiraglio libero per farlo, ma alla fine ciò che voglio dirvi è che molto probabilmente non sarò capace di fare aggiornamenti fino a metà-fine novembre. Questo non significa che lascio le storie in sospeso e poi, passati questi mesi, non le riprenderò, assolutamente no: chi mi conosce da abbastanza tempo me lo ha già sentito dire innumerevoli volte, ma non ho nessuna intenzione di lasciare incompiuti i lavori che adesso sto portando avanti, né ho alcuna intenzione di smettere di scrivere. Sebbene io mi sia incamminato in un certo percorso nella mia vita, non me la sento proprio di mettere da parte questa mia predisposizione a scrivere racconti - sebbene tanto spesso mi manchi la voglia - perché desidero che questa mia passione diventi qualcosa di incancellabile dalla mia vita, sia che scriva solo fanfic o, in futuro chissà, dei libri veri e propri. Se otterrò un lavoro, ben venga, ma che resti solo il modo in cui mi guadagno da vivere; la mia vita deve rimanere lo scrivere storie. Scusate la smielatura, ma era per farvi capire quanto io parli sul serio.
In sintesi, quello che vi dico è: nei prossimi due-tre mesi forse non aggiornerò, o forse magari un aggiornamento miracoloso riuscirò a farlo, ma alla fine tornerò sicuramente. Che queso esame vada bene o vada male, a novembre-dicembre mi rivedrete su queste pagine, quindi vi chiedo solamente di continuare ad aspettarmi fino ad allora. Mica è un messaggio di addio, solo un "arrivederci a presto" :)
Direte voi "E certo, bella roba lasciare così in sospeso le tue storie ora che sei finalmente arrivato alla parte finale in tutte e due!"... e beh, avete ragione, AH AH XD
Jaa na!

   
 
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