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Autore: Ghevurah    25/08/2014    3 recensioni
Gli aveva detto sempre e per sempre, ma lui sapeva, lo sapevano entrambi, che una simile promessa apparteneva a un altro mondo, a un altro tempo. E loro se li erano lasciati alle spalle molto prima che il fiore dorato incontrasse le acque argentee della fonte.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ecthelion, Glorfindel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è stata scritta senza scopi di lucro. Personaggi, luoghi ed eventi appartengono a J. R. R. Tolkien e a chi ne abbia acquisito o ne eserciti i diritti. Nessuna violazione di copyright è qui intesa.




Nell’intento di rendere la lettura più scorrevole a tutti, aggiungo un breve schema dei nomi Quenya qui usati con loro corrispondenze in Sindarin:
Glorfindel - Laurefindil
Idril - Itarillë
Morgoth - Moringotto

 













 

L'ultima promessa








 
Gli aveva detto sempre e per sempre, ma lui sapeva, lo sapevano entrambi, che una simile promessa apparteneva a un altro mondo, a un altro tempo. E loro se li erano lasciati alle spalle molto prima che il fiore dorato incontrasse le acque argentee della fonte.



Aveva sempre pensato che la sua voce ricordasse l’abbraccio caldo e ammorbante di Vása1. Loro erano nati ben prima che esso divenisse mirabile creazione dei Valar, ma da che avevano imparato a conoscerlo, ad apprezzarne i riflessi corposi, simili a oro addensato dalle fornaci, era sembrato perfetto per descrivere Laurefindil.
Capelli di sole, sorriso di sole, pelle di sole; peccato che del sole ti manchi la corona! Canticchiava Salgant, divertito, nei suoi motivetti da taverna. Ma lui lo pensava davvero. Laurefindil luminoso come quei rifratti dorati che Vása proiettava sulle acque, e caldo come i suoi raggi più audaci.
Avresti dovuto essere Laurefindil di Indo Anaro2, gli aveva detto una volta.
E tu, aveva risposto Laurefindil cercando i suoi occhi, Ecthelion di Indo Isilo3.
Avevano riso, poi, nella notte trapuntata di stelle: sguardi pallidi a incorniciare il bagliore di una luna che mai si sarebbe congiunta al sole.



Conosceva la guerra. Era scorsa in lui corrodendolo con il proprio impeto: una cascata d’orrori che nulla poteva arrestare. Riempiva i suoi pensieri, ora, insinuandosi nella mente al pari d’una lingua nebbiosa, mentre una fiumana di ricordi allagava il presente di pace.
Cantami di una battaglia gloriosa, chiedeva la voce squillante del piccolo Eärendil, e lui avrebbe voluto dire no, mio giovane principe, non v’è nulla di glorioso nella battaglia. Eppure cantava, cantava di quegli Eldar e di quegli Atani 4 morti come fratelli sotto un cielo indifferente.
Quanto era splendete l’armatura del Noldóran5? Chiedeva il principe e lui moltissimo, assicurava, quando l’unica cosa che riusciva a ricordare era lo strazio di quel povero corpo ammantato di sete e metalli imbevuti nel sangue. Ricordava la bella testa schiacciata fra le polveri e gli ornamenti dorati delle sue trecce peregrinare in una distesa di corpi, sparsi come oli d’unzione.
Ecco, questa era una battaglia. Ma non ora, non qui. Perché noi dimoriamo fra le celate mura di Ondolindë6 Gar Thurion7 e i Valar ci proteggeranno.




La luce del focolare scivolava sui capelli di Laurefindil, inscenando con loro caleidoscopici giochi di fuoco e oro. Lui si sporse in avanti quel poco che bastava per vedere i suoi occhi incupiti dall’ombra dolce e corposa del vino: spicchi di cielo liquido. Bellissimi.
La notte, stava dicendo Laurefindil, quando tutto tace e resti solo con i tuoi pensieri, come riesci a non lasciati sopraffare?
Teneva un calice nella mano destra, abbandonata contro un fianco, e quando parlò lo lasciò ondeggiare con tale sventatezza che lui si protese, ancora, per sfilarglielo gentilmente dalle dita.
L’amico rimase a guardarlo in silenzio, le labbra schiuse in una piega morbida e umida.
Non lo so. Forse me ne lascio avvincere. Forse non li combatto.
Ti arrendi alla sofferenza, dunque? Domandò Laurefindil, e ai suoi occhi apparve come un bambino stupito dai tracciati di quelle stelle che attraversano il cielo per cadere chissà dove.
La trasformo in musica, rispose. Poi l'osservò socchiudere gli occhi, mentre i barbagli delle fiamme danzavano sul suo viso e ombre lievi si raggrumavano sotto le ciglia dorate, sotto l’incavo delicato della labbra.
Suona per me, gli chiese Laurefindil con quella sua voce tanto bassa e calda, bollente quanto Vása o forse anche di più.
Ma lui non lo ascoltò. Si tese in avanti per coprire la distanza di sussurri e respiri che ancora li separava.




L’inverno bussava alle porte con zufoli di vento, intessendo spirali gelide sui vetri umidi di condensa.
Lui sfiorò la superficie ghiacciata della fonte per chiederle consiglio. Un’inquietudine arcana s’annidava nei vicoli della Città, così come i ricordi di guerra si celavano nella sua mente, sorprendendolo nelle sere in cui Laurefindil non era con lui.
Ho l’angusta sensazione che questo sarà l’ultimo Inverno in cui vedrò la neve cadere sulle torri di Ondolindë, gli confessò un giorno la principessa Itarillë. Ed egli non seppe trovare parole per confortarla.
Ma avrò fede, continuò lei, estraendo dalle pieghe del mantello un piccolo giglio. I suoi petali vennero illuminati da un timido raggio di sole, mentre la principessa lo posava sullo specchio dell'acqua. Avrò fede fintanto che vedrò il fiore dorato riflettersi sulla superficie argentea della fonte.
E passi dall’andatura lieve, eppure inconfondibilmente famigliare, s’avvicinarono loro.




Le mani di Laurefindil possedevano una saggezza tattile, antica quanto l’istinto. Sapevano sfiorare, delicate come soffi di vento, e modellare con tiepida insistenza, trasmettendo il piacere fisico della scoperta. Ma non erano sagge solo nelle materie d’amore: sapevano stringersi attorno all’elsa della spada con determinazione, rifuggendo, però, la veemenza di coloro che combattano per passione.
Sapevano calare fra il sangue, elargendo carezze di conforto. Sapevano essere pragmatiche: scivolare, veloci ma sempre delicate, a stringere bendaggi, a medicare ferite, senza badare a chi appartenesse la vita in questione. Perché tutti, fossero Eldar o Atani o Casári8 , erano eguali al loro tocco salvifico.
Ed era stato questo, si diceva lui incontrando quelle mani tanto sagge, a farlo innamorare.




Era il primo sole d'estate, quando gioghi oscuri si contrassero fra le mura di Ondolindë e il suo candore venne insozzato dal tradimento. Il nemico che aveva scalato le mura, abbattendo le loro difese, era giunto da nord. Ma quello peggiore, insospettabile, era languito in seno alla Città stessa.
Nell'aria volteggiava la cenere, sudario dei corpi riversi. E lui indossava il proprio elmo argenteo, il flauto abbandonato, già reliquia della loro storia.
Aspetta, gli aveva intimato Laurefindil, glorioso nella sua armatura dorata. Lo aveva fermato lungo la scalinata del palazzo reale, il fuoco di Moringotto a bruciare quello che un tempo era un orizzonte di bianche torri.
Aspetta, aveva ripetuto, afferrandolo per i polsi ricoperti di metallo. Lui aveva guardato le sue dita, ne aveva immaginato il tocco sulla pelle, e si era ritrovato fra le sue braccia.
Sempre e per sempre, avevano sussurrato così, all’unisono. Fiato contro fiato. E le lebbra di Laurefindil si erano posate sulle sue.
Sempre e per sempre.
Se lo ripeté quando il corpo mostruoso di Gothmog si stagliò dinnanzi a lui: un orrore levatosi da una Città ormai perduta.
Sempre e per sempre.
Se lo ripeté quando le acque della fonte lo accolsero nel loro abbraccio, prendendogli in pegno il respiro.
Sempre—












 
Note:
1 - (Quenya) Lett. “il consumatore”, uno dei nomi dati al Sole dai Noldor.
2 - (Q) “Casa del sole”; Anar (qui in genitivo) è un altro nome del Sole.
3 - (Q) “Casa della luna”
4 - (Q) Lett. “il secondo popolo”, nome con cui vennero chiamati gli Uomini.
5 - (Q) “Re dei Noldor”, in questo caso Fingon, figlio di Fingolfin
6 - (Q) Lett. “roccia della musica acquatica”, nome originale di Gondolin
7 - (Gnomish) Lett. “luogo segreto”, nei Racconti Perduti uno dei sette nomi di Gondolin
8 - (Q) “Nani”



   
 
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