Videogiochi > Assassin's Creed
Ricorda la storia  |      
Autore: Fluxx    26/08/2014    4 recensioni
[Se non avete finito ACIII potrebbero esserci possibili spoiler].
La voce di Desmond risuonava lievemente metallica e graffiante, colpa della pessima qualità del microfono del cellulare, eppure il suo tono era ben distinguibile, tanto che sembrava fosse lì assieme a loro.
“Grazie per avermi dato la possibilità di lavorare al vostro fianco, di avermi fatto imparare così tanto da ognuno di voi, e per essere stati la mia casa, la mia famiglia. Ne abbiamo passate tante…
Se state ascoltando questa registrazione vuol dire che siete sani e salvi, che non tutto è stato inutile. Se invece non doveste mai riuscire ad ascoltare queste parole e nella peggiore delle ipotesi tutto si sia concluso nel peggiore dei modi beh, mi dispiace di non essere riuscito a proteggervi, di avervi delusi, di non essere stato all’altezza.
A Shaun e Rebecca, i migliori compagni di viaggio ed amici che avrei mai potuto desiderare. Grazie.”
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Desmond Miles, Rebecca Crane, Shaun Hastings
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Soggetto 17 – memo 5: a Shaun e Rebecca, grazie.

 

 

“At any given moment you have the power to say:
This is not how the story is going to end.”

 

Era stata un’altra giornata stancante all’Abstergo Entertainment, non che poi Shaun dovesse fare molto se non servire un paio di caffè. Eppure era risaputo: l’inglese non adorava socializzare ed invece era ciò che puntualmente si ritrovava a fare con il suo impiego in quel posto.
Girò le chiavi nella toppa della porta e la aprì: l’entrata era buia, il salottino era illuminato solo dai flebili raggi lunari che entravano dalla finestra e dal computer di Rebecca acceso; riusciva ad intravedere la sagoma della mora.
“Ho portato un paio di frappé e alcuni cornetti avanzati!” disse il rosso con le mani occupate tanto da dover richiudere la porta con il piede.
Rebecca si voltò sulla sedia, appoggiando un braccio sullo schienale. Vide il collega nella penombra, quell’uniforme da barista la faceva sorridere ogni volta, era buffo.
“Ti rovinerai gli occhi a forza di stare davanti a quel computer tutto il giorno, al buio oltretutto” gracchiò Shaun con il suo solito tono polemico. Si passò i cornetti nella stessa mano in cui teneva i frappé e con l’altra chiuse il chiavistello. Dopo la dipartita di Desmond l’Abstergo non sembrava più così interessata ai loro spostamenti, a scovarli e a braccarli come degli animali, tuttavia la prudenza non era mai troppa.
L’inglese sentì Rebecca sospirare, senza però rispondergli. Entrò nel salone ed appoggiò il bottino sul tavolo, assieme alle chiavi, poi raggiunse l’interruttore e lo spinse per accendere la luce, la quale rimase però spenta.
“Si è fulminata la lampadina” lo mise al corrente la mora, prima di voltarsi nuovamente verso il suo computer e riprendere da dove aveva interrotto.
“Oh… bene, allora sei giustificata. Come lo vuoi il frappé? Fragola e banana o cioccolato?” chiese aprendo la busta di carta e frugando al suo interno.
“Fragola e banana”disse inizialmente, concentrata sul suo lavoro. “Anzi no, cioccolato” si corresse poco dopo.
Shaun sbuffò, ciò significava che a lui sarebbe toccato quello alla fragola e banana. La raggiunse ed appoggiò i due bicchieri di plastica, poi prese una sedia e si sedette accanto a lei, all’angolo del tavolo.
“Che giornata…” si lamentò lasciandosi scivolare sulla sedia, assumendo una posizione tutt’altro che composta, con le gambe larghe e la testa gettata all’indietro.
“Quanto ti lamenti, devi fare solo un paio di caffè… e non ti ci impegni neppure” disse Rebecca allungando una mano e prendendo la sua bibita al cioccolato, portandosi la cannuccia alle labbra. I caffè di Shaun facevano davvero schifo!
“Non sono io! E’ la macchina del caffè che è obsoleta!” rimbeccò lui indispettito.
“Sì sì… certo” quell’uomo era capace di negare anche l’evidenza, era del tutto inutile discuterci.
L’inglese sbuffò ancora, poi si mise relativamente composto sulla sedia e afferrò il suo frappé, prendendone un lungo sorso. Osservò Rebecca immersa nel suo mondo virtuale di codici e cifre; da quando erano riusciti ad entrare nel server cloud dell’Abstergo il lavoro per la mora era decisamente aumentato e avevano trovato molte cose interessanti, assieme alle registrazioni sul cellulare di Desmond.
“William?” azzardò Shaun.
“Non è in casa” rispose lei, assorta. Le dita si muovevano veloci e frenetiche sulla tastiera e di tanto in tanto, mentre scaricava alcuni file, sorseggiava un po’ della sua bevanda.
William non si era ancora ripreso del tutto dalla perdita di Desmond, soprattutto dopo aver ascoltato le registrazioni del ragazzo. Il video dell’autopsia? Inutile parlarne, non era riuscito neppure a guardarlo. Era troppo per quell’uomo, troppo per quel padre. Era difficile immaginare cosa passasse per la sua testa, ma non troppo complicato da intuire quanto si dovesse sentire in colpa.
“Approposito!” esclamò Rebecca ad alta voce facendo sussultare Shaun, il quale si era perso tra i suoi pensieri, per poco non si rovesciò il frappé addosso.
“Santo cielo Rebecca, non gridare!” protestò l’inglese.
“Ho trovato un file, un’altra registrazione oggi” disse la ragazza ignorando totalmente le lamentele del compagno.
Shaun guardò il computer, poi lei. “E?”
“E… non l’ho ascoltata” ammise. Avrebbe tanto voluto, davvero, ma da sola non ce l’aveva fatta. Insomma era difficile, ascoltare la voce di Desmond così pieno di vita e sapere che invece era morto, andato via, per sempre…
Shaun immaginava fosse per quello, così si avvicinò di più a lei con la sedia ed appoggiò un gomito sullo schienale di Rebecca.
“Forza, mettila su” la incitò osservando adesso il monitor. Neppure a lui piaceva l’idea di saperlo morto ed ascoltare le sue memorie, i suoi ultimi istanti, trovava che avesse un qualcosa di macabro, eppure non poteva farne a meno: era l’unico modo che avevano per sentirsi un po’ più vicini al loro defunto compagno, colui che aveva salvato non solo la loro vita, ma quella di tutta l’umanità.
La mora annuì e si addentrò in infinite cartelle piene di dati e file. Aprì la cartella ‘Desmond cell’, e selezionò il file ‘Soggetto 17 – memo 5’.
Invio.
“Shaun, Rebecca… se state ascoltando questa registrazione vuol dire che siete sani e salvi, grazie al cielo” una pausa, un sospiro. “E’… è difficile. E’ difficile ritrovarmi qui seduto, su questo letto, e sapere che domani potrebbe essere il mio ultimo giorno, ma anche il vostro. Ma sono ottimista, ci siamo spinti troppo lontano per poter mollare adesso.”
La voce di Desmond risuonava lievemente metallica e graffiante, colpa della pessima qualità del microfono del cellulare, eppure il suo tono era ben distinguibile, tanto che sembrava fosse lì assieme a loro.
“Sapete, credo di non avervi mai ringraziati abbastanza. Sì, insomma, per tutto quello che avete fatto per me. Lo so, all’inizio deve essere stata una vera scocciatura, questo dilettante piagnucolone che vi ronzava attorno e che non era pronto per questa vita, che era fuggito da tutto questo. Poi invece sono cresciuto, grazie ad Altair, ad Ezio, a Connor… ma anche grazie a voi, a Lucy. So che Lucy è sempre stato un argomento tabù da quando è successo ciò che è successo a Roma, ma non credo che fosse una cattiva persona, non l’ho mai creduto, e questo lo sapete anche voi.”
Ancora un’altra pausa. La tentazione che provarono Shaun e Rebecca di guardarsi fu forte, ma non ci riuscirono, rimasero in silenzio a osservare lo schermo.
Una fioca risata giunse dal computer. “Sapete… è difficile aprire il proprio cuore quando non si è abituati a farlo, aprire la bocca e dargli fiato, parlare a ruota libera… non è affatto semplice. Ci sto girando intorno, mentre potrei arrivare dritto al punto: tutto ciò che voglio dirvi è grazie. Grazie ragazzi per essermi stati sempre vicino, grazie per avermi fatto crescere, avermi dato qualcosa in cui credere. Grazie per aver creduto in me quando io ho smesso di farlo… e grazie per avermi salvato la vita, e per avermi salvato da quel coglione egoista che ero.”
La sua voce si era fatta più intensa, un continuo crescendo di emozione ed enfasi.
Ci fu un’altra lunga pausa, un profondo sospiro. Shaun e Rebecca si guardarono per un istante ma la mora non riuscì a sostenere lo sguardo dell’inglese troppo a lungo, sentì che ancora un paio di parole e sarebbe potuta sciogliersi in lacrime.
“Grazie per avermi dato la possibilità di lavorare al vostro fianco, di avermi fatto imparare così tanto da ognuno di voi, e per essere stati la mia casa, la mia famiglia. Ne abbiamo passate tante…
Se state ascoltando questa registrazione vuol dire che siete sani e salvi, che non tutto è stato inutile. Se invece non doveste mai riuscire ad ascoltare queste parole e nella peggiore delle ipotesi tutto si sia concluso nel peggiore dei modi beh, mi dispiace di non essere riuscito a proteggervi, di avervi delusi, di non essere stato all’altezza.”
La sua voce si era fatta adesso più drammatica e triste.
A Shaun e Rebecca, i migliori compagni di viaggio ed amici che avrei mai potuto desiderare. Grazie.”

La registrazione si fermò e dal tono si poté intuire che le ultime parole le aveva pronunciate con un sorriso.
Il silenzio regnò sovrano nella stanza e i loro cuori sembravano essersi fermati, in quel momento erano solo sofferenti e doloranti, gonfi di tristezza e malinconia.
Shaun guardò Rebecca, lo sguardo di lei ancora fisso e perso sul monitor. Aveva gli occhi lucidi, vide le lacrime brillare alla fioca luce per poi scendere inesorabili sulle guance.
Anche l’inglese stava male, non poteva negarlo. Inizialmente non lo aveva sopportato quel ragazzino ficcanaso, ma poi ci si era affezionato. Li aveva chiamati compagni di viaggio, e amici.
“Ehi” sussurrò Shaun, portando una mano sul capo di Rebecca e carezzandole i capelli, soffermandosi sulla nuca.
Rebecca si morse il labbro con forza per non scoppiare in lacrime, poi si voltò verso il compagno e lo abbracciò, affondando il viso contro il suo petto.
Shaun le cinse il corpicino con le braccia, la strinse a sé e le carezzò la testa nel tentativo di confortarla.
Erano vivi sì, ma a quale prezzo… a quale prezzo.





__________________________________
Angolo Autrice:

Mamma mia, da quanto tempo che non posto qualcosa su questo fandom! Per me è un'eternità!
Lo so, lo so, avevo promesso che avrei continuato con Dawn of a New Era, e mi sono fermata. Il fatto è che dopo aver giocato ad ACIV e vedere come in realtà sono andati i fatti, mi sono diciamo bloccata.
Vedremo un po' che cosa fare, mi dispiacerebbe lasciarla incompleta! Dannata Ubisoft!
Allora, tornando a noi che dire?
Ho finito qualche giorno fa ACIV:BF. Tristezza, a palate.
Allora, praticamente ho capito che non c'è alcun modo per far tornare Desmond, è morto e sepolto a quanto sembrerebbe, ma non riesco ad abbandonare la speranza di vederlo saltare fuori di nuovo!
Poi chissà, se Ubisoft si renderà mai conto di quanti siamo ad essere così upset per averlo fatto crepare in una maniera così indegna, magari lo ritira fuori.
99.9% impossibile, ma quello 00.1% dentro di me non vuole saperne di abbandonare la speranza!
E quindi nieeeente! Sono tornata nel lutto più assoluto per la morte di Des, non credo che me ne riprenderò mai! Ci vogliono più fyccine incentrate su Desmond in questo fandom, su su!
A presto - spero!

Talin

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Assassin's Creed / Vai alla pagina dell'autore: Fluxx