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Autore: Cyber Witch    26/08/2014    8 recensioni
Cosa succederebbe se due allenatori provenienti da due regioni diverse s’incontrassero dopo tanto tempo? Ipotizziamo che uno di essi sia sempre vissuto nella città più calda del mondo Pokémon. Supponiamo anche che l’altro sia un allenatore specializzato nel tipo ghiaccio, aggiungiamo un bel po’ di umorismo scadente ed una famiglia molto “espansiva”...
Ecco a voi il risultato.
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Sto modificando la grafica di tutte le mie storie,
niente di quello che è stato scritto verrà toccato a parte gli errori




Freddo, cos’è?
Si mangia?












 

Zachary non aveva mai sopportato i climi aridi. Era nato e cresciuto a Nevepoli, dove la neve scendeva costante tutti i giorni dell’anno.
Dove tutti gli abitanti vestivano maglioni di lana e berretti di felpa. Era cresciuto in un perenne inverno che l’aveva reso quel che era. Un fiero allenatore di Pokémon di tipo ghiaccio, dall’acume impareggiabile e le strategie infallibili. Sapeva che era un campo difficile il suo, pieno di debolezze e cavilli che dovevano essere analizzati a fondo per evitare di fallire al primo approccio con un tipo acciaio o fuoco, per questo aveva creato il suo modo di combattere dopo allenamenti durissimi.
Zachary non era certo un pivellino, aveva dimostrato grande pazienza, era riuscito a creare una coesistenza perfetta con i suoi Pokémon, comprendendo pian piano il loro linguaggio, arrivando a capire che la loro sfera emozionale era assai più complessa di quella di un qualsiasi umano.
Ed ora, seduto sopra una scomoda panca dell’aeroporto stava per raggiungere un “amico di famiglia” (a detta di suo padre) a Poggiovento, nella regione di Unima.
Una cittadina calda, secca, vicino ad un vulcano e (come se non fosse bastato) una casa, a detta di molti, infestata a qualche chilometro di distanza. Ottimo, veramente ottimo.
Sbuffò guardando il suo Spheal che felicissimo rotolava inseguendo un Jigglypuff di un’allenatrice seduta di fronte a lui.
Gli occhi marroni si alternavano dal Pokémon al biglietto aereo, in una vana speranza che il nome “Poggiovento” potesse improvvisamente cambiare in “Fractalopoli”.
Ecco, lì sì che gli sarebbe piaciuto andare. Un posto freddo, immerso nella neve perenne e con una palestra specializzata nel tipo ghiaccio... in pratica casa sua!
« Volo diretto 721 in partenza, si prega ai gentili passeggeri di dirigersi verso il ponte d’imbarco. Destinazione Poggiovento. » la voce elettronica degli annunci ripeté lo stesso messaggio un paio di volte per poi spegnersi con un fastidioso segnale acustico.
Raccolse Spheal mentre gli rotolava ai piedi e sorrise sia al Jigglypuff sia all’allenatrice. Si defilò con il Pokémon sotto il braccio destro e il borsone sistemato alla bell’e meglio sulla spalla sinistra.
Appena arrivato al ponte d’imbarco mostrò il biglietto e ritirò Spheal nella pokéball, salutando la signorina al bancone.
Posò delicatamente il bagaglio a mano nella cappelliera e si sedette nel posto contrassegnato. L’aereo era praticamente vuoto ed il sedile al suo fianco rimase senza passeggero per tutta la durata del viaggio, non particolarmente entusiasmante, né degno di nota.
Zachary rischiò di addormentarsi a causa della dolce musica riprodotta dal suo Pokégear. Era la melodia di un pianoforte, suonato con maestria. In sottofondo riusciva anche a sentire i canti dei Wailord. Non ne aveva mai sentito uno cantare, ma doveva ammettere che era molto tranquillizzante.
Si risvegliò, tuttavia, ad un leggero sobbalzo del velivolo segno che era atterrato. Si slacciò la cintura e prese il borsone dalla cappelliera, mettendoselo a tracolla.
Riusciva a vedere la cenere svolacchiare e gli alberi morti piegarsi al vento caldo e secco.
« Evviva... » mormorò Zachary spazzolandosi con una mano i capelli biondi.
Non appena fuoriuscì dall’aereo dovette socchiudere gli occhi a causa di una vampata calda arrivatagli dritto in faccia.
Da quel che gli aveva detto suo padre la famiglia di Nick (quello strano bambino dai capelli rossicci ritratto con lui nelle foto) abitava nella casa più vicino al Centro Pokémon così decise di dirigersi subito lì, anziché osservare il paesaggio. Si ricordava bene di lui. Lo incontrava sempre quando andava in vacanza ad Unima.
L’abitazione era una casupola di fango, dal tetto quadrato e basso. Un cubicolo rossiccio e neanche tanto grande con fuori un paio di vasi di terracotta magistralmente creati.
Zachary doveva ammetterlo: erano veramente molto belli.
Tossì un paio di volte prima di bussare alla porta di legno. Da dentro sentiva i passi concitati di qualcuno, accompagnati dal rumore di... zoccoli?
« Chi è? » chiese una voce squillante appartenente ad un ragazzo dai capelli lunghi e rossi. Aveva aperto solo parzialmente la porta, facendo sporgere il suo volto tondo e lentigginoso.
Aveva un’aria imbronciata, il labbro inferiore che sporgeva e le sopracciglia aggrottate.
« Zachary Curtis... sono il figlio di... » non fece in tempo a finire la frase che il ragazzo chiuse di botto la porta.
Sentì il rumore di chiavistelli che si aprivano e poi vide nella sua interezza quello che doveva essere Nick. Era poco più basso di lui, i capelli rossicci raccolti in una coda bassa che cadeva sulla spalla e gli occhi verdi coperti da occhiali a mezzaluna dalla montatura rossa. Era cambiato molto dall’ultima volta che l’aveva visto.
Il rosso aprì le braccia e strinse a sé Zachary, come se ne valesse della sua vita.
« Quanto tempo, formaggino! » ridacchiò stritolando il biondo.
« Andiamo, non mi chiami così da quando avevamo sei anni. » mormorò Zachary frustrato a causa dell’epiteto affibbiatogli.
Lo chiamava così per la carnagione pallida e i capelli biondi, si ricordava benissimo la prima volta che l’aveva incontrato.
Nick era sempre stato abbronzato, aveva sempre avuto i capelli rossi come la lava del Monte Camino, per questo quando l’aveva conosciuto era rimasto stupito nel vedere un bambino pressappoco albino. E formaggino era solo la punta dell’iceberg.
Bianca neve, Nevino, Fiocco di neve, dolce gelato alla crema... tutto tranne che un semplice Zach.
Sentì il nitrito di un Ponyta e vide che, effettivamente, il Pokémon era dietro Nick.
« Lei è Clara! » mormorò dolcemente il rosso. Si staccò dall’amico per carezzare il Pokémon, che nitrì felice.
« Ma aspetta che ti vedano Nonnina e Nonnino, saranno impressionati da quanto sei cresciuto! » esclamò poi, scostandosi dall’uscio per fare entrare Zach.
La casa all’interno era arredata interamente con mobilia di legno e ninnoli di terracotta. Alle pareti erano appesi tappeti tessuti a mano dai colori vividi e sgargianti. Su ognuno di essi era rappresentato un ricamo particolare, che osservato da lontano prendeva le sembianze di un Pokémon.
L’ambiente principale era occupato da un tavolo di legno massello, probabilmente era anche dove la famiglia di Nick si radunava per mangiare. Sopra di esso un centrotavola semplice composto da una ciotola (ovviamente di terracotta anch’essa) ed all’interno piccoli cactus fioriti, dai colori appariscenti.
S’intravedeva anche un corridoio che portava probabilmente alle camere da letto.
Nel complesso l’abitazione si estendeva semplicemente su un piano, con solo tre o quattro ambienti aperti.
Le finestre erano piccole e quasi completamente coperte da persiane di legno verniciate di bianco.
Nick accompagnò Zachary fino ad un semplice salotto arredato con un divano da tre posti, un tavolino basso di vetro ed una televisione a tubo catodico.
Sopra il divano sedevano una coppia di anziani, accompagnati da un Vulpix dormiente.
La donna era intenta a filare con le mani piccole e incartapecorite, ma ancora agili. L’uomo, invece, leggeva un giornale vecchio di un giorno.
Avevano entrambi i capelli cinerei e occhiali a fondo di bottiglia.
« Nonnina, guarda chi c’è! Zachary! » esclamò felice il nipote.
L’anziana alzò lo sguardo dal suo filato, muovendo la mascella avanti ed indietro.
« Per mille Magikarp, come sei cresciuto! » la donna si alzò dal divano con un balzo agile e prese per il colletto Zachary, facendolo abbassare alla sua modesta altezza.
Con le mani rugose prese le guance del biondo girandogli la faccia prima a destra e poi a sinistra.
« Certo, però, che rimani sempre pallido come il latte dei Miltank. Gerard, vecchio Gogoat, alzati da quel divano e vieni a vedere l’amico di Nicolas! » gridò poi la vecchietta all’indirizzo del marito. Gerard borbottò qualcosa, posò il giornale e prese il bastone finemente intagliato lasciato a riposare vicino al divano.
« Dora, santo cielo, abbiamo ospiti! Dov’è quello scansafatiche di tuo marito quando se ne ha il bisogno? Io ti avevo detto che dovevi sposare Marco, ma tu sei testarda come tuo padre! » mollò la presa sulle guance di Zach e gli rivolse uno sguardo gentile che mal si accostava con il tono che aveva usato prima.
Nicolas si massaggiò la radice del naso, ridacchiando istericamente.
« Scusa, Nonnina è il capo della famiglia... » mormorò all’amico, che osservava la scena con un certo stupore, velato dall’interesse.
Prese per una spalla Zachary e lo portò nell’altra stanza, una cucina piccola, ma ben tenuta dai pensili in betulla. Nick fece segno a Zach di posare il borsone vicino ad un attaccapanni. Il ragazzo acconsentì volentieri: la cinghia del bagaglio gli stava distruggendo la spalla.
Il rosso si diresse verso una porticina nascosta dal frigorifero e l’aprì infilandosi dentro. Zachary, non sapendo bene come reagire, decise di seguirlo e si ritrovò in un'altra dimensione.
Un piccolo giardino coperto dal vento grazie ad un massiccio di roccia rossa gli si presentava agli occhi. Era costeggiato da palme e piante grasse, una sorta di deserto senza sabbia.
« Non è bellissimo? » chiese Nicolas prendendo un po’ di cibo Pokémon da un sacco poggiato alla pianta e porgendolo al piccolo Chatot che riposava sulla pianta.
Il Pokémon accettò volentieri, beccando direttamente dalla mano del ragazzo.
« Beh, certo... casa nostra non è come una di quelle ville lussuose a Spiraria, ma ci si vive! » esclamò contento Nick, carezzando il piumaggio variopinto del Pokémon, che tubò contento.
Zachary, suo malgrado, sorrise e si ritrovò ad annuire. C’era stato in vacanza a Spiraria e doveva ammettere che le ville fronte mare erano veramente meravigliose, ma non le avrebbe mai cambiate per la sua piccola e tiepida casa a Nevepoli.
In effetti lui e Nick non erano poi così diversi come si ricordava...
Si sentì un improvviso trambusto e l’intera famiglia del rosso si presentò alla porta del giardino sul retro.
« Famiglia Ramirez in assetto! » gracchiò la matriarca.
« Sicché eri piccolo non hai potuto conoscere Maria e Riccardo! Sono i fratellini minori di Nicolas. » sorrise Dora, con in braccio i due piccoli gemellini.
Il marito rimaneva dietro i due suoceri, tentando di non soccombere agli insulti della nonna.
Era molto simile al figlio maggiore, ma a differenza del ragazzo era quasi completamente calvo. A quanto pareva tutti in quella famiglia portavano gli occhiali, tranne i due gemelli.
« Beh, questa è la nostra famiglia. Che ne dici di raccontarci un po’ di te a cena? Ho dell’arrosto in forno. » sorrise Dora.
La famiglia Ramirez si sistemò al grande tavolo, già apparecchiato con le stoviglie più belle che Zachary avesse mai visto.
Si sedette affianco a Nick. Nonostante si stesse un po’ stretti, tutti attorno a quel tavolo, al biondo non dispiaceva l’atmosfera familiare che si era creata in quella sala.
A fine cena Julio, il marito di Dora, fu incaricato di trovare una vecchia videocassetta dove avevano ripreso uno dei momenti più ilari dei due ragazzi, avvenuto durante la loro sesta estate.
Intanto Nick e Zachary riponevano le stoviglie lavate ed asciugate nei pensili.
Quando vennero chiamati dalla Nonnina nel salotto si avvicinarono incauti, non sapendo cosa i genitori avessero potuto filmare.
« Dovremmo preoccuparci? » chiese il biondo all’amico.
Il rosso scrollò le spalle, tirandosi su gli occhiali con il dito medio. Si sedettero per terra, davanti al divano.
Il VHS partì con qualche interferenza del video, ma poi due bambini di sei anni divennero i protagonisti della scena.
Erano sopra una spiaggia, intenti a costruire un castello di sabbia. Il biondo aveva organizzato per bene tutto il materiale, aveva messo il secchiello allineato alla paletta, tutti e due di un azzurrino molto simile al Glaceon che sostava dormiente sotto l’ombrellone.
Il rosso, invece, sembrava voler distruggere tutto quello che l’altro costruiva.
« Inizio a credere che noi sia poi così male... » mormorò Zachary, sporgendosi verso Nick.
Poi però dovette ricredersi quando vide il piccolo Nicolas fare una mossa che avrebbe preferito dimenticare.

Nicolas prese l’elastico dei bermuda di Zachary allargandolo. Diede una sbirciata all’interno, poi fece la stessa cosa con i suoi bermuda.
« Ohi, perché il tuo è così piccolino? » domandò curioso, tirando un po’ su col naso.
Zachary scrollò le spalle, si controllò per bene, tirò anche il costume di Nick e strinse le labbra.
« Papà dice che alle volte è colpa del freddo... » continuò tranquillo.
Il rosso inclinò la testa.
« Freddo, cos’è? Si mangia? »
















 

.:.Cyber-spazio.:.
26/08/2014: pubblicata
17/03/2015: modificata

A fronte di un cambio di nickname, a fronte di un cambio di persona cielo sembra una cosa seria, ma tranquilli è solo che io sono alquanto fissata con la simmetria lol
ho deciso di cambiare o almeno, rifare, la grafica delle mie vecchie OS, poiché così, fatta leggermente alla cacchio, mi urtava il sistema nervoso e i miei occhi piangevano. Io che poi, personalmente, mi diverto a giocare con l'HTML ho deciso di rigraficare le mie storie, poiché sono un po' fissata con questo aspetto, nonostante esse abbiano un carattere quantomeno minimalista e perlopiù classico. Detto questo mi ritiro. Se volete qualche nota sulla storia in sé, be', la faccenda è quantomeno successa. Mio fratello e il suo migliore amico non erano tanto differenti da Zach e Nick :D
E per puro amore fraterno non dirò chi è chi, lol-- Spero comunque che possa piacere, mi rendo conto che questo stile si distacca molto dal mio contemporaneo. Ebbè, vi si ama.

Un inchino,
Caprico. (ora Cy)
  
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