Certe notti.
Anche questa notte temo che non
dormirò.
Per la precisione temo che non dormiremo, né io
né Vic.
Io sono Dahlia, la ragazza di Vic, quella problematica, con una
famiglia
assente, autolesionista e carente di autostima.
Quella che ha incontrato alla casa sull’albero e che non
ha mai davvero lasciato andare.
L’estate della mia maturità è passata
come un sogno, in
giro per la California con i miei migliori –
nonché unici – amici e il mio
ragazzo.
Adesso è autunno e lavoro in un negozio di dischi, mentre
gli altri – tranne Mike – fanno
l’università e qualche lavoro per mantenersi.
Mike lavora con il padre e appena ha un po’di soldi da parte
si tatua qualcosa.
E non ci lascia dormire.
Ogni sera o quasi porta a casa una ragazza diversa e ogni
sera si sentono cigolii vari, gemiti, grugniti e compagnia cantante.
“Vic, Cristo! Fa qualcosa per fargli almeno abbassare il
volume!”
Dico seccata, tirandomi il cuscino sopra la testa, io e Vic dormiamo
nello
stesso letto da mesi ormai. Lui sbuffa e prende una scopa da un angolo
della
camera e comincia a dare dei colpi vigorosi con il manico contro la
parete.
Niente, le due bestie non sentono e se sentono ci
ignorano.
Dopo un ultimo urlo finalmente tacciono.
“Gloria a Dio nell’alto dei cieli! Vic, domani
dobbiamo
parlargli!”
Lui annuisce, io guardo l’ora: le due di notte.
Domani devo essere sveglia alle sette e mezza, perché il
negozio apre alle otto, mi scazza dormire solo cinque ore. Ok, sono
un’insonne
cronica, ma ora che sto con Vic il problema sembra essersi attenuato e
mi
piacerebbe dormire.
“Dai, Dahlia. Vieni qui!”
Mi fa segno di accucciarmi sul suo petto, cosa che faccio
volentieri, ormai è diventata casa mia.
“Io domani lo distruggo.”
“Su, su. Lascialo vivere, è mio
fratello.”
“Ma fa sempre casino e io devo lavorare.”
Mugugno io, lui mi accarezza.
“Dormi.”
Cullata dalla sua voce finalmente mi addormento.
Il giorno dopo la sveglia suona implacabile e Vic si gira
dall’altra parte, io invece mi dirigo in bagno come uno
zombie. Mi faccio una
doccia e trovo Mike già seduto al tavolo della cucina.
Quando si dice il destino!
“Tu!”
Gli punto un dito contro, data la mia altezza gli arriva
a metà petto.
“Dobbiamo parlare.”
Aggiungo feroce.
“Dimmi.”
Mi risponde lui, torturandosi il piercing che gli avvolge il centro del
labbro
inferiore.
“Senti, a me non interessi quanto e con che puttane
scopi, ma a tutto c’è un limite.
Te ne porti a casa una per sera e non siete nemmeno
capaci di mettere il silenziatore, io e Vic non riusciamo
più a dormire, quindi
– per favore – se non vuoi diminuire numero e
frequenza, diminuisci almeno il
volume.”
Gli dico minacciosa.
“Siamo davvero così rumorosi?”
“No, le occhiaie me le sono fatte con l’ombretto e
sto
litigando con te di prima mattina per hobby.”
Lui sospira.
“Ok, cercheremo di fare meno rumore, ma a me piace
sentirle urlare.”
Lo guardo male e lui alza le mani.
“Va bene, ho capito. Ci sono dei pancakes già
fatti, se
li vuoi.”
“Grazie.”
Rispondo un po’rigida. Prendo un pancake e ci verso sopra una
generosa quantità
di sciroppo d’acero e poi bevo il mio soluto caffè
macchiato.
Mi piacerebbe fare colazione con i cereali, ma sono certa
che senza caffè crollerei addormentata a metà
mattina.
Dopo aver salutato Mike esco e vado al negozio, il capo
sta già tirando su la saracinesca.
“Brutta notte?”
Mi chiede guardando le mie occhiaie che sono più marcate del
solito, io
annuisco semplicemente, lui non aggiunge altro.
Buon per lui perché non avrei saputo cosa raccontargli,
è
piuttosto imbarazzante parlare delle abitudini sessuali del fratello
del tuo
ragazzo.
In ogni caso entriamo tutti e due, lui si mette alla
cassa, io invece inizio a mettere sugli scaffali i vari cd che sono
arrivati.
Tutta roba di Justin Bieber e delle varie puttan pop o principesse
disney come
Demi Lovato o Selena Gomez. Deprimente, sono certa che un cd dei Pierce
The
Veil farebbe una figura migliore, ma io sono di parte.
In ogni caso entra una ragazza e i cd mi cadono di mano.
Drella.
Drella sarebbe l’incubo di qualsiasi ragazza: alta,
magra, bionda, con due tette enormi e due occhioni azzurri. E questa
Barbie
vivente ha decisamente puntato il mio ragazzo, lo ha seguito a ogni
concerto –
solo il mio costante tenerlo d’occhio le ha impedito di
portarselo a letto – e
lo tampina in università.
Che ci fa qui?
Non ha i corsi?
O forse ha deciso di passare gli esami in un altro modo?
Non voglio saperlo, ma mi tocca essere gentile con lei,
anche se questo è contrario alle regole della natura umana.
Non si può essere
gentili con la belloccia di turno che vuole fregarti il ragazzo.
“Buongiorno.”
Le dico cordiale, forse un pochino più fredda del solito.
“Ciao, piccola Dahlia. Vorrei l’ultimo cd di Lady
Gaga.”
Che gusti di merda, penso tra me e me, prima di darle quello che mi
chiede.
“Non vai in università?”
“No, io lavoro qui.”
Rispondo piatta.
“Povera piccola! Mammina e papino si vergognano di una
figlia come te?
Fanno bene.”
Io non rispondo e vado alla cassa.
“Sono diciassette dollari e venti centesimi.”
“Sai che quando sono in università sono sempre con
Vic e lui ama stare con me.
Un giorno lui finalmente mollerà una perdente come te e si
metterà con me.”
“Arrivederci.”
“Il tuo tempo sta per scadere. Tic tac, tic tac.”
Visto che non le rispondo se ne va dal negozio facendo rumore con i
suoi
stupidi tacchi, spero che la travolga un tir.
Chiudo gli occhi e prendo fiato, mormorando a bassa voce
che va tutto bene.
“Tutto ok, Dahlia?”
“Oh, sì. È solo passata la zoccola
dell’università che vuole fregarmi il
ragazzo e mi ha provocata, per il resto va tutto splendidamente. Il
sole è alto
nel cielo e gli uccellini cantano felici.”
“Non capirò mai voi ragazze. Ha almeno acquistato
qualcosa?”
“Lady Gaga.”
Lui annuisce e torna nel suo ufficio, io invece vorrei ribaltare mezzo
negozio
per sfogarmi.
Sarà una lunga giornata.
Le sei e mezza del pomeriggio arrivano con una lentezza
esasperante. Quando finalmente posso staccare tiro un sospiro di
sollievo e
salgo immediatamente nella mia vecchia macchina.
Arrivata a casa Drella mi apre la porta e fa per
chiudermela in faccia, io le do uno spintone ed entro come una furia.
“VIIIIIIC!”
Urlo come una pazza.
Lui spunta dalla cucina seguito da Mike.
“Cosa ci fa questa puttana a casa mia?”
Gli chiedo dura.
“Beh, ci hanno assegnato lo stesso compito
e…”
“Tu domani vai dal professore e gli chiedi di cambiare
compagna.”
“Ma…”
“Niente ma! Sono stufa che questa puttana ti giri attorno!
In quanto a te…”
Mi volto verso Drella e la prendo per i capelli, trascinandola versa la
porta,
nonostante le sue urla, e la sbatto fuori, lanciandole poi la sua
giacca e la
sua borsa.
“Questo è per stamattina!”
Aggiungo facendole il medio e chiudendo la porta.
“Dahlia, va tutto bene?”
Mi chiede Mike.
“Stamattina è venuta in negozio e mi ha
praticamente
detto che in università non dà tregua a Vic e che
lui presto avrebbe lasciato
una perdente come me per mettersi con una miss perfezione del cazzo
come lei.”
“Dahlia, stai calma. Lo sai che non succederà
mai.”
“Succederà! Un giorno cederai semplicemente per
sfinimento!”
Poi scoppio in lacrime e corro in camera nostra e mi
butto sul letto, buttando fuori in qualche modo il nervosismo che ho
accumulato.
Di là sento parlare Vic e Mike e poi la porta
d’ingresso
aprirsi e chiudersi, suppongo che il minore dei due fratelli Fuentes se
ne sia
andato.
Poco dopo si apre la porta della nostra camera e Vic fa
capolino.
“Dahlia…”
“Vic, esci. Non ho voglia di parlarne.
Sono stanca.
Stanca di sentirmi inferiore perché non faccio
l’università.
Stanca di combattere contro una Barbie umana che ti vuole
a tutti i costi.
Stanca di vivere perché ho ucciso mia madre.”
Lui si siede sul letto.
“Lo sai che non è vero.”
“Sì, che è vero. Se non
l’avessi chiamata per farmi venire prendere allo
stupido corso di nuoto a cui andavo lei sarebbe ancora viva o meglio
sarebbe
stato meglio se fossi morta io. Sarebbero tutti più
felici.”
“Non è vero, io non sarei più felice.
Mi mancheresti, io ti amo, Dahlia.”
Scalcia via le scarpe e si sdraia dietro di me baciandomi dolcemente i
capelli
e il collo. Dopo un po’ mi calmo e mi giro, baciandolo con
passione.
Sono mesi che stiamo insieme e non abbiano ancora fatto
l’amore, forse questa è l’occasione
giusta. Continuiamo a baciarci, le mie mani
vagano sotto la sua maglietta accarezzando i suoi muscoli e lui mi
accarezza i
capelli e il fondo della schiena.
Quando ci stacchiamo lui inizia a baciarmi il collo e io
lo lascio fare, inarcandomi per facilitargli il lavoro. Gemo
leggermente quando
lui mi lascia un
succhiotto, gli tiro
persino un po’ i capelli.
“Dahlia…”
“Vic.”
Con un gesto che lo sorprende gli tolgo la maglietta e
seguo il contorno dei suoi pettorali con le dita, facendolo
rabbrividire.
“Non provocarmi, non so se sarà in grado di
fermarmi se
fai così.”
“Forse questa volta non voglio che tu fermi, forse oggi
voglio che tu vada
vanti.”
Lui sgrana gli occhi e sorride, prima di lanciarsi su di me e togliermi
la
maglietta con foga.
Dal collo scende a baciarmi le clavicole e poi accarezza
il contorno del reggiseno, come a chiedere il permesso di continuare. Io mi tolgo il reggiseno con
qualche
difficoltà e cadiamo entrambi sul letto, lui si dedica
immediatamente al mio
seno: lo bacia, lo lecca, succhia i capezzoli e ne morde uno,
mandandomi in
paradiso.
“Vic…”
Gemo sotto i suoi tocchi.
“Sarà bello, te lo prometto.”
“Vic, ti amo.”
Lui sorride e mi accarezza la pancia con dolcezza, io ribalto le
posizioni e comincio
a baciargli piuttosto impacciata la clavicola e il resto del petto, lui
ansima
piano.
Solo quando tocco il suo capezzolo si fa sfuggire un
piccolo gemito, cercando di vincere la mia timidezza scendo verso i
suoi
pantaloni e glieli tolgo. Gli toglierei anche i boxer, ma lui mi ferma.
“La prossima volta.”
Con dolcezza mi toglie i pantaloni e mi accarezza da
sopra le mutandine.
“Ti amo, Dahlia.
Ti amo tanto.”
Me le toglie e poi prova a infilare un dito nella mia
femminilità, mi irrigidisco un po’ e lui mi bacia.
“Starò attento, rilassati, ma se ti fa male
fermami.”
Io annuisco e cerco di fare quello che dice lui, dopo un po’
sento solo piacere
e lui aggiunge un altro dito e la lingua.
Raggiungo il primo orgasmo della mia vita, vedo le stelle
e quando torno in me sono piacevolmente scossa. Lui intanto si
è tolto i boxer
e mi guarda curioso.
“Bello!”
Gli rispondo con voce leggermente trasognata, lui
sorride.
“Sei sicura di volerlo fare?”
“Sì,ecco… fai piano.”
“Sì.”
Mi prende le mani tra le sue.
“Se ti faccio male, stringi.”
Io annuisco e lui entra con una spunta dolce e si ferma subito per
farmi
abituare, una volta visto che non ci sono reazioni negativa da parte
mia inizia
a muoversi piano.
Spinta dopo spinta ci porta tutte e due all’orgasmo e al
culmine urliamo i nostri nomi, poi lui ricade su di me e io inizio ad
accarezzargli i capelli e a lasciargli leggeri baci sulle tempie.
“È stato bellissimo, grazie.”
Ansimo, lui mi stringe di più a sé.
“Sono felice che ti sia piaciuto, sono felice che tu
abbia scelto me per la tua prima volta.
Sono onorato, sei tanto bella che pensavo che prima o poi
ti saresti stancata di me.”
“Scemo, sei tu quello bello della coppia, con i tuoi
muscoli abbronzati e i tuoi occhioni da cerbiatto stendi tutte le
ragazze che
incontri.
Dovrei tenerti sotto chiave.”
Dico ridendo e facendolo ridere.
Non sono mai stata così bene prima d’ora, tanto
che
scivolo subito in un sonno sereno, per niente disturbata –
rassicurata anzi –
dal corpo di Vic che pesa sul mio.
Verso un’ora imprecisata della notte sento la porta della
camera aprirsi e qualcuno entrare.
“Vic, avete ris…
OH, CAZZO! IL MIO FRATELLONE CE L’HA FATTA!!”
Io apro gli occhi e metto a fuoco la figura di Mike,
giusto due secondi prima che si butti sul letto su di noi, cadendo
dritto sulla
mia schiena.
“Mike, cazzo!”
“Sì, esatto. Quello che hai visto
stasera!”
Io gli do una gomitata al petto facendolo piegare in due.
“Ma che ti prende?”
Dice lui rotolando di lato e massaggiandosi la parte
dolorante.
“Uno: non si entra nelle camere degli altri a tarda notte
urlando.
Due: non si entra per urlare oscenità a gente che dorme.
Tre: non ci lancia su gente che dorme.
Quattro: sono una ragazza, potresti usare un linguaggio
più civile?”
“Quanto la fai lunga…
Così adesso siete ufficialmente fidanzati.”
Io alzo un sopracciglio.
“Non sapevo che per esserlo bisognasse per forza fare
l’amore.”
Lui ride.
“Forse no, ma almeno Vic la pianta di stare ore in bagno
a masturbarsi!”
Vic prende un cuscino e lo dà in testa al suo fratellino.
“Ma che avete tutti?”
“A volte sei un terribile rompipalle.”
Dico io, mettendomi le mutande e la maglia di Vic sotto le coperte, in
modo che
Mike non mi veda.
“Ah sì?”
Con una mossa repentina prende l’altro cuscino e comincia
a colpirci indiscriminatamente, Vic tenta di rispondere, io non ho
un’arma.
Alle quattro del mattino stiamo facendo la lotta con i
cuscini come i bambini dell’asilo, i due fratelli continuano
fino a che dei
colpi provenienti dal pavimento ci fanno capire che abbiamo svegliato
la coppia
irascibile del piano di sotto.
“Cazzo, è meglio se smettiamo.
Lui è capace di venire a bussare a casa nostra e farci
fuori con quel fucile che ha appeso in salotto.”
“Minchia sì. Quella volta che lei ci ha invitato a
mangiare mi sono spaventato
parecchio vedendolo e vedendo il suo padrone con quella faccia
truce.”
I cuscini vengono appoggiati e ci guardiamo.
“Cosa facciamo adesso?”
Chiede Mike.
“Dormiamo?”
Propongo io.
“Ho un’idea migliore: un mio amico mi ha dato della
roba
buona. Pensavo di fumarla con Tony, ma potrei dividerla con voi, se
volete.”
Vic mi guarda, poi annuisce piano, io sospiro e finisco per annuire a
mia
volta. Ci alziamo dal letto, la maglia di Vic è talmente
lunga che mi fa da
vestito, e ci dirigiamo in cucina,
Mike inizia a preparare tre canne, mischiando la cannabis
con il tabacco di tre sigarette, poi ne porge una a me e una al
fratello.
“Fuori è una notte meravigliosa, perché
non fumiamo in
terrazzo?”
“Buona idea.”
Usciamo tutti e tre, i due occupano le sedie, io mi siedo
sulle gambe del mio ragazzo. Inaliamo con calma e lasciamo che il fumo
esca
piano a lente volute.
“Come volete che sia il vostro futuro?”
Ci chiede Mike.
“Io vorrei che fosse come adesso, solo con la band
più
famosa.
Voglio che la gente sappia quanto siamo bravi e mi
piacerebbe essere d’esempio per i ragazzi e le ragazze del
mondo, per il resto
va bene.”
“Non vorresti una ragazza più carina e meno
problematica?”
Lo stuzzico io con la morte nel cuore, temendo la risposta.
“Nah, la mia ragazza è perfetta così
come è adesso e sono
sicuro che continuerà a essere perfetta anche in futuro.
Spero proprio che mi aspetti ogni volta che io andrò in
tour.”
“Uhm, posso anche venire con te se vuoi.”
Lui sorride.
“L’idea mi piace.”
“Bleah, mi fate venire il diabete.”
Ridiamo tutti e due come dei pazzi.
“Dillo che in realtà ci vuoi bene e ci
adori.”
Mike scoppia a ridere senza un motivo preciso.
“Sì, siete il mio modello di coppia
ideale!”
Ride ancora come uno scemo, facendosi andare di traverso il fumo. Vic
alla fine
è costretto a picchiargli sulla schiena per evitare che
svegli tutto il
vicinato.
“Sei il solito danno.”
“E tu il solito nonno.”
“Sono il più vecchio, devo tenervi
d’occhio. Senza di me sareste persi.”
“Sì sì sì,
credici.”
Questa volta scoppiano a ridere tutti e due e mi unisco anche io alla
risata.
Non ho idea di cosa ci riserverà il futuro né se
i Pierce
The Veil diventeranno famosi, ma una cosa la so.
Queste notti a base di canne, affetto e chiacchierate –
con Mike che mi prende garbatamente in giro e Vic che mi tiene
possessivamente
vicina a sé – sono un vizio che non voglio
smettere mai.
Voglio che continuino ancora ed ancora, fino a quando
saremo dei vecchi.
Questo è il mio desiderio che affido alle stelle.
Angolo di Layla.
Visto che qualcuno l'ha richiesto, questo è il seguito di "Hold on till may.", spero vi piaccia.
Questa è Dahlia.