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Autore: wolfsanchor    28/08/2014    4 recensioni
[Sterek – Hunger Games!AU]
Può tra due persone completamente diverse, destinate ad annientarsi a vicenda, nascere qualcosa di così grande da sfidare anche la sorte? Questa volta la fortuna sarà a loro favore?
“Restò un attimo a fissare i fogliettini, poi lentamente girò la mano e ne afferrò uno. Tutti i cittadini restarono per qualche secondo col fiato sospeso, la tensione e la paura erano palpabili nell'aria. La donna aprì il bigliettino e lesse: - Stiles Stilinski!
Stiles ci mise un po' a capire quello che stava accadendo. Rimase un attimo a guardarsi intorno, sperando di aver sentito male, ma gli sguardi sconvolti delle persone che conosceva puntati su di lui gli confermavano che non c'era alcun errore: era lui il nuovo tributo maschio del Distretto 7.”
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo primo - "Here we stand, in the arms of faith."


Si svegliò con due occhiaie profonde e violacee quella mattina, Stiles Stilinski.

La notte non era riuscito a chiudere occhio per più di qualche oretta, per la testa troppo piena di pensieri e di paure ed il cuore che batteva decisamente forte. La consapevolezza di quello che sarebbe accaduto quel giorno gli aveva messo un'ansia allucinante che, nonostante la stanchezza, non aveva dato segno di volerlo lasciare riposare. Perché non sarebbe stata una giornata come tutte le altre, quella. Era tempo di mietitura.

 

Stiles si alzò dal letto abbastanza tardi, verso le dieci di mattina. Il giorno in cui si svolgeva la mietitura ogni anno era considerato come una festa a cui tutti dovevano assolutamente partecipare, per questo non aveva dovuto svegliarsi presto e andare a scuola. Non che ci fosse molto da festeggiare, anzi. Avrebbe preferito miliardi di volte alzarsi alle 6 per andare in quello squallido edificio che la gente del Distretto 7 aveva il coraggio di chiamare 'scuola' che dover passare ancora l'inferno di quel giorno maledetto. Il pensiero che sul biglietto estratto ci potesse essere il suo nome o quello del suo migliore amico Scott lo terrorizzava. Che poi, a pensarci bene, per Stiles le probabilità di essere estratto erano decisamente alte, visto che da quando sua madre era morta, ogni volta che poteva si faceva dare una tessera per le forniture di cibo facendo aumentare il numero dei biglietti estraibili con il suo nome, ed ora ne aveva accumulati una trentina.

Eppure, se avesse potuto tornare indietro, le avrebbe prese comunque quelle tessere. Le scorte di cereali e olio che aveva ricevuto erano state necessarie per la sopravvivenza sua e di suo padre. John Stilinski lavorava in falegnameria tutti i giorni tranne la domenica, ma il salario che riceveva non era un granché, e Stiles doveva cercare in qualche modo di aiutare a portare a casa il cibo, ma nemmeno i piccoli lavori che svolgeva aiutavano molto, per questo si era affidato alle tessere. Non voleva perdere anche il padre, oltre che la madre.

Il ragazzo dopo essersi vestito si avviò verso il luogo in cui si trovavano ogni giorno lui ed il suo migliore amico prima di andare a scuola, sapendo che l'avrebbe trovato lì. Era un piccolo spiazzo di terra non lontano dalle miniere in cui erano soliti giocare da piccoli, non aveva niente di particolare, ma per loro era il posto più speciale di tutto il distretto 7.

Come da copione, Scott McCall stava seduto a contemplare il cielo, immerso nei pensieri.

- Felici Hunger Games, e che la fortuna possa sempre essere a tuo favore, amico – disse Stiles in tono ironico. Il ragazzo si voltò di scatto e non appena vide Stilinski gli sorrise. L'amico gli si sedette accanto.

- A che pensavi? - chiese piano Stiles, quasi sussurrando.

- A tutto questo. Gli Hunger Games. Ho una paura assurda. Se dovessi essere estratto non credo che riuscirei a vincere e non voglio che mia madre rimanga sola - disse Scott.

- Non verrai estratto. E comunque se succedesse credo che avresti possibilità, sei forte, dobbiamo solo lavorare sulla tua intelligenza! - entrambi i ragazzi scoppiarono a ridere. - E non ti preoccupare, mi prenderei cura io di tua madre.

McCall abbracciò forte l'amico, come se fosse l'ultima volta. Poi, mise la mano in una tasca dei pantaloni e vi tirò fuori una piccola scatolina rossa con un fiocco giallo.

- Stiles, volevo darti una cosa – aprì la custodia e mostrò il suo contenuto: due spille fatte in ferro, raffiguranti ciascuna una ghiandaia imitatrice. - Sai, nell'arena lasciano tenere un portafortuna dal distretto di appartenenza, a patto che non nasconda armi o cose del genere. Prendine una, io terrò l'altra, così se uno di noi venisse scelto avremmo con noi una cosa che ci lega, per sentirci più vicini.

Stilinski diede una pacca sulla spalla dell'amico e prese uno dei due portafortuna.

- Grazie, Scott. Però non ti preoccupare, andrà tutto bene, vedrai – disse rialzandosi e aiutando a sua volta l'amico ad alzarsi.

 

Alle due in punto, la piazza principale era piena. Ogni singolo cittadino del Distretto 7, dal più vecchio al più giovane, dal più ricco al più povero, era radunato davanti al palco del Palazzo di Giustizia, attendendo con ansia l'inizio della cerimonia della mietitura.

Stiles e Scott erano più o meno al centro della piazza, erano riusciti ad arrivare in una posizione in cui il palco era ben visibile, mentre John Stilinski e Melissa McCall erano posizionati più indietro. Dire chi tra loro sentiva maggiormente la paura era impossibile.

Finalmente, dal portone del Palazzo di Giustizia uscirono due persone. La prima era il sindaco della città, Chris Argent, che andò subito a sedersi su una delle sedie poste accanto alle urne con i nomi dei cittadini. Aveva l'aria un po' pensierosa, probabilmente perché anche sua figlia poteva essere estratta, nonostante lei avesse il suo nome solo sui sei bigliettini che le spettavano per la sua età (a 17 anni, per legge il nome compariva sei volte più le varie tessere, ma la famiglia Argent non aveva mai sofferto la fame e non avevano mai avuto bisogno delle forniture extra di cibo). La seconda persona uscita era Effie Trinket, l'accompagnatrice del Distretto 7 che ogni anno seguiva i tributi durante il viaggio a Capitol City. Una volta si occupava del Distretto 12, ma si era fatta trasferire, stanca del fatto che non trovasse mai dei vincitori. La donna a piccoli passi raggiunse il sindaco e dopo aver scambiato due parole, lo invitò ad iniziare il solito discorso di apertura. Sia Stiles che Scott avrebbero potuto ripeterlo a memoria in quanto ogni anno era sempre lo stesso.

Le catastrofi naturali, la lotta tra i sopravvissuti, la fondazione di Panem, di Capitol City e dei tredici distretti, che poi si ribellarono portando alla sottomissione dei primi dodici e alla distruzione del tredicesimo e al Trattato del Tradimento, che oltre a varie leggi portò anche gli Hunger Games. Una storia che ormai chiunque conosceva bene, ma la capitale ci teneva a ricordare chi era il cane e chi teneva il guinzaglio.

Finalmente, alla fine del discorso, il sindaco passò la parola ad Effie, che ogni anno aveva l'incarico di pescare i due nomi dei tributi.

- Come sempre, prima le signore! - la donna immerse la mano dentro all'enorme boccia di vetro contenente migliaia di biglietti di ragazze, mescolò un attimo e poi ne tirò fuori uno. Tutti pendevano dalle sue labbra. - Allison Argent!

Silenzio. Poi tra la folla si fece strada la ragazza, un po' tremolante, diretta verso il palco. Salì le scale, andando incontro al padre ancora incredulo che tra tutti i nomi nel contenitore fosse uscito quello di sua figlia, e si abbracciarono, finendo entrambi in un pianto disperato.

- Che momento toccante, ma dobbiamo passare agli uomini! - esclamò in quel momento Effie, con la sua voce squillante e fastidiosa.

Restò un attimo a fissare i fogliettini, poi lentamente girò la mano e ne afferrò uno. Tutti i cittadini restano per qualche secondo col fiato sospeso, la tensione e la paura erano palpabili nell'aria. La donna aprì il bigliettino e lesse: - Stiles Stilinski!

 

Stiles ci mise un po' a capire quello che stava accadendo. Rimase un attimo a guardarsi intorno, sperando di aver sentito male, ma gli sguardi sconvolti delle persone che conosceva puntati su di lui gli confermavano che non c'era alcun errore: era lui il nuovo tributo maschio del Distretto 7.

Il suo migliore amico Scott era pietrificato, con gli occhi spalancati che fissavano il vuoto. Qualcuno da dietro gli diede una spinta, costringendolo ad avanzare verso il palco. La gente restava in silenzio a guardare il ragazzo che, un po' confuso e un po' impaurito, si recava davanti al Palazzo di Giustizia. Poi dalla folla si sentì un urlo.

- Stiles!

Il tributo si girò e vide suo padre che correva da lui, ma fu fermato dai Pacificatori che gli impedivano di avvicinarsi al figlio. - Lasciatemi! Mi avete tolto mia moglie, non potete togliermi anche mio figlio! Stiles! - John continuava a urlare e a dimenarsi cercando di opporsi agli uomini in divisa, poi Scott lo afferrò per le spalle e lo trascinò via prima che potesse farsi male, cercando inutilmente di calmarlo. Sentire suo padre dire quella frase aveva ricordato a Stiles che non poteva assolutamente permettersi di perdere, anche se c'erano pochissime possibilità per lui. Cercò di focalizzare tutto quello che suo padre gli aveva insegnato guardando gli Hunger Games, come funzionava. “Una cosa che conta molto sono gli sponsor. Non bisogna farsi vedere deboli, Stiles. Se tu potessi permetterti un cavallo, e potessi scegliere tra due cavalli, uno brutto e ferito e l'altro bello e in forze, quale sceglieresti? Funziona così” gli aveva spiegato una volta, mentre guardavano le interviste dei vari tributi. Non poteva permettersi di apparire debole. Stiles alzò la testa e percorse lo spazio che separava lui ed il palco con passo deciso, poi salì le scale, strinse la mano a Chris Argent (ancora con gli occhi rossi dal pianto) e si posizionò accanto ad Effie Trinket. A quel punto, il sindaco come ogni anno iniziò a leggere il Trattato del Tradimento, o almeno ci provò, in quanto era ancora scosso dall'estrazione di sua figlia come tributo. Alla fine, il sindaco fece stringere la mano ai due tributi e l'inno di Panem iniziò a risuonare.

Finito l'inno, Stiles ed Allison vennero presi in custodia dai Pacificatori e vennero portati ciascuno in una stanza del Palazzo di Giustizia, dove gli sarebbe stato concesso di vedere per una decina di minuti parenti e amici.

 

Stiles Stilinski aveva cercato di farsi vedere il più forte possibile dalle telecamere, ma in quel momento nessuno poteva vederlo o sentirlo, perciò si concesse di piangere. Pensava a suo padre, che già aveva perso la donna che amava e non sarebbe riuscito anche a dire addio a suo figlio. Pensava a Scott, nella sua testa aveva ancora l'immagine del suo migliore amico immobile con l'espressione sconvolta nel sentire l'estrazione del tributo maschio. Pensava ad Allison, quella ragazza con cui non aveva mai parlato ma che ora avrebbe dovuto uccidere per uno stupido 'gioco', e alla sua famiglia. E poi pensava al suo odio verso Capitol City, verso quelle persone orribili che ogni anno lasciavano a morire 23 ragazzi innocenti solo per dimostrare che avevano in pugno tutta Panem, e promuovevano pure quell'abominio come una festa. Le lacrime del ragazzo da lacrime di disperazione divennero lacrime di rabbia, rabbia verso quel sistema così barbaro e crudele. Sperava che un giorno la capitale avrebbe ricevuto quello che le spettava. Ma in quel momento, sapeva benissimo che ribellarsi non era nemmeno concepibile.

Stiles sentì dei passi che venivano dal corridoio oltre la porta della stanza, perciò si asciugò le lacrime e si calmò, aspettando di veder entrare qualcuno dei suoi cari.

La prima visita fu quella di suo padre. John si fiondò subito a stringere il figlio in un abbraccio soffocante che sapeva di ansia e paura.

- Stiles, ti prego, non ti arrendere là dentro. Sei un ragazzo intelligentissimo, io so che tu ce la puoi fare. Cerca di tornare a casa, per favore - mentre parlava, papà Stilinski tentava di soffocare le lacrime. Stiles non era l'unico che cercava di essere forte.

- Papà, tornerò. Tornerò, te lo prometto – sussurrò il ragazzo – per te e per la mamma.

John strinse ancora di più il figlio, senza riuscire più a controllare il pianto. - Tua madre sarebbe davvero fiera del ragazzo che sei diventato – disse.

Poi, la porta si spalancò e tre Pacificatori entrarono, strappando l'uomo all'abbraccio e portandolo via, ignorando le sue urla e quelle del tributo che chiedevano solo qualche minuto in più. Stiles, prima che gli uomini in divisa chiudessero la porta, riuscì ad urlare un ultimo 'ti voglio bene' al padre, per poi sedersi sul divanetto della sala a pensare, cercando di reprimere le mille emozioni che erano tornate a riempire il suo cuore.

Quella frase risuonava nella sua testa, e in qualche modo gli aveva messo ancora più paura di quanta non ne avesse avuta prima. Gli sembrava di risentire l'ultimo 'ti voglio bene' che aveva detto a sua madre, nel giorno che il ragazzo ricordava come il più brutto della sua vita.

 

9 anni prima.

- Come sarebbe che non abbiamo il farmaco?! Capitol City ogni giorno produce migliaia di medicine nuove e cazzate per mantenersi belli e sani e noi non abbiamo nemmeno le medicine per permetterci di restare in vita?! - John Stilinski era infuriato. Odiava la capitale con tutto se stesso. Era costretto a lavorare tutti i giorni fino a tardi in miniera per un salario misero, solo la domenica poteva stare con suo figlio e sua moglie, e non aveva nemmeno i farmaci per curarli quando erano malati. Senza la sua amica Melissa McCall, che faceva l'infermiera, probabilmente sarebbero già morti tutti e tre. Ma per quanto potesse saperne di medicina, contro le malattie celebrali non poteva fare niente.

- Una cura l'hanno inventata, ma non la distribuiranno mai nei distretti gratuitamente e costa troppo per chiunque qui al Distretto 7... mi dispiace John, ma non c'è niente da fare – Melissa mise una mano sulla spalla dell'amico per confortarlo, mentre l'uomo scoppiava in un pianto disperato. Amava con tutto se stesso sua moglie Claudia, non poteva accettare che morisse in quel modo.

Nel frattempo, un piccolo Stiles di 8 anni stava ascoltando la conversazione tra i due adulti da dietro la porta, piangendo silenziosamente per non farsi scoprire.

Il bambino, sentendo che il padre e la signora McCall non stavano più parlando, corse nella camera dei suoi genitori, dove da un mese ormai se ne stava sdraiata sul letto sua madre, stremata per il sonnambulismo e le varie allucinazioni causate dalla malattia. La donna sembrava dormire, ma non appena il figlio mise piede nella stanza aprì gli occhi e si voltò sorridendogli. Il piccolo, ancora con le lacrime agli occhi, si sedette accanto alla mamma.

- Stiles, ma che succede? Perchè piangi? - chiese Claudia, dando una carezza al bambino sulla guancia. Dalla voce si sentiva che la malattia e la stanchezza stavano prendendo il sopravvento.

- Mamma, io non voglio che tu te ne vada – Stiles continuava a piangere, e la sua frase suonava come una supplica, come se le chiedesse di non abbandonare lui e il padre.

- Amore, anche se non dovessi più essere qui fisicamente, non vorrà dire che non ci sarò. Hai presente quando stavamo nel cortile e sentivamo le ghiandaie imitatrici cantare, eppure non riuscivamo a vederle? Ecco, sarò la tua ghiandaia imitatrice. Forse non sarò accanto a te, ma sarò sempre a vegliare su di te, quindi non piangere, ti prego – disse dolcemente la donna.

Il piccolo abbracciò la madre, le diede un bacio sulla fronte, e poi le sussurrò dolcemente un 'ti voglio bene' all'orecchio.

Quella notte, la malattia ebbe la meglio su Claudia, e fu l'ultima volta che Stiles riuscì a dirle quella frase.

 

Perso nei ricordi, il tributo non si era accorto dei passi che si dirigevano verso la porta della sua stanza. Tornò nel mondo reale solo nel momento in cui si sentì circondato dall'abbraccio forte del suo migliore amico, accompagnato dalla madre.

- Scott, per favore, prenditi cura di mio padre mentre non ci sono e in caso nell'arena finisca male... - disse Stiles all'altro ragazzo.

- Te lo prometto, ma tu non morirai, capito? Tu tornerai a casa. Ti inventerai qualche idea geniale delle tue e in qualche modo vincerai. Devi farlo, ti prego – McCall aveva gli occhi lucidi e la voce rotta mentre pian piano si staccava dal tributo.

- Tornerò, amico, vedrai. Dopotutto ho la tua spilla, mi porterà fortuna – Stiles prese dalla tasca dei pantaloni l'accessorio con la ghiandaia imitatrice e sorrise al ragazzo.

Scott diede una pacca sulla spalla dell'altro, poi si allontanò per lasciare a Melissa il tempo di salutarlo.

- Sei un ragazzo davvero intelligente, Stiles. Ce la puoi fare, ne sono sicura. E ricorda quello che ti ho insegnato sulle erbe, ti sarà utile – la donna abbracciò dolcemente Stilinski, che la ringraziò per le sue parole e per le nozioni che gli aveva dato quando era più piccolo. In effetti Melissa McCall era come una seconda madre per lui, da quando Claudia era morta lei si era sempre presa cura di lui e spesso da piccolo l'aveva accompagnata a raccogliere le erbe medicinali nel bosco. Quella donna era stata un enorme sostegno sia per lui che per John, ed entrambi le erano molto grati e le volevano tanto bene.

I Pacificatori tornarono un'altra volta e i McCall vennero condotti fuori dalla stanza. Stiles era ancora solo, così si abbandonò nuovamente ai pensieri.

 

Arrivarono a prenderlo dopo una ventina di minuti, lo fecero salire su un'auto insieme ad Effie ed Allison e viaggiarono fino alla stazione ferroviaria.

Appena i tributi uscirono dalla vettura, si ritrovarono circondati da fotografi e giornalisti, ma nessuno dei due era esattamente dell'umore giusto per foto o interviste, perciò rimasero entrambi zitti e non rivolsero nemmeno uno sguardo alle persone, camminando a testa bassa fino al treno ad alta velocità per Capitol City.

All'interno del veicolo, Effie mostrò ad entrambi i loro scompartimenti (che sembravano dei veri e propri appartamenti, in quanto erano provvisti di camera da letto, spogliatoio e bagno personale) e li avvisò che li avrebbe attesi per la cena nella sala da pranzo tra un'ora.

Stiles si prese un po' di tempo per farsi una bella doccia, poi dopo essersi asciugato, prese dall'armadio una camicia bianca e dei pantaloni rossi e se li mise. Quando si guardò allo specchio quasi non si riconobbe, fresco di doccia e con quei vestiti nuovi ed eleganti. Nel Distretto 7 erano sempre tutti abbastanza sporchi per il sudore, per il fango o semplicemente per la terra e portavano vestiti alquanto trasandati, in quanto nessuno aveva soldi da sprecare in cose nuove e costose, dovevano sempre pensare a sopravvivere.

Puntuale come un orologio svizzero, Effie bussò alla sua porta all'ora di cena e lo condusse in una grande sala con un tavolo pieno di piatti che sembravano uno più succulento dell'altro. Allison, con i capelli raccolti a chignon e un lungo abito azzurro, era già seduta al suo posto e ammirava le varie prelibatezze disposte davanti a lei. Il ragazzo prese posto al suo fianco mentre l'accompagnatrice si sedette di fronte ai due.

- Ragazzi, servitevi pure, buon appetito! - fece la donna, consentendo di iniziare a cenare. Ma prima ancora che i tributi potessero prendere in mano le posate, la porta di entrata della sala da pranzo si aprì e fece il suo ingresso una donna che sia Stiles che Allison riconobbero subito come il loro mentore, l'unica vincitrice degli Hunger Games proveniente dal Distretto 7 rimasta in vita: Talia Hale.

- Effie Trinkett, non è maleducazione iniziare la cena quando manca ancora un invitato? - chiese la donna, con un sorriso affascinante sul viso.

- Talia, santo cielo, sono desolata! - l'accompagnatrice sembrava un po' imbarazzata, ma la felicità nel rivederla traspariva. Le lasciò due piccoli baci sulle guance, poi si rivolse ai ragazzi e fece le presentazioni. Finiti i convenevoli, finalmente i quattro si sedettero a tavola e la cena poté iniziare.

I tributi nel Distretto 7 non avevano mai visto così tanto cibo buono. Allison, nonostante fosse la figlia del sindaco e non soffrisse proprio la fame, era abituata a mangiare piatti abbastanza poveri e non molto saporiti, ben lontani da qualsiasi alimento presente su quel tavolo in quel momento, e Stiles generalmente doveva accontentarsi di qualche schifezza fatta con prodotti scadenti presi al mercato. Entrambi quindi si ingozzarono fino a riempirsi lo stomaco, quasi fino alla nausea.

Quando tutti ebbero finalmente terminato il pasto, il team si spostò in un altro scompartimento per assistere alle mietiture dei vari distretti.

Mentre le immagini delle varie cerimonie scorrevano sullo schermo del gigantesco televisore, Stilinski studiava con attenzione le facce dei suoi avversari. Cercava di memorizzare perfettamente tutti e 22 i tributi, ma solo alcuni gli restarono impressi nella mente. Un ragazzo dai capelli ricci che nonostante fosse appena stato sorteggiato rideva spavaldo, dal Distretto 1. Una ragazza bionda che mandava dei baci alle telecamere, Distretto 2. Un ragazzo dalla carnagione scura e la stazza di un armadio, Distretto 4. Ma soprattutto, quello che colpì maggiormente Stiles fu il tributo del 2, che si offrì volontario con una smorfia sicura sul volto e un tono di superiorità.

Era un bel ragazzo, alto, con la muscolatura ben sviluppata, i capelli neri e gli occhi di un verde brillante da cui Stilinski non riusciva più a staccare lo sguardo. C'era qualcosa in lui che lo attraeva e lo terrorizzava allo stesso tempo. Forse perché veniva da uno dei distretti Prescelti che allenavano i loro tributi fin da piccoli, o forse per la risolutezza con la quale si era offerto come volontario, sfoggiando quel ghigno come per dire che sarebbe stata una passeggiata... o semplicemente per il suo aspetto affascinante e misterioso. In ogni caso, una cosa era certa: Stiles non avrebbe più dimenticato il giovane del Distretto 2, Derek Hale.

Finita la trasmissione, Talia spense la televisione e fece il punto della situazione.

- Ok ragazzi, per prima cosa, la nostra mietitura – disse, attirando l'attenzione dei due tributi. -Allison, la scena con tuo padre è stata molto toccante, il pubblico si sarà commosso e per questo si ricorderà di te – accarezzò dolcemente la spalla alla ragazza, che sorrise un po' imbarazzata. Non capiva come piangere come una bambina avesse potuto avvantaggiarla, ma si fidò.

- Stiles, tu sei stato bravo a controllare le emozioni, hai dimostrato di essere coraggioso e sono sicura che la gente ti premierà per questo. In ogni caso, lavoreremo sull'immagine di entrambi prima delle interviste, nel frattempo concentratevi sulle vostre abilità, dovete prendere un voto alto all'allenamento – concluse il mentore.

Il giovane annuì poco convinto. Lui non aveva grandi abilità, era molto intelligente, ma non sapeva maneggiare una spada o tirare con l'arco, in questo tipo di cose era bravo Scott.

Probabilmente Effie notò lo sguardo un po' perplesso del ragazzo, perché passò subito accanto a lui, prendendogli una mano tra le sue in segno di affetto.

- Oh, non ti preoccupare, sono sicura che si ricorderanno tutti di te, guarda che bel faccino, avrai tutte le ragazze ai tuoi piedi! - esclamò, pizzicandogli dolcemente la guancia.

- Grazie Effie, mi rassicura molto. Sarà davvero utile nell'arena – rispose il ragazzo, sfoderando il suo pungente sarcasmo. Sapeva che stava solo cercando di consolarlo, ma non simpatizzava molto per i cittadini della capitale.

Talia ridacchiò, poi riprese la parola, ma il suo tono si fece preoccupato. - Ora ragazzi dobbiamo parlare dei vostri avversari. Penso che abbiate notato che due degli altri tributi portavano il mio stesso cognome..

Stiles ripercorse con la mente le immagini viste poco prima sui tributi. Subito gli venne in mente Derek, ma per ricordarsi dell'altro Hale ci volle uno sforzo in più. Alla fine, gli venne in mente di una ragazza del Distretto 11, alta, con i lunghi capelli castani e gli occhi marroni, una bella ragazza. Si chiamava Malea o Malia, non ne era proprio sicuro, ma si ricordava del cognome.

- Molti anni fa, gli Hale erano una delle famiglie più potenti del Distretto 13, ma con la sua distruzione, i nostri antenati si sono divisi nei diversi distretti – iniziò il mentore. - Quello che però la gente non sa è che oltre che per i bombardamenti al nostro distretto, noi Hale abbiamo dovuto diramarci perché il governo dell'epoca ci voleva morti.

Stilinski e la Argent si guardarono un po' confusi, poi fecero tornare i loro sguardi interrogativi alla donna. Lei chiuse gli occhi, coprendoli con le mani. Quando li scoprì, li tenne chiusi ancora per un attimo, e quando li riaprì, i ragazzi restarono increduli. I suoi occhi erano di un rosso brillante.

- Lupi mannari... - bisbigliò Stiles. Talia annuì sorridendo.

Il ragazzo restò un attimo con lo guardo fisso sulla donna, ma assente. Gli ingranaggi nella sua testa si erano azionati ed ora stavano elaborando quell'informazione così assurda, ma che a pensarci bene non l'aveva scosso poi così tanto. Dopotutto sua madre aveva sempre creduto nella loro esistenza, tanto da cercare di convincere anche il padre e gli aveva sempre raccontato tutte quelle storie e lasciato un sacco di libri, compreso il suo preferito. E pensando proprio a quel romanzo, tutti i pezzi del puzzle finirono al proprio posto.

- Mia madre aveva un libro che parlava di una famiglia di lupi mannari sopravvissuta alla guerra... quella famiglia in realtà siete voi, vero? - chiese.

La Hale tirò fuori un sorriso raggiante, negli occhi aveva una scintilla di commozione.

- Sai Stiles, vedo davvero molto di Claudia in te... anche lei era intelligente ed intuitiva, era speciale. Mi manca davvero tanto tua madre.

Il tributo fu sorpreso di sentire una cosa del genere. Non sapeva che Talia e sua mamma fossero amiche, ma stando alle parole del mentore dovevano essere molto legate. Ed ecco che un fulmine balenò nei suoi pensieri, insinuando al loro interno la chiave che collegava tutto quello che aveva scoperto e tutto quello che invece Claudia gli aveva lasciato. - Quindi mia madre sapeva tutto...

La donna annuì. Gli occhi di Stiles divennero umidi pensando a quanto sua madre fosse piena di sorprese e a quanto avrebbe voluto che fosse ancora lì con lui per raccontargli tutto. Ma purtroppo lei se n'era andata, portandosi con lei quel segreto così importante.

Ad interrompere i momenti di silenzio che seguirono fu Allison, che finalmente si era ripresa dallo shock. - Quindi due dei nostri avversari sono licantropi, ma che hanno di speciale?

- Intendi oltre al trasformarsi in lupi feroci impazziti con forza sovrumana quando c'è la luna piena? - chiese il suo compagno. La ragazza lo fulminò con lo sguardo.

- Beh, noi licantropi abbiamo udito e olfatto potenziati, riflessi migliori, maggiore velocità e come ha detto Stiles, una forza sovrumana. Inoltre siamo anche capaci di curarci, le ferite guariscono abbastanza velocemente – spiegò Talia.

- Magnifico, non mi bastavano 23 persone normali, ho pure due mutaforma. La fortuna è davvero dalla mia parte – sbuffò Stilinski.

- Quindi, cosa dobbiamo fare per restare vivi nell'arena? - chiese Allison.

- Strozzalupo, è nocivo per noi licantropi. Ma se non ne trovate, ci sono altri modi, basta rendergli impossibile curarsi – rispose il mentore. - Ora fareste meglio ad andare a riposarvi, l'indomani arriveremo nella capitale e avrete molto da fare. Rimandiamo i consigli ad un altro giorno.

I tributi guardarono senza dire nemmeno una parola Talia Hale uscire dalla sala. Poi, esortati da Effie, si diressero ognuno nel proprio scompartimento per concedersi qualche ora di sonno prima della fine del viaggio.

Capitol City era vicina.



[Angolo del tizio che scrive]
Woah, eccoci ancora qui babies!
Vi confesso che stavolta ho aggiornato velocemente solo perché è il primo capitolo e non volevo esagerare con le attese, ma i seguenti li pubblicherò ogni volta a distanza di due settimane perché ho ancora un sacco di revisioni e tra l'altro devo ancora studiare *si nasconde*
Beeeene, questo capitolo è stato un po' una palla al piede da scrivere, non è decisamente il più bello che ho scritto e quindi vi prego, non linciatemi ;-;
Comunque, che dire? Ho voluto mettere Talia come mentore perché mi sa troppo di donna saggia, poi mi immagino un sacco lei e Claudia come migliori amiche awww.
Ah, e riguardo alla spilla della ghianaia non uccidetemi, non l'ho messa per "scopiazzare", ho voluto inserirla perché è un po' il simbolo di HG e poi quegli uccellini prossimamente appariranno nella storia, yay.
Mi piaceva pensare ad Allison come secondo tributo perché è troppo badass e ammetto che anche se non è decisamente uno dei miei personaggi preferiti mi manca un sacco :c
Ed ecco che sbuca pure Derek, che sì, anche qui è un licantropo (idea dell'ultimo minuto, lo ammetto) (e c'è anche il trio badass, spero che l'abbiate riconosciuto) e già dal prossimo capitolo inizierà a farsi sentire. 
E niente, ringrazio tutti quelli che hanno recensito, che hanno messo tra preferiti/ricordati/seguiti e soprattutto la mia consigliera aka jeremyhipster che si becca pure i miei scleri ma mi sopporta <3

Alla prossima, babiesss
 

  
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