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Autore: Bab1974    29/08/2014    5 recensioni
Arthur è geloso di Merlin e lo segue ovunque. Un sorriso di suo padre porta guai inaspettati.
Partecipa al contest di Io@ ;) 'Contest di Gelosia!!! [Multifandom e Originali]'.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gwen, Merlino, Principe Artù, Uther | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il riso del re porta guai

 

Per la gelosia niente è più tremendo della risata.
Per un geloso, uno di quelli cronici e inguaribili, osservare il proprio amato divertirsi in presenza di altri che non siano a lui e, soprattutto, in sua assenza, è una delle prove più terribili cui possa essere sottoposto.
Da quando era riuscito a passare sopra al fatto di essere innamorato di uomo e aver scoperto di essere ampiamente ricambiato, l'ossessione di Arthur nei confronti di Merlin aveva raggiunto dimensioni non misurabili da mani umane. E neppure dal lui stesso, poiché l'oggetto del suo desiderio, pur essendo un mago, riusciva a credere di suscitare un tale sentimento.
Arthur continuava a osservarlo ridere con Gwen, Morgana, Gaius, guardie e servitori: sembrava che in quel periodo tutti trovassero divertente la compagnia del suo Merlin. Fu, però, quando vide un sorriso uscire dalla bocca di suo padre, che sbroccò del tutto. Suo padre non rideva mai, MAI, con nessuno, non con i suoi figli, non con Gaius, che erano tra le persone che gli erano più vicine, nemmeno con se stesso. Cosa poteva essere successo tra lui e Merlin che potesse provocare quella seppur lieve ilarità?
Doveva affrontare l'argomento con Uther, senza fargli capire quanto era preso dalla faccenda. Decise di buttarla lì come una battuta.

 

 

 

“Padre, vi ho visto ridere oggi, è una rarità. Che vi ha detto Merlin di tanto divertente?” chiese, sperando che non trovasse strano il suo interesse. Il re non smosse di un nulla le labbra, a fatica voltò il capo per osservare il figlio.

“Mi hai visto? Un attimo di debolezza. Quel buffone del tuo servitore riesce a inciampare su qualsiasi cosa.” spiegò l'uomo.

Arthur era imbarazzato, si era perso l'episodio che precedeva il fatto incriminato, rischiando di fare un pessima figura.

“Mi stupisce che non lo abbiate messo alla gogna!” esclamò, cercando di recuperare quel poco di dignità che aveva rimasto in corpo. Se avesse seguito quel suo suggerimento e Merlin lo avesse saputo, probabilmente non avrebbe scaldato il suo letto per parecchie settimane. Sapeva come opporsi, se lo desiderava, il suo amante.

“Ho pensato che la testata che ha dato contro il muro, fosse una punizione sufficiente per la sua mancanza di equilibrio. Inoltre, l'essere riuscito a non rovesciare la tua colazione, nonostante tutto, andava premiato.”

Arthur cercò di focalizzare ciò che aveva visto quella mattina, mentre passava per il corridoio. In effetti, con il senno di poi, ricordò che Merlin si massaggiava la testa, dove probabilmente aveva sbattuto e che teneva ancora in bilico il vassoio. Pensare che non gli aveva detto nulla! Arthur lo aveva addirittura rimproverato perché il vassoio era disordinato. Doveva sperare che non venisse mai a sapere del suo interessamento. Di certo non l'avrebbe mai saputo dalla sua stessa bocca e anche da parte di suo padre poteva stare tranquillo. Altri che sapevano non ce n'erano, quindi si poteva sentire sicuro.

“Sono curioso di sapere che ci facevi a quell'ora lì, Arthur?” chiese il padre, cogliendolo di sorpresa. Doveva trovare una scusa su due piedi e che fosse credibile. Non poteva certo dirgli che ogni tanto, ultimamente anche troppo spesso, seguiva il suo amante per sincerarsi che non lo tradisse!

“Ehm, ero in compagnia, dolce compagnia, se capite quello che intendo.” disse non sapendo come cavarsi da quella situazione.

“E di chi?” chiese Re Uther. E quello non ci voleva. Non pensava che suo padre fosse tanto impiccione, di solito non parlavano che di guerre, magia malvagia e cose del genere.

“Padre, volete che faccia il nome della donzella?”

“Non preoccuparti, non lo dirò a nessuno, anche se mi fa piacere sapere che hai trovato qualcuno su cui sfogare i tuoi appetiti sessuali. Non è molto sano tenersi tutta quell'energia dentro. Spero solo che tu stia attento, non voglio che il castello brulichi di bastardi.”

Uther non gli aveva ordinato nulla, ma Arthur aveva sottinteso che attendeva una risposta e che non voleva aspettare. Tergiversare sarebbe servito solo a spazientirlo, lo conosceva bene.

“Si tratta di Gwen, padre.”

Uther lo guardò annuendo.

“Ottima scelta, anche se mi dava l'aria di essere una ragazza più seria. Suppongo che al fascino della carica di Principe, nessuna donna possa resistere a lungo. Spero che se ne stia nei ranghi. Anche lei ha visto ehm l'incidente,?” Arthur pensò che chiamasse incidente , il sorriso.

Uff, e ora che si inventava.

“Beh, ecco, in realtà lei era molto occupata, a farmi un servizietto... con la bocca.” buttò lì Arthur. Ebbe la sensazione che la bugia che aveva detto gli si sarebbe ritorta contro, ma non sapeva che altro dire.

Uther allargò gli occhi, stupito da tanta audacia. Non commentò oltre e appena finito di mangiare si accomiatò dal figlio per tornare ai propri affari, mentre Arthur sperò che la faccenda fosse finita lì.

Purtroppo non aveva fatto i conti con un servo spione e chiacchierone.

 

 

Arthur era in trepidante attesa che il suo amante arrivasse per fargli compagnia durante la notte. Al bussare alla porta cercò di non far trapelare l'eccitazione nella voce: se per caso non fosse stato Merlin, avrebbe fatto una grama figura. Per fortuna era proprio lui e gli si allargò il sorriso sul volto. Come risposta si ritrovò rovesciato in testa il vino aromatizzato alla cannella che doveva conciliargli il sonno. Strinse gli occhi, immaginando di sognare, ma quando li riaprì lui era ancora lì, con il bicchiere in mano e lo sguardo irato. In seguito alzò il braccio per tirargli addosso il bicchiere e Arthur, abilmente, lo evitò per un soffio.

Raddrizzò la schiena per vedere Merlin che si dava alla fuga per i corridoi. Lo rincorse, con il rischio che tutti vedessero quella scena allucinante e lo bloccò contro un muro.

“Merlin, se non mi dici subito che cosa sta succedendo, mi reco da mio padre e ti faccio mettere alla gogna.”

“Con che scusa?” sbottò il mago con la voce carica di astio.

“Il fatto che sia bagnato da capo a piedi, mi sembra un ottimo motivo.” Merlin si morse un labbro e abbassò il capo. Arthur allentò la presa, rendendosi conto che poteva fargli male e si avvicinò all'orecchio di Merlin.

“Se non mi dici subito che cosa è accaduto, ti bacio qui davanti a tutti e potresti rischiare di peggio.” gli sussurrò all'orecchio.

“Il vostro allora è un vizio, dare spettacolo in pubblico.” lo accusò Merlin.

La frase di Merlin spaventò il Principe, che ricordò la bugia che aveva raccontato al padre. Era certo che lui non l'avrebbe mai ripetuto in giro, ma se per caso qualche servitore pettegolo avesse ascoltato, tutto il castello ne sarebbe stato al corrente nel giro di poche ore.

“Merlin, ti prego, entriamo, devo confessati una cosa.”

Lo sguardo abbattuto di Merlin gli fece capire che aveva frainteso, ma non era quello il luogo giusto per le spiegazioni. Intanto che Merlin entrava nella sua stanza e si chiudeva la porta alle spalle, Arthur si maledisse sulla propria gelosia senza fondamento e su dove lo aveva portato.

 

 

 

“Da quanto tempo va avanti la vostra storia con Gwen?” chiese Merlin prima che Arthur potesse cominciare a giustificarsi “Avete preso le sue grazie, prima o dopo, aver impalmato me?”

La tristezza delle parole di Merlin colpì Arthur al cuore. Avrebbe mai creduto alla verità? Lo avrebbe mai perdonato per essere stato così stupido? Il fatto che si ostinasse a dargli del voi in privato, quando erano mesi che gli dava del tu, era uno dei sintomi peggiori di quella situazione. Doveva cominciare in maniera che la sua attenzione si catalizzasse su di lui, non su qualsiasi pensiero oscuro che gli passasse fra quelle adorabili orecchie.

“Merlin, ti amo.” esordì il Principe, mettendo quanta più passione possibile in quelle parole.

Il mago alzò lo sguardo, temendo di non avere capito bene, che il suo desiderio gli avesse causato qualche scherzo uditivo. In quei mesi Arthur gli aveva detto che lo desiderava, che gli piaceva la sua compagnia e tanti altri complimenti più sconci, ma mai gli aveva confessato di essere innamorato di lui.

“Arthur... perché proprio ora?” chiese stordito “Tutta Camelot parla di come tu, ehm voi e Gwen facciate sesso davanti al re. Questa è forse una maniera per rimettere le cose a posto?”

Arthur sapeva che non sarebbe stato facile rimettere le cose a posto, ma l'unica cosa che desiderava, in quel momento, era riavere tutto per sé il rispetto di Merlin. Il resto sarebbe potuto arrivare dopo con calma.

“Non è mai accaduto nulla con Gwen. Ora ci sediamo sul letto e con calma ti spiego tutto. Ti giuro sulla memoria di mia madre, che quello che ti racconterò è la verità, null'altro.”

Merlin capì che poteva credergli. A fatica riusciva a nominare la donna che lo aveva messo al mondo, per poi morirne subito dopo, figurarsi giurare su di lei.

“Se mi dici così, ti crederò.”

“Non m'interrompere fino a quando non avrò finito.” lo pregò e cominciò fin dal principio di tutto, la sua gelosia malata. Da lì non saltò nessun particolare, nemmeno il più insulso. Alla fine del racconto, Merlin non sapeva se ridere, piangere o essere commosso.

“Tu geloso di me fino a questo punto? Non mi sembrava di aver fatto nulla di male, o che potesse dare adito a dubbi.”

“Non è colpa tua, sono io che sono geloso fino all'inverosimile.”

“Ma addirittura coinvolgere tuo padre, essere geloso di lui! Hai fatto tutto una gran confusione per niente.”

Arthur arrossì sapendo di meritarsi quei rimproveri.

“Vorrei trovare una maniera per risolvere la situazione, ma non so come fare. Non mi odi per questo?”

Merlin s'avvicinò più tranquillo e accettò di essere abbracciato.

“Odiarti? Mi lusinga il fatto che tu tenga a me fino a questo punto, ma mi preoccupa quello che potrebbe accadere a Gwen. Chiunque potrebbe abrogarsi il diritto di metterle le mani addosso o sparlare di lei. Non è difficile rovinare la reputazione di una brava ragazza.”

Arthur si mordicchiò un'unghia, mentre con l'altra accarezzava la schiena del mago.

“Andiamo a letto. Magari dormendoci su, potremo trovare una soluzione.”

Merlin annuì, sorridendo. Il fatto che non gli avesse chiesto di fare l'amore, che non avesse tentato neppure un approccio sessuale, dimostrava che era pentito e che voleva farsi perdonare. Non che questo risolvesse la situazione della povera Gwen, ma per lui era importante.

 

 

 

Merlin si accomodò fra le sue braccia, a tergo. Arthur, perso nei propri pensieri, continuava a coccolarlo e a baciarlo: cercava di pensare ad una soluzione che potesse salvare se stesso, la sua relazione con Merlin e la reputazione di Gwen. Il mago faticava a tenere l'autocontrollo. Le mani e la bocca di Arthur gli davano sensazioni che era difficile serrare dentro. In un'altra occasione avrebbe risposto con passione a quelle carezze, ma capì che Arthur aveva bisogno di concentrarsi sul problema, senza interruzioni.

Nessuno dei due riuscì a dormire, anche se Merlin ebbe la sensazione di essersi appisolato un momento. Non ebbe il tempo di entrare nella fase profonda del sonno, però. Arthur lo scosse e gli spiegò un'idea che aveva avuto per risolvere al meglio la situazione. Merlin, mezzo intontito dal sonno, ci pensò un attimo, poi capì che forse era l'unica via per salvare tutti i personaggi di quella squallida commedia.

 

 

 

Il resto della nottata la passarono prima a studiare i particolari del piano, del quale dovevano mettere al corrente anche Gwen, che era rimasta sconvolta dalle notizie che giravano al castello, poi a tentare di riposarsi, anche se con il tumulto che avevano in corpo e l'eccitazione che provocava la vicinanza del loro corpi, era difficile.

Alla fine si risvegliarono al canto del gallo. Era ancora presto per svegliare il Principe, che rimase nel letto, mentre Merlin, come faceva ogni mattina, si alzò. Tornò nella casa che divideva con Gaius, preparò una frugale colazione per entrambi e, appena consumata la propria, si diresse nelle cucine reali, per preparare la colazione per Arthur.

Lì incontrò Gwen, che era continuamente sotto la raffica delle battute di chiunque, servette, cuochi, sguatteri., guardie. Anche lei doveva prendere la colazione per la sua padrona, Morgana, che stava meditando una qualche terribile vendetta alla volta del fratellastro, sicura che fosse colpa sua se quelle dicerie infondate avevano fatto il giro del castello.

Merlin la prese da parte e le raccontò le novità. Arthur non sapeva che Gwen era a conoscenza di ogni cosa a riguardo della loro relazione, non aveva avuto il coraggio di confessarglielo.

 

 

 

“Così è nato tutto per causa della sua gelosia?” si stupì la ragazza “Anche se ci ho rimesso, mi sarebbe piaciuto seguire la scena di Arthur che cerca di capire se suo padre poteva essere interessato a te.”

Merlin cercò di non ridere, avevano cose più importanti fa fare.

“Arthur è davvero mortificato, non s'immaginava che qualcuno ascoltasse quella conversazione. Abbiamo un piano, comunque. Dovrebbe essere sufficiente per rimettere le cose a posto, senza danneggiare chiunque.”

Le parlò ad un orecchio, spiegandole tutto. La ragazza alla fine fu d'accordo. Forse si sarebbe salvata e Arthur avrebbe mantenuto una parvenza di autorità.

 

 

 

Durante il pranzo con il padre, Arthur, cercando di essere il più cauto possibile, fece un'osservazione che doveva cambiare la sua situazione con Merlin e ridare una reputazione a Gwen.

“Padre, vi ricordate la confessione che vi ho fatto ieri?” chiese Arthur.

“Come potrei non farlo! Ne sta parlando tutta Camelot. La nostra servitù non ha altro modo di divertirsi, si vede.” commentò serio re Uther.

“In realtà ieri, vi avevo mentito, non ero in compagnia di Gwen.” confessò alla fine.

“Uhm, perché lo hai fatto?” Uther alzò lo sguardo per la prima volta dal suo piatto e osservò il figlio “Spero che tu abbia un buon motivo, non mi piace che mi si menta, qualsiasi ne sia la ragione.”

“Padre, se ieri vi avessi detto la verità, ci sarebbe stata una nobildonna molto, molto arrabbiata nei miei confronti... e un padre ancora più arrabbiato con cui scusarsi.”

Uther fece una faccia più contrita del solito.

“Hai intrapreso una relazione con qualcuna di così importante? Avresti dovuto essere più prudente.” Uther cominciava a sentirsi sulle spine.

“Non preoccuparti, padre, nessuno sa nulla. E, per inciso, è stata lei a corteggiarmi fino allo sfinimento.” aggiunse sorridendo malizioso.

Uther non rispose al suo sorriso, se non con uno stirare indeciso delle labbra: meglio così, quando il re rideva accadevano delle disgrazie, o qualcosa che si avvicinava molto.

“Molto bene, non voglio che tu mi dica di chi si tratta, in questo castello anche i muri hanno orecchie. Sarà già abbastanza imbarazzante così, domani tutti sapranno che una delle nobildonne che frequentano la corte è una sgualdrina e ninfomane.” Uther fece un gesto per far capire al figlio che il discorso era chiuso lì.

Arthur continuò il pranzo tranquillo, cercando di non esultare per la piega positiva che aveva preso la conversazione. Continuarono a discutere di faccende meno facete, come guerre, maghi arsi sul rogo e altre cosa allegre del genere.

 

 

 

“Allora, che ne dice il servitore di come il suo principe ha risolto la faccenda?” chiese Arthur, avvinghiato a Merlin.

“Devo ammettere che sono stupito. Non avrei mai creduto che sistemassi tutto in così poco tempo.” ammise il moro “Oggi tutta Camelot parlava di come una nobildonna ti abbia sedotto e costretto ad atteggiamenti equivoci in pubblico. I nobili si guardano l'un l'altro e tengono al guinzaglio le proprie figlie, come se fossero degli animali pericolosi. Spero che questo ti abbia insegnato la lezione, mio caro Arthur, la tua gelosia malata può fare danni.”

Arthur gli morse un orecchio, per poi passare a baciare la sua bocca.

“L'unica cosa che ho imparato è che è un bene che mio padre non sorrida: porta sfortuna. Ah, e ho anche imparato a non confidarmi con lui e con nessun altro. Fin'ora mi era sempre andata bene.”

“Devo supporre che sia tanto che mi segui.”

“Da prima ancora di sapere che ti desideravo.” confessò il Principe “Ti seguivo con lo sguardo ovunque tu fossi, con un senso di oppressione che mi stringeva il petto. Cominciava a pensare i essere affetto da qualche rara malattia sconosciuta perfino a Gaius, che continuava a dirmi che ero in salute. Fu proprio lui a mettermi la pulce nell'orecchio. -I sintomi che avete sono i classici dell'uomo innamorato. Siete per caso rimasto ammaliato dai bei occhi di un'avvenente fanciulla?- E allora mi sei venuto in mente tu e tutto mi è apparso chiaro.”

Merlin rimase affascinato ad ascoltare quel racconto: essere l'oggetto del desiderio di un uomo come Arthur, lo lusingava oltre ogni parola.

“Ieri sera non ti ho risposto.”

“A cosa?”

“Anch'io ti amo.”

Seguì un silenzio imbarazzato, durante il quale Arthur notò una punta di rammarico nelle voce di Merlin.

“Sembra quasi che ti dispiaccia.” commentò.

“In realtà so che non abbiamo un futuro e che al meglio, dovrò stare a guardarti mentre ti sposi con la futura regina, sempre che tuo padre o altri non ci scoprano e non mi mettano al rogo. Mi faranno passare per un malvagio stregone che ha usato i suoi poteri per ammaliarti. Non importa che lo sia davvero o no.”

Arthur lo strinse ancora di più.

“Non immaginavo che i tuoi pensieri fossero così cupi. In effetti credo che tu mi abbia in qualche modo stregato, anche se non credo che c'entri molto la magia. Hai solo scoperto qualcosa che era già dentro di me, lo hai cullato e te ne sei preso cura.”

“Ma se litigavamo sempre! Te ne ho dette di di cotte e di crude e d è meglio che non ti riferisca quello che pensavo, o borbottavo.”

Il principe alzò un ciglio, contrariato e allo stesso tempo curioso, ma no, alla fine era meglio non sapere.

“La tua ritrosia mi ha sempre attirato. Se ti fossi buttato fra le mie braccia senza discutere forse non sarebbe stato così. Avrei rinnegato la mia natura, l'avrei sepolta con la forza. Invece, in questa maniera, prima di rendermene conto, ero talmente innamorato di te, delle tue adorabili orecchie, dei tuoi zigomi, e di qualsiasi cosa appartenga al tuo corpo, che non ho potuto più tirarmi indietro.”

Merlin sorrise nel buio: quella dichiarazione d'amore era così sincera e spassionata che non sapeva come controbattere. Arthur decise di proseguire.

“So che un giorno in qualità di sovrano mi obbligheranno a prendermi le mie responsabilità, a pensare al futuro di Camelot, a dargli una regina e degli eredi, ma tu sarai sempre qui.” Si mise una mano di Merlin sul cuore “Nessuno ti porterà via questo posto.”

Merlin non ebbe nulla da dire, lui aveva sempre le parole giuste per ogni cosa, che fosse una seduta di guerra che una

seduta amorosa. Solo un pensiero aleggiò nella sua mente.

-Spero che la tua gelosia non rischi di rovinare tutto.- Per ora si godeva i suoi baci, le sue carezze, ogni notte come se fosse l'ultima.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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