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Autore: Leiron    29/08/2014    1 recensioni
Il fuoco distrugge, le fiamme cercano bramose combustibile da ardere; le lingue vermiglie portano morte e distruzione, riducendo in cenere quel che incontra il loro cammino. In questa storia però, il fuoco è padre, anima e corpo di una vita che da lui ha ripreso la voglia di toccare il cielo, innalzarsi verso di esso, e di spiccare il volo con le proprie ali di fuoco, verso il destino che l'attende.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jon Snow, Nuovo personaggio, Rhaegar Targaryen, Tyrion Lannister, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo


Era notte fonda quando un’ombra attraccò alla riva. La silenziosa e piccola barca aveva traghettato anime ansiose, che avevano compiuto un viaggio sotto le grigie nuvole le quali affollavano ininterrottamente il cielo ormai da giorni, rendendo l’azzurro manto una livida coperta. Erano alla ricerca di qualcosa, “di un tesoro” aveva affermato l’uomo che li aveva condotti lì, “un vero ed unico tesoro”. Uno alla volta scesero dall’imbarcazione, e ben presto la loro presenza venne segnalata da torce infuocate. Ognuno di loro aveva nella mano sinistra la fonte di luce, che seguiva la direzione del sibilante vento, e nella destra un’affilata lama riposta nel fodero, la cui elsa era stretta in una salda presa dell’uomo che la possedeva.
«Mio signore, questo non è più un luogo sicuro. Io ed i miei uomini pensiamo che la città sia maledetta, ora. Prima dell’incendio non avremmo esitato a saccheggiare entro le mura, ma dopo quel che è accaduto crediamo sia molto più saggio tenervisi alla larga.» Il capitano dell’imbarcazione, un individuo evidentemente sovrappeso ed eccessivamente irsuto si pronunciò titubante, e quelli che erano con lui si dissero d’accordo. Tutti, tranne uno: se ne stava in fondo ed osservava attento l’uomo di fronte a lui.

«Se credete a simili sciocchezze, è più sicuro che prosegua da solo. Solo i codardi temono le anime della notte.» Gli occhi gli si ridussero a due fessure, mentre le iridi scrutavano minuziosamente tutti i volti.

Cadde il silenzio.

«Noi…Riteniamo che il compenso non sia sufficiente per rischiare la pelle, solamente questo. Se ci assicuraste di trovare una gran quantità di oro, saremmo disposti ad accompagnarvi…»

Ne stava avendo abbastanza. Lui non avrebbe mai ritrattato con dei mercenari, non sarebbe sceso a compromessi con loro. Avevano deciso di rinunciare al saccheggio della città, e questo se l’era aspettato, perciò nonostante continuasse a scrutare il viso del loro portavoce, non si sorprese quando capì che le loro spade sarebbero rimaste al loro posto, al sicuro nella guaina protettiva. La sua pazienza, però, stava terminando ed era pronto ad incamminarsi in solitaria verso il castello, quando notò un uomo – estraneo agli altri, ma che gli era stato consigliato di portare. Il suo viso era duro, la guancia destra divisa da uno squarcio non troppo recente e la mano possente stringeva l’elsa della sua spada. I due si guardarono intensamente, poi quest’ultimo avanzò verso l’altro, mentre rumori metallici della sua armatura accompagnavano i suoi passi. Sollevò la sua arma e disse: «Ilon non teme i vivi, figuriamoci le anime della notte. Sarò lieto di accompagnarti nella tua ricerca, mio signore.»
Si inginocchiò in segno di rispetto, mentre alle sue spalle un lieve vociare gli dava del pazzo.
Nonostante la lieve luminosità, tutti i sei uomini che avevano rinunciato al ricco bottino rabbrividirono nel notare il violaceo riflesso delle iridi del cercatore. Un solenne sorriso si fece varco sul suo volto, delicatamente sollevò il mento di Ilon e con un cenno del capo fece segno di seguirlo. Nonostante fosse un mercenario, si era rivelato molto più coraggioso degli altri, o più sciocco? Forse i codardi erano stati solamente più coscienziosi…
Per giungere castello, avevano dovuto salire le duecento scale che dalla sabbiosa riva li avevano condotti alla mostruosa desolazione quale era stata la sua un tempo meravigliosa e florida terra madre. Il suo cuore di pietra diede un leggero battito nell’osservare la sua dimora divorata dalle fiamme. In realtà, non ne rimaneva molto, ma l’ubicazione era certamente quella e quindi fu sicuro che quella fosse proprio casa sua. Fortunatamente, lui e la sua famiglia avevano abbandonato il luogo prima della catastrofe, molto tempo prima…
Una volta posto il piede sull’ultimo gradino di pietra, si voltò indietro. Sei minuscoli puntini erano immobili sotto di lui, ed aspettavano il suo ritorno. Sorrise malignamente nel ricordare che le sale del castello erano piene di tesori, e si compiacque di non aver svelato loro tale verità. Non le meritavano, quegli sciocchi.
Il mercenario aveva trovato sollievo riparando gli occhi con la propria mano, mentre il suo sguardo ancora cercava l’imponente struttura. La trovò, e gettò a terra la fiaccola.

«Mio signore» gli si rivolse con rispetto. L’uomo lo guardò impassibile con quello sguardo vitreo e raggelante, poi l’altro gli indicò la struttura, e solo allora nelle sue iridi Ilon poté cogliere un qualche tipo d’emozione «Lì, oltre le mura. Vedi?»

Non è lontano, ma nemmeno sicuroRifletté Ilon

Si portò la mano sull’elsa, mentre l’altra ancora riparava il viso, oramai rosso per l’atmosfera infernale che anche da quella distanza permeava la terra.
Davanti a loro, la città stava ancora bruciando.
Ilon si preoccupò di precedere il suo signore, per proteggerlo da predoni e sciacalli, che era sicuro infestassero quelle macerie. Tutto ciò che trovarono, però, fu cenere, insieme a cadaveri carbonizzati, cani selvatici alla ricerca di cibo e fiamme. Ne scacciò uno che rosicchiava una coscia di un indefinito animale – o meglio, tentò di non domandarsi troppo a lungo di quale fosse – quando esso ringhiò ferocemente nella loro direzione, mostrando le zanne vermiglie. Oltrepassate le mura dell’antica città, videro corvi banchettare con la carne che non era stata divorata dal fuoco, strutture in legno completamente avvolte dal distruttore rosso; persino la pietra in alcuni edifici stava contribuendo ad alimentarlo, poiché dai vari blocchi che componevano gli edifici colava collante che veniva trattenuto da esse.
Mentre il primo visitatore accusava la pesantezza della propria armatura ed il calore del fuoco, l’altro nella sua tunica nera di leggera seta appariva a suo agio, come se la morte dalla quale erano circondati non lo turbasse. Stavano percorrendo un passato viale alberato, i cui ceppi ancora ardevano vigorosi, quando un insolito sasso attirò l’attenzione di uno dei due. La piccola roccia venne sollevata da terra da una rozza mano. La destra rinfoderò al spada e spolverò l’oggetto. Il terrore si materializzò nello sguardo del mercenario quando si accorse che stava afferrando il teschio di un’infante, e lo gettò orripilato davanti a sé.

«Anche tu desideri abbandonarmi? Conosco la via, se temi la morte.» Domandò l’uomo. I suoi capelli color platino seguirono l’improvvisa corrente d’aria, ma i suoi occhi continuarono a fissare quelli dell’altro. Le fiamme riflettevano nelle sue iridi.

«No, mio signore.» Rispose quasi incerto. Anni di battaglie avevano forgiato il suo carattere, ma quel teschio… Tenere nel palmo della mano il cranio bruciato di un bambino, era stato quasi troppo anche per lui.

«Molto bene. Sarà meglio affrettarsi, prima che le mura cedano. L’incendio le ha gravemente danneggiate.»

Lo spettacolo che si trovarono davanti non fece altro che avvalorare le sue tesi. Dopo che furono entrati nel corridoio principale del castello notarono infatti le numerose sale che collegava piene di macerie e neri massi inceneriti che ostruivano l’ingresso. Il lungo corridoio conduceva anche ai piani superiori, uno dei quali era riservato alle stanze della famiglia reale. Prima di quella catastrofe, l’intera struttura era stata la più ricca e lussuosa dell’intero Continente Orientale. Sontuosi banchetti venivano organizzati nella Sala Reale, e numerosi arazzi arricchivano ogni singola parete del castello, insieme agli affreschi che erano stati dipinti dai migliori artisti sui soffitti. Di tutto ciò, ora non rimaneva altro che cenere, e quello che non era stato bruciato si celava sotto uno spesso strano di fuliggine.
Ordinò all’uomo di restare ai piedi della lunga scalinata, in attesa del suo ritorno. L’atto che stava per compiere sarebbe stato considerato deplorevole, persino da un mercenario, ed il suo compito terminava nell’ingresso del palazzo. Avrebbe potuto saccheggiare qualcosa nella sale ancora accessibili, ma non essere testimone del suo gesto.
I passi vellutati del signore erano gli unici che percorrevano il piano superiore, quello riservato ai sovrani e alla loro prole, alla ricerca dell’agognato tesoro. Quello che cercava bramosamente non era un baule pieno d’oro, diamanti e metalli preziosi, no… Aveva pazientemente aspettato che la visione si avverasse, sin dalla notte in cui sua figlia aveva sognato e predetto il disastro, ed ora il suo sogno di conquistare le terre dell’Occidente sarebbe presto divenuto realtà. Con quell’essere, avrebbe creato una progenie invincibile ed immortale, ne era sicuro. Assetato di potere, si diresse sicuro verso la sua fonte dissetante, nella seconda stanza alla sua sinistra, e quando entrò vide il fuoco che ancora mangiava il legno ed anneriva le pietre che la costituivano. Trattenne il fiato, nascose la chioma sotto la cappa e attraversò le fiamme, mentre leggeri vagiti rompevano il silenzio che aleggiava nell’intera struttura. Quando l’uomo trovò la sua sovrana stesa sul letto, bruciata dalle fiamme, non si curò affatto di rispettare il suo sacro corpo, che amorevolmente stringeva il frutto del proprio ventre tra le braccia. Strappò dal materno abbraccio la creatura, e le falangi della donna si polverizzarono, lasciando così che l’uomo avido s’impossessasse di sua figlia.

«Finalmente» le sussurrò, mentre la cullava dolcemente. «Finalmente sei con me, piccola. D’ora in poi, sarò io la tua nuova famiglia.» La bambina lo guardò dapprima confusa, poi la sua mano afferrò delicatamente l’indice di lui, e sembrò sorridergli, mentre l’altra era chiusa con vigore intorno alla catena d’un misterioso ciondolo che oscillava nel vuoto.
   
 
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