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Autore: lapoetastra    30/08/2014    2 recensioni
La storia di come Smeagol incontrò Gollum, l'altra parte di sè.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gollum/Smeagol
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ogni giorno è sempre uguale.
Da quando ho perso l’anello , il mio unico amico, il mio Tesssoro, mi sembra di vivere in un limbo, fatto solo di oscurità e tristezza, da cui non posso uscire.
Minuti, ore, giorni trascorrono senza ritmo, senza che me ne accorga.
Passo le mie giornate da solo, in queste grotte umide.
Certe volte, quando sono sicuro che il silenzio stia per inghiottirmi, urlo, ed il mio eco è l’unica voce che torna indietro, l’unica che giunge alle mie povere e piccole orecchie.
La mia ombra, nei radi momenti in cui il Sole illumina queste fredde pareti di pietra, è l’unica amica che ho.
Ma oggi non è un giorno come gli altri.
Sto vagando alla ricerca di qualche gustoso pescetto che mi possa fare da pranzo quando incampo in una figura nascosta nell’oscurità.
Credo si tratti di un orco, o tuttalpiù di un goblin. Quelle orrende creature si avventurano spesso quaggiù, e poi si perdono in questo labirinto di cui io sono Dedalo.
Ma non è un orco. E neanche un goblin.
L’essere misterioso si tira all’improvviso su con un sospiro raschiante e, seppur confuso tra le ombre, posso capire che si tratta di un uomo.
Molto magro, in fin di vita, forse, ma sempre un uomo.
Quando parla, la sua voce è un sibilo greve, come se avesse problemi a respirare.
<Chi sei?>, mi domanda lo sconosciuto.
<Mi chiamo Smeagol,>, gli rispondo, e mi sorprendo del suono della mia voce. E’ così secca e roca, rovinata da tutte le urla nelle notti senza fine in preda al tormento.
<E tu chi sei? E che cosa ci fai qui?>
Cerco intorno a me qualche pietra. L’uomo è magro, ma ha comunque un po’ di carne. Mi riempirebbe la pancia come nessun pesce potrebbe mai fare.
La mia attenzione è però distolta dallo sconosciuto, che ricomincia a parlare, con quella voce che, mi ritrovo a pensare, è molto simile alla mia.
<Io... io sono uno dei maghi più potenti dell’intera Terra di Mezzo, secondo soltanto a Saruman il bianco. Ma sto pagando a caro prezzo la mia magia. Pur di ottenerla, ottenebrato dalla sete di potere e prestigio, ho tradito mio fratello, il mio gemello, Caramon. L’ho ucciso. Par Sallian, il mio mentore, mi aveva detto che se l’avessi fatto mi avrebbe donato i poteri della Grande magia, ed infatti è stato di parola. Ma lui… lui non mi aveva detto che c’è una punizione per tutti i maghi che hanno ucciso un loro famigliare. Io.. non sapevo.. sennò non avrei mai.. Ora sono relegato qui, in questo posto dimenticato da ogni Dio, e fino a quando non avrò esaudito il desiderio di una persona non me ne potrò andare. Questa è la mia punizione, e la mia rovina>.
Io ascolto in silenzio.
L’alba è vicina, sento il debole calore del Sole sulla mia pelle, la sua luce rischiara fiocamente l’ambiente intorno a me, un momento solo, poi scompare nuovamente.
Ma quel momento mi basta per osservare il mago.
E’ avvolto completamente in un mantello rosso lacero e sporco, ma la sua pelle… la sua pelle è d’oro.
E i suoi occhi, riesco a vederli un attimo, e vorrei non averlo fatto.
Non ho mai visto occhi così, sono.. a forma di clessidra.
Capisco improvvisamente che l’avidità di potere gli ha tolto molto di più di quanto pensassi.
Mi rendo conto che lui è come me, per la magia ha perso tutto: suo fratello, il suo aspetto da persona normale, la sua libertà .
Io, per l’anello, per il mio più grande tesssoro, ho ucciso il mio migliore amico, Deagol, sono diventato un mostro, preso in giro da tutti. Ho perso la mia vita.
A volte faccio fatica anche solo a ricordarmi il mio nome.
Sento un’improvvisa simpatia per questo mago, sentimento che non ho più provato da tempo immemore.
Comprendo che voglio aiutarlo. E so che in questo modo aiuterei anche me stesso.
Forse, potremmo ricominciare entrambi a vivere, lui con la sua magia e io con…
<Io… io avrei un desiderio>, gli sussurro.
Lo vedo alzarsi improvvisamente. Non è molto alto, noto.
<Tu..davvero? >, il suo tono è cambiato, c’è qualcosa che era da tempo che non sentivo e non provavo. Speranza.
<Sì, io.. ho perso il mio unico amico. Lui mi ha abbandonato molto tempo fa e da allora io.. è come se non vivessi più>, gli rispondo, e parlare di questo mi fa ancora male come il giorno in cui ci siamo separati.
<Posso riportarlo da te, dimmi il nome! Esaudirò il tuo desiderio ed allora sarò libero, potrò tornare a dedicarmi ai miei studi e alla mia magia!>.
Non avevo mai visto una persona così felice a causa mia.
<Lui.. lui non ha un nome. Non è una persona. E’ l’anello del potere. E’ il mio tesssoro>.
Vedo il mago gettarsi a terra. Lo sento singhiozzare. Non riesco a capire il suo comportamento. Sento però che vorrei mettermi a piangere anche io, anche se non so bene il motivo.
<No.. nooo!>.Le sue urla mi trapanano il cervello. Non so cosa fare.
<Io… io non posso farlo! L’anello… è stato fatto da Sauron con un incantesimo troppo potente! Io.. non posso riportarlo qui, no, no, lui… l’anello sta cercando di tornare dal suo padrone e io… non posso fare nulla per fermarlo. Mi dispiace, ma non posso fare niente. Io… non uscirò mai di qui!>. Dopo queste parole lo vedo ripiegarsi su se stesso, come un bambino, il corpo gracile scosso da tremiti incontrollabili.
La delusione pervade ogni fibra del mio essere.
“Voglio solo un amico, non chiedo di più, se non posso avere il tessoro”.
<Che cosa hai detto?>, mi domanda il mago tirandosi bruscamente a sedere.
Mi stupisce che mi abbia sentito.
<Ho detto che… che, adesso che non ho più il mio tesssoro vorrei solo un amico, uno con cui parlare, uno che rimarrà sempre accanto me, che non mi abbandonerà mai, che non mi lascerà mai solo in nessun momento, che sia come una parte di me, ma so che questo è impossibile>, gli rispondo. Sento che sto per mettermi a piangere.
Il mio desiderio è andato in fumo, di nuovo.
<Sì… sì, questo potrei farlo>. Le parole del mago mi fanno drizzare le orecchie.
Potrebbe davvero?
Sento le lacrime inondarmi gli occhi. Non riesco a fermarle.
Potrebbe darmi qualcuno con cui io...
<Smeeeagol, perché piangi Smeagol?>.
Non è stato il giovane mago a parlare.
Eppure siamo solo io e lui.
A meno che… a meno che…
<Chi sei?>, domando.
<Ma come chi sono, sono Gollum, il tuo nuovo amico. Vedrai, mio caro, staremo sempre insieme, d’ora in avanti…>.

Raistlin sentì che la parete magica che per tutto quel tempo lo aveva rinchiuso nella grotta buia e silenziosa era improvvisamente svanita.
Aveva espiato la sua colpa.
Aveva realizzato il sogno di quella orrenda creaturina.
Gli aveva regalato un amico con cui avrebbe condiviso l’intera esistenza, in ogni momento.
Un amico che era una parte di lui. Era quello che aveva desiderato.
E lui, Raistlin Majere, lo aveva accontentato.
Ora era finalmente di nuovo libero, pronto per tornare ai suoi studi e alla sua magia.
Con un sorriso sul volto dorato, uscì dalla grotta, lasciando Smeagol a parlare da solo, o, meglio, con Gollum.
   
 
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