Il Passato
L’élite
dei Saiyan.
I guerrieri con la migliore prestanza fisica e preparazione bellica.
Una categoria di alta classe, separata dal resto della feccia di infimo
livello dalla nascita.
Se un neonato è forte, ha futuro. Un bel futuro a dirla
tutta: ricchezze, popolarità e la possibilità di
avere missioni degne di nota; di un certo livello, per intenderci.
Se la tua forza è minima sin dalla nascita, invece, vieni
separato dalla tua genitrice ancora in fasce per essere spedito su
qualche insulso pianeta della galassia, laddove un saiyajin preparato,
perderebbe soltanto del tempo.
Io non sono solo un Saiyan d’élite, ma sono anche
il figlio del Re della razza più potente
dell’universo: io sono il Principe dei Saiyan ed il mio nome
è Vegeta.
Mio padre era sempre stato austero e severo con me, anche se rare erano
le volte in cui passavamo del tempo insieme in cui mi allenava
duramente, complici i numerosi impegni e le missioni in giro per la
galassia. Quando capitava, però, era sempre stimolante per
me e mi impegnavo a fare del mio meglio per compiacerlo.
Ero il suo orgoglio più grande e lo capivo da come mi
parlava, da ciò che mi diceva ed insegnava e, tutte quelle
cose che mi ha detto, non le ho mai dimenticate. Mi raccontava spesso
del nostro impero e di quanto, tutto quello, un giorno sarebbe stato
mio.
Ancora oggi, appena posso sottolineare il mio rango sociale ricordando
a tutti che sono il Principe dei Sayan -sebbene questo popolo non
esista quasi più- lo faccio con orgoglio pari, se non
superiore, a quello del mio genitore.
Ammiravo mio padre. Adoravo vedere come trattava i nostri sottoposti o
come li uccideva con un semplice ki-blast quando fallivano un compito,
ma adoravo ancor di più quando mi portava con sé
in qualche missione e mi incitava a spargere quanto più
sangue possibile!
Mi sentivo importante, al suo fianco. Ogni giorno mi ripeteva quanto da
grande sarei divenuto forte, potente e mi ricordava che, un giorno,
sarei persino divenuto un Super Saiyan!
Sebbene fossi solamente un bambino, i ricordi sul mio pianeta non mi
hanno mai abbandonato; non che io amassi il mio popolo, sarebbero solo
grandi stronzate da dire, ma a quel tempo ero… si, beh,
felice.
Avevo tutto. Ogni cosa che desiderassi potevo averla al solo schiocco
delle dita. Un Principe di una prestigiosa e potente razza guerriera
che aveva davanti a sé un futuro glorioso e grandioso. Un
bambino che era destinato a diventare il guerriero più forte
dell’intero universo, ornandosi del dorato, leggendario manto
del Super Saiyan.
Ricordo ancora l’enfasi adoperata da mio padre mentre mi
parlava delle gesta del nostro popolo oppure quando narrava le gesta
delle missioni che intraprendeva lui stesso. Non era un Re codardo,
tutt’altro! Amava combattere ed insieme alla sua squadra
partiva spesso alla conquista di pianeti lontani, abitati da creature
forti e temerarie, ma che finivano sempre piegate dinnanzi alla ferocia
della nostra razza.
Un giorno, tutto quell’impero sarebbe stato mio e sarei stato
incoronato Re dopo aver preso in moglie la più potente e
bella guerriera del pianeta, così come a suo tempo fece mio
padre.
Non andò così… non per me almeno, e
tutto ciò che mi aveva detto mio padre si rivelò,
all’età di cinque anni, una pura utopia.
Venni dato in custodia a Freezer, affinché facessi parte del
suo esercito e da lì a poco sarebbe iniziata la mia
lunga” era” da mercenario spaziale, in cui uccisi
migliaia di forme di vita, ma senza mai piegarmi veramente a quel
despota alieno grazie al mio smisurato orgoglio.
Contrariamente a quanto si pensi, non fui venduto a Freezer. In
realtà mio padre non ci guadagnò nulla nel
cedermi alle continue richieste di quella sottospecie di lucertola, ma
anzi!, fu per lui motivo di disonore permettere al suo primo figlio
maschio di diventare un guerriero qualunque, mescolato alle miriadi di
razze che componevano l‘esercito di Freezer, anche se,
comunque, non avrebbe potuto far nulla per impedirlo. Perché?
Perché Freezer era più forte e nemmeno lui, il Re
Veldock Vegeta, avrebbe potuto batterlo sul campo di battaglia.
Tuttavia… aveva un piano in mente.
Decise di cedermi, ma solo accompagnato dal mio maestro e
“guarda spalle” Nappa (sottoposto che avrei avuto
fra i piedi per molti anni), un Saiyan di élite dalla forza
combattiva molto alta.
A soli cinque anni ero in grado di stroncare la vita di quel colosso.
Il motivo per cui non lo feci subito, rimane un mistero
tutt‘ora.
Partimmo verso una delle tanti basi sparse per la galassia e subito ci
fu assegnato un pianeta da distruggere, anche se preferii partire da
solo, ordinando a Nappa di restare a debita distanza, su una delle
astronavi madri dell’esercito di Freezer.
Solo quando fui lontano dal pianeta Vegeta, mio padre si decise ad
agire: se un solo Saiyan non poteva fare nulla contro Freezer, in
gruppo forse avevano qualche chance!
Formò una squadra composta da una trentina di elementi,
tutti di prima classe e partì alla volta
dell’astronave del despota…
Fallì anche in quell’occasione, dove perse la vita
miseramente.
La notizia mi fu comunicata da Nappa: un folle gesto da parte di mio
padre che gli era costata la vita. Un grande Re che aveva osato sfidare
Freezer, ribellandosi alla sua tirannia conscio del suo azzardo, ma del
tutto deciso a tentare l’ultima carta, perdendo la vita.
La morte del Re avvenne qualche tempo prima che la lucertola si
decidesse di distruggere l’intero pianeta. Quando Nappa mi
disse che un meteorite aveva distrutto tutto, dalla voce metallica
dello scouter, risposi nel modo più cinico che conoscessi:
«Beh? C’è
dell’altro!?».
Mio padre era morto qualche mese prima dell’esplosione del
pianeta e la verità era che me lo aspettavo. Dopo la morte
del mio genitore, così come qualche tempo prima
morì mia madre, capii che per noi, quel bastardo di nome
Freezer, era più che una minaccia… era un vera e
propria piaga.
L’ultimo dei miei problemi, in quel momento, era un insulso
pianeta popolato perlopiù da terze classi. Ormai, le uniche
due persone a cui ero legato, non esistevano più.
Davvero avrei avuto motivo di preoccuparmi della sorte del mio pianeta?
Ormai l’unica priorità che avevo era quella di
diventare un Super Saiyan e battere Freezer.
Per il mio orgoglio, per i miei genitori, ma soprattutto per dimostrare
che Vegeta, il Principe dei Saiyan, era davvero il guerriero
più potente dell’universo!
Dovevo dar veridicità alle parole di mio padre, anche se,
con gli anni, mi dimenticai di lui e l’unico motivo per cui
avevo ancora i medesimi ideali era per via dello smisurato orgoglio di
cui sono fatto tutt’oggi.
A distanza di anni non ho ancora raggiunto l’oro e sono stato
surclassato da un traditore di infimo livello… e da uno
strano tizio venuto dal futuro.
Mi tocca indossare abiti terrestri dai colori osceni e sono obbligato
ad adattarmi a questa vita, sebbene mi faccia decisamente schifo.
Vorrei essere altrove, a vivere quella vita che mi spettava…
e invece mi tocca vivere con questo popolo frivolo e debole.
L’incubo che ho appena fatto è la chiara prova di
quanto questo “sentirmi inferiore” non vada bene al
mio organismo, ma sono ferito e distrutto.
Non posso muovermi dal letto e mi tocca portare ancora
pazienza… l’incidente con la Gravity Room
s’è rivelato più pesante del previsto.
Lancio un’altra occhiata alla bizzarra terrestre che dorme
appoggiata al tavolo…
Quando, mezz’ora fa, ho ripreso i sensi lei era
già qui… e non ne comprendo il motivo. Forse
dovrei svegliarla, ma non mi va di aprire la bocca. Né
tantomeno mi va di sentire la sua voce starnazzante…
né quella dei suoi genitori. Voglio solo stare zitto ancora
per un po’.
Solo un altro poco, per ricordare quel passato che avevo dimenticato,
lavandolo con il sangue e l’odio.
Fine.