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Autore: lapoetastra    02/09/2014    3 recensioni
Spencer Reid era un genio.
Ma non in tutto...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jennifer JJ Jareau, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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OGGI
Spencer si guardò intorno.
I vestiti erano piegati alla bell’e meglio in due piccole valigie; i libri che ancora non aveva letto erano stipati in tre grandi scatoloni.
La stanza d’albergo in cui aveva vissuto per più di nove anni era ora vuota e spoglia.
Il giorno dopo sarebbe partito.
Sarebbe andato a vivere in Francia, da un suo caro amico, Fred.
I suoi colleghi – ed amici – della BAU erano rimasti sconvolti quando aveva annunciato loro, circa una settimana prima, la sua decisione di trasferirsi.
Avevano cercato di fargli cambiare idea, di capire il perché di questo cambiamento improvviso.
< Siamo una famiglia… >, gli aveva sussurrato Penelope Garcia, gli occhi già visibilmente lucidi dietro gli spessi occhiali.
Lui aveva risposto che era stanco di quella vita, di vedere sangue e morte ovunque, di passare le giornate a cercare criminali e sventare omicidi.
Voleva ricominciare da capo, trovarsi un lavoro che gli avrebbe permesso di  non avere incubi alla sera, che lo avrebbe fatto vivere tranquillo.
I suoi compagni avevano ascoltato tutto in silenzio, comprendendo appieno i sentimenti del giovane profiler e, ognuno a modo proprio, anche condividendoli.
Alla fine non si erano opposti alla sua decisione.
In fondo, se ami qualcuno lo devi lasciare libero.
Spencer pensò alle espressioni compassionevoli che aveva visto sul loro volto, alla muta rassegnazione che aveva letto nei loro occhi.
Ma non era questo che spingeva davvero Spencer a partire.
C’era qualcos’altro da cui voleva scappare, allontanarsi, fuggire, e non c’entrava nulla con il sangue o i criminali.
Qualcosa che per il suo tenero cuore era ancora peggio.

 
10  GIORNI PRIMA
E’ sera. Il caso è appena stato chiuso. Il criminale, un certo Donnie Bidwell, è stato messo in prigione con accusa di omicidio.
I profiler sono andati a casa: Hotch dalla propria moglie, Garcia dal suo fidanzato, informatico come lei e Gideon… bhè, su cosa facesse Gideon nel tempo libero è sempre stato un mistero per gli altri.
Nello studio è rimasto solo Spencer.
Sta finendo il suo rapporto sul caso.
Ad un certo punto, di fronte a lui, appare Jennifer, JJ, come la chiamano tutti.
< Spencer… ti posso parlare? Ti disturbo? >, gli chiede a bassa voce.
Il ragazzo è stupito ed anche un po’ emozionato da quella situazione.
E’ sempre stato innamorato di lei, fin da quando erano adolescenti.
Ha sempre trovato bellissimi i suoi lunghi capelli biondi, i suoi teneri occhi azzurri, il suo carattere fiero ed intelligente… ma tutto questo non glielo ha mai detto.
< Certo, tanto qui ho finito >, replica Spencer, chiudendo il fascicolo nel quale stava scrivendo.
JJ si siede di fronte a lui.
E’ nervosa, prima di parlare si schiarisce più volte la voce, che sembra non vuole venir fuori.
Spencer sta iniziando a preoccuparsi nel vederla così agitata, quando lei parla con un sussurro.
< Sai, Spence, io… io mi sono innamorata >, gli dice.
< Ah...bhe, volevo dire che sono contento per te, l’Amore è un sentimento così bello e sai che anche nel cervello quando proviamo un’emozione forte per qualcuno viene prodotta una sostanza che… >.
Il genio-so-tutto che c’è in Spencer ha di nuovo preso il sopravvento, ma un’occhiataccia di JJ lo mette immediatamente a tacere.
Il ragazzo cerca di sorriderle, ma dentro di sé sta impazzando una tempesta.
“Sarebbe troppo sperare che sia io quello di cui parla?”, si domanda.
Altrimenti, perché dirlo proprio a lui?
JJ sembra leggergli nel pensiero. D’altronde è una profiler, capire ciò che gli altri provano è  il suo lavoro.
< Vedi Spence, io l’ho detto a te perché... sì bhe, è una persona che conosci molto bene, quella che amo>.
Le parole della ragazza gettano un secchio di acqua gelata sulle spalle gracili del genio.
Tutti i suoi desideri, le sue speranze, i suoi sogni, vanno improvvisamente in fumo al suono di quella frase.
Spencer rimane talmente scioccato che per qualche attimo la sua mente, sempre vigile e pronta, non riesce a pensare a niente, se non al fatto che non è lui il ragazzo che lei ama, che non potranno mai stare insieme.
Poi, dopo minuti interminabili, si sforza di dire qualcosa.
< Io…chi è? >.
Avrebbe voluto dirle qualcosa di diverso, non farle quella domanda diretta, ma le altre parole non sono uscite.
Tanto valeva sapere la verità.
Jennifer sorride e si alza.
< Non te lo dico. Dovrai scoprirlo tu! >, così dicendo si gira, apre la porta e sparisce lungo il corridoio deserto.
Spencer rimane fermo sulla sedia, lo sguardo fisso nel punto dove lei è sparita, la mente in subbuglio, il cuore a pezzi.
Quella notte non riesce a dormire, cerca di capire chi possa essere il fortunato che ha l’amore di quell’angelo.
Ad un certo punto gli viene l’illuminazione.
Ma certo…
L’unico  che sia abbastanza giovane per JJ, che sia un uomo affascinante e che conosca anche lui.
Spencer prova improvvisamente un forte odio per Derek Morgan.
E’ sicuro che sia lui il ragazzo del quale Jennifer è innamorata.
Gli ha visti diverse volte parlare in privato e appena lui si avvicinava facevano subito finta di niente.
Sì, sì aveva capito come stavano le cose.
E non poteva sopportarlo.

Da quel momento, ogni giorno di lavoro era per Spencer una tortura, sentiva il cuore perdere un pezzo ogni volta che guardava JJ e Morgan. La sua mente sveglia non riusciva a non immaginarseli insieme, abbracciati, innamorati, come aveva sognato tante volte se stesso  e Jennifer, prima di quella notizia.
Passava le notti a piangere, sotto le coperte, aspettando con terrore il mattino, sapendo che gli avrebbe causato sempre più dolore.
E così, dopo tre lunghi giorni, aveva deciso che non poteva più andare avanti così. La sua salute, già molto cagionevole, ne avrebbe risentito gravemente.
Si era così messo in contatto con un suo vecchio amico dell’Università, Fred, che viveva da solo, da quando la moglie lo aveva lasciato, in una grande villa nei pressi di Parigi.
Gli aveva chiesto se poteva stare qualche giorno da lui, e Fred gli aveva immediatamente risposto che se voleva poteva anche trasferirsi stabilmente a casa sua. “Ci sono tante stanze vuote e la solitudine mi fa impazzire. Mi piacerebbe tanto che tu fossi il mio coinquilino”, gli aveva detto con gioia.
Spencer inizialmente era rimasto titubante di fronte all’idea di fare un cambiamento così netto, lasciando il suo lavoro, la sua stanza d’albergo, i suoi amici e colleghi, la sua…
"Mi sono innamorata… è una persona che conosci…".
Le parole di JJ erano ritornate ossessivamente nella sua testa, colpendolo come un pugno in pieno stomaco, ma fu proprio grazie a loro che Spencer prese la sua decisione definitiva.
Sarebbe andato a vivere con Fred.
Sperava che il fatto di non vedere più Jennifer ogni giorno e stare senza la paura che Morgan le si avvicinasse lo avrebbero fatto stare meglio, almeno un po’.


OGGI
Spencer si sedette sul divano della sua stanza.
Ancora un giorno e finalmente si sarebbe lasciato tutto alle spalle, pronto a ricominciare a vivere.
Stava pensando se avesse preso tutto, quando il cellulare squillò.
Era JJ.
Spencer provò l’impulso di non rispondere.
Il dolore che provava in quel momento a causa dei ricordi era intollerabile, aveva paura che solo a sentire la voce di lei si sarebbe messo a piangere come un bambino.
Però sapeva ciò che era giusto fare.
Fece un profondo respiro e prese il telefonino.
< Pronto? Oh ciao JJ! Che bella sorpresa!Dimmi pure >, disse, cercando di apparire allegro e disinvolto.
< Ah Spence, temevo non rispondessi più. Ascolta… stasera abbiamo organizzato una festa a casa di Garcia. Solo tra noi della BAU, ovviamente. Per… per salutarti prima della partenza ed augurarti buon viaggio. Ah e poi stasera mi dichiarerò anche al ragazzo di cui sono innamorata… >, rispose la ragazza, con voce gioiosa e squillante e un pizzico di malizia.
< Io… credo sia una grande idea, sì, d’accordo. Eh..fai bene a dirglierlo..sì. Ora vado, devo ancora sistemare delle cose. Ci vediamo stasera, allora >,replicò Spencer, lottando disperatamente contro le lacrime.
< Perfetto. Alle 8 da Garcia. A dopo >. Così dicendo JJ riattaccò.
Spencer rimase immobile, al centro della grande stanza.
Non ce l’avrebbe potuta fare.
Non sarebbe riuscito a sopportare JJ che dichiarava il suo amore a Morgan, si sarebbe messo a piangere, a singhiozzare, ed allora tutti avrebbero capito, l’avrebbero preso in giro, avrebbe perso l’amicizia che lo legava a Morgan e alla ragazza, avrebbe perso… tutto.
Probabilmente sarebbe impazzito di dolore.
Non poteva sopportarlo.
Prese il cellulare e chiamò Garcia.
 
 
Gideon, Hotch, Morgan e JJ, che aveva in mano una grossa torta preparata da lei stessa, arrivarono puntuali a casa di Penelope Garcia alle otto di sera.
La donna li fece accomodare nell’ampio soggiorno con le pareti dipinte di rosa, il suo colore preferito.
Il suo viso, però, di solito allegro e gioviale, era ora triste e preoccupato.
Si rivolse a Jennifer, che non si era ancora accorta del malumore dell’amica.
< JJ, mi dispiace.. Spencer non verrà, stasera, è già partito. > le disse con voce velata.
< Cosa..come lo sai? >, domandò l’altra alzandosi in piedi.
< Io…sono uscita, oggi pomeriggio, a fare la spesa per la festa e quando sono tornata, circa un’ora fa, ho trovato un suo messaggio nella segreteria telefonica. Diceva che ha trovato un volo per la Francia nel pomeriggio e che ha deciso di anticipare la partenza. Non ha detto perché. Io.. mi dispiace che siate venuti fin qui per niente, ho provato a chiamarvi ma i vostri cellullari erano spenti e così… >
< Grazie, Penelope, per avermelo detto. Io… allora vado, tanto non c’è più niente da festeggiare >, disse Jennifer, mettendosi il cappotto.
Anche gli altri si preparano per andarsene.
< Aspetta, ti accompagno >, sussurrò Morgan a JJ.
< D’accordo, come vuoi >, rispose lei distrattamente e si incamminarono nella strada buia.
Per un po’ nessuno dei due parlò.
Poi, quando il silenzio si fece insostenibile, Derek prese la parola.
< Stai bene? >, chiese a Jennifer dolcemente.
< Sì, io credo di sì. Anzi no, non sto affatto bene. Stasera… era così importante per me. Finalmente gli avrei confidato che… sai quanto mi sono tenuta dentro tutto questo, quanto ho aspettato per potergli poi fare una sorpresa…e stasera gli avrei detto che io… che io..oh, ma che importa? Tanto a lui non sarebbe importato niente lo stesso, altrimenti non se ne sarebbe andato via così senza neanche salutare >, rispose JJ.
Poi si avvicinò al cassonetto più vicino, prese la torta che aveva preparato per la festa e ve la gettò dentro.
Il dolce morbido, per l’impatto, si sciolse immediatamente, ma rimase ancora ben visibile la scritta che JJ aveva fatto con la crema e con tanta cura sulla sommità:
“Ti amo, Spencer”.



Nota dell'autrice: Allora, premetto che non so bene perchè ho scritto questa storia (potevo anche farne a meno, probabilmente), ma mi è venuta così, di colpo. So che è una cavolata megagalattica, ma spero che non siate troppo cattivi con me :)
Un abbraccio a tutti,
Sara.

 
   
 
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