Anime & Manga > Soul Eater
Ricorda la storia  |      
Autore: robin goodfellow    02/09/2014    6 recensioni
-Volevo fare qualcosa di carino... ma la mia sfiga colossale ha fatto in modo che tutte le peggiori catastrofi si rigettassero su di me, Blair inclusa!-
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Black Star, Blair, Death the Kid, Maka Albarn, Soul Eater Evans | Coppie: Soul/Maka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nella penombra della stanza, un occhio vermiglio si spalancò, colmo di tensione. L’orecchio era vigile, pronto a captare ogni più impercettibile movimento, i muscoli caldi, preparati a scattare appena la porta d’ingresso si fosse chiusa con il morbido suono che sembrava non arrivare mai.
Mordicchiandosi le labbra (cosa che non faceva mai, mai, mai. Ne andava della sua virilità), accostò il padiglione auricolare al mogano scuro della porta della camera  che tanto stonava con gli arredamenti  della stanzetta.
Passi leggeri, il fruscio della sciarpa, probabilmente arrotolata sul collo sottile, un tintinnio di chiavi … ecco! Era uscita!
Con una velocità possibile solo grazie agli innumerevoli allenamenti spacca-ossa, Soul si fiondò fuori dalla stanza da letto, incespicando sulle scale, slittando fra i vari tomi lasciati qui e lì dalla distratta partner, per poi colpire violentemente con  il mignolo del piede il tavolino di vetro del salotto e saltellare fino alla cucina, borbottando improperi di ogni genere.
“Gran bell’inizio, Evans … così poco cool …” Mormorò fra sé e se, infilandosi con una smorfia il grembiule a fragoline di Maka che tanto le donava quanto a lui stava ridicolmente piccolo.
Sospirò, ignorando il dolore al piede malconcio, facendo mente locale: doveva preparare cena e torta, riordinare e darsi una sistemata. Non che non fosse affascinante in boxer con le banane e grembiulino frù frù, ma, si sapeva, la sua master aveva gusti ben difficili e lui voleva che lei passasse un compleanno perfetto, veramente perfetto.
Con mani impazienti sfogliò un piccolo taccuino color verde menta, alla ricerca della ricetta  per il romantico pasto di quella sera.
“ Salmone in padella, roast beef … no, no … -sbuffò, alquanto irritato- ma dove cavolo … ? Ah, eccolo, lasagna!”
Lesse velocemente gli ingredienti, andando poi a rovistare nel frigo e nella dispensa, scovando i nascondigli appositamente creati per secretare i possibili indizi agli occhi smeraldini e fin troppo curiosi della sua ragazza.
Con un gesto non particolarmente esperto, Soul aprì una latta di pomodori pelati, per poi versarne il contenuto nel frullatore.
-Ma, dico io, perché la gente ha così tanto bisogno delle feste di compleanno?!- altra confezione, questa volta  responsabile delle piccole macchiette che puntinavano l’adorabile grembiulino a fragole- insomma, perché a loro non basta una semplice fetta di torta, un disco in vinile e tanto (e dico tanto) buon sesso con il proprio partner?  Se mi accontento io così, perché gli altri non possono fare lo stesso?! Sbaglio, forse??- sbottò in direzione di non si sa bene cosa di fronte a lui- non sbaglio.- affermò, sbattendo sgraziatamente il coperchio sul frullatore, per poi azionarlo distrattamente, senza neanche guardare.
Soul non era un cuoco provetto. Mai stato, davvero. Bruciava ogni cosa, soprattutto il curry, per poi defilarsi e lasciar fare tutto a Maka. Non era questione di voglia o bisogno di sentirsi virile, semplicemente … non ci pensava. Si distraeva, ecco. E proprio per  quella stessa distrazione, non si accorse  nell’enorme crepa che la brocca del frullatore presentava, rendendo l’oggetto completamente inutile.
Non lo capì subito, ma quando un schizzo di pomodoro  gli colpì l’addome fasciato dal grembiule, spostò lo sguardo verso l’elettrodomestico per poi, con un urlo inferocito, cercare di bloccare l’aggeggio.
-MA PORCA P … - le parolacce scorrevano come fiumi da quelle labbra morbide, mentre, con grande rammarico, Soul si rendeva conto di aver sparso sugo di pomodoro crudo sul muro e sul ripiano della cucina. Brutta, brutta cosa.
Esasperato, staccò la spina, per poi controllare il contenuto del frullatore. O, almeno, ciò che ne era rimasto.
- Soooooooouuuuuuul- una voce suadente lo chiamò sull’uscio della cucina. Blair, con indosso solamente un tanga color zucca, si precipitò sul ragazzo, soffocandolo  nel suo petto prosperoso -che stai facendoooooooooo?-
In generale, per un uomo non è facile scollarsi di dosso una donna formosa e sexy, soprattutto se essa sta cercando di portarlo all’asfissia con il suo  morbido e caldo seno , ma Soul, ormai quasi abituato a quegli attacchi felini, riuscì a sgusciare via, paonazzo in volto.
- Blair, cazzo, mettiti qualcosa addosso … sei … sei nuda, cavolo!- urlò, cercando di contenere il sangue che fuoriusciva copioso dal naso, mentre pensava a quanto dovesse suonare strano ed incredibile al vicino al piano di sopra sentire una frase del genere.- e, comunque, vai via, sto cercando di organizzare qualcosa per il compleanno di Maka, non voglio distrazioni di alcun genere!- e, dicendolo, indicò quelle due protuberanze che avevano quasi cercato di farlo secco un attimo fa.
Blair, spostò lo sguardo dal frullatore alla parete, notando la cresta di schizzi rossa che la percorreva completamente- e cucini in compagnia del muro?-
Lo sguardo del ragazzo virò dall’infastidito all’inacidito in meno di un secondo, piantando i due rubini affilati sulla nuca della giovane che era scappata in direzione del ricettario, leccandosi più volte le labbra.
-Soul, Soul! Fai questo, fai questo, nya!-urlò, indicando il salmone in padella con sguardo carico di golosità.
-No, no, vattene! Ho cose più importanti da fare! - urlò lui, brusco,  spingendola via, cercando di toccare il meno possibile quel corpo colmo di peccaminosa attrattiva, ritrovandosi, subito dopo, a stringere l’aria.
-Sei proprio cattivo, Soul … -fece la donna, trasformatasi oramai in gatta- andresti  proprio sculacciato … - sussurrò, con voce sensuale, sculettando via con la coda morbida ed elegante.
Stremato, il giovane si accasciò sullo sgabello della cucina, riprendendo in mano il quadernetto, cercando nuovamente la pagina della ricetta.
Il trillo del vecchio telefono a muro lo fece rialzare con un sospiro, borbottando imprecazioni nei confronti di quella gattaccia rompiscatole e di quel mondo odioso in cui era costretto a vivere.
-Hm?-
-YAHOOOOOOO! SONO IO, IL TUO DIO!!!!!!!!!!!!!!!!!!-
Soul alzò gli occhi al cielo, sbuffando,posando il telefono nell’incavo fra la spalla e il collo, in modo da avere entrambe le mani libere di sfogliare il taccuino- Black Star?  Che vuoi?-
-SAPPI CHE QUESTA DIVINITà SCESA IN TERRA VERRà A FAR VISITA ALLA TUA UMILE DIMORA ALLE SEI DI OGGI!!!!-
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia, posando il libricino vicino al lavello, prendendo il telefono in mano
-Cosa? No, zio, ho da fare, devo … -
-NULLA è Più IMPORTANTE DI QUESTO GENIO DEL COMBATTIMENTO, AMICO! MI ASPETTO UN’ACCOGLIENZA DEGNA DI UN RE! DI UN IMPERATORE! DI UN DIO! YAHOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!-
Profondamente contrariato, il giovane provò ad intimarlo a non venire, a minacciare la sua incolumità se si fosse presentato all’ingresso del suo appartamento  alle sei, ma quello chiuse la chiamata, portando a tacere ogni sua protesta.
-Ah, ma cazzo! Proprio il più deficiente della Shibusen doveva decidere di piombarmi in casa?!?!-  sbottò, e, nella foga del momento, colpì il libretto per farlo finire nel lavabo, nell’acqua che aveva preparato poco prima per sciacquare il frullatore ormai distrutto.
Un verso fra l’isterico e l’animalesco gli salì su per la gola, mentre, rapidamente, tirava fuori il quadernetto grondante, pensando che lui, da bravo coglione, superava di gran lunga dieci,  cento, mille Black Star messi insieme.
Con quello che sembrava  proprio un singhiozzo (ma non lo era. Assolutamente. Gli uomini cool non piangono come femminucce), poi, osservò l’inchiostro  colare via dalle pagine umide, rendendo l’intero ricettario inutile ed appiccicaticcio. Bene. Entro le sette di quella sera, sarebbe morto, sepolto. Sarebbe stato spellato vivo fino alle ossa e poi frantumato finemente. Altro che cena romantica, coccole sul divano e sesso sul tappeto, quello che lo attendeva non era altro che dolore. Tanto, tantissimo dolore.
“Ma …. forse non tutto è perduto. Forse, se riuscissi a cucinare lo stesso la cenetta … forse … forse …” Rianimato da quell’ (improbabile) possibilità, si diresse verso il telefono, per poi digitare il numero di Kid. Se c’era uno che sapeva cucinare perfettamente, era lui.  Indubbiamente. Proprio a casa sua Maka aveva assaggiato per la prima volta la lasagna, ingolosendosene terribilmente.
-Qui casa di Death the Kid e sorelle Tompson, chi parla?- La voce seria e galante dell’amico lo rincuorò istantaneamente.
-Pronto, amico, sono Soul. Ho problemi a cucinare la lasagna per la cena di compleanno di questa sera  … diciamo che … si, ecco, domarla non è facile come credevo- diede una rapida occhiata al muro chiazzato di rosso, rivedendoci l’immagine di lui, morto a terra e una Maka inferocita con stretto fra le mani un coltellaccio grondante di sangue,  degno dei suoi peggiori incubi. Deglutì, scuotendo la testa, come a voler scacciare via il brutto pensiero stordendolo, facendolo rimbalzare da una parete all’altra del cranio- quindi … so che hai a parecchio da fare, soprattutto con il fatto che sei il figlio dello Shinigami e cazzate varie, ma … ecco … potresti … -
-Venirti a salvare da morte certa?-
Soul strinse la presa intorno a telefono
-Stavo per dire “darmi una mano”- rispose, un po’ piccato – ma presumo che sarebbe più una parata di culo colossale che un semplice aiuto … -borbottò, infastidito nel sentirsi così servile e dipendente da Kid.
Il silenzio che venne subito dopo gli tartassò il fegato, portandolo a mordicchiarsi il labbro inferiore (in maniera cool, ovviamente) dal nervoso.
- … se venissi alle otto punto otto sarebbe troppo tardi?-
L a domanda, se possibile, lo irritò ancor di più.
-Sì-
Pausa.
-Giungerò  per le sei. Non un minuto in più, non uno in meno. Disponi  gli ingredienti in ordine d’altezza per il mio arrivo.- Il suono che venne subito dopo gli fece capire che aveva chiuso la chiamata.
Poteva trarre un sospiro di sollievo.
Si guardò intorno. La cucina era una schifo,e non ci pioveva, ma, effettivamente, il soggiorno non era poi così male. Gli sarebbe bastato chiudere la porta di quella stanza e piazzare qualche candela in salotto, spegnendo la luce, in modo da non far vedere le (varie) piccole zone disordinate, qui e lì, e creare, che so, un’ atmosfera romantica. Certo, avrebbe rimandato di poche ore uno dei destini peggiori che gli si potessero preservare, ma, almeno, avrebbe passato una bella cena una notte grandiosa. Un sorriso malizioso gli si apri sul volto, facendogli passare la lingua sui denti bianchi ed affilati.
“”Grandiosa”… non vedo l’ora…” pensò, ridacchiando, prendendo qualche scodella e aprendo il frigo raspando nella scatola della cioccolata, trovando la ricetta della torta che aveva prontamente nascosto circa una settimana fa.
-Beh … Nel frattempo faccio il dolce, si sta facendo tardi e non ho nulla di pronto ….- Mormorò a sé stesso, più per distogliere l’attenzione dalla sua futura notte di fuoco che per altro.
Incredibilmente, per quasi mezz’ora, non ci furono imprevisti. Impastò, mischiò e preparò serenamente, tanto che, mentre infilava la torta nel forno, si ritrovò a canticchiare il motivetto di Cantaloupe Island di Hancock. Impostato il timer, spalancò la finestra (stava morendo di caldo), per poi darsi alla ricerca delle candele.
-Dove può averle messe, quella senzatette?-Mormorò, guardando lungo tutta la libreria del soggiorno, in cerca di candelabri o dei pacchi convenienza da 100 pezzi del discount. Che cosa se ne facesse, poi, la gente normale di 100 candele a confezione  era un mistero al quale vedeva come risposta solo riti satanici con vergini e gatti come vittime.
Un rumore improvviso lo distolse da quelle considerazioni di alto lignaggio, facendolo correre verso la cucina, preoccupato.
Prima che potesse aprire la porta, una succinta Blair irruppe nel soggiorno, inseguita da un’altrettanto scosciata Mizune, che, balzando attraverso la finestra, fece crollare gli sgabelli del bancone, per poi gettarsi sul suo bersaglio.
-Ma perché non abbiamo controllato, prima di strapparle la centesima anima?!- Sbottò Soul, ripensando a qualche anno fa, quando, erroneamente, avevano pensato Blair fosse una strega, per poi, successivamente, mandare all’aria tutti i loro progressi.
Enormemente infastidito, cerco di separare le due nemiche, ma quelle lo rigettavano via da quella lotta, veramente troppo intima per poter accettare un terzo elemento. Più Soul tentava di dividerle, più queste si ribellavano, facendo strage di tutto ciò che capitasse loro vicino.
Con una forza impensabile per tutte quelle morbide forme, Blair prese la Mizune, per poi lanciarla dall’altro lato della stanza, sul prezioso tavolino di vetro, facendolo, inevitabilmente, esplodere in mille pezzi.
Soul rimase paralizzato dall’orrore. Non era possibile. No, non era potuto accadere.
Nella sua testa continuava a ripresentarsi la stessa scena, a rallenty, facendo, ogni volta, crollare parte del suo cuore in mille pezzi.
- è finita- farfugliò, incapace di staccare gli occhi di dosso da quei miseri frammenti, lasciati al loro destino, sul tappeto beige sfrangiato- è davvero, davvero, davvero finita.-chiuse gli occhi- sono morto- gemette, sentendosi sbiancare completamente, mentre un brivido di terrore gli percorreva la schiena.
Il campanello della porta suonò, risvegliandolo in parte dal tepore della paura. Con le gambe molli si diresse verso l’ingresso , mentre, in soggiorno, la terza guerra mondiale  stava facendo il suo corso.
Il volto serio e gentile di Kid si contrasse in una smorfia, vedendo lo stato pietoso dell’amico.
-Che succede, Soul?? Sei  … sei … -
-Morto. - Mugolò il giovane, dandogli le spalle e facendo strada verso il salotto. Il caos era inimmaginabile. Unghiate sui muri, cuscini con l’imbottitura completamente fuori dalla sua normale locazione, senza, ovviamente, contare il cadavere del tavolino da caffè, riverso e frantumato a terra.
- Oh. -
-Già. – Fece, secco ed amareggiato la buki, aprendo la porta della cucina- vieni, aiutami  a finire almeno la cena … -
Ma non ottenne risposta e nessuno lo seguì.  Si voltò, pronto ad urlargli di recarsi  immediatamente ai fornelli, stizzito,  ma s’izzittì immediatamente. L’amico tremava, lo sguardo fisso sul disordine del salotto, boccheggiando come un pesce fuor d’acqua, pallido come un cadavere
- Oh. -
-Kid?!-  Immediatamente il tono divenne più allarmato.
- OH. -
- Hey, ti senti be-  - Il corpo del moro crollò a terrà, come se attratto da una forza di gravità raddoppiata. Soul accorse immediatamente in suo aiuto, inginocchiandosi vicino a lui –Kid?! Kiiiid?!?!- lo scosse un po’, per poi controllare il polso.  Era vivo. Fece un sospiro di sollievo. Una salma in soggiorno era già abbastanza.
La porta d’ingresso si spalancò, calciata via da un ragazzo dai capelli azzurri. Molto azzurri.
-YAHOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO! IL RE è QUI!- Sbattè gli occhi, contemplando per un attimo la confusione totale della stanza. Non trovando niente di particolarmente strano, però, scrollò le spalle, ficcandosi le mani nelle tasche ed avvicinandosi ai due amici.
-Dico, cazzo, sei impazzito?! Mi hai distrutto la porta!- urlò l’albino, alzandosi in piedi dal capezzale dello shinigami, paonazzo di rabbia.
-Bel  grembiulino. Uh, c’è anche Kid! Che fai, dormi?- completamente incurante dello sguardo omicida del padrone di casa, diede dei piccoli calcetti al corpo, ridacchiando un pò.
Basta, non ce la faceva più. Era stanco. Molto stanco.
Stringendo i pugni in una morsa d’acciaio, lasciò che le braccia divenissero due lame affilatissime, pronte a conficcarsi nelle carni dei Black Star. Con l’ira  che fluiva in tutto il corpo, mischiandosi al sangue nelle vene, Soul  alzo le due armi sopra la testa,  impazienti di affettare, sminuzzare, tagliuzzare …
-Ehy, ma non è odore di bruciato, questo?- fece l’assassino, levando il naso all’aria ed annusando a pieni polmoni.
L’albino si immobilizzò, sbiancando nuovamente, per poi correre a perdifiato verso il forno, tornando umano.
Con una malagrazia incredibile, sbattè la teglia sul bancone, sfilandosi i guantoni da forno.
-Porca … è tutto bruciato … -mormorò, mettendosi le mani nei capelli, completamente disperato. Quella che sarebbe dovuta essere una bella torta di cioccolato e fragole, non era altro che un cumulo di impasto carbonizzato, maleodorante ed immangiabile- è tutto finito, è tutto … -
Una mano sulla spalla lo riscosse un po’, facendogli alzare lo sguardo da quel  orrore nauseabondo
-Naaaaah … quel pezzetto lì  sembra quasi commestibile- fece l’amico, per poi porgergli una vaschetta di fragole- e con queste sopra potrebbe quasi avere un aspetto appetibile … -
La buki annuì, mentre, dall’altra parte, le urla delle due combattenti si rimbalzavano di parete in parete.
- Hai ragione … stranamente. – sbattè gli occhi, accendendo una fiacca speranza nel suo animo- magari non è proprio tutto perduto. Amico, - spostò i due rubini negli zaffiri  dell’altro- devi farmi un favore, mentre me la sbrigo qui. Prendi i resti del tavolino di vetro e portali su, mettili da qualche parte. Poi, appena hai fatto, scaccia quelle due dal mio fottuto soggiorno. Io farò resuscitare Kid-
Lo vide superare la soglia della cucina e sorrise, un pochino più fiducioso. Non era poi così tanto un deficiente.
Prese il pezzo meno bruciacchiato di tutti, grattando via le parti carbonizzate, per poi ricoprirlo di panna e fragoline, dandogli un’aria appena appena godibile.
Soddisfatto, si diresse verso il salotto, sistemandosi vicino allo shinigami.
Non sapeva propriamente che fare, non aveva mai aiutato una persona svenuta a risvegliarsi. Nei cartoni animati che guardava da piccolo, passavano sempre un calzino puzzolente sul naso del malcapitato di turno, ma non era propriamente sicuro dell’efficacia e dell’affidabilità medica di tali programmi televisivi.
Indeciso sul da farsi, lo prese  e, una mano a reggergli il fianco e l’altra a stringere il braccio del compagno, iniziò a trascinarlo verso l’ingresso, come quando lo riaccompagnava a caso dopo una sonora sbronza.
-Amico mio, se sopravvivo a tutto questo,  mi dovrai far rimangiare la tua lasagna … -ridacchiò, stringendolo un po’ di più a sé, in modo da non farlo strusciare contro le pareti dell’ingresso - anche se ho i miei dubbi che questo possa succedere … - fece, sospirando d’angoscia.
-E hai ragione.- Una voce gelida lo fece sussultare. Un piedino minuto sbatteva ritmicamente al tempo della rabbia della sua detentrice, creando un’aura di pericolo distinguibile a distanza di chilometri.
Soul levò lo sguardo, osservandola dal basso verso l’alto. Il piede era solo  un briciolo  rispetto a di ciò che esprimevano gli occhi. Rabbia, furia, Istinti omicidi.
-Ehm … ciao … come va?- mollò la presa da Kid, indietreggiando, visibilmente impaurito.
Incurante dell’amico a terra, la ragazza lo scavalcò, trattenendo i due smeraldi colmi di astio sul giovane
-“Come va?” ?! è tutto quello che hai da dire?! –
Il  giovane indietreggiò, visibilmente terrorizzato, alzando un po’ le mani, quasi a farsi da scudo, mentre gli occhi vermigli slittavano da una parte della stanza, in cerca di una via di fuga.
-Ehm … no … certamente, ecco, ehm … ti amo?- si maledisse per il tono della voce, reso interrogativo dal panico.
Fu quando vide quei piccoli pugni serrarsi e sbiancare completamente che capì che tutto quello che si era immaginato come punizione a quella catastrofe  non era niente rispetto a ciò che sarebbe successo realmente. Indietreggiò ancor più visibilmente, andando quasi a sbattere contro  la lampada dell’ingresso del soggiorno. La vide sondare con lo sguardo i muri martoriati, i libri ribaltati i quadri buttati a terra, completamente incredula, mentre, se possibile, l’ira funesta cresceva in lei, deformandole il volto in una maschera d’odio.
-Oh, ciao, Maka, come va?- Un ignaro Black Star salutò la padrona di casa, scendendo tranquillamente le scale dal piano di sopra- uuuh, che faccia che hai … rilassati, il tuo Dio è qui, non hai nulla da temere, ora-.
Il sorriso compiaciuto sul volto  dell’assassino, però, scomparve immediatamente appena il piccolo dito tremante di collera della fanciulla lo indicò con aria profondamente accusatoria.
-Che …  che ci fai tu qui?! Che ci fanno LORO qui?!?!- ululò, tremante di rabbia, posando uno sguardo mortale sulle due combattenti, che, notando tale furia, si erano quietate, osservando la ragazzina sbigottite- E PERCHè  è TUTTO SOTTOSOPRA?!?!?-
Soul inghiottì un fiotto di saliva, mentre il sudore freddo scendeva lungo la schiena scoperta, andandogli a bagnare l’elastico delle mutande a banane.
-Ecco … è una lunga … una lunga storia, e … -
-VI VOGLIO TUTTI FUORI DA CASA MIA!- esplose la giovane, ignorando completamente la buki –BLAIR, BLACK STAR, MIZUNE- ad ogni nome che pronunciava, il dito, accusatorio, indicava la persona chiamata, in un gesto di grande esasperazione e minacciosità- E ANCHE TU, KID!- sbraitò, infine, voltandosi in direzione del corpo a terra.
- M –ma è svenuto, non possiamo … - protestò Soul, zittito immediatamente da due smeraldi fiammeggianti d’ira.
-Fuori. – abbaiò fra i denti stretti, per poi entrare in cucina e sbattere la porta.
 
Per il giovane, mai addio fu più doloroso di quello che diede ai suoi amici, quella sera. Sapeva che, appena fossero usciti  di casa, la sua ragazza lo avrebbe malmenato fino ad ammazzarlo brutalmente. Per questo, mentre li osservava scendere le scale, si riscoprì triste, senza più alcuna speranza in corpo.  Con gesti che quasi non gli appartenevano, rimise la porta nei cardini, lasciando che il corpo facesse tutto, mentre la mente volava via, terrorizzata e chiusa in sé stessa come un riccio.
Sospirò, passandosi una mano fra i capelli nivei, con l’angoscia di un condannato a morte.
- E tutto questo perché volevo renderla felice e fare sesso … -borbottò, alzandosi un po’ le mutande, scivolate lungo i fianchi.
Con lo sguardo basso, percorse l’ingresso a ritroso, per poi abbassare la maniglia della porta della cucina e, con il battito cardiaco rallentato, attraversarne l’uscio.
Ci volle un po’ prima che si decidesse ad alzare lo sguardo. Non gli andava proprio di vederla contemplare gli schizzi di sugo sul muro o osservare i resti del taccuino sul lavello. Ma il silenzio era troppo strano, troppo irreale per una situazione come quella, senza tensione o sensazioni di pericolo, e ciò era impossibile, assolutamente impossibile.
Come un cucciolo bastonato, Soul alzò gli occhi dal pavimento macchiato della cucina, per vedere una Maka immobile, ferma di fronte al bancone, in ammirazionedi qualcosa. Silenziosamente, come se si stesse avvicinando a un animale feroce o a una mina anti-uomo pronta ad esplodere, il giovane si avvicinò, scorgendo l’oggetto dell’interesse della sua compagna. Fra la confusione e il caos sul tavolo, spiccava il piattino di plastica rosso, riempito da una sformata fetta di torta di cioccolato, imbiancata da un leggero strato di panna e una cascata di fragoline invitanti. Lei la contemplava, attonita, con un pallido rossore sulle gote, le labbra rosa dischiuse in un’espressione di sconcerto totale. Soul si ritrovò a pensare a quanto fosse maledettamente carina in quello stato, tralasciando completamente i ricordi della stessa giovane poco prima, sfigurata dalla rabbia e dal disgusto.
-Hai fatto una torta … per me?- mormorò, con voce dolce, da bambina, spostando i due occhioni su di lui.
La buki si riscosse, sbattendo più volte le palpebre, per poi annuire, lentamente
- Sì … in realtà avevo intenzione di cucinare una cena, di mettere in ordine il soggiorno e di … non so … fare qualcosa di carino, ecco … -borbottò, sempre più imbarazzato- ma la mia sfiga colossale ha fatto in modo che tutte le peggiori catastrofi si rigettassero su di me, Blair inclusa.- sospirò, infine, avvicinandosi a lei, incrociando le braccia sul petto.
-Oh-
-Già-
Rimasero in silenzio. Lei estasiata alla vista di quella tortina bruciacchiata e lui in contemplazione della biondissima chioma della master, rilegata in due morbidi codini infantili ma provocanti come solo Maka poteva averne.
Oramai non sapeva più cosa aspettarsi, veramente. Era successo di tutto in quelle misere  sette ore di tempo, dove aveva rischiato di perdere il senno più e più volte. Aveva molte ipotesi su quello che sarebbe potuto accadere di lì a poco. Eppure, fra tutte quelle, quel bacio così dolce non venne, erroneamente , incluso fra le opzioni papabili.
Sbattè gli occhi, più e più volte, mentre, incredulo, rispondeva lentamente a quelle labbra color rosa che premevano sulle sue. Piano, fece scivolare un braccio sui fianchi della ragazza, stringendola delicatamente a sé, mentre, con estrema lentezza, passava le dita sulla nuca della giovane, approfondendo il bacio.
“Impossibile” sentenziò, mentre, con sua enorme sorpresa, le lingue iniziavano a fondersi l’una a l’altra, in una danza appassionata “sono morto e sono già in paradiso, probabilmente” concluse, chiudendo gli occhi, concentrandosi su ciò che stava facendo.
Si staccarono di malavoglia l’uno dall’altra, lui ancora sbigottito e lei paonazza in volto.
- è stato un gesto carino, da parte tua- borbottò, impacciata, abbassando lo sguardo.
- Non ha avuto grandi risultati, però … -sussurrò l’albino, amareggiato, ancora con il fiato corto dalla sorpresa- ad ogni modo … - si riscosse un minimo,  prendendole  il volto fra le mani, facendole alzare gli occhi verso di lui- buon compleanno, Maka - Mormorò, ritornando ad assaporare quelle morbide labbra rosate.
Si strinsero, golosi l’uno dell’altra, e mentre la giovane passava le mani sul petto di lui, disegnando cerchi concentrici  sotto la pettorina del grembiule,  il ragazzo si appropriava dei suo fianchi, nudi sotto la camicetta bianca.
-Che ne diresti- mormorò la fanciulla, con voce rotta, fra un bacio e un altro- di spostare la festa in camera da letto?-
Un sorriso trionfante e malizioso si allargò sul volto di Soul, facendogli lambire ferocemente le labbra umide della compagna
-Assolutamente sì- sussurrò  con voce roca in risposta, discostandosi da quel corpo ancora acerbo- dammi solo un minuto e ti raggiungo. Intanto sali- e detto questo, le schioccò un dolce bacio sulla fronte.
Aspettò che si fosse incamminata su per le scale per esplodere in un silenzioso movimento di gioia e trionfo.
Non poteva crederci, non poteva assolutamente crederci.
Si diede un pizzicotto, tanto per accertarsi che non stesse sognando, per poi realizzare che, no, era la realtà.
Con quasi venerazione, prese il piattino con la torta salvatrice e lo infilò nel frigorifero, al riparo da gatti indiscreti, per poi sfilarsi il grembiulino striminzito e ficcarsi in bocca una ditata della panna reduce della decorazione del dolce all’ultimo minuto.
“Incredibile, incredibile, tutto questo è veramente incre- "
Un urlo di frustrazione lo riscosse completamente da quel pensiero, facendogli  cadere quella squisitezza dal dito.
-SOUL EATER EVANS, QUELLO IN CAMERA NOSTRA è IL MIO TAVOLINO, PER CASO?!?!-
Quel deficiente di Black Star…




ANGOLO AUTRICE
Ordunque, signori, velocemente, in maniera da non tediarvi troppo con futili ciance; vi avviso: è la mia prima fan fiction su Soul Eater. Solitamente mi butto su originali strampalati, in modo da non dover tenere conto dei caratteri e delle reazioni pre-impostati dagli autori originali, ma ho in mente di creare una serie  sempre sul mondo di Soul Eater (povera illusa), e quindi ho deciso di allenarmi con questa One Shot qui. Se avete appunti, osservazioni o anche quisquilie varie da dirmi, siete i benvenuti!
I miei omaggi,
Robin Goodfellow

P.S Mi scuso per le parolacce, ma, in situazioni simili, far esclamare a Soul “poffarbacco!” o “perdindirindina!”, non mi sembrava particolarmente appropriato.
  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Soul Eater / Vai alla pagina dell'autore: robin goodfellow