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Autore: Miryel    02/09/2014    8 recensioni
[VI PREGO DI NON PASSARE QUI, STORIA IN REVISIONE]
"Non ci pensate nemmeno! Sono io il vostro chitarrista!" sbottò Vanitas, capendo al volo a cosa si stessero riferendo. Sora gli diede un pugno amichevole sulla spalla, ridacchiando.
"Van, ho la sensazione che vogliano tagliarti fuori dal gruppo!"
"Devono solo provarci!" rispose acidamente il fratello più grande, imbronciandosi "Gli mando Ventus a picchiarli, parola mia!"

[AkuRoku - VanVen - RiSo]
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Axel, Riku, Roxas, Vanitas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
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Capitolo 1. AAA Cercasi Bassista.


"Giuro che se non troviamo un bassista entro tre giorni, trasformo il gruppo in una cover band di Britney Spears!"
Axel si voltò di scatto a guardarlo, con un sopraciglio alzato e i peli delle braccia rizzati per il brivido che gli era passato lungo tutta la schiena, ora ricurva sul suo zaino per riporvi dentro la sua agendina nera.
"Vanitas, guarda che anche Britney Spears ha un bassista!" rispose, scoppiando poi a ridere e chiudendo lo zaino con un gesto abituale.
Vanitas continuò a succhiare dal bricchetto ormai vuoto del suo succo di frutta, producendo un suono snervante e lo guardò in tralice.
"Bene! Quindi non possiamo fare nemmeno la cover band della vacca bionda!" rispose il moro, non serio, stringendo poi con un pugno secco il cartone del succo, per poi tirarlo verso il cestino e facendo centro. Alzò un braccio trionfante, distrattamente, poi incrociò le lunghe gambe, dondolandone una.
"Meglio così! Non credo che Riku ne sarebbe contento!" constatò Axel, alzandosi in piedi e fronteggiandolo. "E nemmeno io, in realtà!" ammise, scoppiando di nuovo a ridere e Vanitas gli fece una linguaccia, rivelando il suo piercing sulla lingua, poi si passò una mano tra i capelli e sospirò. Subito dopo spalancò gli occhi, segno che aveva avuto un'idea. Axel rabbrividì. Le idee di Vanitas o erano assurde o, se erano buone, poteva star sicuro che le doveva realizzare lui stesso.
"Metti un annuncio sulla bacheca della tua università!" propose, indicandolo con un dito.
Ecco, appunto, come non detto.
"E perché non lo metti tu nella tua?" controbatté Axel, incrociando le braccia al petto, con un mezzo sorrisetto. Vanitas sospirò e si passò ancora una mano tra i capelli castani.
"Perché la mia è una facoltà di sfigati!" spiegò, poi si alzò in piedi, svogliatamente "E poi se mettessi il mio numero di cellulare sull'annuncio tutte le ragazzine urlanti ne approfitterebbero e dovrei cambiare identità e paese per sfuggire dalle loro grinfie!"
Axel scoppiò a ridere.
"Come se ti dispiacesse!"
"Non del tutto..." ammise, girando lo sguardo verso una finestra che dava su un parcheggio "Ma mi dispiacerebbe di più perdere tutti i denti per mano di Ventus... sai che è suscettibile!"
"No, Van, quello sei tu!"
"Vaffanculo Axel!"
Appunto.
"Senti" cominciò il rossino, prendendo in spalla il suo zaino "Metterò un annuncio in bacheca e magari anche su un paio di Social Network. Intanto chiedi in giro se qualcuno conosce un bravo bassista. Anche a Ven, forse nella sua facoltà c'è qualcuno che si interessa di buona musica!"
Vanitas rise senza entusiasmo, poi il suo viso si fece serio. Ad Axel inquietava, quando faceva così.
"Alla facoltà di Filosofia? Mi prendi per il culo?"
"Non penso che lì dentro ascoltino tutti Beethoven..." constatò Axel. "E poi Ven ascolta il tuo stesso genere musicale!"
"Ventus lì dentro è sprecato. Chissà quando si accorgerà che non è la facoltà per lui..." sospirò Vanitas, preoccupato per davvero per la sorte del suo fidanzato.
"Solo perché tu reputi degli sfigati quelli che amano la filosofia, non vuol dire che lo siano davvero, Van..."
"Bah, lasciamo perdere!" sbottò, arruffandosi i capelli. Si voltò verso il tavolino della biblioteca e prese il suo casco integrale e le chiavi della moto. "Vado a casa. Mi sono rotto le palle di stare qui e far finta di studiare. Tanto vale che usi questo tempo per riposare!"
Axel annuì, poi si avviarono insieme verso l'uscita.
"Stasera ti unisci a noi per una birra?" chiese Axel mentre apriva la porta con una spallata. "Siamo io, Riku e forse ci raggiunge anche Demyx!"
"No, stasera ho il pallosissimo saggio di pianoforte del fratellino di Ven. Sua madre ci tiene che ci sia anch'io!" informò, col tono di chi sta per essere portato al patibolo.
Axel ridacchiò.
"Non fare che ti fai suggestionare e inizi a farti piacere la musica classica!" esclamò, chinandosi per slegare la sua bicicletta al palo della luce.
Vanitas si voltò nella direzione opposta e, alzando il dito medio dandogli le spalle, disse: "Vaffanculo Axel!"
 
 
 
"Non me lo immagino proprio Vanitas ad un concerto di pianoforte!" rise Riku, mentre di fianco ad Axel si incamminava verso lo Strawberry Fields, il pub che solevano frequentare quando decidevano di uscire in mezzo alla settimana. Era un English Pub molto grazioso, decorato con foto in bianco e nero di cantanti e personaggi famosi della Gran Bretagna, ma soprattutto con giganteschi poster dei Beatles e mandavano davvero dell'ottima musica. Nei giorni in mezzo alla settimana era molto tranquillo e si trovava sempre posto, a differenza del week end, sempre stracolmo di gente e di caos. Per quello non amavano chiudersi lì il sabato sera.
"Ahah! Ci sarà andato con la giacca di pelle e gli stivali con la placca in metallo?"
"Secondo me è entrato in sella alla sua moto!"
Axel e Riku risero con poca grazia al pensiero del loro amico richiuso in un non si sa quale teatro ad ascoltare qualcosa che non avesse una batteria e una chitarra elettrica di accompagno (Mi fischiano le orecchie, chi cazzo è che sta parlando male di me >_> NdVanitas). Axel si asciugò una lacrima dalle troppe risa, prima di spingere la porta del pub ed entrare, allietato piacevolmente dal ritornello di A Kind Of Magic. Aguzzò la vista, per cercare un tavolo libero e lo trovò. Fece un cenno col capo a Riku di seguirlo e si sedettero uno di fronte all'altro su di un piccolo tavolino di legno, marchiato da scritte, date, disegni di cuori e di peni.
"Birra?" chiese il rossino all'amico, che annuì, incrociando le braccia sul tavolo. Axel si voltò verso il bancone, attirando l'attenzione del barista che, appena lo vide, lo salutò con la mano. "Leon! Due Vice!"
Leon, il barista, gli fece segno che aveva capito alzando un pollice e Axel si voltò di nuovo verso Riku.
"Allora?"
Riku alzò un sopracciglio: "Allora cosa?"
Il rossino sbuffò, spazientito dal fatto che Riku fingesse di non aver capito.
"Com'è andata con S-o-r-a?"
Il ragazzo dai capelli argentati sbuffò sonoramente, sconfortato. Distolse lo sguardo e si passò una mano tra i capelli.
"Ho sperato fino alla fine che volessi chiedermi altro..." ammise, senza guardarlo.
Axel si morse un labbro: "Mi sa che non è andata tanto bene, eh?"
"Non è andata proprio!" sbottò Riku, arruffandosi poi i capelli, confuso "Io non lo so che gli passa per la testa a quello lì. Prima mi corre incontro, mi si attacca al braccio, mi prende per mano e mi accompagna a casa... poi cerco di baciarlo e... puff! Sparisce nel nulla!"
Axel voleva ridere, ma il suo autocontrollo - che il più delle volte lo tradiva bellamente - ebbe la meglio. Non avrebbe mai riso di Riku, per carità. Era l'ingenuità e purezza di Sora che lo metteva di buon umore.
"Non sai quanto vorrei che avesse anche solo la metà della faccia da culo che ha Vanitas..."
Axel sorrise dolcemente a quella affermazione: "Sono fratelli, per forza sono due opposti... è una legge di natura!"
"Mi sono innamorato del fratello sbagliato, eh?" chiese Riku, ridacchiando.
"Nah, Sora è dieci volte meglio di Vanitas. Che, tra parentesi, lo riesce a sopportare solo Ventus!" ridacchiò Axel, seguito poi da Riku, che si sentiva un pochino più sollevato dal conforto del rossino. "Non preoccuparti. Secondo me Sora è solo molto confuso. Ha bisogno di fare un attimino ordine nella sua testolina. Per tua fortuna sta crescendo abbastanza bene, il che sembra assurdo visto chi si ritrova come fratello, perciò io non mi preoccuperei troppo!"
"Speriamo sia come dici tu, altrimenti mi conviene spararmi in testa... sarebbe meno doloroso e snervante!"
Axel stava per rispondergli con una battuta ad effetto, ma Leon era arrivato con le birre gelide e le aveva posate sul tavolino laccato.
"Ecco qua, ragazzi!"
"Grazie mille Leon!" sorrise Axel, guardandolo, poi sbatacchiò gli occhi un paio di volte, chiaro simbolo che gli fosse venuto in mente qualcosa "Ah, conosci qualche buon bassista?"
"Jaco Pastorius!" rispose lapidario il barista "Forse è uno dei migliori al mondo!"
Riku e Axel si guardarono esasperati da quella risposta, e Leon a quello sguardo si affrettò ad aggiungere: "Scherzavo! No, non conosco nessuno, ma se dovesse capitare qualcuno qui ve lo farò sapere!"
"Te ne saremmo grati! Possiamo affiggere un annuncio in bacheca?" chiese Riku, indicando una graziosa lavagnetta in sughero dove alcuni post-it colorati vi erano appesi.
Leon annuì.
"Certo, anche due!" e detto questo se ne andò.
"Bene, appendere qui l'annuncio sarà di grande aiuto! E' un bel pub e passano bella musica, ci sarà un bravo bassista che cerca un buon gruppo con cui suonare, dico io!"
"Come no? Tutti i giorni!" fece sarcastico Riku, incrociando le braccia al petto.
"Riku, ti prego, non mettertici pure tu! Ho voglia di suonare qualche stracazzo di canzone e ci voglio dentro qualcuno che ci sappia fare davvero!"
"Sì, ma tu vuoi troppo Axel! Noi tre ci conosciamo da una vita, siamo cresciuti suonando insieme, siamo in sintonia ormai... un nuovo arrivato, anche fosse bravo, si ritroverebbe in mezzo ad un ambiente che a fatica riuscirebbe a comprendere. C'è tutta la nostra infanzia dentro questo gruppo..."
Axel lo aveva fissato con le sopracciglia aggrottate, nel chiaro sguardo di chi sta perdendo pian piano le speranze. Si passò le mani tra i capelli, arruffandoli e digrignò i denti, poi si prese il viso tra le mani.
"Ma perché Ventus non ha mai voluto suonare nulla? Era perfetto come bassista! Che cos'ha contro gli strumenti musicali quel ragazzo?" piagnucolò Axel tornando per qualche secondo ad alcuni anni prima, precisamente il primo anno del liceo, dove nel momento in cui avevano deciso di mettere su la band e si erano prefissati degli strumenti da iniziare a suonare, Ventus aveva risposto, sorridendo: "Non ho alcun interesse nell'imparare uno strumento musicale! Ma vi prometto che vi sosterrò sempre!"
"Perché Ven è un maledetto pigro!" rise forte Riku, tamburellando le dita sul vetro freddo del suo boccale. "Ma Demyx perché non vuole suonarlo?"
Axel fece spallucce: "Dice che i bassisti sono i chitarristi falliti, quindi se ne tiene fuori!"
"Peccato, anche lui era perfetto!"
Sospirarono, entrambi, poi diedero una lunga sorsata alle loro birre che pian piano perdevano della loro freschezza. Bassisti maledetti!
 
 
"Giuro che se mi porta ad un altro saggio di pianoforte me lo inculo a secco!"
"Bonjour Finesse!" esclamò Riku, voltandosi a guardare Vanitas, che aveva appena fatto capolino nel parco vicino alla città universitaria, dove solevano vedersi per pranzo, tutti insieme.
"Ah! Non rompere le palle! Non hai la minima idea di quello che ho passato ieri sera!" si lamentò il moretto, sedendosi sull'erba accanto ad Axel, che stava addentando un panino col prosciutto dall'aria invitante.
"Fai tanto il gradasso e appena Ven ti propone qualcosa che non vuoi fare non sai dirgli di no!" lo punzecchiò il rossino, parlando poco educatamente con la bocca piena. Vanitas lo fulminò.
"Per tua informazione ha comprato il mio sì con un pompino e un pacco di biscotti! Lo sai che non so dire di no ai biscotti!" disse in tono serio, slacciandosi fino a metà petto la giacca di pelle. Riku e Axel scoppiarono a ridere a quella affermazione. "Cazzo però!" cominciò, quando gli altri due avevano smesso di ridere, facendosi pensieroso "Quel ragazzino è un mostro al pianoforte!"
"Allora non è vero che ti sei rotto le palle!" disse Riku, dandogli un pugno sul braccio, affettuosamente.
"Per tre quarti del concerto sì, ma musicalmente parlando ha del talento... anche se, a guardarlo bene, non sembrava troppo entusiasta di suonare quella roba!" spiegò Vanitas, sdraiandosi poi sull'erba con le braccia incrociate dietro la testa. Sospirò abbassando sugli occhi i Police che aveva sulla testa. "Mah... vallo a capire! E' talmente enigmatico quel ragazzino!  Ma, cambiando discorso, hai attaccato in bacheca quell'annuncio che ti avevo detto ieri?"
Axel appallottolò la carta argentata del suo panino e iniziò a rigirarsela tra le mani.
"Sì! Ieri io e Riku abbiamo attaccato un annuncio anche allo Strawberry Fields. Magari passa qualcuno interessato e mi chiama!"
"Ottimo!" esclamò il moro. "E' snervante provare le canzoni senza bassista!"
"Già! E il triplo del lavoro tocca farlo a me!" assentì Riku che, essendo il batterista, si ritrovava spesso a dover star dietro ai tempi di tutti, senza il conforto morale di un basso ad accompagnarlo.
"A proposito, con bassista o meno, Domenica si prova?" chiese il rossino.
Riku annuì e Vanitas alzò il busto puntellando i gomiti sull'erba.
"Ti ho appena detto che senza bassista è snervante!" disse in tono lamentoso, alzandosi sulla testa gli occhiali da sole e rivelando le sue pupille color ambra. "Trovami un bassista entro Domenica e allora sono dei vostri!"
"Certo che sei proprio una principessina sul pisello, Van!" controbatté Axel alzando un sopracciglio stupito dalle parole del moro "Qui chi risente di più della mancanza del basso è Riku! Mi spieghi quale sarebbe il tuo disagio, dato che suoni la chitarra?"
"Prima di tutto mi aiuta a seguire meglio i tempi della canzone! E poi è sempre meglio regolarsi con un basso che con questo rincoglionito che ti suona i piatti nelle orecchie!" disse, indicando Riku con un cenno della testa. Quest'ultimo rise.
"Oh, mi perdoni se non suoniamo Chopin!"
"Saresti capace di far casino anche con lui!" controbatté Vanitas e subito dopo scoppiarono a ridere tutti e tre, poi il moro si voltò a guardare in una direzione e fece un mezzo sorriso beffardo "Toh, guarda chi si vede! Hanno aperto le gabbie dell'asilo?"
Axel e Riku si voltarono nella direzione dove il loro amico stava guardando e videro Sora avvicinarsi con in dosso la sua divisa blu, azzurra e bianca e una borsa di cuoio ben stretta in mano. Alle parole del fratello fece una linguaccia in sua direzione.
"Come al solito sei simpaticissimo, Van!" esclamò sarcastico e si voltò a salutare Axel con un cenno della mano, poi sorrise a trentadue denti in direzione di Riku, salutandolo con un pochino più di enfasi. Il ragazzo dai capelli d'argento tentò di non sciogliersi di fronte a quella dolcezza disarmante che aveva ogni sorriso di Sora, così alzò una manina sventolante e gli rimase da sperare che decidesse di sedersi accanto a lui. "Riku, fammi un pochino di spazio!" esclamò il moretto mostrando la dentatura bianca e un sorriso scaltro. Dio ti ringrazio.
Sora si fece cadere letteralmente sull'erba, tra Riku e Vanitas, sdraiandosi a pancia in su con le braccia spalancate, sospirando stancamente.
"Il liceale è stanco?" chiese il fratello, spingendogli un dito sulla pancia per punzecchiarlo. Sora si ritrasse istintivamente e lo fulminò.
"Smettilaaaa!" piagnucolò, tentando di dargli uno schiaffo che Vanitas schivò abilmente. "Sei insopportabile!"
"Sì,  confermo, sei insopportabile!" diede corda Axel, dando un pugno sulla spalla di Vanitas. "Sora, perché non impari a suonare la chitarra ed entri nel nostro gruppo al posto di tuo fratello?"
Sora stava per rispondere, ma Vanitas rise con la sua solita risata senza entusiasmo, guardando Axel in tralice.
"Sei simpatico come l'ebola, Ax!"
Il rossino decise di ignorarlo di proposito, così si voltò verso il più piccolo, che ora stava tirando dei fili d'erba, distrattamente.
"Come va la scuola, Sora?"
Il moro alzò lo sguardo verso di lui e arricciò le labbra: "Mmh... me la cavo, ma potrei fare di più. In realtà dovrei darmi da fare, perché vorrei prendere una borsa di studio! Ah - si voltò di scatto verso il fratello, chiaramente folgorato da un ricordo improvviso - Van, sai chi ha vinto la borsa di studio l'anno scorso?"
Vanitas non sembrò molto interessato a riguardo, ma, per quanto fosse superbo e spesso menefreghista, voleva bene a suo fratello e non gli piaceva ignorarlo, - anche se Sora parlava un sacco e a volte l'unico mezzo per zittirlo era proprio quello- così fece un mezzo sorriso e si finse incuriosito: "No, chi?"
"Roxas!"
Vanitas alzò un sopracciglio a quel nome, poi scoppiò a ridere, improvvisamente, tenendosi la fronte con una mano.
Axel e Riku si guardarono interrogativi, poi quest'ultimo chiese, confuso: "Scusate, ma cosa c'è di tanto divertente?"
"E poi chi è Roxas?" chiese ancora il rossino.
Van sembrò riprendersi improvvisamente. Si stropicciò un occhio lacrimate per il troppo ridere e guardò i suoi amici, con un sorrisetto: "Rido perché non avevo dubbi a riguardo! Roxas è il fratello più piccolo di Ventus!" spiegò, posandosi di nuovo gli occhiali da sole sul naso, visto che il sole era appena spuntato ancora da dietro un palazzo.
"Oh, intendi la versione in miniatura di Ventus?" chiese Axel.
Vanitas e Sora annuirono all'unisono nella sua direzione, poi il più grande aggiunse: "Sì, esatto, la sua miniatura, anche se ora ha l'età di Sora e sta crescendo davvero molto bene!"
"E' una specie di prodigio!" constatò Riku, allibito.
Sora lo guardò e annuì di nuovo, sorridendo: "E' polistrumentista! Grazie alla borsa di studio è riuscito ad entrare al conservatorio e suona il pianoforte, la chitarra, il violino e... mmh - alzò gli occhi al cielo per fare mente locale mentre con le dita teneva il conto dell'elenco - ah, e il flauto traverso!"
"La chitarra, eh..." mugugnò Axel, con tono scaltro di chi ha in mente qualcosa. Si lanciò una fugace occhiata con Riku, che capì e scoppiò a ridere.
"Non ci pensate nemmeno! Sono io il vostro chitarrista!" sbottò Vanitas, capendo al volo a cosa si stessero riferendo. Sora gli diede un pugno amichevole sulla spalla, ridacchiando.
"Van, ho la sensazione che vogliano tagliarti fuori dal gruppo!"
"Devono solo provarci!" rispose acidamente il fratello più grande, imbronciandosi "Gli mando Ventus a picchiarli, parola mia!"
Per quanto l'assurdità delle parole di Vanitas li avesse divertiti molto - infatti era assurdo come un bullo come lui pretendesse di farsi difendere con la forza dal suo fidanzato, ma era stato appurato da anni che Ventus fosse effettivamente più forte di lui -, Riku sembrò pensare seriamente alle parole di Sora e, quando la situazione fu tornata alla normalità, si rivolse al suo chitarrista, che si era steso di nuovo sull'erba e stava chiaramente inviando un sms col suo cellulare, decorato con la mascherina di un teschio con un cilindro in testa, vagamente somigliante a Slash.
"Vanitas, seriamente, non è che il fratello di Ventus si presterebbe per suonare il basso? D'altronde è polistrumentista e suona la chitarra... scommetto che per lui suonare il basso sarà un gioco da ragazzi!"
Il moro alzò lo sguardo dal monitor del suo telefono e guardò Riku con un sopracciglio alzato, senza dire nulla.
"Ehi, è vero!" fece eco Axel, piegando le gambe e circondandosele con le braccia. "Come dice Demyx: il basso lo suonano i chitarristi falliti, quindi immagino che per chi suona la chitarra non deve essere poi così difficile suonarlo!"
Vanitas girò lo sguardo anche verso il rossino, continuando a non dire nulla e senza togliersi quell'espressione beota dalla faccia. In più con i Police tondi sembrava ancora più idiota.
Riku e Axel si guardarono per l'ennesima volta, quel giorno, un po' confusi dalla reazione del loro amico, poi Axel disse, titubante: "Van, ti sei..."
"Ma voi due vi siete completamente bevuti il cervello!" lo interruppe, alzandosi di scatto a sedere e fulminandoli con lo sguardo. "Avete idea di che cazzo di idea vi è appena balenata in testa?"
"Scusami, ma quale sarebbe il problema? E' una specie di genio della musica e non dovremmo approfittarne?" continuò Riku, alzando le spalle per nulla intimorito dallo sguardo omicida del suo amico. "E poi che cosa ti costa provare a chiederglielo?"
Vanitas sembrò incollerirsi di più a quella frase. Si chiese se fosse lui quello che aveva perso il senno o loro due.
"Ma... è un bambino! Un fottuto bambino! Se prendessimo lui dovremmo iniziare a suonare Justin Bieber!" sbraitò, poi aggiunse tra i denti: "E non mi va!"
"Ma se ieri mattina volevi fare una cover band di Britney Spears!" lo punzecchiò Axel, ritraendosi preventivamente nel caso Vanitas gli volesse tirare un destro in bocca. Ma non successe. Il moro si nascose il viso tra le mani, grugnendo come il peggiore dei pazzi.
"Non mi sembra il momento di fare dell'ironia!" commentò, visibilmente incollerito dai modi di fare del rossino. "Sono già abbastanza esaurito per cazzi miei!"
Mentre Axel pensava che l'ultima affermazione di Vanitas fosse profondamente vera e che ultimamente era più suscettibile del solito, probabilmente per colpa degli esami, Riku si accigliò un po' e, infastidito dalla risposta senza senso del chitarrista, sospirò.
"Vanitas, qual è il reale problema? Ha l'età di Sora, quindi non è un bambino, - Sora a quella affermazione sorrise ringalluzzendosi, soddisfatto che qualcuno non lo credesse un poppante - studia al conservatorio, sembrerebbe molto intelligente, quindi dubito pretenda di voler suonare canzonette. Perciò: qual è il vero problema?".
Vanitas si liberò il viso ancora nascosto dalle mani e sospirò, in direzione del ragazzo dai capelli d'argento. Sembrò perdere ogni traccia di collera che fino a quel momento lo aveva attanagliato.
"Sentite" cominciò, facendosi serio come non era mai stato in vita sua "Roxas non è la persona che fa al caso nostro. Ha un sacco di... cazzi per la testa! Ha bisogno di qualcuno che gli stia vicino e, purtroppo, noi non siamo ASSOLUTAMENTE le persone giuste per lui. Credetemi, ve lo dice uno che lo conosce bene!" sentenziò, stancamente, ributtandosi sull'erba e riprendendo il cellulare per far capire di non voler più continuare quella conversazione.
Riku abbassò gli occhi, perché sentire certe cose un po' lo rattristavano. Si ricordava di quando in adolescenza era diventato cupo e malinconico e di come solo i suoi amici erano riusciti a salvarlo da quel baratro. Si sentì fortunato. Alzò di nuovo gli occhi e si ritrovò un Sora tutto sorridente che lo fissava, dolcemente.
"Glielo chiederò io!" sbottò il più piccolo, allargando di più il suo sorriso, prima di farselo scomparire dalla faccia quando sentì qualcuno aggrapparsi al colletto della sua camicia, dietro di lui e tirare forte. Sentì il respiro mozzarsi.
"Tu non farai proprio niente! Tu devi stare buonino e farti i cazzi tuoi, Sora! Non è una cosa che ti riguarda!" proruppe Vanitas, ancora sdraiato, mentre continuava a tenergli il colletto tirato. Sora si liberò con uno strattone, voltandosi poi verso di lui accigliato.
"Sei tu che devi farti gli affari tuoi, Van! Dici di conoscere Roxas, ma se lo conoscessi davvero bene gli daresti l'opportunità di suonare con voi, perché probabilmente questo lo aiuterebbe molto!"
"Non è quello il punto!" grugnì Vanitas, ritrovando la collera che aveva perso poco prima e alzandosi di nuovo a sedere, lasciando cadere il cellulare sull'erba "E se non ci trovassimo bene a suonare con lui? E se fosse lui a non trovarsi bene? E se avessimo una brutta influenza su di lui?"
"Beh, tanto vale tentare! Male che va lo si tira fuori dal gruppo e ne cerchiamo un altro!" disse Axel, improvvisamente, facendo spallucce. Vanitas si voltò a guardarlo, visibilmente scosso dalla leggerezza delle parole del rosso.
"Ok, non hai capito un cazzo come al solito, Axel! Tirarlo fuori significherebbe che non è all'altezza... e a Roxas non serve sentirsi anche così! Vi volete fidare di quello che vi dico, una buona volta?"
"Non ci vedo nulla di male..." disse Riku, in tono calmo.
"No, nemmeno io!"
"Ripeto, se volete glielo chiedo io!"
Vanitas sembrò perdere ogni traccia di quella poca calma che gli era rimasta ma, inaspettatamente, dopo aver grugnito alzando lo sguardo al cielo e aver stretto i pugni forse pronti a colpire il primo che gli capitava sotto tiro, sospirò abbassando lo sguardo, sconfitto.
"E va bene! Chiederò a Ventus di proporglielo!" sbottò, prendendo poi con un gesto svogliato la sua borsa nera da sopra il prato e si alzò lentamente, mettendosela poi in spalla.
Riku, Axel e Sora sorrisero soddisfatti per essere riusciti nel loro intento, felici che probabilmente presto avrebbero avuto un bassista e il gruppo sarebbe stato finalmente al completo.
"Ma vi avverto!" esclamò d'un tratto Van, puntando il dito su ognuno di loro, con fare minaccioso "Se uno di voi si permette di fare o dire qualcosa che possa farlo soffrire, ve la farò pagare cara!"
E, senza aspettare nemmeno una risposta da parte loro, Vanitas prese con un gesto secco il casco da terra e se ne andò.
"Buona giornata anche a te, Vanitas!" disse in tono fintamente dolce Axel e agitando una manina, quando ormai il chitarrista era già schizzato via a tutta velocità e non era più visibile.
"E' sempre un piacere discutere con tuo fratello!" esclamò scherzosamente Riku, e Sora si voltò verso di lui.
"Oh, sì! E non hai idea di quanto sia piacevole vivere con lui!" rispose il più piccolo con lo stesso tono "Il problema è che si è dimenticato che dovevo andare con lui! Per quello ci siamo dati appuntamento qui!" aggiunse, mentre arricciava le labbra e abbassava lo sguardo, afflitto.
Axel fu folgorato dall'idea della fantastica occasione che aveva Riku in quel momento, così gli diede una leggera gomitata e gli fece un cenno del capo per fargli intendere a cosa stava pensando. Il ragazzo dai capelli d'argento sembrò illuminarsi.
"Sora, se vuoi... ti accompagno a casa io! Ovviamente dovremmo prendere i mezzi pubblici, perché non ho un motorino, ma almeno non farai il tragitto da solo!" propose, timidamente, posandogli una mano sulla spalla per confortarlo. Sora alzò di colpo il viso e ne rivelò un sorriso a trentadue denti che fece arrossire Riku.
"Lo faresti davvero, Riku?"
Il ragazzo alzò un sopracciglio di fronte a tutta quell'euforia, poi rispose al sorriso e annuì, intenerito dalla purezza di quell'esserino che lo aveva fatto innamorare: "Certo!"
"Grazie mille!" urlò Sora, cingendogli le braccia intorno al collo per abbracciarlo, e Riku poteva morire anche lì, e sarebbe stato felice lo stesso. Lo sapeva che era il suo modo di ringraziarlo, ma dal momento in cui lo aveva stretto gli era entrato nel naso il profumo dei suoi capelli, che, non sapeva perché, gli ricordava l'odore dei fiori freschi e bucato pulito che sentiva quando giocava da piccolo nel cortile della villetta in campagna di sua nonna. Era. Fottutamente. Dolce.
Axel, che aveva trovato quella scena molto carina, si alzò con un mezzo sorriso soddisfatto e si lisciò il tessuto dei pantaloni che gli si erano piegati per il troppo tempo passato seduto.
"Beh, allora io comincio ad avviarmi! Oggi non ho lezione di pomeriggio e ne approfitterò per continuare a giocare a Metal Gear!"
Sora si staccò dall'abbraccio con Riku e si alzò in piedi, imitato dall'altro ragazzo.
"Sì, anche noi andiamo subito, vero Ri?" sorrise il moretto.
"Certo! A domani Ax!" salutò il batterista, sistemandosi meglio lo zaino in spalla e voltandosi quando l'altro ragazzo gli aveva risposto con un gesto della mano. Non appena Sora gli si affiancò saltellando e lo prese per mano, Axel vide Riku sobbalzare imbarazzato a quel gesto.
Il rossino li osservò allontanarsi per qualche istante, sorridendo soddisfatto, poi si voltò e raggiunse lentamente il palo a cui aveva legato la sua bicicletta. La slegò e vi salì in sella, prendendo la strada verso casa.
Axel amava moltissimo viaggiare con la sua bicicletta. Lui, la bici e la musica nelle orecchie. Un mix perfetto che non avrebbe cambiato mai per nulla al mondo.
Si alzava presto il mattino, anche quando aveva lezione di pomeriggio e si faceva lunghe passeggiate, cantando a squarciagola quando raggiungeva quei posti che nessuno frequentava. Amava cantare e farlo in quel modo liberatorio lo aiutava a sfogarsi di tutte le frustrazioni e le afflizioni del mondo. Meglio di uno psicologo, ed è gratis!
Raggiunse il portone di casa e suonò il citofono, molleggiando le gambe impaziente di rientrare a casa (devo fare pipì ç_ç NdAxel).
"Chi è?" rispose la voce della madre, alterata in un tono elettronico per via del vecchio citofono.
"Il figlio che hai sempre voluto!"
Il portone si aprì con un rumore sordo e il ragazzo vi entrò, lasciando poi la bicicletta nel cortile e precipitandosi verso l'ascensore con passo svelto, trovandolo fortunatamente già al piano terra.
Non appena arrivò davanti alla porta di casa, trovò sua madre ad aspettarlo sulla soglia, con una vestaglia blu addosso e i capelli rosso fuoco tirati su in modo disordinato.
"Ciao, ma'!" salutò, chinandosi per darle un bacio sulla guancia, che la donna aveva proteso preventivamente non appena lui si era avvicinato.
"Ciao figlio!" sorrise la donna, chiudendosi poi la porta alle spalle non appena il rosso si fu accomodato in casa.
"Allora, che hai fatto per cena?"
"Axel, sono le 4 del pomeriggio... stai già pensando alla cena?" chiese lei, esasperata
"Lo sai che per essere così bello devo mangiare tanto e sano, no?"
"Se sei bello è solo merito mio! Comunque ti preparo qualcosa, razza di pozzo senza fondo che non sei altro!" ridacchiò ancora la madre, sparendo poi dietro la tenda a  perline della cucina, molto anni '70.
"Un cinghiale appena cacciato andrà benissimo!" esclamò ironicamente, ma con fare distratto, mentre si lasciava cadere sul divano del salotto e accendeva la tv. Fece zapping per un po', poi si soffermò su una
sit-com familiare, di quelle che, ad ogni battuta, ci sono delle risate finte ad accompagnarle. Le odiava, ma non c'era di meglio, purtroppo.
Fortuna che a spezzare quella orribile noia che lo aveva sovrastato fu il suo cellulare, e sorrise alla vista del faccione di Vanitas sul suo display, registrato con il nome di: Lord Van.
"Sono qui per servirla, mio signore!" disse non appena si fu portato il telefono all'orecchio.
"Datti una sprangata sulle gengive, Axel!" fu la dolce risposta del chitarrista, che sembrò particolarmente inacidito. "Senti un po', pel di carota! Sono da Ven e c'è anche Roxas, dice che per lui non c'è nessun problema e che è disposto ad incontrarci anche domani e che porterà il suo basso nel caso volessimo provare qualcosa insieme!"
Axel sentì gli occhi inumidirsi per la commozione: "Intendi dire che ha già un basso tutto suo?"
"Dopo la sprangata datti anche una sturata alle orecchie! " commentò Vanitas, esasperato, mentre di sottofondo si sentiva Ven mormorare qualcosa sul suo essere uno scaricatore di porto "Poi, siccome non ti ho chiamato per una conversazione di piacere, altrimenti ti avrei invitato per il tè delle 5, vorrei sapere se a te va bene vederci domani pomeriggio verso le 18 al Garage per provare!"
"Sì, mio signore Lord Van, va benissimo!" fu la risposta di Axel, detta con la voce di un provetto sottoposto di Satana (anche se pure Satana stesso sbiancava di fronte alla dolce e gentilezza che caratterizzavano da sempre Vanitas).
"Muori male, Axel!" e attaccò, senza nemmeno salutare, come al solito.
Vanitas era così: gli rodeva sempre il culo, aveva sempre qualcosa di cui lamentarsi, non ti faceva un favore nemmeno se lo minacciavi di uccidergli la madre e, soprattutto, con Ventus diventava tutto il contrario. Lui e Riku si facevano delle risate indimenticabili quando li vedevano battibeccare e Vanitas cercava di risanare il rapporto con paroline dolci e suppliche vergognose. Che coglione!
Ah, già, Riku. Conoscendo il chitarrista, probabilmente non si sarebbe nemmeno degnato di informarlo. Prese il telefono e gli mandò un sms, ricevendo poco dopo la risposta affermativa. Sorrise soddisfatto.
"Ecco qui, tesoro!" esclamò la mamma, comparsa poco dopo dalla cucina e porgendogli un panino e una lattina di aranciata.
"Grazie ma'! Ci voleva proprio!"
La donna sorrise e, sistemandosi la vestaglia dietro le cosce, si sedette vicino al figlio, che stava fissando il televisore con aria assonnata.
"Guardiamo Pretty Woman?"
Axel alzò un sopracciglio e ci mise un po' prima di voltarsi a guardarla, allibito; poi fece spallucce.
"Perché no!"
E, detto questo, il rossino si alzò in piedi e inserì il DVD, per poi sedersi a gustare la visione del film più sdolcinato della storia.
Ma, d'altra parte, ora avevano un bassista, ed era talmente elettrizzato all'idea che poteva guardarsi pure Peppa Pig, e sarebbe stato contento lo stesso.
Fine
 
 
*Stanza dell'autrice*
Ehm... salve a tutte!
Sono nuova. Cioè, non è che mi hanno appena scartato da un imballaggio, eh v.v! Sono nuova di questa sezione, anche se sono una vecchiarda (Sìsì, proprio d'età °_°). Fin'ora ero nella sezione di FF7 a pubblicare One Shot senza senso, poi ho messo la testina qui dentro, dopo che mi è ripresa la fissa per le AkuRoku, dopo anni che mi ero calmata un po' v.v (sì, va beh, nel frattempo ero in fissa con altro, eh"! Lo Yaoi è intrinseco in me e in vecchiaia non puoi far altro che peggiorare, sìsì!).
Così, dopo aver finito da poco Birth By Sleep (cioè sono all'ultima storia, e al boss finale v.v è quasi finito su! Non siate pignole! NdMiryel Ma la smetti di farti i discorsi da sola, per piacere? °° NdAxel), mi è balenata in testa questa storia e vorrei poterla portare avanti finché riesco (non sono famosa per essere una che conclude ciò che ha iniziato XD ma farò del mio meglio!). Speriamo vi piaccia u.ù.
Comunque, bando alle ciance e vi lascio prima ad un Bonus stupidissimo e quindi appuntamento al prossimo capitolo.
Un bacio speciale alla mia Chiara che non sono sicura la leggerà, ma se lo farà almeno saprà che la dedico a lei v.v !
Baci! :* Miaaaaaaoooo :3
 
 
*Bonus Track*
"Ma... Ma come accidenti ti sei vestito, Van?"
Vanitas sobbalzò sulle spalle a quella affermazione del suo fidanzato, palesemente sconvolto da quell'uscita, dopo che lo aveva squadrato da capo a piedi. Era vestito in prevalenza di nero, ma portava dei pantaloni attillati in pvc, la giacca di pelle nera, con una toppa degli Iron Maiden sul petto, Converse nere e con i lacci rossi e i suoi inseparabili Police sulla testa.
"Scusa, perché? Non va bene?" chiese, in tono mortificato.
"Ma..." cominciò Ventus, spiaccicandosi una mano sulla faccia, disperato "E' un saggio in un teatro prestigioso! Te l'ho scritto anche per sms, Van! Dovevi vestirti in giacca e cravatta!"
"Sì, per sembrare un pagliaccio!"
"Ma perché non mi dai mai retta!!"
Vanitas lo guardò spiazzato, poi sospirò: "Ma, tesoro... io ti do sempre retta!"
Era vero. Non c'era cosa che Vanitas non facesse senza che Ventus gli dicesse il come e il quando... almeno per quanto riguardava quei casi in cui doveva almeno fingere di comportarsi come una persona normale. E lui non era una personale normale, come gli ricordavano sempre Riku e Axel.
"Va bene, va bene! Ormai è tardi per cambiarsi! Accidenti, se non fosse che non si può, ti farei sedere lontano da me!" sospirò Ventus, esasperato all'ennesima potenza. Ma che cosa doveva fare con lui.
"Certo che quando vuoi sei veramente uno stronzo!"
"Sei tu quelli che non mi sta mai a sentire!" controbatté il biondino, sistemandosi poi meglio la cravatta nera.
"Eddai, scusa! Perdonami, Ven! Faccio il bravo, promesso! Mi fingerò interessato!" piagnucolò, cingendogli le braccia al collo in modo infantile.
Ventus lo guardò serio per un attimo, prima di scoppiare a ridere intenerito dalle uscite del suo fidanzato. Gli posò un bacio sulla fronte.
"Grazie per lo sforzo, Vanitas! Dai, andiamo!" lo incitò, dandogli poi una sonora pacca sul sedere. Il moro sobbalzò, poi sorrise maliziosamente in sua direzione. "E non fare quella faccia!"
Quale faccia? Quella da ebete che aveva ogni volta che Ventus si mostrava un po' audace? Beh, era tutta colpa sua se gli si palesava sul volto il fatto che fosse cotto marcio.
Ventus si voltò e Vanitas sospirò, prima di iniziare a seguirlo, rassegnato ormai al destino di dover pendere per sempre dalle sue labbra.
*Fine*
 
 
 
 
 
 
   
 
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