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Autore: Shadow Eyes    23/09/2008    6 recensioni
Non era assolutamente la sua giornata, quella. Temari era stanca. E trucemente incazzata.
Doveva trovare una valvola di sfogo, e subito.
Genere: Demenziale, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Temari
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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Ichiraku




She was queen for about an hour
After that, shit got sour
Puddle Of Mudd, “She Hates Me”





Se avesse dovuto dare una definizione dello stato d’animo in cui si trovava in quel momento, questa sarebbe stata una perfetta armonia tra omicida e rissosa.
Guardò la sua stanza; un piccolo buco polveroso con un letto, una piccola finestra ed un enorme ventaglio smaltato abbandonato in un angolo, che riluceva della fioca luce che penetrava dal vetro opaco della finestra.
«Che schifo…», sibilò velenosa contro il suo riflesso, che la fissava con aria sarcastica dalla superficie liscia e scura del ventaglio.
Non era assolutamente la sua giornata, quella. Quella sera aveva dormito poco e male e, quando quella mattina aveva tentato inutilmente di spazzolare i quei rovi ribelli che solitamente acconciava in quattro svettanti codini, era riuscita solo ad ottenere una spazzola incastrata tra i nodi dei capelli e gli sghignazzi senza ritegno di Kankuro.

«Che hai da ridere, idiota? Piuttosto dammi una mano.», gli aveva urlato tra i gemiti di dolore mentre cercava di districare la spazzola dalla presa ferrea dei suoi capelli.
«Perché mai dovrei?», le aveva riso in faccia Kankuro, con le lacrime agli occhi, «Anzi, noto un certo miglioramento nel tuo aspetto fisico, sai? Dovresti lasciarla appesa lì dov’è!»
Le ultime parole famose.
Gli occhi verdi di Temari erano diventati due fessure ostili e la ragazza, con un ringhio rabbioso, gli aveva scaraventato in faccia il flacone del sapone, colpendolo in piena fronte e facendogli contemporaneamente sbattere la nuca contro il muro.
«Ouch! Temari, brutta bastarda…!»
In quello stesso istante Gaara era entrato nel bagno, appena in tempo per vedere la sorella che, mentre il fratello implorava pietà, tentava di infilargli l’ombretto in un occhio.
«No, continuate pure…», aveva detto piattamente quando i due fratelli si erano bloccati come statue di cera al suo ingresso, «Voglio vedere come va a finire.»

Temari si alzò con un colpo di reni da letto, atterrando a piedi nudi sul pavimento caldo.
Se Kankuro avesse solo osato mettere piede nella sua camera o avesse anche solo respirato troppo vicino ad essa, questo era ormai assodato, lo avrebbe polverizzato all’istante.
La giovane si passò nervosamente una mano nella sua criniera bionda. Alla fine era riuscita a staccare la spazzola strappando senza remore i capelli impigliati; per oggi li avrebbe lasciati sciolti, era meglio così.
«Maledizione…»
Si sentiva come una tigre ingabbiata! Aveva bisogno d’aria, di uscire, di sfogare tutta quella frustrazione che stava reprimendo da troppi giorni [da troppi anni].
Aprì le piccole imposte cigolanti della finestra e guardò la gente che, in un via vai continuo tra case e negozi, passava sotto di lei. Sbadigliò senza degnarsi di portarsi una mano davanti alla bocca. Gli abitanti di Konoha erano così anonimi e tranquilli che le trasmettevano un fortissimo senso di sonnolenza.
Temari era stanca.
E trucemente incazzata.
Si voltò a fissare il suo ventaglio, reprimendo a stento l’impulso di radere al suolo l’intera Konoha con tutti i suoi pallosissimi abitanti. Dopo un istante, si limitò ad afferrarlo e ad assicurarselo dietro la schiena con la fascia.
Basta, ho deciso.
Ritornò alla finestra e, facendo perno sul parapetto con le mani, spiccò un balzo agile e preciso attraverso di essa, atterrando sulla strada polverosa. La gente che non la vide, sussultò quando si trovò faccia a faccia con un’amazzone selvaggia dallo sguardo fiero.
Temari sbuffò sonoramente e sparì mescolandosi fra la gente, senza degnare nessuno di uno sguardo. Doveva trovare una valvola di sfogo, e subito.
Percorse le strade fiancheggiando gli edifici, lasciando che i suoi occhi a mandorla squadrassero, con abituale discrezione, i passanti, finché uno in particolare non catturò la sua attenzione. Era un ragazzo slanciato e pallido dall’espressione cupa e austera, che stava fissando disgustato il suo compagno di squadra vestito con un’orrenda – cosa che fece arricciare il naso anche a lei – calzamaglia verde, che stava camminando sui palmi delle mani.
Questo posto brulica di idioti.
Temari spostò nuovamente lo sguardo sul ragazzo con i capelli lunghi. Era praticamente perfetto: fisico perfetto, movenze perfette, vestiti perfettamente puliti, pelle perfetta e, dulcis in fundo, capelli perfetti.
Stupido ragazzino viziato con quegli stupidissimi capelli perfetti…, pensò irritata.
Le bastò un gesto rapido. Nessuno s’accorse di nulla.
«Rock Lee, piantala…!», fu tutto ciò che riuscì a borbottare il ragazzo prima che una forte ondata di vento lo investisse in pieno sollevando un immenso polverone e scompigliandogli senza alcuna umana pietà i lunghi capelli castani.
Il ragazzo sembrò diventare di pietra. Si irrigidì, mentre la sua mano saliva attonita verso la sua chioma lucente per verificare i danni. Impallidì. Una strage.
«Hai sentito anche tu, Neji? Che fresca ondata di Giovinezza!», esclamò allegramente Rock Lee, cominciando a fare delle flessioni.
Temari osservò che estrema e cruda soddisfazione lo sguardo vacuo del ragazzo incrinato da un leggero tic al sopracciglio. Ora si sentiva decisamente meglio.
Il suo stomaco, però, non sembrava della sua stessa opinione; infatti si lamentò indignato della sua mancanza d’attenzioni. In fondo, era quasi ora di pranzo.
Uhm, vediamo un po’…
Superò con un ghigno bastardo stampato in faccia l’ex-ragazzo-perfetto che continuava a fissare il vuoto cercando inconsciamente di appiattirsi i capelli sulla testa con la mano. Non aveva voglia di ritornare a casa a mangiare, quindi si mosse alla ricerca di un locale. Non ci mise molto a trovarne uno di suo gusto; gli ideogrammi sull’ingresso recitavano “Ichiraku”.
Tranquillo e pulito, non male…
Entrò superando i panni leggeri su cui erano impressi gli ideogrammi e si sedette senza tante cerimonie sul primo sgabello che le capitò a tiro. All’odore invitante delle pietanze, il suo stomaco si lamentò ancora. Era proprio il caso di ordinare qualcosa.
«Una ciotola di ramen al miso!»
Strano… non ricordava di avere la voce così allegra e squillante.
Si voltò in contemporanea con il ragazzo che le era seduto a fianco. Non aveva fatto nemmeno caso che ci fosse qualcun altro assieme a lei nel chiosco e, a quanto pareva, nemmeno lui.
I due si scambiarono uno sguardo interdetto.
«Oh.»
«Ah.»
Silenzio.
«Due ciotole di ramen al miso, allora!», disse il proprietario cominciando ad armeggiare con i fornelli.
«’ttebayo? Ma tu…», il ragazzo assottigliò occhi azzurri, fissandole il volto.
Temari arretrò leggermente, messa a disagio da quello sguardo indagatore. «Che diavolo vuoi…?»
«Hah, ci sono! Sei quella di ieri!»
«Eh?» La giovane aggrottò le sopracciglia. “Quella di ieri” cosa? Non le sembrava di aver mai visto prima d’ora quel-- ah, già, ma certo! Era “Naruto-Il-Casinista-Dattebayo”! Quello che aveva cercato inutilmente di proteggere quel bamboccio dalle grinfie di Kankuro. Patetico.
«Non è così?»
«Sì, sono io.»
«Quando vedi quel grassone di tuo fratello riferiscigli questo messaggio da parte mia… Bleeeeh!!»
Naruto si portò un indice sotto l’occhio e le fece la linguaccia.
Temari si fece sfuggire un sorriso ma riuscì immediatamente a mascherarlo con un espressione seccata. «Ma per chi mi hai preso? Non sono mica la tua segretaria!»
«… Mmmh…» Naruto piegò la testa di lato e continuò a fissarla.
«E adesso che diavolo vuoi?», gli chiese la kunoichi stizzita.
«Ti piace il ramen?»
Che razza di domanda…
«Tra le altre cose…», si limitò a rispondere, inarcando un sopracciglio.
«Allora non sei proprio così male come credevo, dattebayo!»
«Cosa!?»
«Ti piace il ramen e vieni a mangiarlo all’Ichiraku, questo mi basta.»
Teoria idiota come il ragazzo che l’ha pensata.
Temari scosse il capo e schioccò la lingua, voltandosi a guardare il proprietario dell’Ichiraku condire le loro ciotole di ramen.
«Tu sei tutto scemo, moccioso
«Ehi!», Naruto le scoccò un’occhiata indignata, «Stai parlando col futuro Hokage di Konoha, quindi bada a come parli, cicciona
«Tu mi ha chiamata cooome!?», ringhiò Temari, tornando a fissarlo già sul piede di guerra.
«E poi abbiamo la stessa età, ho anch’io dodici anni, sai?»
«Non provarci nemmeno a cambiare argomento, non mi freghi! … E per tua informazione, sappi che ho quindici anni.»
«Eh? Quindici anni? Ma allora non abbiamo la stessa età!»
«Complimenti, ci sei arrivato. Hai vinto un pupazzo.», grugnì Temari, assottigliando lo sguardo.
Silenzio.
«… Non ti facevo così vecchia, sai?»
«Ma brutto…!»
«Ecco a voi i vostri ramen!», con un sorriso cordiale, il proprietario dell’Ichiraku servì ad entrambi i ragazzi la propria ciotola.
«Pausa. Ho fame.», decretò Temari, afferrando le bacchette.
Naruto non poté che annuire vigorosamente e cominciare a trangugiare il proprio ramen.
«… Ti ammazzerò più tardi.»
Gli spaghetti gli andarono di traverso.
«Agh…! Gh…!»
Naruto tossì cercando di riprendere fiato.
Temari lo ignorò bellamente, continuando a mangiare.
«Cough…! Cough…!»
Le guance di Naruto si imporporarono.
Temari si concentrò su un pezzo di maiale che proprio non ne voleva sapere di farsi prendere.
«A… iu… to…»
Naruto divenne cianotico.
«Mh?» Temari si voltò e lo colpì con forza sulla schiena, facendogli sputare gli spaghetti, «Riprenditi, idiota!»
Naruto si scontrò contro il bancone, evitando per un soffio di finire a sbattere con la faccia nella sua ciotola. «Gr… a… zie…»
«È stato un piacere
«Sadica.»
I due si dedicarono completamente al loro ramen, finché non rimase nella ciotola nulla a parte qualche goccia di brodo.
«Ne vuoi un’altra, Naruto? Stasera offre la casa!», disse il padrone dell’Ichiraku.
«Eh? Davvero? Grazie mille, ne approfitto volentieri!», esclamò Naruto al settimo cielo.
«E lei, signorina?»
«No, grazie.»
Naruto la osservò stralunato per qualche istante.
«Be’!?»
«Ma come, vieni a mangiare il ramen e ti fermi solo alla prima ciotola?»
«Non ci vedo nulla di stran--» Un rantolo sordo da parte dello stomaco di Temari concluse la frase per lei.
«Hai fame.»
«Io, be’… Un pochino.»
«Non mi dire che anche tu sei ossessionata dalla linea, vero?»
Temari fece una smorfia imbarazzata a borbottò qualcosa di incomprensibile.
«Pensavo che per una come te non facesse alcuna differenza.»
Tasto dolente.
«Che vorresti dire, moccioso!?»
«Ehi, non ti scaldare! Volevo solo dire che…»
«… Dato che sono già grassa non dovrei preoccuparmi di ingrassare ancora di più?», gli occhi verdi di Temari lampeggiarono pericolosamente.
Naruto boccheggiò, spiazzato. La sua insinuazione sembrava averlo frustrato, per qualche motivo.
«Assolutamente no!»
«E allora cosa!?»
«Tu… Ecco…», tentennò lui, a disagio, «… Stai bene così come sei.»
Questa volta toccò a Temari rimanere spiazzata.
«Voglio dire, le ragazze si preoccupano sempre della linea anche quando sono perfettamente in forma! Mi sembra inutile…»
«Alludi forse alla tua amichetta con i capelli rosa?»
«Io… Ehm…»
Beccato.
Temari scoppiò a ridere, sentendo le guance arrossarsi.
Naruto la guardò imbronciato per un po’ ma poi qualcosa sul suo viso si smosse, addolcendogli l’espressione.
«Sai…»
«Cosa c’è?»
Il giovane concentrò lo sguardo sulla ciotola ormai vuota. «Sei più carina, quando sorridi.»
Temari lo guardò leggermente in imbarazzo; non le era mai capitato di ricevere un complimento del genere da parte di un ragazzo – anche se in questo caso si trattava più di un ragazzino che d’altro. Di solito gli uomini le urlavano dietro apprezzamenti di cui c’era davvero poco di cui andar fieri e poi non abbassavano di certo lo sguardo imbarazzati. «Grazie.»
Naruto sollevò i suoi occhi azzurri su di lei – per un istante le sembrarono brillare – e sorrise.
«Mi scusi, signore, vorrei anch’io il bis!»
I due continuarono a chiacchierare finché non terminarono anche la seconda porzione.
«Cretino, eccoti. Sapevo che ti avrei trovato qui.»
Il suddetto cretino si irrigidì sul posto a quel gelido richiamo.
«Che vuoi, Sasuke?», grugnì poi, senza degnare di uno sguardo il nuovo arrivato.
Voltandosi, Temari gli scoccò invece un’occhiata sprezzante; e pensare che la prima volta che l’aveva visto aveva pensato che fosse un bel tipo. Che cretina.
«Kakashi ci vuole vedere tutti fra cinque minuti al Campo d’Allenamento.»
«Sì, sì…», tagliò corto Naruto, sbuffando.
Sasuke lanciò un’occhiata rapida ad entrambi e tutto ciò che Temari poté leggerci fu sufficienza. Un ghigno sardonico le si allargò sulle labbra carnose.
«Mpf…»
Il giovane non aggiunse altro, sparendo tra i passanti silenziosamente com’era arrivato.
«Ehi…»
«…»
«Terra chiama idiota!»
«Che c’è?»
«Hai sentito il compagno di squadra, no? Cosa aspetti ad andare?»
Naruto fece spallucce.
«Tanto il Maestro Kakashi farà come minimo un paio d’ore di ritardo.»
Sembrava riluttante ad andarsene.
«Devi fregartene di quello che fanno gli altri, i veri ninja non arrivano mai in ritardo. Questo lo sa anche il più stupido dei mocciosi.»
«Piantala di chiamarmi moccioso!»
«Continuerò a chiamarti moccioso finché continuerai a comportarti come un moccioso.»
Immusonito, il giovane scese in silenzio dallo sgabello, pagò il conto e si avviò verso l’uscita.
«Ehi, moccioso, è maleducazione non salutare gli amici.»
La voce bassa e calma di Temari lo fece sussultare leggermente. Naruto si voltò verso di lei con un sorriso abbagliante. «Ci vediamo allo stadio fra una settimana, dattebayo!»
«Contaci, Naruto
Il sorriso del biondo si allargò – se possibile – ancora di più. Le fece un cenno con la mano, e corse via.
Temari lo tenne d’occhio finché non fu inghiottito dalla folla, poi pagò anche lei il conto e ritornò a casa.
«Dove diavolo sei stata!? È più di un’ora che ti cerco!», esclamò Kankuro quando se la trovò di fronte alla porta.
«Direi che non sono affari tuoi.», commentò acidamente lei, sorpassandolo.
«Sempre la solita scorbutica.»
«Noi due abbiamo un conto in sospeso, vero, Kank?»
«Ehm…» Kankuro si appiattì contro il muro cercando di strisciare lontano dalla sorella finché fosse rimasta di spalle.
«Ah, dimenticavo…» Temari si voltò lentamente verso il fratellino con un sorriso agghiacciante stampato sulla faccia.
Kankuro rimase paralizzato contro la parete mentre impallidiva sempre più. Chiuse gli occhi.
La sorella gli si avvicinò fin ad azzerare la distanza tra i loro nasi. «Ho un messaggio da parte del futuro Hokage di Konoha…»
«Eh!?»
Temari si portò l’indice sotto l’occhio mentre Kankuro tentava di fondesi con il muro.
«Bleeeeh!»
«Eh?»
Quando Kankuro trovò il coraggio di sbirciare, si ritrovò davanti agli occhi Temari che gli faceva la linguaccia più infantile che avesse mai visto; dovette sforzarsi di non far crollare la mandibola sul pavimento.
La ninja bionda si voltò ridacchiando e marciò in camera sua, chiudendosi la porta alle spalle.
«Fin ad oggi mi sono sempre chiesto che cosa si provasse a passare una giornata all’asilo nido…», commentò Gaara, che fino al quel momento era rimasto tranquillamente sdraiato sul divano.
Kankuro si rassegnò all’idea di vivere in una famiglia di psicotici.










.:~*~:.

Eccomi qui!! XD
Temari & Naruto, una coppia che scoppia, in tutti i sensi! Questa storia è dedicata a tutti i fan dei crack pairings! Che ve ne pare, di questo delirio? L’ho ambientato nel periodo prima dell’esame di selezione dei Chuunin, non appena Gaara, Temari e Kankuro arrivano a Konoha. Spero di aver reso i personaggi abbastanza IC, nonostante la nota demenziale che ho dato alla storia.
Fatemi sapere, come sempre!
Ringrazio tutti i lettori silenti che hanno letto le mie storie fin’ora, gli impavidi che le hanno commentate e chi leggerà oggi questa! ^^

See ya,

Shadow Eyes
  
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