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Autore: KagomeSmile    03/09/2014    0 recensioni
Christine era bella, alta e bionda, con due occhi d'oceano in cui ti potevi perdere. Il sorriso birichino colorava sempre il suo volto pulito, e aveva sempre la cosa giusta da dire al momento giusto. Ma c'è una cosa che dovete sapere di lei. Christine non è reale.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, sono la vostra MerokocChan, stavolta con una storia un pò... particolare. Nonostante il titolo semplice (un nome come un altro), la storia è un pò complessa, e cercherò di farvi entrare nella testa della mia Alice. Cosa c'entra Alice? E chi è Alice? Leggete questa storia nata una notte dopo un'ispirazione improvvisa e lo saprete.

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Christine

Colpevoli i miliardi di cartoni animati della mia infanzia, quali Sailor Moon, Piccoli Problemi di Cuore e tanti altri, fin da bambina ho sempre sognato di trovare la mia "migliore amica del cuore", quella con cui condividere tutto, emozioni belle e dispiaceri, prime volte e paure. Me la immaginavo vestita con vestitini femminili, forse un pò troppo sfarzosi e un pò da "bambolina", ma con un sorriso sincero e dolce stampato sul viso angelico. Mi sarebbe piaciuto, dato che il mio nome è Alice, che anche lei avesse un nome "da favola", così almeno alle feste, quando ci avrebbero preso in giro per il nome (perché i bambini sono terribili), ci saremmo guardate sorridendo e avremmo scherzato a tono col bulletto. Così doveva essere la mia migliore amica.
Invece fin da bambina di "migliori amiche" ne ho viste ben poche. Per non dire nessuna.

La prima fu Veronica: una maschiaccia, così lontana dalla figura immaginaria che avevo in testa, ma che era l'unica "fuori dal coro" come me, e che sopratutto giocava sempre e solo con la sottoscritta, senza lasciarmi un attimo di pace per farmi nuove amicizie o almeno tenermi quelle degli anni prima. Nonostante i nostri battibecchi (litigavamo un giorno no e due sì), ci volevamo un gran bene e contavamo molto l'una sull'altra: ci raccontavamo segreti, paure, prime cotte e i nostri giochi preferiti... In effetti le raccontai così tanto dei miei giochi preferiti che lei pensò giustamente di rubarmeli uno per uno. Si, la mia prima amichetta era una ladra di giocattoli.

La seconda fu Sara, e la conobbi prima del Buco Nero (ma questa è un'altra storia...), e ci fu subito sintonia tra noi: avevo fatto ad alta voce una delle mie solite battute di basso livello («Durante l'intervallo c'era così tanta gente che converrebbe mettere dei semafori nei corridoi per evitare incidenti!») e avevo fatto colpo su di lei, che scoppio a ridere in una fragorosa risata che per anni avevo immaginato avesse la mia "migliore amica ideale". Ovviamente, dopo il casino con "Sua Maestà la Reginetta di 'staceppa Giulia", la tanto cara e dolce Sara troncò senza motivo ogni rapporto con me, senza infierire almeno sulla mia già minata autostima. Si, la mia seconda amichetta in realtà non era che fumo: una ragazzina falsa e forse troppo attaccata al pensiero altrui.

Per la terza dovrei scrivere un libro intero su di lei e su quello che mi ha lasciato dentro, ma abbrevierò per il momento dicendo che eravamo entrambe piccole, immature e forse avevamo corso troppo ad atteggiarsi da "grandi e vere amiche del cuore". Dico solo ciò, perché ho una mezza idea di raccontarvi di lei più avanti. Diciamo che era quella con cui avevo più sintonia e l'unica che credevo potesse davvero essere l'amica eterna che tanto bramavo.

Dopo di lei, dato che mi aveva ferita moltissimo, ho avuto molte "amiche di convenienza" (e cioè amiche di scuola, che sono amiche perché ti passano i compiti, ti aiutano per la scuola e di tanto in tanti racconti qualcosa su di te, rimanendo però sempre sulla superficie). Insomma, amicizie per modo di dire, e che in effetti, non hanno contato granché per me.


...No, ma mi dicono che sono proprio brava a scegliermi le amicizie, nè?

Ma in effetti, rileggendo le righe che ho appena scritto, ho notato che manca una ragazza alla quale sono stata terribilmente legata per anni, e che fu lei la premiata "migliore amica del cuore" che tanto sognavo di avere fin dalla più tenera età.
Il suo nome è Christine e di lei ricordo tutto: ricordo il suo profumo, il suo shampoo e il suo balsamo preferiti, i suoi gusti in fatto di gelati e musica, ricordo perfino la sua voce. Ma quand'è che di preciso l'ho vista la prima volta? Quand'è stato che l'ho vista apparire per la prima volta davanti a me? Non riesco proprio a ricordarlo, e più ci penso, e più mi viene in mente solo il suo viso angelico che mi sorride. Sono buffi i ricordi: spesso si modificano negli anni, e noi rivediamo solo la metà della verità passata.
Christine era bella, alta e bionda, con due occhi d'oceano dentro i quali potresti perderti un milione di volte, ma che vorresti sempre rivedere per perderti nuovamente. Il sorriso birichino colorava dolcemente il suo volto pulito, e aveva sempre la cosa giusta da dire al momento giusto. Non aveva un difetto che non sopportavo. Non aveva un briciolo di cattiveria od egoismo che non potevo vedere. Era semplicemente perfetta. Forse anche troppo, penserete voi. E avete ragione. 

Perchè Christine non è mai stata reale.

O meglio, probabilmente qualcuno nel mondo si chiama Christine, e magari ha pure gli occhi blu circondati da morbide onde bionde. Ma non è lei la mia Christine. Perché la mia è sempre stata dentro la mia testa. La vedevo io al mio fianco nel posto vuoto del pullman al mio fianco; la vedevo io seduta accanto a me a studiare geometria; la vedevo io in sala a guardare la TV con me; la vedevo e la sentivo io mentre ridevamo e scherzavamo.

Perché? Semplice.
Ero profondamente sola e avevo un disperato bisogno di compagnia. Era dopo Sara, e durante il Buco Nero. Non avevo nessuno, tutti mi evitavano, ed io stavo impazzendo. E così penso che un giorno, all'improvviso, senza che io dicessi qualcosa, Christine apparve al mio fianco come unico sostegno nella mia squallida vita.
Era lì mentre quel nanetto sapientone di Jacopo mi chiamava "zoccola", e mi stringeva la mano. Era lì quando sentì le mie ultime due amiche sparlarmi dietro dicendo un sacco di cattiverie (tra l'altro false) su di me e mi stringeva di nuovo la mano. E a casa, quand'ero da sola e piangere disperata, urlando con tutte le mie forze, lei era proprio lì, seduta al mio fianco ad accarezzarmi la schiena e a sussurrarmi frasi gentili.
Era perfino lì accanto a me quando nel buio del Buco Nero vidi la lama luccicante del coltello, che finì col diventare anche lui un mio amico. Quella volta però, ricordo che aveva un sorriso triste: mi guardava dal letto e aveva gli occhi lucidi.

Era così reale, così...viva, che ancora adesso, ogni tanto, penso che probabilmente l'ho incontrata per davvero. Non ricordo bene quando è arrivata. Non ricordo come è arrivata. Non ricordo neppure per quanto tempo è stata al mio fianco.
Eppure in parte è stata una compagnia dolce, che mi ha aiutato a superare il momento critico della mia vita.

Mi vergogno un pò a dirlo, ma ai tempi di Christine avevo un diario (non un diario segreto, o meglio avevo anche quello, ma in particolare ne avevo uno che usavo per le cose....da adolescente) e mi scrivevo da sola le dediche della mia amica Christy (così la chiamavo affettuosamente). Ai tempi a scuola vedevo una psicologa, di cui non ricordo il nome, ma che chiamerò "Anna la cretina", poiché il nome Anna mi ricorda un pò lei e perché era davvero una cretina. La donna mi ascoltava mentre le parlavo dei miei problemi a scuola (del bullismo, degli insegnanti che non mi aiutavano, ecc...) e mentre le raccontavo di Christine. E mentre parlavo lei mi guardava come si guarda una pazza fuggita dal manicomio. E quando le mostrai il famoso diario, lo sfogliava con una faccia allibita, che mi è rimasta impressa ancora oggi.
Ci mancava solo la nuvoletta stile fumetto con scritto "Questa ragazza è matta". No, ma grazie tante, eh... Un minimo di aiuto potevi anche darmelo, stronza!
E dire che ci credo pure nella psicologia, ma la mia solita sfortuna mi porta a conoscere psicologhe poco professionali.

Tornando a Christine, sinceramente parlando non ricordo quando è sparita alla mia vista, non ricordo neppure se mi è mancata. Ricordo quant'era importante per me. E al momento vorrei che non comparisse mai più nella mia vita.

Una volta ne ho parlato col vecchio Don della mia chiesa (dico vecchio, in quanto adesso ce n'è uno nuovo, ma non mi è simpatico. Proprio per niente.) e lui mi disse che forse Christine era il mio angelo custode venuto qui giù per darmi sostegno e che, dopo aver visto che avevo superato il Buco Nero, aveva concluso la sua missione, tornando dal buon Gesù e compagnia bella.
Io sono credente e fin da piccola ho un amore sproporzionato per gli angeli. E in effetti questa versione avrebbe senso.
In effetti sempre meglio pensare che fosse un angelo piuttosto che fossi diventata pazza da legare, giusto?

Concludendo, per quanto ne sappia di angeli custodi, se mai leggerà questo mio scritto vorrei che sapesse che le sono grata per l'aiuto che mi ha dato. 

Grazie Christine, nonostante la pazzia del momento, ora come ora sono contenta di averti...creato.


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Ecco concluso questo primo racconto della mia Alice. Ma non dimenticatevi di lei: vorrei scrivere più one shot su di lei e la sua storia, prima fra tutti raccontando del suo "Buco Nero". Magari anche dei suoi vecchi amori, chissà. 
Spero vi sia piaciuto, io sinceramente l'ho scritta di getto, e non so bene come sia venuta alla fine ç_ç So già che appena lo pubblicherò noterò almeno 5 errori (di battitura, di distrazione,...), e vi prometto che domani mattina li correggerò, ma ora sono le 2:30, ho troppo sonno per pensare e ragionare ç_ç
Fatemi sapere cosa ne pensate! :D
Un bacio! <3
MerokocChan


 
   
 
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