Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Black Iris    04/09/2014    0 recensioni
I Nephilim sono sia angeli che umani, sono tra le razze più ripudiate dal mondo, ma dalla loro esistenza dipende il destino del mondo. Il mondo è sull'orlo dell'apocalisse, l'inferno sta per riversarsi sulla terra, ma loro possono fermarlo, loro e gli angeli che si sono ribellati al paradiso.
Una famiglia stana e particolare: sei Nephilim fratelli, un padre angelo e una madre... magari meglio lasciare la sorpresa.
Buona lettura a tutti!
^_^
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per tanti la notte era solo una notte, magari da passare con gli amici in discoteca, o andare al cinema, o magari semplicemente dormire. In pochi, anzi nessuno poteva vedere l’armata di demoni che camminavano a mezz’aria. Gli angeli però erano diversi e i loro occhi guardavano oltre la materia, per loro c’era un’altra dimensione, quella dell’energia. Quella che si stava avvicinando a grande velocità era una grossa macchia nera nel cielo, che oscurava le stelle. Sbalorditi dalla quantità di demoni che erano venuti per lo scontro decisero che avrebbero giocato di testa e solo con le loro capacità. Erano già divisi in gruppi e decisero che ogni gruppo avrebbe dovuto fare la sua parte. Il primo passo era impedire che abbattessero il muro e sarebbe dopo seguito l’uscire e sconfiggerli, quella in teoria doveva essere la parte semplice, perché non avevano la minima idea di come si poteva impedire al muro di crollare, sarebbe stato più facile sapere qual’era la tattica dei demoni, peccato che dialogare non fosse tra i loro piani.
 
I demoni erano ormai a pochi metri dalla barriera. Gli angeli li osservavano come statue dalla parte opposta, armati e inermi, non per paura, ma per abitudine, non ci muoveva mai prima dello scontro. Anche loro a mezz’aria con le ali aperte dietro la schiena che battevano per tenersi a quell’altezza.
Davanti a loro Paride brandiva due spade corte, dalla bellissima impugnatura. Vi era rappresentato un drago che si girava per sputare il fuoco incandescente che era la lama. Partiva rossa e diventava sempre più lucida mana mano che raggiungeva la punta fino ad avere una sfumatura dal rosso fuoco al viola trasparente. Potevano sembrare due banali giocattoli, ma nelle mani di Paride quelle antiche reliquie erano un’arma difficile da contrastare.
 
-Paride- chiamò Ammon quando si trovava davanti al muro, -ti trovo in forma-.
-io no- rispose lui, -servi ancora Lucifero? Non hai ancora aperto le ALI della libertà?- disse canzonandolo.
-conservo ancora quella cosa informe che ti cresceva sulla schiena in una teca della mia casa in Paradiso- aggiunse cambiando espressione.
-smetterai di scherzare, credimi, ti strapperò le piume una ad una- disse minaccioso, poi si voltò verso il suo esercito alzando l’ascia.
-abbattete il murooo- lanciò quel grido e l’intero esercito si apprestò a lanciare fiamme verso la barriera, che però sembrava reggersi in piedi anche dopo tanti colpi.
Paride si lasciò scappare un sorriso.
-non ce la farete mai- disse sicuro di se.
-fossi in te non ci scommetterei- disse tra se e se il demone. Si voltò verso l’angelo e con un sorriso malizioso soffiò il fuoco nero simile a quello dell’oblio verso la barriera, ma quella non si graffiò nemmeno. Sbalordito il demone si arrestò, come avevano fatto gli angeli a costruire qualcosa di così resistente? Doveva per forza esserci un modo per abbatterlo, non poteva stare fermo mentre gli angeli lo guardavano con sorrisi derisori. Non era arrivato fin lì per tirarsi indietro. Stavano sicuramente usando una magia diversa per tenerlo eretto, mentre rimuginava sulla loro strategia notò il volto sorridente di Paride, un sorriso di trionfo.
Paride dal conto suo si aspettava qualcosa di più elaborato e complesso da parte di un generale demone, ma si era sbagliato, Ammon si era lasciato guidare dall’ira e non aveva calcolato bene le possibilità, a differenza di lui, che su quello scontro non ci dormiva la notte.
Ammon però aveva capito che gli angeli erano pochi in confronto a quelli che si aspettava, voleva vedere centinaia di angeli volare sul cielo di Friburgo, invece aveva davanti solo quella dozzina, ma anche così sembravano pochi,all’appello mancavano delle essenze, ne era sicuro. Tanto per cominciare Diana. Sapeva di lei perché era caduta ferita dal cielo e lui l’aveva vista, ma tra quella schiera non la trovava, possibile che non combattessero tutti?
Gli venne un’idea in mente, anche gli altri combattevano, ma non stavano lì forse per tenere in piedi la barriera, così si spiegava anche come fosse indistruttibile, in tal caso bastava colpire là dove era più debole e cioè dove poggiavano le mani degli angeli. Da lì l’energia si liberava per il resto della barriera ed essendo Friburgo una città grande e gli angeli dovevano sforzarsi molto per tenere eretta barriera e per farlo dovevano distribuire bene la magia, dove stavano loro non ce n’era bisogno, perché c’erano già a fare da guardia e quindi dovevano per forza essere quelli i punti deboli. Oppure c’era la possibilità opposta: cioè che l’energia fosse più debole nei punti più lontani.
Volteggiò in aria, sopra alla città e agli occhi di Paride che era già in posizione di contrattacco. Da là si poteva vedere bene la barriera, i punti più deboli erano infatti quelli in alto. Diede l’ordine.
Per gli angeli fu come una reazione naturale, si spinsero in alto con un solo battito d’ali. Sembravano pallottole pronte a infrangere un vetro, quando si fermarono formarono sotto di loro delle forti correnti d’aria. Fu Paride ad appoggiare la mano sul muro e a rilasciare una forza d’energia tale da lasciare sbalorditi i demoni.
-Non potete andare avanti così per sempre- disse Ammon.
-Neanche voi- replicò lui di tutta risposta.
Il demone tentò un altro attacco, andato a vuoto e dopo un altro ancora. Paride non sembrava cedere e nemmeno stanco, ma un sorriso beffardo si dipingeva sul suo volto ogni qualvolta Ammon non penetrava il muro di fuoco.
Fu quel sorriso a spingere Ammon nelle condizioni in cui resisteva adesso: divorato dalla rabbia e dalla frustrazione, un pessimo senso di inferiorità. Il demone parve perdere il controllo.
-Attaccate le città vicine- disse al demone affianco, -immediatamente!-
-Si, mio signore- rispose lui impaurito dallo sguardo folle del padrone.
-Paridee- chiamò forte, -finché non verrete fuori attaccheremo gli abitanti delle città vicine!-
-Cosa? Vi vedranno se li attaccate, gli umani non devono vederci,- fece lui come per rimproverarlo, però era così. Angeli e demoni non potevano farsi vedere dagli umani. Di solito usavano incantesimi per rendersi invisibili, come in quel caso, ma generalmente era vietato da entrambe le fazioni. Adele aveva coperto tutte le tracce della sua presenza e del suo passaggio ovunque era stata, perché era così che bisognava fare, lo stesso valeva per gli angeli. Anche durante guerre e grandi scontri gli umani non li vedevano e restavano sempre all’oscuro di tutto.
-Fermami allora- gli disse con un ghigno e si allontanò camminando sempre su quella strana lastra invisibile, su cui poggiavano piede tutti i demoni, di cui la metà lo seguì.
Paride strinse i denti, non sapeva se il demone stava facendo seriamente o se era solo un bluff, ma doveva assolutamente reagire. Scese a terra, dove in un negozio vicino ad un distributore di benzina c’erano Adele e gli altri due.
-avvertite gli altri che usciamo, NON DEVONO VENIRE TUTTI, QUELLI CHE DEVONO MANTENERE LA BARRIERA RESTANO QUI- disse schiarendo l’ultima frase.
-come vuoi tu, biscottino-.
-E ti prego non usare nomignoli in pubblico-.
-Ok, userò solo biscotto- gli disse lei prima che partisse il volo, anche se non sapeva se lo aveva ascoltato o meno.
 
I demoni atterrarono nella piazza della città vicina. A quell’ora della notte le strade erano deserte, ma il loro atterraggio risvegliò gli abitanti della zona anche a chilometri di distanza. Un passante che stava al cellulare li vide e cadde all’indietro.
-S-s-to sognando?- chiese a uno di loro.
-No- rispose quello, -sta morendo- e lo incendiò.
La prima vittima.
  
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