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Autore: onedeyes    04/09/2014    1 recensioni
Perché, a volte, il destino è davvero bastardo e allontana persone destinate a incrociarsi.
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dal testo:
"E chissà, forse un giorno ci rivedremo, ragazza fragola.
E io saprò il tuo nome, mentre tu, adesso sai il mio.
Un saluto,
Harry."
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La musica continuava a fluire nelle sue orecchie e Maybelle sorrise mentre lasciava che i suoi pensieri prendessero il sopravvento del suo corpo e si trasformassero in parole.
Il vagone del treno si stava riempiendo, ma a lei andava bene così.
Finché avesse avuto la musica nelle orecchie e il suo quaderno tra le mani, con la sua penna, intorno a lei poteva trovarsi tutta la gente del mondo, ma lei sarebbe comunque stata rinchiusa nella sua piccola bolla.
“A volte, mi chiedo cosa scriveresti se avessi tu questo quaderno, mamma.” scrisse e alzò lo sguardo, lasciandolo scivolare sul paesaggio verde che scorreva accanto a lei.
Era affascinata da come la velocità a cui si muoveva il mezzo modificasse forme così definite nella realtà da renderle una sfumatura, un tocco di colore in quella fredda giornata di Novembre.
Si morse il labbro, arricciando poi una ciocca di capelli color fragola attorno a un dito e riabbassando i suoi occhi azzurri sul quaderno.
Posò la penna sul sedile vuoto accanto al suo e lo sfogliò, sorridendo.
Il quaderno era stato un regalo di sua madre, prima che partisse per l’Africa come volontaria. Le aveva detto che, ovunque andasse, doveva portarlo con sé e scrivere, perché un giorno sarebbe tornata e avrebbe voluto leggere tutto quello che la distanza le impediva di vedere e vivere con lei. Ma, ormai, erano sei anni che sua madre era in Africa e Maybelle non l’aveva più vista. Ma quel quaderno era diventato parte di lei e lo portava ovunque, a momenti anche in bagno. 
Perché credeva alle parole di sua madre e sapeva che un giorno sarebbe tornata e avrebbe voluto leggere quello che era successo in quegli anni.
Le sue mani sfiorarono un biglietto di un concerto a cui era andata l’anno precedente con le sue amiche, se lo ricordava benissimo quel giorno. 
Sorrise quando lesse alcune frasi che aveva scritto una sera in cui si era ubriacata.
“Dio, lo odio così tanto, mamma. Mi sta sul cazzo, ops. Scusa.”
Guardò poi le polaroid che la rappresentavano con il suo ex e dovette spostare lo sguardo. Non riusciva ancora a sopportare di vederlo, anche solo in foto. Ma era stato parte di lei ed era giusto che fosse lì, su quel quaderno.
Prese poi il suo Ipod e si sistemò meglio contro il sedile, cercando una canzone adatta.
Storse le labbra e decise di lasciare Please don’t stop the rain, quando, guardando per un momento verso il finestrino, si accorse che aveva iniziato a piovere.
Scosse la testa, non riuscendo a trattenere un sorriso e riprese in mano la penna, iniziando a scrivere.
“Mi chiedo se scriveresti di quello che fai lì, in Africa. Se incolleresti come me delle foto o qualsiasi cosa potesse descriverla, perché sono curiosa di vederla, mamma. Ti ricordi che mi hai promesso che mi ci avresti portato un giorno? Voglio vedere i deserti, le spiagge, sentire il sole penetrarmi nelle ossa. Qui è tutto così grigio, mamma. Londra è grigia, ma è stupenda. A te piacerebbe tantissimo, ne sono sicura. E’ che quando mi guardo in giro, a me sembra di vedere te, mamma. Ti vedo in Hyde Park, nel Tower Bridge. Ti vedo anche nella mia vicina di casa. Te l’ho scritto, è una donna-“
Il treno curvò e Maybelle scivolò e con lei il quaderno.
“Merda!” esclamò, chinandosi per raccoglierlo, ma una mano fu più veloce di lei e quando rialzò lo sguardo, vide un paio di occhi verdi davanti lei.
“Ti è caduto questo.” sussurrò il ragazzo con una voce bassa e roca che la fece rabbrividire.
Maybelle sorrise, stringendo poi le labbra, mentre i suoi occhi voracemente osservavano il ragazzo davanti a lei.
Aveva capelli color cioccolato che sembravano onde del mare e il viso le sembrava senza alcuna imperfezione. Le labbra erano schiuse fino a mostrare una dentatura perfetta e, con piacere, notò una piccola fossetta scavata nella guancia.
Ma l’unica cosa che le fece perdere il controllo dei suoi pensieri era il colore dei suoi occhi.
Color giada.
Sorrise ancora di più mentre gli prendeva dalle mani il quaderno, sfiorandole casualmente.
Erano calde, come se le avesse tenute al riparo dal freddo fino a quel momento.
“Grazie.” sussurrò, per poi allontanarsi.
Il ragazzo le fece un cenno con la testa e si rimise a sedere vicino al finestrino, indossando un paio di cuffie enormi e rosse.
Maybelle lo osservò ancora per un istante, notando con piacere che si trovava nell’altra fila, dal lato opposto al suo.
Si sedette e, per una volta, decise di non lasciare il mondo fuori e mise le cuffie nella borsa, continuando però a scrivere.
“Non so che nome abbia, mamma. Non so come si chiami, quanti anni abbia, di dove sia o cosa stia facendo, mamma, ma adesso è qui, davanti a me e questo mi basta. Ha una nuvola di cioccolato al posto di capelli, un paio di petali di rosa al posto delle labbra e perle al posto dei denti.
Dio, mamma, se solo potessi vederlo. E’ come l’Apollo Belvedere, mamma. E’ bellissimo. Giuro, penso di non aver mai visto un ragazzo così bello in tutta la mia vita. 
E i suoi occhi, mamma. I suoi occhi sono color giada, quel colore che caratterizza il prato dopo un’intensa giornata di pioggia. No, mamma, non riesco a descrivertelo, perché ti giuro, non esistono parole per descrivere questo colore. Dovrei inventarla, ma non ho abbastanza fantasia.”
Alzò un momento lo sguardo e sussultò quando vide quelle iridi verdi fisse su di lei.
Non riuscì a non reprimere un sorriso e scosse la testa, imbarazzata e tornando a fissare il quaderno.
“O forse la fantasia ce l’ho, mamma. Ma quel ragazzo mi è entrato in testa e adesso è il mio unico pensiero. E non posso pensare ad altro se non a questo bellissimo sconosciuto.”
Si morse il labbro, torturandosi le punte rosa, mentre combatteva la voglia di alzare lo sguardo.
Avrebbe voluto solo perdersi in quelle iridi verdi, ancora un altro po’, il giusto per concludere quel viaggio in treno interminabile.
Prendendo un respiro, alzò lo sguardo e lo trovò lì, concentrato su un libro, la testa bassa.
Alla delusione iniziale per non vedere i suoi occhi si sostituì presto una sensazione di piacere quando riuscì ad ammirarlo senza farsi scoprire.
Aveva una borsa da calcio ai suoi piedi e indossava una semplice felpa grigia e pantaloni da ginnastica blu.
Forse ha un torneo, pensò, stringendo gli occhi sul logo che si trovava sul borsone, ma non riuscì a leggere.
Il misterioso ragazzo alzò lo sguardo e le risolve un mezzo sorriso quando la trovò intenta a fissarlo.
Maybelle arrossì e abbassò lo sguardo, chiudendo gli occhi.
Bel colpo, Maybelle, bel colpo, davvero, pensò e, all’improvviso, aprì gli occhi quando sentì una dolce risata.
Alzò lo sguardo e vide che era lui a ridere e qualcosa dentro di lei si sciolse.
Era tempo che non sentiva un sentimento così e sorrise, scuotendo la testa.
Riprese in mano la penna e continuò a scrivere, consapevole di quegli occhi verdi su di lei.
“E al suo sorriso, mamma. L’ho appena sentito ridere e.. ha una risata paragonabile, non so, a quella di un bambino, mamma. Ed è la cosa più bella che abbia mai sentito. Mamma, ho paura di chiedertelo, ma.. è possibile per caso innamorarsi di uno sconosciuto per i suoi sorrisi e la sua risata?”
Alzò nuovamente lo sguardo, vedendolo raccogliere le sue cose.
Aggrottò la fronte, perché era sicura che non erano arrivati a Londra, eppure lui stava per scendere. La stava per abbandonare e Maybelle non l’avrebbe mai più visto.
Riabbassò lo sguardo, la mano adesso tremante e dovette concentrarsi per far sì che la scrittura risultasse nitida.
“Se ne sta per andare, mamma. Sta per andare via e io non lo vedrò più. E mi mancherà, mamma. Mi mancherà questo sconosciuto di cui non so nulla.”
Chiuse gli occhi il momento in cui il treno si fermò e strinse le labbra sentendo le porte aprirsi.
Quando riaprì gli occhi, si guardò intorno ma di quegli occhi verdi, di quel ragazzo, non c’era nessuna traccia.
Sospirò e allungò il collo verso l’altro finestrino, cercando di vederlo tra la folla, ma il ragazzo era come sparito e Maybelle si accasciò contro il sedile, scuotendo la testa.
Non sapeva perché si sentiva così abbattuta per via di quel ragazzo, ma adesso che non c’erano più i suoi occhi su di lei si sentiva.. spoglia.
Quando rialzò lo sguardo, vide un foglio sulla sua sedia e, aggrottando la fronte, si alzò.
Il treno chiuse le porte e ripartì mentre Maybelle lo prendeva, scusandosi con gli altri passeggeri.
Sorrise vedendo che quel foglietto era indirizzato “Alla ragazza fragola”.

Scosse la testa ma rimase colpita dalla nitidezza di quella calligrafia, così contrastante con la sua, tonda e piccolina.
Si posizionò comoda e lo aprì, perdendosi in quelle parole scritte in stampatello.
“Viaggio molto, credimi. Ma mai ho visto ragazze scrivere su un quaderno. Solitamente scrivono sul loro cellulare e probabilmente sono messaggi idioti. Ma tu, cosa scrivi? I tuoi capelli rosa raccontano una storia, ma i tuoi occhi azzurri e le tue guance rosse un’altra. Che storia scrivi, tu?
E, credimi, mai nessuna mi ha guardato con quegli occhi.
E te l’ho detto, viaggio molto. E ne vedo parecchia di gente.
Sono arrivato, spero ti godi il resto del viaggio.
E chissà, forse un giorno ci rivedremo, ragazza fragola.
E io saprò il tuo nome, mentre tu, adesso sai il mio.
Un saluto,
Harry.”

Maybelle rise, attirando alcuni sguardo confusi ma l’unica cosa che riuscì a fare era sorridere mentre rileggeva quelle parole.
Aprì il suo quaderno e prese la penna, guardando intorno a sé.
La periferia di Londra si stava avvicinando e il suo tempo stava scadendo.
“Si chiama Harry, mamma. E penso davvero che il nome gli si addica.”
Si umettò le labbra con la punta della lingua e poi girò pagina, prendendone una bianca, pulita.

“Ci rivedremo, Harry. E ti farò leggere la mia storia, queste parole. Ma dimmi, tu che storia leggi?”






vi amerò a vita se lasciate una piccola recensione.
pace e amore,
onedeyes.

  
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