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Autore: shalalahs    05/09/2014    2 recensioni
Chi parla, ora? Il Soldato od il Caso n°17? Chi muoverà quei passi?
Chi vuoi essere? Un numero od un nome?
Chi dovrei essere?
Un numero.
Un nome.
Scelte. Tutte -fottutissime- scelte.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James 'Bucky' Barnes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MEMENTO

 

And I've lost who I am, and I can't understand.
Why my heart is so broken, rejecting your love,
[without, love gone wrong, lifeless words carry on.
But I know, all I know, is that the end's beginning.
Who I am from the start, take me home to my heart.
Let me go and I will run
[Trading Yesterday - Shattered]


Vivere è facile.
Esistere è più difficile.
Soprattutto quando non puoi fidarti neanche della tua stessa testa, dei tuoi stessi ricordi. Ricordi.. che poi, potrà ancora chiamarli così? Cos’è vero e cos’è falso? Cos’è reale e cos’è inventato? Cosa di tutto ciò che gli hanno inculcato a forza nella testa e quali di quei dolorosi frammenti che lo fanno sobbalzare spesso -troppo spesso- è vero?
Steven Rogers.
Steven Steven Steven Steven Steven Steven Steven. Steve.
Sono con te fino alla fine, amico.
Perché gettarsi in un fiume, se non per sopravvivere, e salvare la propria missione? Un essere umano normale sarebbe ormai spacciato, probabilmente. Ma la sua missione ha la pellaccia dura. Gliel’avevano detto.
James Buchanan Barnes.
Ti chiami James Buchanan Barnes e sei il mio migliore amico.
Mi conosci da quando siamo piccoli.
Sta. Zitto.
James “Bucky” Barnes.
Bucky.
Bucky?
Non sono Bucky.
“Avviate il procedimento e fatelo ritornare in ibernazione.”
Soffrire è sempre stato comune e scontato. Per cos’altro è stato creato, se non ciò? Per soffrire più di chiunque, per vedere il cielo solo un giorno ogni dieci anni, se non di più; per far soffrire una sola persona per salvarne migliaia di altre.
“Non posso fare la mia parte, se tu non fai la tua.”
Non ci sono nomi.Un articolo determinativo maschile.
Nient’altro.
Chi diavolo è Bucky?
Chi sei, Bucky? Perché questo nome è così familiare?
I vestiti fradici gli danno una sensazione fastidiosa addosso. Non riesce a disfarsene, la testa è affollata, un caos, una guerra. Non combatterò contro di te. Non ha combattuto. Doveva combattere. Perché rendergli tutto così difficile? Più difficile di quanto già non fosse? Sei mio amico. Scuse. Tutte -fottutissime- scuse. Non c’ha creduto -non subito, almeno. Non ha combattuto. Doveva combattere. Non erano -fottutissime- scuse.
SEI. LAMIA. MISSIONE.
Finiscila.
Finiscila, dannazione.
Non è una scusa, Buck.
Finisci la tua missione, Soldato.
Chi parla, ora? Il Soldato od il Caso n°17? Chi muoverà quei passi?
Chi vuoi essere? Un numero od un nome?
Chi dovrei essere?
Un numero.
Un nome.
Scelte. Tutte -fottutissime- scelte.
Era più facile quando doveva solo eseguire ordini. Nessuna domanda, nessuna richiesta. Sapeva esattamente quando, come e dove. Il resto era semplice come bere un bicchier d’acqua. Non doveva preoccuparsi del bicchiere, né dell’acqua. Doveva solo rovesciarcela dentro e bere. Bere. Bere. Bere. Finché a loro sarebbe andato bene così.
Ha bevuto sangue per settant’anni.
Ha ingoiato sangue per settant’anni.
E, all’improvviso, arriva questo biondino pompato che lo chiama per nome e gli risveglia la più sgradevole delle sensazioni in testa.
Chi sei, tu, per farmi questo?
Sei mio amico.
Steven Rogers.
James Buchanan Barnes.
Steve e Bucky. Bucky e Steve.
La mia testa si prende gioco di me.

CAPTAIN AMERICA EXHIBITION
Smithsonian Museum,
1000 Jefferson Dr SW, Washington, DC
ORARI DI APERTURA
Sun - Thu: 10am - 07pm
Fri - Sat: 03pm -07pm

Beh. È un uomo libero, ormai.
Non può certo tornare indietro. L’Hydra lo ucciderebbe, per aver lasciato vincere la sua missione, per averla addirittura salvata. Cosa dovrebbe raccontare?
Ma io lo conoscevo.
Non è servito a niente la prima volta, non cambierà certo qualcosa una seconda volta.
Se ero quel che lui ha detto che ero, quel che io sogno di essere stato, allora..
Steve.
Steve sta cominciando a formare un disegno frammentato nella sua mente. Un disegno che non sembra minimamente -minimamente- benvoluto. Quelle emozioni, quei sentimenti, quei pensieri.. non sono da lui.
Soldato d’Inverno, è questo il suo nome. Non Bucky. Non James. Non Barnes.
Soldato.
Soldato.
Soldato. Sei un soldato. Un numero.
L’insegnamento che gli rimaneva in testa era quello. Il resto veniva volatilizzato, cancellato, deteriorato, martoriato, congelato.
Puoi tornare ad esistere. Puoi tornare ad essere James, Bucky.
Potere. Può? Può sul serio? Dopo tutto ciò che ha fatto.. -E dovrebbe sentire il rimorso, ma le emozioni sfuggono, sono distanti e vaghe. Estranee.
Sembra strano scoprire di poter essere umano -e non con tutti. Oh, no. Non tutti. Solo quel biondino pompato, solo la sua missione -sì, proprio lui, la sua missione, non qualcun altro. Doveva essere lui- sembra capace di farlo crollare, cedere, indietreggiare. Scheggiarlo.
Soffrire è una condizione naturale, ma in queste occasioni riesce particolarmente bene. Soprattutto con tutte quelle domande che non potranno avere una risposta, con quei ricordi che non saranno mai realmente veri, ma mai completamente falsi -come sperare che essi lo siano?-; così come non potrà mai sperare completamente di ritornare alla routine di sempre: ibernazione, scongelamento, missione, ibernazione, scongelamento, missione, ibernazione scongelamento missione ibernazione scongelamento missione ibernazionescongelamentomissione missionemissionemissionemissionemissione. Ibernazione.
Un conto è soffrire perché si deve, un conto è subirlo senza volerlo, con quella sfumatura di consapevolezza che rende il tutto ancora più amaro. Le parole di Steve sono suonate terribilmente vere. E preferirebbe non aver sentito quel groppo alla gola, aver mostrato all’uomo l’espressione che ne derivava. Preferirebbe non averlo mai incontrato, a volte.
Steve.
Steve.
Pronunciarlo riporta alla mente una sensazione nostalgica, dolorosa. Non può, ma vorrebbe. Non deve, ma potrebbe. Non vuole, ma dovrebbe.
Steve.
Steve.
A volte l’ha pensato così tanto da perdere il significato di quel nome. L’ha ripetuto tante volte da chiedersi cosa significasse quella parola. Cosa vuol dire “Steve”?
Steve.
I suoi occhi gli sono balenati nella mente.
Steve è il suo passato, il suo presente. Steve è il suo peccato e la redenzione che non merita -che non vuole. Steve è stato il suo migliore amico e forse vorrà esserlo ancora. Steve è come la casa in cui non puoi più tornare a vivere perché diventi adulto e ti distacchi dalla famiglia per trovare la tua strada, per affrontare da solo il resto del mondo conscio della sua crudeltà, nonostante il desiderio di tornare fra quelle quattro mura prema e spinga insistente, arrogante, prepotente.
Non può.
Non vuole.
Non deve.

E forse deve solo imparare a vivere di nuovo. Imparare a camminare di nuovo, senza aver bisogno di ordini -Dio quanto vorrebbe avere degli ordini, dei cammini già prestabiliti, senza far sforzi.
Vivere è stato facile.
Esistere sarà più difficile.


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NA:
I don't even know, men.
penso di aver decisamente lasciato la testa a TWS.
quindi ho necessariamente dovuto dedicare una cosa così a Bucky ç_ç
#feels#
visto che sono una persona psicolabile(?), ho anche trovato un post su tumblr con 5 immagini stupende ed ho dovuto farci qualcosa, perché -sul serio- non possono metterti 'ste cose su internet e poi pretendere che tu non faccia qualcosa.
allora, il sito che ha provocato tutto ciò è questo.
mentre invece, ciò che ne è scaturito -non che sia cambiato molto- è questo. decisamente, stommale. qualcuno mi aiuti(?)

paZZo e chiudo,
Shà <3
  
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