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Autore: Quella che ama i Beatles    05/09/2014    1 recensioni
Quando Rose e il Dottore tornano a Londra, si aspetterebbero di fare una breve visita a Jackie e poi volare verso mille altre avventure. Ma si sa, la capitale inglese attira gli alieni come una calamita, e così i due dovranno nuovamente far fronte a una minaccia che si nasconde sotto delle spoglie apparentemente innocentissime...
Riusciranno i nostri eroi a salvare la città ancora una volta?
Genere: Commedia, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Jackie Tyler, Nuovo personaggio, Rose Tyler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ad Alessia, l'altra ragazza che ha aspettato.



- … e poi c’è stata quell’esplosione pazzesca, ed io ho pensato una cosa tipo “oh mio Dio, quell’alieno psicopatico ha davvero fatto saltare in aria tutto…” -
- Ehi, la tua mancanza di fiducia in me e nei miei piani mi offende. –
- Di solito i tuoi piani consistono principalmente nel correre, sai… -
- Sì, ma stavolta non aveva scampo, non sarebbe mai riuscito a distruggere Castor 394… -
Due voci alte e allegre si alternavano nel TARDIS, che già ronzava e vibrava sotto i loro piedi, pronto a partire. I proprietari delle voci erano scarmigliati, sporchi e con qualche piccola ferita ciascuno, ma sembrava che fossero appena usciti da un luna park, per quanto erano elettrizzati, e non che fossero scampati per l’ennesima volta alla morte.
Rose Tyler si concedette un’ultima risata e poi si appoggiò a uno degli alti rami di corallo che si arrampicavano fino al soffitto. – Bene. Adesso dove andiamo? – domandò eccitata.
Il Dottore le sorrise, la sua stessa luce negli occhi. – Dove vuoi tu. Andiamo in un’altra galassia? Rimaniamo in questa? Torniamo nel tuo Sistema Solare? Andiamo a duecentomila anni fa, o fra duecentomila anni? –
Rose rise ancora mentre il Dottore, perso in un altro dei suoi lunghi discorsi, le elencava una serie infinita di opzioni. Un fremito di entusiasmo la percorse più volte da capo a piedi, mentre ancora una volta le si spalancavano davanti le innumerevoli possibilità che il Dottore e il TARDIS le concedevano. Il cuore le correva veloce in petto, come ogni volta subito prima di scegliere una destinazione e un’epoca.
Come a interrompere le sue fantasie all’improvviso le squillò il cellulare, che sentì a malapena sopra le chiacchiere inarrestabili del compagno. – Dottore, shh! – lo rimproverò scherzosamente. – E’ mia madre. –
Il Dottore si interruppe immediatamente, schiaffandosi teatralmente una mano in faccia. Rose dovette reprimere un’ulteriore risata prima di rispondere. – Pronto? –
A un milione trecentoquarantaseimilaottocentoventidue anni luce da lì, Jackie Tyler disse in tono severo: - Tu sei nei guai, signorina. -
Rose aggrottò le sopracciglia, mentre sentiva il suo entusiasmo svanire come neve al sole. – Mamma, ma cosa… -
- Me l’avevi promesso. Non mi sembrava di chiedere troppo, no? Una visita alla tua mamma ogni sei mesi, solo ogni sei mesi. So benissimo che lì in quella cabina si perde il senso del tempo peggio che nel deserto del Sahara, ma qui, per i comuni mortali, sono passati sei mesi e un giorno dalla tua ultima visita al pianeta Terra. –
Rose chiuse gli occhi mentre sentiva il cuore precipitare. Aveva perso il conto del numero di viaggi che aveva fatto dopo la sua ultima visita alla mamma, ma aveva pur sempre una macchina del tempo a sua disposizione, no? Era convinta che in ogni caso non avrebbe avuto problemi.
Sospirò, mentre sentiva il senso di colpa dilagare a macchia d’olio dentro di lei. – Mamma, mi dispiace tanto. È che… -
- E non ti azzardare a viaggiare nel tempo fino al giorno di ieri! – la interruppe Jackie, quasi avesse letto i suoi pensieri precedenti. – Sarebbe come barare. Non ho intenzione di dimenticare che tu hai scordato di farmi visita nel giorno previsto. Dovrai venire sei mesi e un giorno dopo la tua ultima visita. –
Rose sospirò nuovamente. – D’accordo, mamma. È che qua sai bene che c’è una concezione di tempo molto diversa dal normale, cinque secondi per noi possono essere un anno per te e viceversa, oppure… -
- Non mi interessa – la interruppe di nuovo Jackie. – Mi avevi detto che avresti trovato un modo in ogni caso per rispettare la promessa. Adesso dì al Dottore di premere i suoi pulsanti e di essere qui fra dieci secondi esatti, altrimenti vi prenderò a sculacciate tutti e due! –
E la comunicazione si interruppe. Rose fissò basita il cellulare, poi il Dottore che la guardava in attesa.
- So la nostra prossima destinazione – gli comunicò la ragazza con un sospiro. – E ti conviene sbrigarti, altrimenti potresti ricevere una sculacciata dopo chissà quanti secoli. –
 
 
Rose voleva troppo bene a sua madre, e si sentiva troppo in colpa nei suoi confronti, per barare e giungere sulla Terra il giorno prima della sua telefonata, così arrivò nel salotto di casa Tyler pochi secondi dopo. Non ebbe quasi neanche il tempo di uscire dal TARDIS che un paio di braccia la strinsero in un abbraccio mozzafiato.
- Pensavo volessi a prendermi a sculacciate – disse ridendo, mentre stringeva sua madre.
- Il piano era quello – confermò Jackie. – Anche perché sono passati undici secondi, e non dieci. Ma sono troppo contenta di rivederti per farlo. –
- Quindi il mio fondoschiena è salvo? – scherzò Rose.
- Sì, lo è. Anche il tuo, puoi rilassarti – disse Jackie alzando la voce e riferendosi al Dottore, che era rimasto in disparte.
- Sono felice di saperlo – commentò il Dottore con un sorriso. Uscì con un po’ di cautela dal TARDIS: si ricordava ancora benissimo del ceffone che la donna gli aveva rifilato quando credeva che avesse rapito Rose.
Jackie alzò lo sguardo per dare una rapida occhiata alla macchina del tempo. – Dio, mi ero scordata di quanto fosse ingombrante. Stona da morire con il mobilio del salotto, scusa se te lo dico. –
Il Dottore sollevò le mani. – Oh, figurati. Non preoccuparti. Nessun problema. Se vuoi potrei riconfigurarlo per farlo essere una teiera. –
Jackie alzò gli occhi al cielo. – Oh, che alieno dalle brillanti capacità umoristiche. – Lo tirò a sé e lo strinse a sorpresa in un abbraccio. Rose, da sopra la spalla di sua madre, vide il Dottore sgranare gli occhi per poi battere con cautela una mano sulla spalla di Jackie. La sua espressione fece quasi strozzare Rose nel tentativo di trattenere le risate.
- Allora, ragazzi – disse Jackie lasciando finalmente andare il Dottore, che parve decisamente sollevato. – Voglio che mi raccontiate tutto. –
 
 
Uscirono per fare un giro per le strade di Londra, e Rose si lanciò in accurate descrizioni dei posti che avevano visitato lei e il Dottore negli ultimi sei mesi terrestri. Evitò i dettagli più spaventosi e le parti in cui lei aveva rischiato la vita – forse un po’ troppi - preferendo raccontarle dei viaggi più tranquilli e piacevoli che avevano fatto – decisamente troppo pochi. Il Dottore interveniva solo di tanto in tanto, lasciando che quello fosse un momento prettamente madre-figlia. Jackie, in un momento di pausa verso la fine, ammise riluttante che capiva perché Rose non si fosse ricordata di venire a farle visita.
- Ma non credere che ti stia giustificando, eh! – disse immediatamente, con tono severo. – Avresti dovuto comunque trovare un modo. –
Dopo qualche minuto Rose terminò il suo ultimo, entusiastico racconto, e Jackie sospirò. – Ah, mi sembra ancora incredibile… sai, tutto questo. Sembra essere passato un secolo da quando eri la mia normalissima bambina che faceva un normalissimo lavoro come commessa. –
- Grazie a Dio ho incontrato il Dottore, poi – replicò Rose. Il Signore del Tempo le fece un grande sorriso. Jackie alzò gli occhi al cielo.
- Quando vi deciderete a mettervi insieme, voi due? – bofonchiò in tono basso ma udibile. Entrambi fecero finta di non sentire.  
- Comunque, Rose – riprese Jackie – ti ho chiamata anche perché pure io avevo da raccontarti due cose, sai? La prima è che da qualche mese frequento un uomo, si chiama Carl. Derrick era un idiota, l’ho mollato, avevi ragione tu. Ma Carl è tutt’altra cosa, te lo giuro; è sensibile, raffinato… -
Mentre la donna si lanciava nell’appassionata descrizione del suo nuovo flirt, il Dottore alzò gli occhi al cielo e rivolse a Rose un’espressione supplice. La ragazza poteva quasi udire i suoi pensieri: oh no ti prego, qualunque cosa ma non di nuovo tua madre che parla del fidanzato di turno. Gli rivolse un mezzo sorriso che era un po’ di scuse e un po’ comprensivo, con un’alzata di spalle che diceva è mia madre, ha le sue amiche ma la prima a cui vuole raccontare le sue cose sono io. Lo sguardo del Dottore parve ammorbidirsi e annuì brevemente.
Dio, talvolta sembriamo davvero telepatici, pensò Rose.
Svoltarono in Kensington Gore, sempre camminando a passo svelto. La maestosa Royal Albert Hall, poco distante da lì, dominava tutta la via; i mattoni rosso ruggine e la cupola di alluminio erano illuminati dalla luce del sole pomeridiano, sorprendentemente forte per gli standard inglesi.
- … e quindi, ragazzi, qui è dove trascorreremo la nostra serata. So che forse è un po’ poco per i tuoi standard universali, Dottore, ma spero che ti vada bene comunque. –
Rose scambiò un’occhiata col Signore del Tempo, che la guardò altrettanto smarrito; entrambi si erano persi nei mille ingarbugliamenti del discorso di Jackie. Rose si sentì nuovamente in colpa; era suo dovere in quanto unica figlia che non viveva a casa stare dietro alle chiacchiere di sua madre, per quanto futili fossero.
- Oh, ma certo! – esclamò comunque il Dottore, facendo un sorriso tanto largo quanto falso. – Sì, d’accordo. Va benissimo. Concordo completamente. –
Jackie lo squadrò, diffidente. – Mi insospettisci quando sei così accondiscendente. –
- Oh, Jackie, così mi offendi. Non potremo mai essere amici se continui a essere così dubbiosa nei miei confronti. –
- Non credo che noi due saremo mai amici – borbottò Jackie. Poi si rivolse a Rose. – Allora, che ne dici? Carl mi ha assicurato che è un’occasione unica, perché è davvero difficilissimo trovare i biglietti per i concerti di Celestia, spariscono subito. Pare che tutta Londra si sia innamorata di questa ragazza. Se non lavorasse alla Royal Albert Hall, forse non sarebbe riuscito neanche lui a procurarseli. –
Una luce si fece strada nel cervello di Rose: ecco che cosa intendeva con il trascorrere la loro serata, un concerto! Sollevata di aver capito, Rose si affrettò ad accettare.
- E che musica fa, questa Celestia? – domandò.
- Oh, brani molto melodici, quasi lirici, che a quanto pare compone lei stessa. So che non è il tuo genere – non è neanche molto il mio, se per questo - ma Carl mi ha garantito che ha una voce assolutamente incantevole, anche se non ha ancora avuto l’occasione di assistere a un suo concerto. –
A Rose l’idea non sembrava affatto male. Certo, era andata tre o quattro viaggi prima negli anni 90 a un concerto di Michael Jackson, ma sarebbe stato interessante ascoltare un nuovo talento - o presunto tale. E poi, sempre meglio della serata standard madre-figlia-Dottore, che avrebbe probabilmente previsto passeggiata, cibo cinese e film a noleggio, il tutto inframmezzato dai battibecchi tra Jackie e il Dottore. – Certo – accettò nuovamente, facendo un gran sorriso a sua madre. – Io e il Dottore verremo più che volentieri. –




 
ANGOLO AUTRICE:
Soo, guys. Quella che ama i Beatles è approdata per vostra (s)fortuna anche nel fandom di Doctor Who! Con la sua prima long degna di questo nome! (forse) *si asciuga le lacrimucce* Amo davvero tanto questo telefilm, e amo ancora di più la Ten/Rose, per cui non potevo non scrivere su questa serie tv... e non potevo non scrivere di questi due, per cui ho molti progetti. *si frega le mani* anyway, se volete dare la colpa a qualcuno per questa piccola scempiaggine, datela alla sopraccitata Alessia a cui ho dedicato la storia, perché mi ha iniziato alle FF e a Doctor Who e mi tampina per avere la sua Ten/Rose fin da maggio (!) Faccio mea culpa dicendo che l'ho abbastanza fatta impazzire per l'attesa, però, eheh, ed ecco perché lei è l'altra ragazza che ha aspettato, oltre a Amy Pond :'3 Prima o poi avrai anche la Ten/Rose originale, ragazza, abbi fede. 
Okay. Vi saluto, do un bacio a tutti voi che siete arrivati fin qui e se volete ci vediamo al prossimo capitolo ^_^

 
   
 
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