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Autore: Ship_COFFE_Bar    07/09/2014    6 recensioni
AU, Thorki, possibile innalzamento del rating col proseguimento della trama.
...
L'ha fatto di nuovo.
Ha sognato Loki.
Ha sognato di fare sesso con lui.
...
Durante il quale, i nostri due beniami impareranno cosa vuol dire
"al cuor non si comanda"
Genere: Erotico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Frigga, Loki, Odino, Thor, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Incest
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-13- 



Sinceramente, la situazione è assurda. Cosa diavolo è saltato in mente a sua 

madre?

-Allora, Loki, come ti senti oggi?- si rannicchia contro la poltrona di pelle scura, 

lasciando vagare lo sguardo nello studio.

Molti diplomi campeggiano sulle pareti chiare, racchiusi in cornici d'orate.

Libri di filosofia riempiono gli scaffali su ogni lato della stanza; alcuni sembrano sul 

punto di cadere.

Alla fine torna con lo sguardo sulla donna davanti a sé. 

-...Bene- sussurra, stringendo le maniche del lungo maglione nei pugni. 

La dottoressa McEvan si aggiusta gli occhiali sul naso sottile, una ciocca di capelli 

scuri sfugge alla rigida crocchia al centro della nuca.

-Non hai bisogno di mentire a me, Loki. Va tutto bene- il suo tono di voce morbido e

affettuoso, è del tutto vuoto e privo di importanza per Loki.

Dannato lui quando ha acconsentito alla richiesta di sua madre di farsi un paio di 

sedute con quell'analista.

Sospira, passandosi una mano sul viso.

-Cosa intende dire?- si spinge ancora contro la poltrona, lisciandosi i capelli, che si 

sono allungati durante le settimane al cottage.

Lei accenna una risata, piegando il capo in segno di resa. Ma quando alza di nuovo 

lo sguardo, Loki constata che non si è affatto arresa.

-Credo che tu lo sappia. Ormai sono quattro sedute che ti siedi sulla poltrona e 

rimani in silenzio a contemplare il nulla per tutta l'ora. Non fraintendermi, capisco 

che dopo uno shock come quello che hai subito...-

Loki la interrompe, piegandosi in avanti, sul tavolino che separa le due poltrone.

-Voi non lo avete ancora capito, vero?- 

-Voi?- 

Lui ride, coprendosi il viso con entrambe le mani, cercando di soffocare i 

risolini isterici che sfuggono alle sue labbra.

-Tutti voi- specifica poi, scostando il collo del maglione con un gesto veloce, 

lasciando scoperta la pelle della clavicola.

La Dottoressa McEvan osserva con stupore il segno rosso causato chiaramente da 

un morso, trattenendo un attimo il respiro, prima di tornare a sorridere 

comprensiva.

-Loki, è normale che provi disgusto. I segni che ti sono stati inflitti sono sia dentro di 

te che sul tuo corpo- 

Lui passa i polpastrelli sul segno; e per pochi secondi, alla Dottoressa sembra di 

vedere l'ombra di un sorriso adorante sul viso pallido.

Copre di scatto il lembo di pelle, lo sguardo mortalmente serio.

-Non riuscite a capire. Nessuno di voi- sussurra ancora, stringendosi nelle braccia e 

guardando fuori dall'ampia finestra, la cui vista comprende un rigoglioso giardino 

fiorito.

-Non posso, se non mi spieghi. Loki, non devi preoccuparti, puoi dirmi qualsiasi 

cosa; non uscirà da questo studio- lo assicura, allungando una mano a coprire la 

sua, abbandonata sul bracciolo della poltrona.

Loki sussulta, scostandosi. 

-Scusa- scuote la testa, osservando la propria mano con interesse.

-È che... non mi avevano ancora toccato, dopo...- la sua voce va spegnendosi, e i 

suoi occhi si spostano sul viso della Dottoressa.

-Non hai ancora avuto contatti fisici dopo lo...dopo quello che è successo? 

Nemmeno con tua madre?- la donna lo vede scuotere ancora il capo, puntando lo 

sguardo per terra.

-Cerco evitarne il più possibile- mormora, prendendosi la radice del naso fra due 

dita e socchiudendo gli occhi.

Vuole solo dormire, si sente così stanco.

-E conosci il motivo di questo comportamento?- lui scuote ancora la testa, 

osservandola, improvvisamente curioso.

La Dottoressa si perde per un attimo a contemplare quelle meravigliose iridi di 

smeraldo.

Può leggervi dentro una fragilità e un peso insostenibili, insieme al dilaniante dolore 

di tutti quei marchi sulla pelle.

"È dunque così doloroso appartenere a qualcuno?" si arrischia a pensare a sé 

stessa in una situazione simile.

Poi torna alla realtà; lei non ha quindici anni, non è spostata e non ha una relazione 

stabile da anni.

Ma potrebbe capitare, e allora come sarebbe? Certo non se lo aspetterebbe da un 

fratello. 

Oh, si è presa molto tempo per conoscere la storia di Loki, ha studiato le 

sfaccettature del suo carattere ancora prima di incontrarlo. 

Destino ingrato, quello del giovane ragazzo.

"Forse siamo più simili di quanto pensiamo"

-Dottoressa?- la donna scuote la testa, raddrizzandosi sulla poltrona. Loki la 

osserva, gli occhi spenti e le labbra tirate.

-Mh? Oh scusami; dicevo: ipotizzo che il significato di questo tuo evitare il contatto 

sia una conseguente repulsione per il rapporto umano e familiare, in seguito allo...- 

Pausa. Sospiro.

-Lo dica pure. Sono stanco di persone che ignorano quello che è successo- Loki si 

piega ancora in avanti, fissandola negli occhi. 

-Stupro, credo sia la definizione corretta- 

La Dottoressa annuisce, attonita davanti alla schiettezza di Loki. 

"Come può andare avanti con tutto quel dolore dentro di sé?" 

-Bene allora. Inoltre, penso che tu sia ancora ...legato, in qualche modo a tuo 

fratello- lui accenna una risata, prima di tornare al giardino fuori dalla finestra.

-Lui non è mio fratello- 

...

Si lascia cadere sul letto, stringendosi nella coperta. 

Avvolge le braccia attorno al corpo, affondando il viso nella stoffa profumata del 

cuscino.

Rimane immobile per pochi secondi, fino a quando la voce di Frigga non lo chiama 

dal piano terra.

Si alza, sbuffando risentito. Indossare di nuovo le scarpe è un supplizio, la schiena 

grida di dolore. Raggiunge a lunghe falcate lo specchio nella 

stanza.

La Dottoressa ha detto che osservare il suo corpo sarebbe stato un passo avanti 

per smettere di provare disgusto verso di esso.

Scopre nuovamente il segno sulla clavicola, che si ostina a non scomparire, 

nonostante ogni sera prima di andare a letto lo cosparga di crema.

È come se durante la notte, si rinnovasse. Come se Lui continuasse a morderlo in 

quel punto.

Esce dalla stanza, sentendosi improvvisamente turbato. Le scale scricchiolano 

sotto il peso dei suoi passi veloci.

Frigga è seduta al tavolo della cucina, e di fronte a lei, c'è una ragazzina con una 

folta chioma di capelli rossi.

Stanno chiacchierando amabilmente e Loki non ricorda l'ultima volta che ha visto 

sua madre ("non") sorridere in quel modo.

-Ah, eccolo! Loki, tesoro, ti ricordi di Sigyn?- sposta lo sguardo confuso sulla 

ragazza, studiando il suo volto coperto di efelidi e il sorriso gentile. 

-...Io...chiedo scusa- mormora, stringendo ancora le maniche del maglione, che gli 

scende inavvertitamente sul collo.

Porta immediatamente una mano a coprirsi, indietreggiando.

-Veniva spesso a giocare al cottage, quando eravamo in vacanza qui- specifica la 

donna, notando il comportamento di Loki.

-Uh, sì sì; ora ricordo- si morde il labbro, rimanendo in silenzio. 

Dopo lunghi attimi imbarazzati, Frigga si alza in piedi.

-Be', io devo preparare da mangiare, perché non uscite un po'?- Sigyn lo guarda, 

come a chiedergli il permesso.

-Sì..perché no- replica, prima di sgusciare fuori dalla porta.

...

-Puoi chiedere, se sei curiosa- la ragazza rimane immobile, le punte delle dita 

accarezzano i petali di un bocciolo di rosa.

Volta lentamente il viso, e i suoi capelli si illuminano di fuoco, colpiti dai raggi del 

sole. 

Loki pensa che potrebbe anche piacergli, se non ci fossero pesanti e invisibili 

catene legate al suo collo.

Già, se solo non ci fossero.

-Cosa intendi?- Loki si riscuote, accorgendosi di essere rimasto a fissare il vuoto 

per parecchi secondi.

-Suppongo tu voglia sapere come sia successo. Almeno, di solito le persone sono 

incuriosite- mormora, abbassando gradualmente la voce come un bambino timido.

Ridicolo; ha quindici anni, non cinque.

Non chiede più scusa per cose che non ha fatto; non si lascia stringere e ammirare 

come una bambolina.

I tempi sono cambiati. Radicalmente. 

Si passa una mano fra i capelli, improvvisamente imbarazzato.

-Se vuoi parlarne; fa pure, ti ascolto- replica la ragazza, fermandosi di colpo. Loki si 

perde un momento ad osservarla.

I capelli rosso fiamma sono sciolti sulle spalle, leggermente mossi, è magra e 

allampanata quasi come lui; ma ha quella purezza, negli occhi, 

quell'innocenza...come se lei è la bambina di sei anni col il vestitino azzurro sporco 

di terra avessero ancora qualcosa da spartire.

-È stato strano. Molto strano. Ho baciato un ragazzo, e non mi sono

accorto che lui era lì. Non me ne sono accorto per...due volte, in effetti- 

Pausa. Silenzio; quasi più assordante dell'assolo di chitarra all'inizio di 

Plug in Baby*

Si dondola sui piedi, sentendo il mondo intorno a sé distorcersi e un peso che lo 

schiaccia inevitabilmente a terra. Si gratta la clavicola, passando un dito sul 

contorno del segno rosso.

-Non è che l'abbia fatto apposta. Non volevo farlo ingelosire o cazzate del genere; 

siamo fratelli. No, lo eravamo. Comunque...non credo tu possa capire. 

È come se mi avesse marchiato. Non importa se un giorno tornerò in quella casa, 

oppure me ne andrò in un altro stato; non importa se i segni scompariranno. 

Rimarranno sempre...- si porta la mano al collo, stringendolo in una morsa.

-Le catene. E lui potrà tirarle ogni volta che vorrà- sente lo sguardo di Sigyn, ed è 

quasi doloroso dover spiegare cose simili a qualcuno di così innocente. 

-Lo sta facendo anche in questo momento?- per la seconda volta la sua voce 

gentile lo riscuote dai suoi pensieri. L'odore di lavande nell'aria intorno al cottage 

sta diventando troppo da sopportare. E il cielo è così azzurro.

-Cosa?- 

-Sta tirando le catene?- la domanda sembra equivoca, eppure il suo tono è lo 

stesso che potrebbe usare una bambina piccola. 

La forza di quell'unica domanda lo travolge come una valanga.

Lo sta facendo? Sta cercando di attirarlo a sé? No, non è possibile. Non dopo notti 

passate a rifiutare quel assurdo calore fra le gambe, non dopo aver sopportato 

sedute dall'analista, non dopo...non dopo tutto quello.

Non può accettare che Thor pensi...che lo pensi; punto.

-Io...scusami un attimo- lei sembra capire di aver commesso uno sbaglio, ma 

non fa in tempo a parlare che Loki ha già sbattuto alle spalle la porta di casa.

...

Thor traccia l'ennesima riga sul quaderno, poi la penna gli cade di mano, rotolando 

giù dal banco con un piccolo tonfo metallico. 

Non la raccoglie, anche se sente lo sguardo della professoressa su di sé. Tiene la 

testa bassa, ingoiando un sospiro.

Dagli alberi nel cortile fuori dalle finestre cadono foglie giallastre. L'estate è finita e 

la scuola è ricominciata da almeno due settimane; di Loki nemmeno l'ombra.

"Starà ancora al cottage? Oppure mamma l'ha mandato in un'altro istituto?" Prende 

la penna rossa dall'astuccio, aprendo una nuova pagina del diario.

"Lo-ki" sillaba nella mente, scrivendo sul quaderno le quattro lettere. 

Intorno ci traccia altre righe, che si aprono sul foglio bianco come rosse cicatrici 

sanguinanti.

Esattamente come la pelle di Loki sotto le sue mani.

Si passa una mano sul viso, attirando nuovamente l'attenzione della professoressa, 

che smette di leggere dal libro di testo e lo guarda stranita.

È tutta l'ora che Thor non fiata. Cosa che non è proprio da lui; ormai aveva fatto 

l'abitudine alle sue battute nel bel mezzo di una lettura, o alle sue scenate quando 

annunciava un tema a sorpresa.

In realtà si comporta così da quando è tornato dalle vacanze. Che non si sia ancora 

ripreso?

-Thor? Qualcosa non va?- lui alza il capo lentamente e osservandolo, nota un  

preoccupante paio di occhiaie sotto gli occhi, che per un attimo la destabilizzano.

Scuote la testa, tornando poi a tracciare linee sul quaderno.

Suona la campanella.

È l'ultimo ad alzarsi; raccoglie stancamente le sue cose, come se ogni oggetto 

pesasse chili e chili. 

"È l'ultima ora del venerdì" constata la professoressa, continuando ad osservarlo.

C'è ovviamente qualcosa che non va. Poi ricorda un'altra cosa.

-Thor, perché tuo fratello non è ancora venuto a scuola? Ormai sono due settimane 

e fra poco ci saranno gli esami- lui si blocca con il quaderno aperto in mano, e la 

donna nota che è pieno di scritte rosse e blu. Una penna riposa accanto ai piedi del 

banco.

Deglutisce pesantemente, guardando fuori dalla finestra come se sperasse di 

vedere arrivare qualcuno di molto importante.

-Si è sentito poco bene. Mia madre lo ha accompagnato in un posto tranquillo, per 

ora frequenta la scuola lì- 

"Ormai lo so a memoria" la sua voce è come pre registrata, senza sentimento. 

E i suoi occhi...è in quella classe ma al tempo stesso non c'è.

Poi sposta lo sguardo su di lei; ed è profondamente vuoto e stanco. Spaventoso.

-Lei crede che tornerà, prima o poi?- finisce di raccogliere le cose, infilandole 

furiosamente nello zaino, come posseduto da un'improvvisa ira.

Poi sospira, abbassando le spalle.

-Tornerà, vero?- 

La professoressa lo osserva uscire dall'aula, irrigidendosi quando Thor si ferma, 

appoggiato allo stipite della porta.

-Sa...-

Si gira un'ultima volta, il sorriso tirato sulle labbra.

-Io spero proprio che torni...prima di Natale- la donna gli rivolge uno sguardo 

confuso.

-Così potremmo fare l'albero insieme. Sarebbe triste, decorare l'albero di Natale da 

soli, io e mio padre. Non trova?- 

Non aspetta che gli dia una risposta, sguscia fuori dall'aula mormorando un 

affrettato saluto.

Qualcosa tintinna dietro di lui.

Aguzzando lo sguardo, la professoressa può riconoscere una penna rossa rotolare 

sul pavimento.

...

Accarezza le coperte in modo quasi reverenziale, sfiorando appena la stoffa 

morbida.

Lascia scorrere lo sguardo su tutti i libri impilati precariamente sul comodino, e 

sorride, sbuffando una risata.

Poggia la testa sul cuscino, chiudendo gli occhi e sospirando. Un peso lo schiaccia 

all'altezza del petto, appesantendogli il cuore e stringendolo in una morsa di ferro.

Ma ormai ci ha fatto l'abitudine.

Aspetta in silenzio, che i ricordi lo assalgano, e intanto soffoca le urla nel cuscino, e 

le sente che graffiano la gola, le pareti del petto, che premono e scalpitano; ma 

resiste. Le rinchiude dentro di sé e ascolta il loro dolore fino a che non si 

esauriscono.

In realtà, forse ha urlato e non se n'è accorto. 

Forse ha gridato tanto da scorticarsi le corde vocali, ha gridato tanto che gli è 

esploso il cervello; ha gridato e gridato così tanto, che nessuno è venuto ad aiutarlo 

perché troppo spaventato dall'intensità delle sue urla.

Forse. 

O forse no.

A Thor non è mai sembrato così difficile dividere la realtà dall'immaginario come 

ora. 

E non è per via di quel vuoto dentro il petto e accanto a sé, e non è per il corpo 

mancante nel letto su cui è sdraiato, e non è perché la cosa più sbagliata e giusta 

che al momento desidererebbe fare è baciare Loki fino a quando non sarebbero 

morti entrambi soffocati. Non è per tutte queste cose.

È perché ha freddo, e non c'è nessun calore che può più riscaldarlo.

...

Lascia che l'acqua bollente gli lambisca i fianchi, poi il ventre e il torace, fino a 

quando non è completamente accucciato nella vasca, le gambe strette al petto e il 

calore tutto attorno a sé.

Eppure non è abbastanza. Non riesce ancora a riscaldarsi; non del tutto.

Si sistema meglio, ignorando il bussare concitato di Frigga fuori dalla porta.

-Loki, apri per favore- 

Porta le mani a coprire le orecchie, premendo con tanta forza da farsi del male.

"Zitta. Stai zitta" 

E continua a mormorarlo anche dopo che la donna si è arresa e ha smesso di 

bussare, anche dopo che ha sentito i suoi passi allontanarsi dalla porta; e ha pianto, 

ha pianto come un bambino, disperato, perché per la prima volta ha capito cosa 

significasse realmente essere solo.

Se anche sua madre si è arresa, allora quante speranze ci sono per lui?

Affonda rabbiosamente le unghie nella pelle, sopra il contorno rosso sulla clavicola, 

tirando e tirando.

La luce l'ha illuminata, e come una gazza, Loki è stato subito attratto dal suo 

bagliore argenteo.

Gli è bastato allungare la mano, ed eccola, la sua salvatrice. Eccola lì, pronta a 

rassicurarlo. Per un secondo gli manca il respiro, poi le linee prendono una 

direzione ben precisa, e la sua pelle piange sangue.

Non fa male. Non è sbagliato.

Quando ha finito l'acqua è del tutto tinta di rosso, e sulla pelle bianca, 

campeggia una lunga serie di tagli, impilati e incastrati fra loro.

"Perfect" legge, passando un dito sulla scritta impressa su tutto l'avambraccio. 

"Perfetto" è una bugia, ma forse, incidendola sul corpo, potrà avverarsi.

Potrebbe diventare perfetto?

Sorride, distendendosi nel suo caldo sangue.

Ma non è abbastanza.

Si accarezza il petto, soffermandosi ancora sul segno rosso, sfiorandolo questa 

volta con delicatezza, mordendosi l'interno della guancia.

Continua a far scivolare il palmo fino al suo ventre, dove scompare nell'acqua.

Inspira fino a sentire i polmoni bruciare, muovendo la mano lentamente, gli occhi 

socchiusi.

"Perfetto; perfetto" si ripete, sorridendo man mano che si avvicina sempre di più a 

quel calore tanto desiderato.

Alla fine apre la bocca per dare voce ai suoi pensieri, ma dalle labbra esce solo un 

gemito strozzato. Rimane immobile, avvolto nel caldo abbraccio dell'orgasmo 

appena avuto.

Quando schiude ancora le labbra, cercando di pronunciare un leggero "perfetto"; la 

gola risuona in un gemito doloroso, e una lacrima gli scivola lungo la guancia 

scavata.

Il freddo torna ad assalirlo, e deve chiudersi in sé stesso, le gambe ancorate al 

petto e le braccia avvolte alle ginocchia, per tentare di combatterlo.

Improvvisamente, la scritta sul suo braccio non è più una cieca speranza; 

ma la constatazione di quello che non sarà mai.

...

-Tony-

 Gli trema le voce e le guance sono bagnate, gli occhi gonfi bruciano di sale.

-Uh...Thor? Sei tu?- sorride, ingoiando saliva appiccicosa. 

Ha un'idea. Un'idea totalmente folle, ma un'idea.

Del resto, non ha altre possibilità. Suo padre rimarrà a lavoro fino a tardi, e lui gli ha 

raccontato che sarebbe uscito con i ragazzi.

-Sì. Scusa se ti chiamo a quest'ora. Stavi mangiando?- 

-No, figurati. Che ti serve?- Tony è un amico, e sa cosa gli passa per la testa ancora 

prima che dia una voce ai suoi desideri. 

E da amico, sa ignorare certi dettagli.

 Come la voce impastata dal pianto di Thor.

-Mi servirebbe un passaggio- sussurra, con la paura di farsi sentire.

C'è un attimo di silenzio, poi sente dei passi e un tintinnare di chiavi dall'altra parte 

del telefono. Un motore si accende.

-Tony? Sei ancora lì?- 

-Vestiti, sarò da te in cinque minuti- Thor sorride, passandosi una mano sul viso.

Dopo cinque minuti, Tony è veramente lì, appoggiato alla macchina; gli inseparabili 

occhiali da sole inforcati sul naso. Lo raggiunge, salutandolo con un abbraccio.

-Grazie- mormora, una volta saliti in macchina.

-Di niente. Ora però parla- lo osserva confuso, le guance ancora umide e gli occhi 

appena un po' più lucidi del normale.

-Cosa?-

-Dov'è Loki? Mica posso portarti da lui, se non mi dici dov'è-

Thor è sicuro di sentire il suo cuore perdere molto più di un colpo.







~Angolo autrice/assassina/proprietaria del locale~


Plug in Baby*: l'avete riconosciuta? Sì, sono riuscita ad infilare i Muse anche qui.
Innanzitutto mi scuso per l'immane ritardo, ma l'ispirazione s'è messa di traverso, quella simpaticissima stronza -_-"
Lo ammetto, siamo più vicine all'epilogo di quanto immaginassi. 
Non ne sono certa, ma in un paio di capitoli questa storia potrebbe essere conclusa.
Ma non preoccupatevi, ho in mente un seguito (no, non vi libererete mai di me).
Quiiiindiiiii eccoci qua. Sapete, vado abbastanza fiera di questo capitolo, non so perché, ma mi sembra di essere riuscita a scrivere esattamente quello che avevo immaginato e programmato. Poi magari ho scritto degli strafalcioni illeggibili e senza senso (anche perché è l'una e mezza di notte).
Cosa che, credetemi, mi accade di rado. Non gli strafalcioni, eh, l'andare fiera di un capitolo. Avete mai la sensazione, rileggendo alcune vostre storie vecchie, di aver davanti un'enorme schifezza? No, perché allora sono io l'unica idiota.
Comunque, sempre per restare in tema "Muse" questo capitolo l'ho scritto ascoltando "Creep" che mi piace tanto tanto tanto.
Be', che ne pensate? Troppo? Troppo poco? Ditemelo in una recensione. 
Ora vado perché c'ho sonno e lunedì inizia la scuola. 
Dhu, voglio suicidarmi.
Un saluto

Im a Murder girl


  
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