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Autore: cin75    08/09/2014    15 recensioni
Tutti avevano conosciuto John Winchester. Ma non tutti lo avevano conosciuto come suo figlio Dean.
Racconto collegato alla storia "Il legame".
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro, Contesto generale/vago
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…..“Lo ha fatto, perché io fossi in grado di proteggerti Sammy. Perché era quello che dovevo fare: imparare a proteggerti! Da tutto. Da tutti. Ad ogni costo!” , ma il magone che si sentì salire in gola, non gli permise di continuare e andò via prima che Sam vedesse le lacrime segnargli il viso.
Dopo quella rivelazione, Sam, era rimasto per qualche minuto assorto nei suoi pensieri, nella rabbia che ancora sentiva, nel rancore che ancora provava.
Guardò suo fratello allontanarsi da lui, vide le sue spalle e la sua schiena di nuovo piegate sotto il peso di un pesante ricordo. Poi, guardò ancora il diario davanti a lui. Lo prese e deciso a saperne di più, raggiunse la stanza di suo fratello.
Si fermò davanti alla porta chiusa.
Bussò. Attese.
Bussò ancora. Attese ancora.
Dean non rispose.
“Apri, Dean. Per favore!” domandò gentilmente. Conosceva suo fratello meglio di chiunque al mondo e meglio di chiunque sapeva la venerazione che lo legava a loro padre. Avergli detto che lo odiava non giocava a suo favore se voleva avere delle spiegazioni su ciò che c’era scritto in quelle pagine.
“Voglio parlare con te. Ho bisogno di capire. Ho bisogno di sapere perché lui…”
“Sono stanco, Sam. Ne parliamo un'altra volta!” fece la voce duramente seccata al di là della porta.
“Dean, ti pre..”, insistette ancora senza calcare troppo nel tono.
“Buonanotte, Sam!” rincarò più duramente. Il “Sammy” che da tempo, di nuovo, risuonava nel bunker e nei loro discorsi, era, all’improvviso, diventato un freddo e impersonale “Sam”.
Per un po’ il silenzio riempì il rifugio dei Winchester.
 
Nella sua stanza Dean non dormiva. Se ne stava seduto sul bordo del letto, a fissare quell’unica foto di suo padre con loro due e con Mary, fatta davanti casa loro a Lawrence, prima che tutto avesse inizio… o fine.
Prima, quando ancora erano una famiglia felice.
 
Passò delicatamente un dito sul volto della madre e poi su quella di un Sam ancora neonato tra le braccia di lei e si fermò coprendo con il pollice il volto di suo padre e il suo, restando fermo a guardare solo coloro che rappresentavano la parte più umana del suo cuore.
Provava tutto in quel momento e non provava niente.
 
Pensava a cosa era stata la sua infanzia e il suo “addestramento” e pensò a Sam e in quel pensiero sentì una voce provenire dall’altro lato della porta ancora chiusa.
 
2  Novembre 1987.
“La mamma è morta da quattro anni e papà in questo giorno è sempre più silenzioso del solito. Sammy sembra quasi capire quanto papà sia triste e ha cercato di attirare la sua attenzione provando a giocare con lui, facendogli sentire tutte le parole nuove che ha imparato. Ha tormentato anche me, anche se per lo più cercava un mio sostegno in quel suo spettacolo personale. Quando ha capito che con papà non l’avrebbe avuta vinta, si è arreso e mi è venuto vicino.
Ogni volta fa così!! Mi tira sempre la gamba del pantalone e mi indica un  libro che so che lui adora: “I cavalieri della Tavola Rotonda”
E anche oggi, è lo stesso. Papà è stanco e triste e vuole solo riposare sul divano di questo ennesimo motel in cui siamo fermi da giorni.
Sammy mi ha guardato con quei suoi maledetti occhi da cucciolo bastonato e io non sono riuscito a negargli niente. Credo che sarà un mio punto debole e se glielo farò capire, sarà la mia fine e la fine della mia supremazia di fratello maggiore. Anche oggi gli ho letto alcune pagine di quel libro che è più un fumetto e Sam aveva un aria quasi raggiante e a volte preoccupata quando nella storia è apparso Sir Galahad. Credo che sia il suo cavaliere preferito o forse quello di cui ha timore!!
Mentre leggevo per lui, di tanto in tanto, guardavo papà, ma lui dormiva o era solo assorto nei suoi mille pensieri o propositi di vendetta contro quel male che ci ha portato via la mamma. Quel male di cui Sammy ancora non sa niente e spero non ne sappia mai….”
 
Poi, per un attimo, silenzio.
Dean era fermo a fissare la porta “silenziosa”.
Sam emozionato, cercava di mettere a fuoco ciò che ancora c’era scritto su quella pagina.
 
Un piccolo Dean, appena ragazzo, aveva scritto quei pensieri ma era come se ci fossero anche i ricordi di Sam in quelle parole. Il fumetto, Galahad, Dean che leggeva per Sam…..
 
“…. ho dovuto metterlo a letto. Come al solito!! E come al solito, prima, si è addormentato sulle mie gambe e con una mano aggrappata alla mia maglietta.
L’ho guardato.
Lo guardo sempre quando fa così.
Mi rilassa e mi rassicura il fatto che so che stà bene e che con me si sente al sicuro. Ma è comunque da un po’ che va avanti questa storia e credo che il libro ormai sia solo una scusa per non addormentarsi da solo…
 
Poi, la voce di Sam, tacque di nuovo.
 
Dean ancora non aveva il coraggio di aprire e affrontare l’argomento. Però, si alzò dal letto e andò verso la scrivania. Poggiò la foto che aveva tra le mani e fermò, malinconico, gli occhi sulla foto di lui e di sua madre appoggiata al piccolo lume da tavolo.
Di certo non ricordava di aver scritto quelle cose o quando, ma ricordò il fatto che Sam gli si addormentava in braccio quando lui gli leggeva qualcosa. Si ricordò delle tante sere passate a scrutare quell’uomo pesantemente sconfitto dal dolore e dalla rabbia, che provava a fare il padre e il vendicatore di loro madre. Di tutte quelle volte che metteva Sam a letto e gli sussurrava che fin quando c’era lui, niente di male gli sarebbe accaduto.
 
Sam, seduto a terra, con le spalle appoggiate allo stipite della porta della stanza di Dean, dovette smettere di leggere. C’era scritto altro dopo quell’ “addormentarsi da solo…”, ma vedersi, immaginarsi , sulle gambe di suo fratello, sereno e addormentato, sicuro di essere al sicuro, gli fermò il fiato in gola.
Da quanto tempo Dean lo proteggeva anche inconsapevolmente??, da quanto tempo il fratello maggiore era diventato per lui l’unico rifugio??
Il giovane guardò per un po’ le pagine che gli scorrevano tra le dita e si sorprese nel  rendersi conto che la risposta era una e unica per entrambe le domande: Da tutta una vita!
 
Passarono altri interminabili minuti di silenzio. Ma era un silenzio strano, fatto più che altro di timore: per il grande di ascoltare, per il minore di parlare.
E mentre Dean, ancora chiuso nella sua stanza, insisteva dolorosamente a restare nel suo mutismo ostinato, Sam, non poteva smettere di leggere quelle pagine che, parola dopo parola, lo obbligavano ad andare avanti.
 
 
….
“Quando avevo 4 anni, ricordo , era passato circa un mese dalla morte della mamma,  e mancava meno di una settimana a Natale e lo ricordo perché ricordo le decorazioni che illuminavano tutte le case di Lawrence e non perché c’era voglia di festeggiare una qualsiasi festa! Papà ci portò a casa di una donna, che lui diceva , ci avrebbe aiutato, o meglio, lo avrebbe aiutato a capire chi ci aveva fatto questo. Chi ci aveva portato via la mamma.
Quella casa sembrava una casa come tante. Era chi ci abitava che sembrava…era diversa. Mi ricordo che appena entrammo, la donna che si presentò come Missouri, poggiò una mano sulla spalla di papà e a me rivolse un sorriso…non lo so…forse dolce o forse..malinconico…comunque mi guardò strano. Però, sorrise sinceramente a Sammy. Disse a papà di seguirla in un'altra stanza e lui mi mise tra le braccia Sam. Mi disse di stare seduto sul divano, in effetti sembrò più  un ordine. Mi disse di accudire mio fratello e di non lasciarlo mai da solo.
Restammo in quella casa per quasi un ora..forse…di più..di meno…non ricordo molto bene, ero piccolo allora, ma ricordo bene che quando andammo via sul volto di papà c’era qualcosa di diverso. Una consapevolezza diversa. Un dolore diverso. Forse anche una paura diversa.
Quando entrammo nella macchina mi mise dietro con Sammy che ancora avevo tra le braccia e mi disse che da quel giorno la loro vita sarebbe cambiata, che la sua avrebbe preso una strada difficile e pericolosa e che la mia doveva essere costantemente legata a quella del mio fratellino. “Proteggi Sammy! A qualunque costo! Lui è tuo fratello, la tua famiglia!” e ricordo , molto bene , ancora oggi, il modo duro con cui mi rimproverò quando provai a rispondergli che anche lui, che era mio padre,  lo era. “Ora è Sam, la tua priorità!!” quasi mi urlò, prima di rimettersi alla guida.
Da quel momento credo di aver sentito quelle due frasi quasi ogni giorno. Erano diventate per me come una preghiera che se non era mio padre a recitare, recitavo da solo!!”
 
Dopo che Sam ebbe finito di leggere quel passaggio preso da un’altra delle pagine del vecchio diario, il giovane capì a quale sorta di “lavaggio mentale” era stato sottoposto suo fratello maggiore fin dalla sua giovane età. È vero, la morte di loro madre era stato un duro colpo, ma Dean, a causa del comportamento di John, sembrava quello su cui tutto era stato poggiato. Il dolore della morte, la responsabilità di un fratellino, la lealtà e l’obbedienza verso un padre ossessionato dalla vendetta. Tutte cose che poteva affrontare un adulto, forse, e non un ragazzino che da quando aveva 4 anni, viaggiava in un macchina piena di armi e pochi giochi con cui distrarre un neonato.
Chi era stato l’adulto tra i due? Chi era stato il padre tra i due?
Con rabbia Sam deglutì quelle sensazioni di amarezza che sentiva dentro e con dispiacere, pensò che non era John.
Forse sbagliava. Forse!
 
E mentre Sam ponderava i suoi sentimenti verso suo padre, Dean appoggiato alla sua scrivania da dove aveva ascoltato quel nuovo ricordo dimenticato, si passò una mano sul viso come per tirar via le immagini che quel ricordo gli avevano fatto affiorare alla mente. Quella mano paffuta color ebano che li accarezzava e li guardava come se avesse saputo leggerli nella mente ( e solo dopo seppe che era davvero così!), e poi la luce furiosa negli occhi di suo padre quando diede inizio alla sua vita da cacciatore. Vita che avrebbe insegnato anche ai suoi due figli. Nolente o dolente!

“Dean…andiamo fratello…fammi entrare…parliamone…ti giuro che non….” provò a dissuaderlo gentilmente, anche se sapeva che avrebbe dovuto ancora insistere per far crollare il muro dietro cui si era rifugiato il fratello.
“Vattene a letto, Sam!!  O tra un po’ mi sentirai russare!!” disse mentre, invece, con la schiena si lasciava scivolare lungo la porta fino a sedersi per terra. Sentiva da dove proveniva la voce di Sam e aveva capito che il fratello era seduto a terra, quindi fece lo stesso perché sapeva che anche Sam non se ne sarebbe andato.
Maledetta la sua testardaggine da nerd!! e stupido lui che gli aveva lasciato sul quel maledetto tavolo quel maledetto diario.
Sarebbe stata una lunga notte!
 
Infatti la voce quasi rassegnata di Sam ricominciò a leggere.
 
Ottobre, 1990
“Ormai siamo a Fitchburg, nel Wisconsin,  da quasi una settimana e papà ogni giorno che passa sembra essere sempre più nervoso, più frustrato perché la “cosa” a cui sta dando la caccia sembra essere più furba e pericolosa di quanto lui pensasse. Sono morti altri due bambini da quando siamo qui e per papà, vedere il dolore di quelle povere famiglie è qualcosa che va ad appesantire il suo senso di colpa.
Ieri sera, dopo che Sammy si è addormentato, sono andato da lui e ho provato a consolarlo e fargli coraggio. Per un attimo mi ha guardato come  mi guardava quando ancora c’era la mamma con noi. Con tenerezza, con amore. Poi la radio della polizia che tiene sempre accesa ha comunicato un'altra decesso e tutto è finito lì.
“Bada a tuo fratello. E se qualcuno bussa, prima spara e poi chiedi chi è. Intesi?!”, fu la cosa più paterna che riuscì a dirmi prima di lasciarmi di nuovo da solo con Sammy. Ma quella sera papà non è tornato e il giorno dopo sentii solo il clacson dell’Impala. Segno che stava bene e che doveva stare ancora in giro. Ma cavolo!! Ero davvero stanco di stare chiuso lì dentro con Sammy che guardava i suoi cartoni assurdi e finiva i miei cereali. Volevo quasi urlargli di smetterla, ma poi lui mi ha colto alla sprovvista e mi ha dato la sorpresa in fondo alla scatola.
Che stupido a non capire che per Sammy era importante dividere tutto con me!!
E che stupido sono stato, quando l’ho lasciato solo per fare una stupida passeggiata nei dintorni.
Quando sono rientrato Sammy doveva solo dormire, doveva essere solo nel suo letto. Nessun altro doveva esserci. Eppure non appena ho sentito quei rumori, che più che rumori sembravano essere rantolii, mi sono sporto nella stanza da letto e quel mostro era sopra di lui e sembrava gli stesse portando via il fiato, la vita forse. Mi sono spostato appena per prendere il fucile che papà mi lascia sempre per proteggerci e soprattutto perché io possa proteggere Sam. L’ho imbracciato e ho puntato, ma nel momento esatto in cui stavo per sparare, papà è piombato nella stanza e ha fatto fuoco e ha salvato Sam. Gli ha chiesto come stava mentre se lo stringeva al petto terrorizzato all’idea che avrebbe potuto perderlo e poi, solo dopo che Sam gli ha fatto capire che stava bene, ha guardato me.
Era furioso. Era più che furioso. Era deluso, quasi disgustato dal mio fallimento. Ma non mi disse niente. E fu peggio di un rabbioso rimproverò.
E quando andammo via da quel posto, ci portò dal pastore Jim. Era sera….quasi notte. Gli chiese di stare con Sammy e senza dirmi ancora niente, mi ha afferrato per la camicia e mi ha portato con lui.
Ricordo ancora l’odore di muffa e morte che c’era nella cripta in cui mi ha rinchiuso per l’intera notte. Il buio spezzato solo dal luccichio di alcune ossa che sporgevano dalle pareti terrose. Lo stridio dei topi che abitavano quel luogo assurdo.
“Qui dentro c’è buio, morte, dolore! Qui dentro c’è tutto quello che avrebbe provato tuo fratello Sam, se io non fossi arrivato in tempo. Il tuo errore, la tua incompetenza è a questo che avrebbe portato!“ mi ha detto con una strana freddezza mentre lo sentivo infilare delle catene nelle maniglie del vecchio portale. E nemmeno i miei “no”, i miei “ti prego” di paura, lo hanno fermato. “Resterai qui. Lo proverai sulla tua pelle, così la prossima volta ci penserai due volte ad esitare!”
Poi, l’ho sentito andare via. Ho sentito l’Impala allontanarsi e il terrore di trovarmi in quel posto mi paralizzava. Perché punirmi così?? In quel modo?...Non volevo che  a Sammy accadesse qualcosa…sarei morto per lui….ma sono…sono un bambino…ho avuto paura e ne ho avuta anche in quella cripta. Ma lui non mi vede così…lui vuole già un soldato che combatta le sue guerre…”

“Oddio Dean!” mormoro con tono rancoroso Sam, quando si costrinse a tralasciare il resto di quel ricordo. A sorvolare sulla disperazione di quelle ultime righe. Ricordò di quanto sua padre fosse rigoroso durante i loro “addestramenti”, ma quando lo faceva con lui, mai, mai una volta si era spinto oltre il rimprovero.

Perché aveva dovuto fare una cosa del genere a Dean? Per quale motivo un accanimento così crudele nei confronti di un figlio?
Sam dovette respirare molte volte a fondo per calmare il tremolio che sentiva nello stomaco. Dovette far ricorso a quello che di zen era rimasto dentro di lui, per non cominciare a maledire con tutta la voce e la rabbia che aveva dentro, quel padre che aveva perdonato già tante volte ma che questa volta forse non avrebbe più ricevuto perdono.

“Dean!?” chiamò ancora, sperando in una risposta. Voleva almeno sentire la sua voce, gli sarebbe bastato per riprendere il controllo della situazione. Ma Dean non rispose.
“Fa’ pure!..tanto non me ne vado!” lo sfidò e riprese a leggere.
 
 
25 Dicembre 1991
“Siamo a Broken Bow, in Nebraska e siamo ancora soli. Ed è Natale. Di nuovo. Sammy continua a chiedermi perché papà non c’è, perché dobbiamo stare da soli, perché nessuno mai gli dice niente. Se da un lato sono esasperato dalle sue infinite domande, dall’altro vorrei dirgli tutto, perché Sam ormai sta crescendo e non è stupido. Affatto.
E stasera l’ho fatto. Gli ho detto tutto perchè lui mi ha guardato con quei suoi maledetti occhi imploranti che come già sapevo non mi avrebbero dato scampo. Gli ho detto dei mostri, dei fantasmi, del lupi mannari e di tutto il male schifoso che c’è là fuori. Gli ho confessato della mamma e di quello che le è successo, dell’incendio in cui è morta. Ma non gli ho detto che l’ho portato io fuori dalla casa.
Ho avuto paura che potesse pensare che me ne stavo vantando solo perché sono il maggiore.
Quando ho finito di dirgli tutto, lui mi ha guardato e io mi sono sentito uno schifo. I suoi occhi erano pieni di lacrime e io avrei voluto morire perché era stata colpa mia. Io gli avevo portato via la sua innocenza, la sua infanzia.
Credo di aver imparato questa sera che cosa è un senso di colpa e mi fa rabbia averlo dovuto scoprire a spese del mio fratellino.
Quando gli ho chiesto se stava bene, mi ha detto di si, ma poi si è sdraiato su un fianco e l’ho sentito piangere. Non ho avuto il coraggio di dirgli altro.
Continua così che te le cavi bene come fratello maggiore!!! mi sono detto odiandomi con tutto me stesso.
Ho pensato che volesse stare da solo, che non mi volesse in giro per la stanza o che non volesse altre mie spiegazioni  e così sono uscito. Ho trovato dei regali, beh!,  in realtà li ho rubati da alcune case in cui sono riuscito ad intrufolarmi e quando sono tornato nella nostra stanza mi sono sentito meglio vedendolo sorridere di fronte ai regali che gli porgevo e che gli dicevo venivano anche da nostro padre.
Chissà forse ce l’avrebbe avuta di meno con lui….ma porca miseria!!, una Barbie. Sammy mi ha guardato e non sapevo come giustificare la cosa così c’ho scherzato su e ho sorvolato. Volevo farlo ridere! Volevo farlo stare bene almeno per una volta, almeno per un Natale e invece lui lo ha fatto a me. Quando mi ha dato quel pacchettino, non sapevo che dire e quando ho visto il ciondolo sapevo che l’avrei avuto con me per sempre, che solo l’Apocalisse in Cielo e in Terra avrebbe potuto separarmene.
Avevo detto la verità a Sammy, al mio fratellino, e lui mi aveva creduto e in pegno di quella fiducia mi aveva donato qualcosa che era destinata a nostro padre.
“Tu sei qui con me, non lui!”: questa è la frase che mi ha detto quando me l’ha dato e non la dimenticherò mai. Non potrei,  perchè io ci sarò sempre per te,  Sammy!!”
 
 
“E’ sempre stato così Dean! Tu ci sei sempre stato. Tu mi hai sempre protetto. Non lui. E non puoi avercela con me perché ti dico questo. Sai che è vero. Lo sai!!” disse la voce emozionata di Sam al di là della porta.
Sì, lo so!, pensò Dean perchè quelle stesse parole le aveva urlate anche contro il demone che lo aveva imprigionato nel suo sogno, quando cercavano di salvare Bobby dai suoi incubi più terrificanti.
Chiuse gli occhi sperando che Sam non continuasse a leggere, perché più il fratello andava avanti, più lui ricordava cosa c’era scritto e quello che veniva adesso di certo non erano bei ricordi. Non per uno che non conosceva la loro vita e non capiva il loro lavoro.
Ma se, ora, erano in quella situazione era proprio perché Sam non aveva nessuna intenzione di fermarsi ai ricordi sdolcinati.
 
28 Dicembre 1991
“….Sono passati due giorni da Natale e sono di nuovo nella nostra stanza del motel. Papà è venuto a riprendermi, dopo avermi lasciato questi due ultimi giorni da solo nel bosco vicino alla statale. È stata una specie di punizione per me, un addestramento a suo dire, per aver detto tutto a Sammy. Quando è ritornato la sera di Natale e Sam ha cercato di affrontarlo, ha capito che io avevo parlato. Ricorderò fino al giorno in cui morirò, lo sguardo deluso e furioso che mi ha rivolto.
È stata la prima volta che lo ha fatto, ma mi ha preso a schiaffi.
Mi ha colpito due volte e mi sembra ancora di sentire il colpo secco e veloce della sua mano grande sulla mia guancia. Il bruciore della pelle, il dolore che pulsava nella testa. La vergogna per averlo deluso. Mi ha gridato addosso che non dovevo  farlo, che non era un mio diritto. Che il mio solo compito era quello di proteggere Sam, non di togliergli gli ultimi anni di incoscienza. C’avrebbe pensato il suo diventare cacciatore a questo.
Mi risuona ancora nella testa il rombo dell’Impala quando se ne va via e io sono rimasto solo nella foresta. Non deludermi di nuovo, Dean!” mi ha detto prima di lasciarmi al buio e  da solo. “Ti aspetto all’ingresso della città fra due giorni. Se non ci sarai, ti riporterò indietro fin quando non sarai capace di cavartela da solo!!” e se ne è andato. Non so per quanto tempo sono rimasto fermo a guardare le luci posteriori della macchina che si facevano sempre più piccole. Nella mia mente pensavo che tornasse indietro, che voleva solo spaventarmi per quello che avevo detto a Sammy. Invece dopo che le luci rosse sono sparite, più nulla.
Non ho mai visto tanto buio in vita mia. Il freddo sembrava entrarmi dentro. Ogni rumore che sentivo mi pareva un mostro pronto ad attaccarmi. Lo ammetto. Ho pianto. La paura mi attanagliava lo stomaco. Il panico di non riuscire a ritornare indietro, mi terrorizzava. Ad un tratto un piccolo bagliore sul mio petto mi ha come rinsavito. Il ciondolo.
Poi, ho capito. Se imparavo, se riuscivo a cavarmela, Sammy non sarebbe stato in pericolo quando sarebbe stato con me. Se sconfiggevo la paura, il terrore e il freddo che provavo sarei stato capace di affrontare chiunque avesse provato a farci del male.  Se avessi superato quella prova, forse, papà, si sarebbe fidato di nuovo di me e mi avrebbe affidato ancora  Sammy.
Che fratello maggiore sarei stato, se non ero in grado di proteggere e difendere il mio fratellino?!

“Il migliore dei fratelli, Dean. È questo che sei stato e che sei per me.” disse Sam al vuoto almeno apparente in cui era, anche se sapeva che Dean lo stava ascoltando. “Abbiamo avuto delle divergenze…abbiamo avuto i nostri problemi e i nostri  momento “no”, ma mai, ti giuro, mai, avrei voluto qualcun altro al mio fianco in tutti questi anni.”, stava per dire altro ma un leggero colpo alla porta alle sue spalle, lo fermò.
Sapeva che era Dean. Che era lì.
E Dean c’era. Senza rendersene conto aveva appoggiato pesantemente la testa contro la porta mentre Sam gli confermava la fiducia che aveva in lui. Le sue difese cominciarono a cadere. Forse faceva bene a lui ricordare tutto quello che c’era scritto lì, anche se lo aveva vissuto e lo aveva giustificato in qualche maniera.
Forse faceva bene a Sam sapere tutto. Avrebbe capito meglio suo padre, magari lo avrebbe odiato ancora, ma magari, sapere il motivo per cui si era comportato così con Dean, gli avrebbe fatto capire che solo grazie a quel suo comportamento duro e severo, il fratello maggiore era sempre stato in grado di aiutarlo.
O forse nel peggiore dei casi, avrebbe odiato di più suo padre per il modo in cui aveva “battezzato” Dean, e avrebbe odiato anche suo fratello maggiore, per averglielo permesso.
Leggere ancora era l’unica  risposta a tutto.
C’era un po’ di tutto nel diario: dalla prima volta in cui Dean uccise un lupo mannaro e iniziò a tutti gli effetti la sua vita da cacciatore, all’orgoglio che il fratello maggiore aveva dovuto tenere nascosto quando Sam vinse il suo primo trofeo di calcio. Una banalità rispetto agli “ impegni di famiglia”.
Sam, però, fu colpito da una piccola frase che c’era scritta poco dopo le impressioni del fratello sull’aver ucciso il mostro:

……papà è stato fiero di me, oggi, quando ho fatto centro con quel mostro. Di certo non mi aspettavo baci e abbracci, ma almeno una pacca sulla spalla….Quando si è avvicinato al cadavere del lupo mannaro, ho visto che gli ha strappato la freccia d’argento dal petto e me l’ha mostrata. Grondava sangue rosso, viscido, denso. “Se non vuoi che il sangue che vedi adesso sia quello di tuo fratello, agisci sempre come oggi. Spegni ogni sentimento e tieni acceso solo l’istinto da cacciatore e la responsabilità che ti obbliga verso Sam!”- queste sono state le sue uniche parole, prima di ritornare all’Impala dove Sam ci aspettava. Lui mi ha sorriso quando mi ha visto e appena mi sono avvicinato mi ha abbracciato. Mi ha ripagato di tutto. Nessuno avrebbe mai versato il suo sangue. Sarei morto e molti ne sarebbero dovuti morire prima di arrivare a Sammy….

L'ultima frase però non la lesse a Dean. La lesse a mente. La tenne per sè. Pensò, che avrebbe fatto male al fratello, perché da come era scritta, sembrava che quelle parole fossero il giuramento di un futuro assassino.
Sfogliò ancora altre pagine e trovò i ricordi di una gita esilarante al Grand Canyon fatta solo perché era di strada dopo una caccia; altri accenni sulle varie scuole che frequentavano, su come Dean sgattaiolava fuori dalle lezioni per controllare che lui stesse bene. Da quando c’era stata quella situazione alla Truman, Dean si era ripromesso di essere più attento a quelli che si dicevano amici del suo fratellino. C’era perfino un piccolo paragrafo in cui il maggiore ricordava l’assillo che Sam gli dava quando voleva fare il mago e insisteva nel volerlo come suo aiutante o peggio, come cavia. E poi anche dei piccoli accenni alle telefonate imbarazzate di Sam che gli chiedeva consigli sulle ragazze, su cosa dire o fare. Sorrise leggendo quelle poche frasi, forse le più leggere, paragonate ai segreti che fin ora aveva letto e che ancora doveva scoprire.
Infatti!!
 
..…
Sam è tornato a casa da circa una settimana. L’ho recuperato a Flagstaff, dopo giorni di ricerca frenetica in cui pensavo addirittura che fosse morto, mentre lui invece se ne stava in una stanzetta a mangiare pizza, patatine e farsi fare le feste da un randagio. Quando sono entrato in quella camera avrei voluto ucciderlo con le mie mani ma  l’unica cosa che  sono riuscito a fare sul momento è stato abbracciarlo e assicurarmi che tutto fosse a posto. Che stesse bene. Naturalmente dopo ho dovuto fargli una di quelle parti che avrebbe dovuto ricordarsi per tutta la vita, ma nello stesso momento in cui gli inveivo come un indemoniato contro, dentro di me un enorme sollievo aveva preso il posto del terrore che gli fosse successo qualcosa!!..
Quando sono ritornato con Sam a casa, anche papà ci ha raggiunti, richiamato dal mio messaggio di allarme. È entrato come una furia nella stanza, si è precipitato da Sam e lo ha abbracciato anche lui. Dentro, invece, io, già tremavo. Mi aveva completamente ignorato. Sapevo che cosa sarebbe accaduto dopo…….”

Dean lo sapeva. Lo sapeva allora e lo ricordò adesso. Non poteva più andare avanti così. Sam doveva non leggere il seguito. Si alzò e dopo aver preso un profondo respiro aprì finalmente la porta della sua stanza. Guardò verso il basso, verso Sam.
“Credo che sia il momento si smetterla. Chiudi quell’affare e vieni dentro. Parliamo!” disse, sperando che quella sua aria da “va bene, hai vinto!” potesse bastare.
Invece no!
Sam non si mosse da dove stava. Continuava a tenere gli occhi fissi sul foglio davanti a lui. Stava ancora leggendo e Dean vedeva il suo respiro accelerare, le sue spalle seguire nervosamente il ritmo del suo respiro.
“Sam?!..andiamo …tirati su. Hai vinto!” fece ancora e nel dirlo provò a sfilargli di mano il diario. Ma Sam si ritrasse velocemente e si girò di scatto a guardarlo. A Dean mancò il fiato per un attimo. Gli occhi del fratello erano profondamente tristi. Lucidi di rancore, di rimorso o forse di rabbia. Il maggiore ebbe quasi timore di sapere verso chi erano dirette tutte le emozioni che vedeva brillare furiose negli occhi del fratello.
“Perché ??!!” mormorò con un filo di voce ma per quanto Dean volesse rispondergli non ci riuscì. Non sapeva da dove iniziare.
Poi, quasi come a volerlo graziare, Sam distolse lo sguardo da lui e puntò gli occhi di nuovo sul diario.
 
….
“..Papà è partito da un paio di giorni e non ha avuto bisogno di dirmi niente per farmi capire che dovevo tenere d’occhio Sam. Che non avrei avuto altre possibilità di avere la sua fiducia. Ma la cosa che più mi atterrisce non è la conseguenza di un mio possibile sbaglio, quando dover restare solo con Sam e non poter sfuggire alle sue domande. Già da quando sono tornato, tre giorni fa, dopo la mia lezione privata con papà, subito dopo Flagstaff, ho visto Sam guardarmi perplesso. Sono rimasto in quel capanno per tre giorni, da solo, perché non potevo tornare indietro con papà. Tutto sarebbe stato troppo evidente. Sam mi ha chiesto il perché di quei segni sul mio viso. Del perché ho difficoltà a prendergli le cose più alte nella credenza, quando di solito mi basta puntellarmi sulle dita dei piedi per prendergli quello che vuole. Ha provato a chiedermi che cosa avessi, che cosa mi fosse successo, mentre c’era anche papà, ma lui l’ha richiamato con una scusa…

“Sam…lascia stare!!” provò a fermarlo Dean, ricordando dolorosamente quei giorni.
“Come ha potuto…come ….e io poi??!!, come posso essere stato così stupido??!” si rimproverò Sam senza mai guardare il fratello ancora accanto a lui, anche se in piedi. “… “Dean è caduto malamente!”…mio Dio!!...questo è quello che mi disse. Che eri con Bobby e che eri caduto durante la caccia in cui era mancato in quei tre giorni….come ho potuto…essere così ingenuo….così stupido!!!” e si alzò di scatto, andandosi a mettere sulla parete opposta a quella in cui era Dean, perché aveva sentito che il maggiore gli si era fatto più vicino. E quasi come se continuare a leggere potesse punirlo in qualche maniera di quella sua ingenua stupidità infantile, andò avanti.

“…Come potevo dirgli che papà mi aveva portato in un vecchio casolare e lì, me le aveva suonate di santa ragione perché avevo perso di vista Sam per quasi due settimane. Che per la prima volta, forse sul serio, sapevo cosa volesse dire, ricevere un vero pugno. Cosa significasse avere il fiato corto a causa di un colpo in pieno stomaco. Sentire i polmoni contrarsi in cerca d’aria e non avere comunque il tempo di respirare perché un altro colpo in pieno stomaco aveva spezzato e portato via la poca aria che ancora avevo dentro. Come potevo dirgli che papà, mentre mi colpiva, ordinava di rimettermi in piedi, perché se un giorno, qualcuno, avesse aggredito Sam, io avrei dovuto ignorare il dolore e proteggerlo nonostante tutto. Come potevo dirgli….”, ma a quel punto la voce del minore era decisamente rotta dall’emozione. Sam, cercava di mantenere il controllo sul suo corpo e sulle lacrime che chiedevano di dargli un qualche sollievo. Per un attimo, alzò lo sguardo verso Dean e si accorse che anche gli occhi del fratello maggiore ora mostravano la debolezza di quel ricordo doloroso.
“…come potevo dirgli che ad ogni colpo mi gridava “Sam poteva essere in pericolo!!!... Sam poteva morire!!!....era sotto la tua responsabilità!!!...Proteggerlo è compito tuo!!”. Come potevo dirgli che quando mi ha colpito l’ultima volta, lasciandomi senza fiato a terra, intontito dal dolore, era in nome suo che lo aveva fatto. Era perché io provassi quello che Sam non doveva mai provare!!
Conosco mio fratello. Non perdonerebbe mai papà, non per una cosa del genere. Non capirebbe, perché Sammy non vuole questa vita. Non la vuole per sé. Non la vuole per me. Ma i segni che avrò sulla faccia nei prossimi giorni e il dolore che sentirò anche solo respirando saranno difficile da nascondere…”

“Sammy…per favore…” fece Dean andandogli incontro. Voleva che Sam smettesse di leggere. Di farsi del male. Perché era questo che gli leggeva in volto. Solo dolore. Sapeva che il fratellino, leggendo quelle pagine, oltre ad odiare loro padre, stava odiando anche sé stesso. Per non aver capito.  Si stava odiando perché si vedeva come la causa di tutto. Già in altre occasioni si era dato la colpa della morte della mamma, di Jess e poi del suo patto e dell’Inferno, dell’intera Apocalisse e chissà di quante altre stronzate. Ma mai gli era passato nella mente che Dean, suo fratello maggiore, il suo punto di riferimento, avesse sofferto in quel modo, in quell’infanzia già tragica di suo, anche e soprattutto per colpa sua. Perchè doveva proteggerlo.
Il minore guardò per un secondo il fratello che lo richiamava. “Come puoi non odiarmi!!?” chiese addolorato. “Come puoi non avermi mai odiato??!”
“Sammy, io…”, ma il giovane lo interruppe e con fare quasi isterico riprese a leggere.

“….Se un giorno, Sammy, dovesse scoprire una cosa del genere, potrei dirgli che mentre papà mi picchiava aveva dolore nella sua voce, che piangeva mentre mi colpiva, che quello che stava facendo era solo per rendermi il più forte possibile e rendermi capace di proteggerlo da chiunque e da qualunque cosa. Potrei spiegargli che è solo il dolore provocato dalla morte della mamma, dallo schifo della vita che stiamo vivendo ad averlo fatto agire come il più ###### dei padri.”.

La parola era cancellata e non si riusciva a leggerla, anche a causa del fatto che le pagine erano vecchie e ingiallite e dal fatto che Dean quando aveva scritto quella parola c’aveva messo molto impegno a cancellarla.
“Ora, basta così, Sammy!!” e questa volta il tono era risoluto e deciso e lo furono anche i suoi movimenti. Si avventò sul fratello che ormai piangeva palesemente e gli strappò di mano quel dannato diario. “Basta così!!” gli disse ancora mentre lo abbracciava.  Non c’era scritto ancora molto su quelle pagine…solo qualche altro appunto su ciò che sarebbe diventata la sua vita da cacciatore e poi, più nulla. Solo fogli  bianchi.
“Perché ti ha fatto questo??...perchè??...non gli bastava la vita assurda che già facevamo per colpa dello schifo che c’è là fuori??!!...non gli bastava l’averti legato a me come un ossessione….perchè ha dovuto farti anche questo??!!” mormorava Sam tra i singhiozzi soffocati sulla spalla di Dean. Nascosti nell’abbraccio fraterno.
“Calmati, Sammy!” lo rincuorava Dean, riprovando, dopo tanto tempo, dopo tanti anni, quella dolcezza che aveva smesso di mostrare al fratello dopo Flagstaff.
Dopo di allora non aveva smesso di amarlo, non aveva smesso di tenere di più a lui. E di certo non aveva iniziato ad odiarlo. Non avrebbe saputo farlo nemmeno provandoci.
Aveva solo cominciato ad obbedire agli ordini di suo padre : “Spegni ogni sentimento e tieni acceso solo l’istinto da cacciatore e la responsabilità che ti obbliga verso Sam!” e anche se da quel momento si calò nei panni del soldato perfetto, inconsciamente cominciò a guardare con occhi diversi anche il padre e la sua ossessione, a capire realmente quello che lui, come figlio, stava dando a quella loro disastrata famiglia, i sacrifici che faceva giorno dopo giorno.
Se ne rese conto, ma non lo confessò mai, tranne quando, dopo che quel tir quasi gli schiacciò, suo padre rimaneva impassibile a vederlo languire in coma. Solo in quella situazione, da fantasma, riuscì a sfogare tutta la sua rabbia e il suo rancore e avrebbe voluto farlo ancora quando scoprì cosa aveva fatto il padre per salvarlo. L’ennesimo esempio sbagliato??!!
 
“Sta’  giù. Siediti!!” e lo spinse verso il basso. E poi una volta che Sam fu a terra, gli si sedette accanto. Il minore aveva le gambe al petto e la testa appoggiata alle ginocchia come per sostenerne il peso. Dean, accanto lui, invece aveva una gamba allungata e una tirata su solo per tenerci appoggiata una mano. Appoggiò la testa alla parete dietro di lui e respirò lentamente, lasciando al fratello il tempo di riprendere il controllo. Non riusciva a ricordare quando aveva visto Sam piangere in quel modo l’ultima volta.
Forse perché, al contrario di quello che poteva sembrare agli occhi di tutti e nonostante era quello dall’aspetto più dolce, nessuno sapeva che, in effetti, Sam raramente piangeva.
Chissà se aveva pianto durante una delle sue innumerevoli morti!!? Sorrise appena a quel pensiero. Magari glielo avrebbe chiesto un giorno, solo per scherzo: “Ehi!, fratellino?!, piangerai per me quando morirò!!?”, ma non poteva sapere quante lacrime Sam aveva pianto per lui ogni volta che la Morte si divertiva a separarli nel modo più doloroso possibile.

Quando si accorse che Sam era più calmo e il suo respiro era decisamente più regolare, capì che era il momento di chiudere la questione.
“So che adesso lo stai odiando…”
“Dean , io….”
“Per favore, fratellino. Fammi finire. So che lo stai odiando e sei libero di crederci o no, ma per un po’….un bel po’..” ammise quasi vergognandosene, “…l’ho odiato anche io. Mi chiedevo perché aveva dovuto condannarci ad una vita del genere. La mamma infondo aveva dei parenti, poteva lasciarci da loro?? …oppure, perché non chiedere aiuto a qualcuno che già sapeva cosa fare, e lasciare fare ai professionisti del campo , invece di farci immischiare con tutta questa merda. Invece di costringerci ad una vita da nomadi, fatta di motel squallidi, nomi falsi, truffe alle banche e tutto il resto.”
“Dean, ma quello che ti ha fatto…il modo in cui ti ha trattato..io..non posso…non ce la faccio a …” fece Sam guardandolo, finalmente, di nuovo, in faccia.
“..perdonarlo ?!” e Sam annuì.
“Non posso costringerti a farlo. E’ una tua scelta. Ma voglio solo che tu sappia una cosa. È vero: il metodo che ha usato con me non è giustificabile, affatto, ma credimi, l’unica cosa buona che ne è venuta fuori da tutta quella storia è una sola: so come proteggerti. Ho biasimato lui, per avermelo insegnato in quella maniera, ma impararlo in un modo così duro, mi ha permesso di non odiarti. Mai!!”
“ma come….”
“Il pensiero di te salvo, vivo, al sicuro, era quello che mi permetteva di sopportare tutto. Se avessi dimostrato a papà di potermi prendere cura di te, niente lo avrebbe costretto a tenerci sempre con lui. Di conseguenza avremmo preso la nostra strada, per così dire, e tu gli saresti stato lontano il più possibile.” spiegò in modo disarmante.
“Ma poi me ne sono andato a Stanford??!..tu…” Sam si sentì tremendamente in colpa in quel momento, dopo quello che gli aveva appena confessato il fratello. Dean aveva accettato quell’assurdo addestramento per evitare che il padre agisse in  modo così duro anche su di lui e lui, che cosa aveva fatto??!! Era scappato a Stanford, lasciandolo da solo.
Oltre al danno la beffa!! Ancora una volta, il giovane si chiese, che cosa impediva al fratello di odiarlo.
“Hai avuto più coraggio di me e ne sono stato orgoglioso!!” lo sorprese Dean. “ E se ti stai chiedendo se ti ho mai odiato o solo incolpato per qualunque cosa, la risposta è no.”
“Io l’avrei fatto, Dean. Che Dio mi perdoni!! L’avrei fatto!” disse sperando di sembrare convincente.
“No, Sammy! No. Ne hai avuto di motivi per odiarmi. Tanti anche!! Dalle stronzate con le ragazze del liceo a quelle più…consistenti!!” ammise ironico, mimando con le mani un paio di ali d’angelo. “Eppure eccoci qui!” ammise candidamente e Sam sorrise.
“Come ci sei riuscito a non odiarmi, a non darmi la colpa di quello che stavi passando con papà?!” gli chiese e Dean inspirò profondamente e per un po’ sembrò cercare la risposta giusta. E la trovò e Sam non l’avrebbe mai dimenticata a costo di tatuarsela a fuoco nell’anima.
“Perché sei mio fratello. Perché sei la persona più importante della mia vita e non c’è nessuno al mondo che io ami quanto te, a cui tenga quanto tengo a te. E non si può odiare qualcuno che è il motivo per cui vai avanti ogni giorno, che è il motivo che ti fa lottare contro il Paradiso e l’Inferno intero perché sai che sarà sempre lì a coprirti le spalle, nonostante tutti e tutto il dolore.” ed era la verità, perché in quelle parole sapeva esserci tutta la sua vita.
Sam non disse niente sul momento. Non sapeva che cosa dire. Ma agì.

Si alzò in piedi e tese la mano al fratello ancora seduto e che dal basso lo fissava perplesso.
“Tirati su, stronzo!” disse sorridendogli. “Andiamo!!” disse tirandolo su con forza.
“Dove!?” chiese sorpreso Dean e anche piuttosto incuriosito dal cambiamento d’espressione del fratello. Sam raccolse da terra il diario di Dean, lo richiuse e si avviò verso l’uscita.
“Sammy??!” lo richiamò il maggiore.
“Vieni. Portiamo questo da papà e lo seppelliamo con lui. Diamo pace ad un po’ di ricordi. Ti va, fratellone?!” rispose sorridendogli.
Dean capì il gesto che voleva fare Sam. Non era dettato dal voler cancellare il padre dalle loro vite, anche se sapeva che si sarebbe preso il suo tempo per perdonarlo se mai ci fosse riuscito. Ma sotterrare quel vecchio diario nel terreno dove avevano bruciato il corpo di John, significava solo mettere la parola fine almeno ad un periodo doloroso della loro esistenza. Uno su tanti era sempre meglio di niente.
“Certo…certo che mi va!”

Era notte fonda quando arrivarono allo spiazzo che quasi 8 anni prima vide lampeggiare le fiamme che consumarono il corpo del cacciatore. A Dean sembrò quasi riconoscere il posto, di ricordare il punto esatto. Ad entrambi parve quasi di sentire ancora l’odore del bruciato e il calore delle fiamme alte. Il maggiore si abbassò e scavò una piccola buca. Sam gli passò il diario e dopo avergli dato un ultimo sguardo, Dean lo mise giù e lo coprì con la terra.
“Aspetta!!” fece e Dean si fermò pensando che il fratello c’avesse ripensato. “Tieni! Metti anche questa!”
Sorprendendolo, Sam, tirò fuori una foto di lui e Dean. Il maggiore la prese e la guardò e poi guardò il fratello. Non capì in un primo momento.
“Mi ci vorrà un po’ di tempo per…tutto questo….ma, in un certo modo, voglio che sappia che ha raggiunto il suo scopo anche se non deve essere orgoglioso del modo in cui lo ha fatto. Io sono vivo e lo sono grazie a te. Solo a te!” disse per spiegare il suo gesto.
Dean deglutì l’emozione che gli era salita in gola per quelle parole dette davanti al luogo che doveva essere la tomba di loro padre. Non disse niente, ma con un semplice sorriso ringraziò Sam. Poi, coprì tutto.
Rimasero per qualche minuto a fissare quel piccolo quadrato di terra smossa.

Poi battendosi la spalla a vicenda, tornarono verso l’Impala.
“Dammi le chiavi. Guido io, vecchietto!”
“Te lo scordi, stronzetto!”
“Allora io scelgo la musica!”
“Ti scordi anche questo, Sammy! Chi guida sceglie la musica, e il ragazzo nerd chiude il becco!”
“Il mio nome è Sam!!”
“Sì, come vuoi tu,  Sammy!!” e ripartirono con la musica degli AC/DC a tutto volume, Dean che rideva di cuore e con Sam che lo implorava di abbassare il volume.
 

N.d.A.: Per chiunque ha amato John ( come l’ho amato io!!!) chiedo perdono. Non penso che nella storia J.W. avrebbe mai fatto una cosa del genere. Ma mi andava di stravolgere il motivo per cui Dean è ossessionato dal voler proteggere Sam. Alcuni episodi del diario sono presi dalla Timeline della storia di SPN ( dal sito Supernatural Legend ); quelli senza data sono inventati da me!! Come tutto il resto d'altronde.
Piccolo enigma: che cosa avrà scritto Dean di suo padre. Che parola c’ha tenuto tanto a cancellare?? Che cosa avreste scritto voi conoscendo Dean!!?
Suggeritemelo!!
Questo è il video che mi ha ispirato questo racconto. Questa shot non era prevista come seguito de “Il legame” che di conseguenza ho dovuto modificare. Buona lettura e buona visione!!
https://www.youtube.com/watch?v=qswK0lmwH24
Ciao!!!
   
 
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