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Autore: _Luthien_    08/09/2014    2 recensioni
"Sei sulla porta di casa, con il tuo bagaglio preparato in tutta fretta sulla spalle, il bastone in una mano, il mantello abbottonato.
Sei pronto per partire, ancora, di nuovo, sempre per lui."
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frodo, Sam
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Delego tutta la responsabilità di questa… cosa alle Muse, al Muse Contest e al Contratto Magico Vincolante. Non è colpa mia.
 
 

Tutto quello che resta è un sorriso triste
 
 
Tutto è cominciato con la lettera, quella che in questo momento tieni tra le mani. L’hai letta così tante volte che ormai gli angoli dei fogli che la compongono si sono rovinati e le pagine stesse sono piene di sottili rughe impresse sulla carta.
Piccole macchie di una tonalità più scura sparse qua e là fanno capire che hai versato lacrime mentre leggevi.
Sei sulla porta di casa, con il tuo bagaglio preparato in tutta fretta sulla spalle, il bastone in una mano, il mantello abbottonato.
Sei pronto per partire, ancora, di nuovo, sempre per lui.
Rosie ha un cipiglio scuro dipinto sul volto, chiaro messaggio di disapprovazione per quello che stai per fare. Non capisce, ma non la biasimi. Lei non ha vissuto la tua vita; ha sentito racconti, letto il grande libro dalla copertina rossa, ti ha consolato durante quelle notti in cui l’angoscia per ciò che avevi visto ti bloccava il respiro. Non può capire, nonostante tutto questo.
Ti avvicini a lei, la baci dolcemente sulle labbra, cerchi di comunicarle ancora una volta le ragioni della tua scelta, le prometti silenziosamente che tornerai.
Vedi che impone alla sua bocca di non stirarsi in un sorriso, alle sue sopracciglia di non arcuarsi in quell’espressione che sai significa preoccupazione, ma non ce la fa.
Ti abbraccia stretto prima di lasciarti andare. Un ultimo sguardo, un tacito “so che tornerai” prima di chiudere la porta di casa davanti a te.
Ti incammini dritto per la tua strada, senza esitare, senza nessun peso sulle spalle, come se quel viaggio non fosse ciò che realmente è.
Nella tua testa riecheggia una frase, detta da un uomo che non vedi da lunghi anni: “È pericoloso, Frodo, uscire dalla porta. Ti metti in strada, e se non dirigi bene i piedi, non si sa dove puoi finire spazzato via".
Tu, però, sai esattamente dove sta andando. È una strada che hai percorso solo una volta prima di allora, di corsa, pieno di preoccupazioni, scappando dai Cavalieri Neri che volevano uccidere te e gli altri. La ricordi comunque, come se fosse passato solo un giorno.
Ti stai dirigendo dagli elfi.
 
 
Quando arrivi nell’antica dimora di Elrond, a Gran Burrone, resti spaesato. Sapevi già che il popolo elfico si era allontanato da anni, ma il decadimento che vedi trapelare dalle rovine delle antiche abitazioni maestose ti gela il sangue nelle vene.
Ricordi la prima volta che mettesti piede in quella terra, la meraviglia, lo stupore, l’ammirazione. Il regno degli Elfi era un tutt’uno con la natura, perfettamente armonizzato; vederlo era il tuo sogno e quel giorno di tanti anni fa l’avevi realizzato.
Ancora non sapevi ciò che sarebbe accaduto dopo, tutto quello che il Consiglio di Elrond avrebbe comportato. Quel giorno, una volta messa da parte la preoccupazione per la salute di Frodo, ti eri solo goduto il momento, respirato l’aria profumata di fiori e pioggia a pieni polmoni.
Ora, invece, quel luogo sembra completamente un altro posto.
Gli alberi, prima curati, hanno preso il sopravvento, andando a ricoprire ed inglobare le antiche costruzioni. La meravigliosa cascata che cadeva, forte, ma allo stesso tempo dolcemente, è ormai un ammasso d’acqua incontrollata.
Dell’antico palazzo del Re, il luogo prediletto dei nobili elfi, non sono rimaste che poche mura, segno della caducità della vita, persino quella degli elfi.
Riprendi in mano la missiva per leggerla ancora una volta, nonostante tu ne conosca ogni parola a memoria.
“Giungi a Gran Burrone e lì attendi, Mastro Sam. Qualcuno verrà a prenderti per condurti da Noi, a Valinor.”
Non vi è una data o una qualsiasi indicazione temporale, quindi non sai tra quanto partirai.
Questo tempo che ti viene concesso è più difficile del previsto. Non vuoi avere minuti, ore, forse giorni per pensare.
Non sei mai stato bravo ad affrontare quella parte di te, quella emotiva e profonda. Sei sempre stato un amico leale, Samvise Gamgee, ma non hai mai pensato davvero alle tue azioni, hai agito d’istinto la maggior parte delle volte.
Ora sei costretto dalle circostanze a fermarti e pensare.
Stai andando da Frodo.
Stai andando da Frodo per digli addio.
Dalla lettera scritta da Re Elrond in persona hai appreso che il tuo vecchio amico sta morendo.
A differenza di Biblo, l’Anello l’ha consumato, logorandogli l’anima.
Frodo ha chiesto di te e tu non hai avuto alcun tipo di dubbio: sei partito.
Ma ora che hai tempo per pensare, realizzi che non hai idea di cosa dirgli. Ci sono state molte parole tra di voi, vi siete sostenuti e confortati, avete litigato, vi siete scontrati, ma siete arrivati alla fine di tutto insieme. Solo che quella non era davvero la fine di tutto. Questo lo è. La morte, unica, definitiva, senza via di fuga.
Cosa si può dire ad un amico che sta morendo? Si dovrebbero ricordare i bei momenti passati insieme, le pinte di birra bevute in compagnia, le risate fatte? E se questo portasse solo alla malinconia per quello che si sta perdendo?
Si dovrebbe piangere? Probabilmente. Ma non è forse meglio che Frodo ti veda sorridere, anche se per l’ultima volta?
Una piccola parte di te ha iniziato a sussurrare al tuo orecchio e la sua voce ti ricorda terribilmente quella dell’Unico Anello. Ti dice di tornare a casa, da tua moglie, dai tuoi figli, dalla tua vita.
Scuoti la testa deciso per scacciare quella voce come faresti con un’ape che fastidiosa ronza vicino al tuo orecchio, ma non ci riesci e la voce resta.
Era un sussurro all’inizio, ma continua ad aumentare d’intensità man mano che i secondi passano e ti chiedi quanto resisterai prima di cedere ed ascoltarla.
Improvvisamente, però, nella tua testa riecheggia anche un’altra voce, più dolce, gentile: “ Hai tralasciato uno dei personaggi principali: Samvise l'Impavido! Voglio sapere di più su di Sam. Frodo non avrebbe fatto granché senza Sam.”
Sam l’Impavido prende il sopravvento in un istante, scacciando la paura e il timore, giusto in tempo per veder arrivare un elfo, riccamente vestito.
È sicuramente un membro della Guardia Reale e ti senti onorato del fatto che il Re abbia mandato qualcuno di così importante per te.
L’elfo si avvicina lentamente, con quel passo nobile che caratterizza la sua razza e ti senti a disagio, quasi intimorito: nella Contea sei ormai famoso per ciò che hai fatto, ma dentro di te sei ancora lo stesso hobbit semplice e buono.
Arrivato a pochi passi si inginocchia e rivedi in un flash il giorno dell’incoronazione di Aragorn, quando tutto il popolo degli uomini si è inchinato di fronte a quattro piccoli mezz’uomini.
Capisci che non vuoi perdere altro tempo e, dopo le dovute cerimonie di presentazione, preghi la tua giuda di affrettarsi e condurti da Frodo.
Aduial, questo è il nome dell’elfo che ha il compito di scortarti, ti conduce ad una nave. Non è grande, ma ha una sua maestosità; la mano artigianale degli elfi si riconosce in ogni linea del legno, in ogni singola curvatura dello scafo.
Non riesci bene a spiegarti il perché, ma quando accarezzi la barca come se fosse di cristallo prezioso, una lacrima preme per uscire dai tuoi occhi. Stai per rivedere Frodo e gli elfi. Stai per tornare ad essere, anche se solo per poco, quella versione di te stesso che non ha paura di nulla.
Una volta imbarcati, la nave scivola veloce lungo l’acqua tagliando le onde con delicatezza e tu cadi in una specie di dormiveglia, continuando a rivivere vecchie situazioni che avevano come protagonisti voi quattro, gli hobbit che hanno cambiato la Terra di Mezzo.
Quando ti svegli completamente, anche se non sei ancora sicuro di esserlo davvero, scopri che state per giungere a destinazione. Ti porti sulla prua della nave, in punta di piedi, sporgendoti il più possibile per vedere ciò che ti si parerà davanti tra pochi istanti.
La sensazione che ti pervado quando girate intorno alla punta di una roccia e vedi per la prima volta la nuova terra degli elfi è la stessa di quando sei giunto a Gran Burrone.
Stupore, meraviglia, una sorta di reverenziale timore che ti si espande nel cuore.
Il luogo è bellissimo, perfetto, magicamente incastrato con la natura circostante. Tutto è in ordine, curato, nulla, nemmeno una singola foglia sembra lasciata al caso.
Ti rendi conto di aver tenuto la bocca leggermente aperta per un po’ e, sentendo lo sguardo di Aduial su di te, ti vergogni.
La richiudi di scatto, andando a recuperare zaino e bastone, giusto per avere qualcosa da fare nei pochi minuti che mancano all’attracco.
Giunto sul pontile trovi Re Elrond ad attenderti; è invecchiato, lo percepisci dal suo sguardo più che dal suo aspetto fisico. Qualche ruga gli solca il volto, specialmente la fronte e qualche capello grigio si fa strada tra la massa lunga e liscia.
La sua espressione è un misto di ansia, preoccupazione e felicità.
Ti rivolge un sorriso e un cenno di saluto prima di congedare Aduial per poi incamminarsi verso il centro della capitale.
Lascia passare qualche istante in un religioso silenzio ed è l’imbarazzo a prendere il sopravvento; non capisci se vuole che sia tu a parlare per primo o se non sappia cosa dire.
Il motivo della tua visita è però ben presente nella tua mente e quindi ti azzardi a chiedere:
“Come sta?”
“Vive. Per ora. Sei giunto appena in tempo Mastro Sam.”
Elrond è così calmo, pacato, come se non stesse accadendo nulla di brutto che la rabbia esplode in te.
“Perché non mi avete fatto chiamare prima? Perché devo venire a sapere che sta morendo con così poco preavviso? Non meritavo forse di essere qui, non pensate che lui avrebbe voluto…”
“Lui stesso mi ha chiesto di aspettare. – ti interrompe il Re – Voleva salutarti come ultima cosa della sua esistenza.”
Non sai cosa ribadire e, incassando la testa nelle spalle, ti limiti a seguire il nobile elfo fino ad una porta.
Elrond ti posa una mano sulla spalla, abbassandosi verso di te: “Immagino come tu ti senta, Sam, e non c’è nulla che io possa dire per aiutarti.”
Ti lascia solo dopo, mentre una parte di te vorrebbe aggrapparsi alla sua tunica e supplicarlo di entrare con te.
Resti immobile davanti alla magnifica porta di legno e non trovi il coraggio di entrare.
Come puoi guardare il volto del tuo amico di un tempo e leggervi sopra la morte? Come puoi fissare quegli occhi azzurri e non disperarti sapendo che stanno per chiudersi?
Non lo sai, non esiste una risposta a domande come queste.
Sai solo che devi farlo, devi entrare e parlargli, lui vuole questo. Devi farlo per Frodo, e anche un po’ per te stesso perché, lo sai, a lungo andare ti pentiresti di non averlo salutato.
Prendi un respiro profondo, inalando più aria che puoi e buttandola fuori; è come essere tornati indietro negli anni, a quando eri solo un giardiniere nascosto in un cespuglio in piena notte: ti sembra di non sapere nulla.
Prendendo il coraggio a due mani, apri la porta.
Inizialmente non lo vedi nemmeno, la stanza è inondata della luce proveniente dall’esterno, ma, non appena i tuoi occhi si abituano, lo noti.
È disteso sul letto, uno di quei letti tipicamente in stile elfico, e dorme. Sei sorpreso del modo in cui appare; quando hai saputo che stava morendo, la tua mentre ha prodotto l’immagine di un hobbit anziano, gli occhi stanchi, il viso pieno di rughe, con i capelli bianchi. Ma il Frodo che vedi di fronte a te non è molto diverso da quello che hai salutato anni prima. Certo, nei suoi capelli neri si è infilata qualche striatura grigia e noti che i segni dell’età si fanno strada sulla sue pelle, vicino agli occhi in particolare, ma sembra sempre lo stesso Frodo.
Resti a contemplarlo come se fosse un’opera rara, e forse un po’ lo è, perché per anni è stato quasi un mito per te.
Sposti una sedia vicino al letto e ti accomodi, ricominciando a pensare a cosa dire quando Frodo di sveglierà. Purtroppo nulla sembra essere dalla tua parte e il tuo amico apre gli occhi qualche secondo dopo. Resti fermo, bloccato, con un groppo che ti chiude la gola e senti già le lacrime premere per uscire. I suoi occhi non sono cambiati per niente: azzurri, incisivi, che ti scrutano l’anima.
Un sorriso dolce si dipinge sul suo viso non appena si accorge della tua presenza.
Ingoi a vuoto per un paio di volte prima di apostrofarlo con un: “Ehi.”
Nel momento stesso in cui pronunci quella parola, realizzi che è la cosa più stupida che potessi dire. Cosa vuol dire? È un saluto? È un modo per dire che ti è mancato? È semplicemente la prima cosa che ti è venuta in mente? Non lo sai.
Frodo allunga la mano, sorridendo, seppur con fatica.
“Ehi” ti risponde in modo affettuoso; capisci che se anche tu non sai cosa volessi dire, lui l’ha capito.
Il silenzio pervade la stanza, ma te lo aspettavi; le parole non vengono mai fuori da sole, non esistono cose come: “In quel momento saprai cosa dire.” Non lo sai, ma va bene comunque perché quei minuti passati a guardarvi, vi permettono di riconoscervi, di ritrovare quei tratti che vi legavano.
E poi iniziate a parlare, come se non fosse nemmeno passato un giorno dall’ultima volta in cui ci siete visti, come se foste di nuovo Frodo e il suo fedele Sam.
Ti racconta ti come è stata la sua vita, dei primi anni pieni di difficoltà per via dell’oscurità che l’Anello aveva lasciato nel suo cuore. Ti narra di giorni in cui pensava di aver perso se stesso, di momenti in cui il dolore e il senso di vuoto erano così forti da lasciarlo boccheggiante e privo di speranza per un futuro pacifico. Ti dice che le cure e l’affetto degli elfi lo hanno salvato. Ti racconta di Bilbo, del suo continuo chiedere se il libro iniziato anni prima era stato concluso, ti narra di quando anche lui è giunto alla fine della sua vita, raccontando ancora una volta di quando erano arrivate le aquile a salvarlo. Ti chiede della Contea, di Merry e Pipino, di Aragorn e tu ti lasci trasportare in una carrellata di ricordi che sembra non finire mai.
Racconti di te e Rosie, dei vostri innumerevoli figli, dicendogli che ancora non capisci come una come lei possa aver scelto te.
Gli narri delle lacrime di Pipino la priva volta che ha preso in braccio suo figlio, Faramir, e vedi Frodo commuoversi.
Gli racconti di come Merry sia diventato Signore della Terra di Buck e di come tu e Pipino abbiate pensato che scherzasse quando è venuto ad annunciarvelo.
Gli racconti tutto quello che è accaduto perché vuoi che sappia. Conosci Frodo, meglio di chiunque altro, e per questo sei consapevole del fatto che si sia sempre sentito un po’ in colpa per avervi trascinato nell’avventura della Compagnia. Vuoi che sappia che siete stati felici, che quei mesi passati in guerra hanno cambiato la vostra vita e voi, ma non in peggio. Siete cresciuti come mai avreste fatto se foste rimasti nella Contea.
Vuoi che sappia che siete stati felici.
Non ti sei accorto che è passata un’intera giornata dal momento in cui hai aperto quella porta. Te ne rendi conto solo quando Elrond entra e ti dice che Frodo ora può riposare.
Non capisci cosa intenda, non subito. Quando però il tuo vecchio amico ti stringe la mano chiedendoti di restare, allora comprendi.
Non è il tipo di riposo dal quale si sveglierà. Capisci che Frodo ha resistito il più possibile, probabilmente persino oltre le sue reali aspettative, solo per vederti, per sentirti parlare dei vostri amici, per sapere che siete felici.
Lasci che le lacrime scorrano senza vergognarti che il potente Re degli Elfi le veda.
Stringi la mano di Frodo dicendogli che può riposare, che resterai con lui.
Ti guarda, gentile, buono, finalmente in pace.
Un istante prima che i suoi occhi si chiudano, ti avvicini e gli sussurri: “Sono felice di essere con te, Frodo Baggins, qui alla fine di ogni cosa.”
  
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