Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Irian    08/09/2014    7 recensioni
“Dillo.” Sussurrò improvvisamente Hans. “Dì che mi perdoni, che dimentichi quello che è successo. Dillo, ed io resto. Mi dimentico del matrimonio, se è questo che desideri, ma dillo.”
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[Helsa]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa, Hans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(Prima che iniziate a leggere devo avvertirvi che questa soria non è mia,
ma di mia cugina che non ha un account Efp e quindi ho pensato di "prestarle" il mio.
Tra parentesi io non shippo per niente la Helsa, ma vabbè.
Beh, che altro dire? Buona lettura!)

 



 
“Dovremmo sposarci, sai?”
Elsa si girò di scatto, lasciando cadere nella pentola il cucchiaio con cui stava girando la cena.
Incontrò un sorriso sghembo, incerto, il tipico sorriso di chi solo da poco ha imparato a non sorridere esclusivamente per convenienza.  Si concesse un attimo, solo un attimo, per compiacersi di come quell’aria di superiorità che un tempo lo contraddistingueva fosse completamente scomparsa dal suo volto, lasciando spazio alla timidezza di una persona che iniziava a mostrarsi al mondo così com’era, senza odio ed invidia a proteggerlo dal mondo esterno. Ma quell’attimo passò in fretta, lasciando spazio allo stupore che aveva causato l’inaspettata domanda.
“Non pensi di essere un po’ troppo avventato, Hans?” replicò Elsa con il maggior tatto possibile. Sapeva che ferendolo avrebbe causato il ritorno delle antiche armature d’odio e d’invidia, ma non poteva sposarsi. Non voleva.
Il sorriso del ragazzo vacillò.
“Perché?” domandò a sua volta. “Viviamo insieme da molto, ormai.”
Elsa avrebbe dovuto dirglielo da tempo. Avrebbe dovuto dirglielo che non riusciva a fidarsi completamente di lui. Ma non è mai riuscita ad essere sincera con Hans, come non è mai riuscita ad essere sincera con se stessa.
Cos’è che mi blocca?
La Regina del Ghiaccio non si era mai soffermata su questa domanda, temendo di trovare dentro di sé un’Elsa che non accettava. Ma ora che ne era costretta la risposta le arrivò quasi immediata: il rancore.
Il rancore che portava nei confronti di Hans per aver fatto del male a sua sorella, al suo popolo. Per aver fatto del male a lei.
E per quanto odiasse quella parte di sé che non riusciva a lasciare il passato alle spalle, che non riusciva a ricominciare, era comunque una parte di sé che non poteva ignorare.
Elsa si maledisse per non averglielo detto prima, per essersi lasciata sedurre dalla codardia. Ora, solo ora che aveva davanti una promessa di matrimonio si era decisa ad essere schietta.
“Hans, scusami ma… non posso.” mormorò Elsa abbassando lo sguardo.
“Non…puoi?” Hans si lasciò andare ad una breve risatina nervosa. “Cosa vuol dire che non puoi, Elsa? Chi te lo vieta?”
“Il passato.” Soffiò la ragazza con un filo di voce. “Il passato me lo vieta.”
“Il passato?” ringhiò Hans, trattenendosi dal gridare. “E cosa devo fare per cancellare questo passato? Cosa?! Sono cambiato per te. Mi sono spogliato di tutte le sicurezze che avevo, mi sono reso vulnerabile. Per te, Elsa. Per iniziare una nuova vita. E mi dispiace, mi dispiace per aver cercato di ucciderti. Me ne pento ogni giorno, ogni secondo della mia esistenza. Credimi.” disse poi tutto d’un fiato, mentre la voce gli si incrinava.
“Ma, non sei tu…” provò a dire Elsa alzando gli occhi, ma venne subito interrotta dal ragazzo che “E non provare a rifilarmi scuse come Ma non sei tu, sono io, perché non le accetto.” disse, mentre una lacrima solcava il suo zigomo sinistro.
Elsa abbassò nuovamente lo sguardo.
“Dillo.” Sussurrò improvvisamente Hans. “Dì che mi perdoni, che dimentichi quello che è successo. Dillo, ed io resto. Mi dimentico del matrimonio, se è questo che desideri, ma dillo.”
Elsa tenne lo sguardo attaccato alle sue scarpe azzurro pallido. Schiuse le labbra rosee solo per richiuderle un secondo dopo. Basta con le bugie.
Staccò gli occhi dal pavimento giusto in tempo per vedere i capelli rossicci di Hans scomparire dietro la porta, lasciando Elsa con un mare di lacrime, un vuoto nel cuore e la sicurezza che non avrebbe mai più visto quegli occhi verdi che, volente o nolente, aveva imparato a conoscere.

 
  
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