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Autore: Lerion    08/09/2014    2 recensioni
Non tutto l'oro è prezioso. Ciò che è mascherato con quel colore potrebbe essere solo una sorda imitazione del nero.
Il rosso cremisi del sangue, se versato in maniera eccessiva, può tingersi di un nero denso e pigro.
I Baskerville sono alla ricerca di un'arma in grado di aiutarli con la distruzione dei sugelli.
Il corteo degli Dei della Morte si è mobilitato per risolvere una questione che si prolunga da secoli.
Quattro Casate Ducali.
Due Demoni al servizio di due Conti.
Una città assediata.
Se solo il tempo non continuasse a scorrere come un fiume impetuoso...
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Bene! Questa è la mia primissima storia a capitoli qui su EFP. Un crossover tra Pandora Hearts e Black Butler, dal titolo Imitation Black, come la canzone dei Vocaloid. Le coppie saranno tutte rigorosamente ETERO (eccetto la nostra cara ElliotxLeo, come faremo senza?), e ci saranno due nuovi personaggi, che spero vi piacciano... Le vicende sono ambientate durante i volumi 9-10-11 del manga di Pandora Hearts e la seconda serie dell'anime di Black Butler. Spero vi piaccia.
Buona lettura!
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Gilbert Nightray, Leo Baskerville, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Xerxes Break
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
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Lerion si precipitò fuori di prima mattina per ricevere la posta. Era la cameriera dei Nightray e ci teneva molto a svolgere il proprio lavoro per il meglio. Si sistemò i lunghi capelli castani in una coda di cavallo mentre andava all'ingresso. Aprì la porta con l'apposita chiave e andò verso il cancello. La carrozza postale si stava già avvicinando. La ragazza arrivò davanti alle inferriate nello stesso momento in cui il postino faceva fermare i cavalli. La salutò con un cenno del capo mentre le porgeva un paio di buste e riceveva la paga. Fatto questo si congedò sollevando la bombetta e sorridendole. Lerion sorrise a sua volta al ragazzo e si voltò tornando dentro per ultimare i preparativi della colazione. Erano appena le cinque del mattino, ma i membri del casato erano molti e uno in particolare era un elemento abbastanza difficile da gestire. Sospirò e scosse leggermente la testa accingendosi a leggere le missive sulle buste. Erano quattro, la prima da parte dei Barma per il Duca Nightray, una seconda e una terza, sempre per il capostipite della famiglia ducale, erano da parte di due Conti. Il primo era un certo Phantomhive, il secondo si chiamava Trancy. Non potevano esistere due buste più diverse l'una dall'altra. Quella dei Phantomhive era una busta semplice, austera ed elegante, scritta in argento su una carta bianca come la luna. Il sigillo di ceralacca era blu intenso con lo stemma del casato. La seconda era una busta giallastra, dai caratteri eleganti eppure leggermente canzonatori, scritta in oro. Il sigillo era rosso cremisi, raffigurante non lo stemma della famiglia di Conti, ma il disegno di un ragno. Decise comunque che non erano affari suoi e si accinse a leggere la missiva della quarta ed ultima lettera. Il suo cuore fece un balzo mentre leggeva il mittente: Gilbert Nightray. Seppe immediatamente che quella lettera era per lei, e la nascose in una delle tasche del grembiule. Mentre rientrava nell'edificio venne raggiunta da un ragazzino sui sedici anni, dai capelli spettinati e un paio di occhiali grandi quasi quanto tutta la faccia. Leo. -Buongiorno Lerion.- La salutò serafico il servitore. -Ciao Leo, dormito bene stanotte?- Rispose la ragazza ammiccando. Leo arrossì furiosamente cogliendo in pieno l'allusione della sua amica. -Non è andata come pensi tu.- Rispose dopo aver recuperato la parola, ma non il colorito pallido di sempre. -Non va mai come penso io.- Sbuffò la ragazza divertita. -E comunque non mi hai ancora risposto.- Leo abbassò lo sguardo. -Elliot ha gli incubi.- Lerion annuì. La stessa storia. Quella giornata si prospettava monotona come tutte le altre, perciò la ragazza sbuffò e consegnò a Leo le tre lettere ricevute. -Consegnale al padrone di casa.- Leo la guardò di sbieco. -Sai che mi odia.- 
-E allora rifilale a qualche altra cameriera e falle consegnare a lei, io ho da fare.- Ribattè la ragazza e se ne andò nel giardino sul retro. A quell'ora non c'era nessuno, nemmeno le altre sue colleghe e quindi potè leggere in santa pace la sua lettera. Si accucciò contro le pareti del gazebo per sicurezza. Strappò la busta e lesse con mani tremanti. 
A Lerion,
Sono a Sabriè, non aspettarmi. 
Gil
Tutto qui. Erano anni che i due si comunicavano in questo modo, dato che Gilbert era scappato dai Nightray dopo che era stato quasi avvelenato. Si rivedevano di persona solo una volta l'anno per informarsi sulla situazione della sua famiglia adottiva e su Pandora. Dopo tutto, lei era comunque la sua servitrice personale. Lerion sospirò. E così quest'anno l'incontro era saltato. Rimise la lettera nella busta e rimase accucciata. Un'immensa rabbia cominciò a montarle dentro, ma ora non importava. Si era concessa solamente qualche minuto per leggere, altrimenti le altre cameriere si sarebbero accorte della sua assenza. Ripiegò la lettera e la rimise in tasca, poi sistemandosi le pieghe della gonna rientrò per dare una mano con i preparativi.

Leo non aveva trovato nessuno a cui affidare l'arduo compito di consegnare quelle dannate lettere. Sospirò e si fece coraggio. Bussò alla porta dell'ufficio del Duca Nightray. Tra i domestici quella figura era considerata con timore e rispetto, ma le uniche cose che Leo sapeva su quell'uomo erano: 
a) Si svegliava molto, ma molto prima della servitù.
b) Che, come il resto della famiglia, lo odiava fino alla morte.
Odio siceramente corrisposto, ovviamente. Sentì la voce cupa del Duca che lo invitava ad entrare. Leo spinse la porta e cercò di darsi un contegno. 
-Buongiorno, Padrone. Questa mattina sono arrivate delle lettere per Lei.- Disse reprimendo l'odio con tutto se stesso, ma non potè impedirsi di imprimere un po' di veleno nell'ultima parola da lui pronunciata. Il Duca non disse nulla, ma si limitò a tendere la mano per ricevere le tre buste che il ragazzo prontamente gli porse. Leo rimase immobile in attesa di un congedo, che non arrivò e di conseguenza fu costretto ad osservare l'espressione sinceramente sorpresa nel leggere i mittenti delle tre lettere. Leo a questo punto era veramente incuriosito e voleva saperne di più, ma il Duca si ricordò della presenza del servo nella stanza e gli fece un cenno con la mano. Poteva andarsene. Leo scimmiottò un inchino nel quale inserì tutta la propria antipatia per quell'uomo e se ne andò chiudendosi la porta alle spalle.

-Dove diavolo eri finito Leo?- Sbraitò Elliot quando il moro tornò nella stanza del padrone. -Quando mi sono svegliato tu non c'eri! Mi è preso un colpo! Si può sapere che cosa stavi facendo?- 
-Consegnavo lettere al Duca Nightray. Io ho da fare la mattina, sai?- Rispose tagliente Leo. Il Nightray rimase senza sapere cosa rispondere, o meglio, sì lo sapeva, ma dubitava che una risposta da quattro soldi avrebbe tenuto testa ai commenti del suo servitore. Doveva rispondere a tono, ma non sapeva come. Alla fine sbuffò frustrato, provocando una risatina sarcastica da parte del proprio servitore. -A proposito, non è da te svegliarsi così presto nei giorni di vacanza. Che è successo?- Chiese Leo sedendosi accanto al padrone. Elliot abbassò lo sguardo. -Un altro incubo?- Tirò a indovinare Leo. Elliot annuì cupo. -Solo che...-
-"Solo che" cosa?-
-Solo che stavolta era diverso.- Leo inarcò un sopracciglio. -In che senso "diverso"?- Chiese. -Non lo so... Non mi ricordo.- Sospirò frustratissimo Elliot. 
-E' stata la sensazione che mi ha lasciato ad essere diversa, capisci?- Leo annuì, anche se in realtà non aveva capito molto. Elliot sospirò. -E allora...- Disse il Nightray cercando di cambiare argomento. -Delle lettere sarebbero più importanti del tuo padrone?- Leo arrossì leggermente, cosa che però non sfuggì ad Elliot, che sorrise. -Dai, scherzavo.- Ribattè. -Me le ha date Lerion, aveva "da fare".- Rispose Leo. Elliot ridacchiò. -Ma c'è una cosa che mi ha incuriosito.- Lo sguardo di Elliot si fece più attento. -Il Duca ha fatto una strana espressione quando le ha lette. Sembrava quasi sorpreso.- Elliot si fece più serio. -Chissà chi le ha spedite.- Commentò. -E' quello che voglio scoprire.- Ribattè il moro. 
-Prova a chiedere a Lerion. Di sicuro ha visto il mittente di quelle lettere.- Suggerì Elliot. Leo annuì. -E' quello che ho intenzione di fare.- 

La colazione fu servita nel salone della residenza alle 7.00 precise, e ogni membro della famiglia si presentò ben vestito. Elliot e Leo si presentarono nello stesso momento, con il disappunto della sorella maggiore del Nightray, Vanessa. Elliot sbuffò quando lei gli rivolse uno sguardo di rimprovero, ma Leo ignorò entrambi. Ora doveva risolvere il mistero che gli ronzava in testa da quando aveva consegnato le lettere al Duca. Quindi strizzò gli occhi e tentò di trovare la persona che cercava. Tra quelle mille cameriere senza volto che servivano la famiglia ce n'era una in particolare che riusciva a confondersi tra tutte le altre. Una tra le tante, avrebbe detto chiunque altro. L'unica amica che avevano in quella casa lui ed Elliot, avrebbe detto Leo. Ed era lei che adesso il moro stava cercando. Finalmente la intravide mentre serviva il the a Vincent. Lerion. Di soppiatto tentò di avvicinarsi a lei e di aggirare i controlli di Echo, che di sicuro era nei paraggi pronta a segnalare la sua presenza a Vincent. Leo non si era mai fidato di Vincent. E non per il fatto che avesse un occhio rosso, quella della sventura era solo una stupida superstizione. No, era per altro. Sembrava che qualsiasi cosa facesse, ogni singolo sorriso che si dipingeva sul volto, ogni singola carineria o comportamento gentile da parte sua, fossero falsi. Come se in realtà avesse un secondo fine. Non lo sopportava. Era falso e manipolatore. Era diverso da tutti gli altri Nightray che vivevano in quella casa. Lui non lo odiava, anzi, sembrava provare per lui uno strano interesse, come se fosse stato una cavia da laboratorio da studiare per un esperimento. Con suo enorme sollievo vide che la ragazza si congedava con un inchino da Vincent e si dirigeva verso di lui. -Ho visto che ti avvicinavi, cosa c'è?- Chiese Lerion quando furono abbastanza lontani da orecchie indiscrete. -Volevo chiederti se hai visto chi ha mandato quelle lettere. Stamattina, quando le ho consegnate al Duca Nightray lui ha fatto una strana espressione.- La ragazza annuì pensierosa. -Sì, so chi è stato a mandarle.- Leo sospirò di sollievo. -Allora ne parliamo più tardi, quando ci sarà anche Elliot.- Lerion annuì. -Va bene, come vuoi.- 

Lerion si stava avviando verso la camera di Elliot per parlare di quelle lettere, quando vide Echo avviarsi furtiva verso il cortile esterno. -Echo?- Provò a chiamarla. La ragazzina si voltò e vide la cameriera. La salutò con un cenno del capo e ricominciò a correre. -Ehi, aspetta! Dove stai andando?- Le urlò. Echo si fermò. -Vincent mi ha chiesto di fare una cosa. Arrivederci.- Disse semplicemente. Si inchinò e ricominciò a correre. -Chissà cosa...?- Mormorò la ragazza. Sospirò e si strinse nelle spalle. Appena arrivò davanti alla camera di Elliot bussò. Sentì la voce del Nightray che gridava -Avanti!- e aprì la porta. Vide Elliot seduto sul proprio letto e Leo accanto a lui che la guardavano seri. Appena chiuse la porta Leo cominciò ad assalirla. -Allora, di chi erano le lettere?- Lerion sospirò e si mise a sedere su una sedia. -La prima che ho visto era da parte dei Barma.-
-Dei Barma???-
-Sì, dei Barma. E' parso strano anche a me, ma le più strane erano le altre due.- Elliot si sporse di più per ascoltare meglio, mentre Leo si irrigidì. -Erano da parte di due Conti. Il primo Phantomhive, il secondo Trancy.- Elliot si mostrò incuriosito, mentre Leo più che incuriosito sembrava non capire. -Due Conti?- Chiese il moro. -Sì, infatti. E' molto strano, vi pare?- Elliot era pensieroso, e non disse nulla se non -Ho già sentito quei nomi.- Per un po' la stanza fu invasa da un silenzio carico di mistero e di domande. Chi erano quei due Conti? E cosa volevano dal Duca Nightray? Poi il silenzio fu rotto da una Vanessa affannata che spalancava la porta della camera di Elliot. -Nessa!- Esclamò Elliot. Leo balzò in piedi all'istante. Lerion si voltò e, alzandosi, fece un inchino alla nobile. 
-Lerion, meno male sei qui.- Ansimò la ragazza dopo che ebbe lanciato un'occhiata di fuoco al fratello e al moro poco vicino. -Lerion, il Duca Nightray ti sta cercando.- 

Il Duca Nightray era nella sua stanza, seduto dietro la scrivania mentre rileggeva le lettere arrivate quella mattina. Quella che l'aveva irritato di più era quella mandata dal Conte Alois Trancy. Avvertì l'impulso di stracciare quella lettera e di gettarla nel fuoco, ma si trattenne. All'improvviso sentì bussare. 
-Avanti.- La cameriera entrò timidamente nella stanza. -Mi aveva chiamato, Signore?- Chiese. L'uomo la osservò. I capelli castani le ricadevano morbidi sulla schiena in una coda di cavallo. Gli occhi violetti erano rivolti verso il basso, timidi. Era molto bella. Era la servitrice personale di Gilbert Nightray, ma quando lui se ne era andato lasciandola qui aveva ripreso il suo normale lavoro come cameriera. Si era guadagnata la stima di Vanessa e di Elliot, ed era riuscita ad avvicinare persino Vincent. E presto se ne sarebbe andata. Il Duca le sorrise. -Questa mattina ho ricevuto una lettera dal Conte Trancy.- Disse. La ragazza lo guardò, senza sapere dove l'uomo volesse arrivare. -E mi ha chiesto di te.- 
-Di me?-
-Sì, di te.- Il Duca prese la lettera in mano. La rilesse velocemente. Sospirò. -La famiglia Trancy intende adottarti.- 

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The Tea-Party of the March Hare!
Buonsalve a tutti! *solleva una tazzina da the schizzando tutti*
Dunque, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, anche se per ora nessuno dei personaggi di Black Butler ha fatto la sua comparsa, ma accadrà nei prossimi capitoli, promesso! 
Ecco, e ora che vi ho rovinato la serata vi lascio, ciao ciao! 
   
 
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