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Autore: Fireflies__    10/09/2014    1 recensioni
Andava tutto bene, tranne Keri che non c’era e non ci sarebbe mai stata, e Louis aveva accettato la sua mancanza, invece di scordarla come aveva fatto prima. Aveva accettato che gli mancavano le mani di lei sempre sulla sua pelle, i baci che si davano in riva al lago e poi si tuffavano nonostante si gelasse, come Keri muoveva la testa ascoltando Eminem, aveva accettato che gli mancava e basta.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                         Tenerife Sea



Viper era una cittadina orgogliosa delle proprie tradizioni e bigotta che sorgeva in riva a un piccolo lago naturale e in cui Louis Tomlinson aveva avuto la sfortuna di nascere.

La odiava con tutto sé stesso. Odiava i suoi muri antichi, il cinema all’aperto in cui era impossibile pomiciare con le ragazze perché ci trovavi sempre un parente, odiava l’acqua del lago fredda e sporca e soprattutto odiava lo Smith.

Martin Smith, un imprenditore che si era trasferito un paio di mesi prima con la figlia da Edimburgo dopo un divorzio disastroso, aveva aperto il locale- il primo della zona- sicuro di fare affari, e aveva avuto ragione. Era diventato l’unico punto di riferimento e di incontro dei ragazzi di Viper. Vi servivano analcolici e infusi al pomeriggio, birre e cocktail colorati la sera, il venerdì e  il sabato si ballava e ogni domenica c’era una tribute band più spazio per il karaoke e, finalmente, limonare con qualche ragazza sui morbidi divanetti.

Era un bel locale, Louis doveva ammetterlo. Gli permetteva di trovarsi con i suoi amici, ballare, bere e fare anche tardi, dato che Viper era uno sputo di paese e poteva tornare a casa a piedi in cinque minuti.

Il motivo per cui, però, lo odiava e cercava sempre di non andarci, era che ogni volta che, sudato dopo aver ballato in mezzo alla calca, andava al bancone per ordinare qualcosa da bere, vedeva Keri Smith, e la serata si rovinava di colpo.

 

Quando Keri e Martin erano arrivati in paese, tutti avevano mormorato curiosi. Soli, avevano preso un attico e una donna delle pulizie, lei si era iscritta al liceo della zona dopo una settimana e aveva da subito ottenuto ottimi voti. Non usciva la sera, non andava a fare shopping in centro il pomeriggio e non aveva mai preso il traghetto per visitare i paesini al di là del lago. Rimaneva in casa da sola, e anche a scuola non aveva stretto amicizia con nessuno.

E la gente mormorava anche perché era bella, cavolo se lo era. Lunghi capelli talmente neri da sembrare blu, pelle chiarissima su un volto affilato, due occhi azzurro ghiaccio e i jeans sempre bucati sulle ginocchia.

Il primo ad avvicinarla, naturalmente, era stato Zayn. Era un cretino e un morto di figa, ma soprattutto era troppo buono per vederla vagare ai cambi delle lezioni sconsolata e occupare un tavolo in mensa con solo il suo zaino e i libri di scienze. 

Louis gli aveva intimato di lasciare stare con una cattiveria che non riusciva neanche a spiegarsi, dicendogli con voce tagliente che non faceva per loro e che se Keri stava da sola era probabilmente perché i ragazzi di Viper erano troppo poco per lei. Però poi si era stretto a Niall sulla panca che occupavano sempre in giardino durante la pausa pranzo- almeno fino al giorno d’inverno in cui Harry annunciava che gli si era gelato il culo e allora tornavano dentro arrendendosi al tempo- e le aveva fatto posto.

Louis si era sempre ripromesso di non innamorarsi al liceo, perché voleva scappare a Londra per frequentare l’università e non voleva avere nessun legame a parte i suoi migliori amici che avevano tutte le intenzioni di seguirlo. Ma in ogni caso si credeva incapace di provare amore. Non era mai stato con una ragazza più di cinque giorni di seguito. Dopo si stancava e le lasciava, dispiacendosi perché magari le aveva fatte soffrire ma dimenticandole in due settimane o poco più. 

Una volta Harry tutto serio gli aveva chiesto se fosse gay, perché gli sembrava impossibile che Louis non si prendesse neanche delle cotte. Il ragazzo aveva riso, ma poi ci aveva pensato a lungo, con una punta di dubbio perché era davvero impossibile, fino a che non aveva visto Keri, e tutti le sue riflessioni erano andate a puttane. 

Per tutto il pranzo aveva parlato lei, mentre Harry e la sua ragazza storica, Hannah, le facevano domande su Edimburgo e su come invece si trovava a Viper. 

Keri aveva una voce resa roca dal fumo- ma aveva smesso-, gesticolava con le mani piccole e piene di anelli, senza smalto, mentre raccontava con occhi persi e nostalgici di Edimburgo, di come si illuminava alle sei di pomeriggio, della gente strana che ci circolava durante il festival e di come amasse andare in giro con la sua migliore amica, qualcosa da bere in mano, a parlare e poi stare zitte a guardare il tramonto. Viper le faceva schifo, odiava le vecchiette che la guardavano male per le magliette che indossava frequentemente e lasciavano scoperto un filo di pancia, detestava dovere andare al locale di suo padre per “farsi vedere”e soffriva per non avere i suoi amici con lei, ed era quello il motivo per cui non si separava mai dal suo cellulare. Non aveva neanche mangiato ma in compenso aveva bevuto tutte e quattro le bottigliette di acqua che aveva sul vassoio.

Quando stava per suonare la campanella, aveva chiesto ad Hannah di accompagnarla in bagno, e non appena si era alzata a Louis era sembrato che fosse scomparso il sole.

“Amico.” Lo aveva chiamato Harry lentamente. 

“Si?” 

“Non so come tu abbia fatto, dato che hai avuto l’humor di una cavalletta per tutto il pranzo, ma hai fatto colpo. Non ti staccava gli occhi di dosso.”

 

Si erano messi insieme senza neanche dirselo o deciderlo, non se ne erano neppure accorti. Lei gli sorrideva dalla parte opposta del corridoio prima delle lezioni, pranzavano con gli altri e Louis la faceva ridere, saltavano qualche lezione e parlavano di viaggi e dei posti che avrebbero voluto vedere- voglio andare ovunque Louis, davvero. Non voglio morire senza avere visto il mondo- e poi lui l’accompagnava a casa con le mani nei pantaloni della tuta e i capelli spettinati con cui lei giocava sempre. 

Una domenica l’aveva portata a vedere i paesini tutt’intorno al lago e lei aveva scattato un sacco di fotografie- quasi tutte a lui-, la sera un salto allo Smith che tanto il giorno dopo non c’era scuola. Keri aveva bevuto più del solito e lo aveva baciato, timidamente, su uno di quei divanetti morbidi e chiari. 

Da allora tutti li avevano visti come una coppia e lo erano diventati. 

Louis era felice, anche se si stava innamorando- lo aveva capito quando erano passati i cinque giorni canonici e aveva chiamato Keri dicendole che gli mancava- e aveva paura. 

Lei era completamente matta, e riusciva a convincerlo a fare le peggio pazzie, come fare il bagno nudi nel lago di notte, dormire sul tetto del suo attico- tanto papà non torna quasi mai prima delle cinque- e presentare domanda per la facoltà di giornalismo nonostante i voti non ottimi. 

Improvvisamente Viper gli era sembrato un bel posto dove vivere, visto che c’era lei, con lo snapback sempre al contrario e le All Star con la suola alta con cui erano quasi alla stessa altezza. Quando lo abbracciava gli affondava il viso nel collo, parlava nel sonno e ogni tanto diceva il suo nome, beveva almeno sei litri di acqua frizzante al giorno e Louis si era innamorato così profondamente da illudersi che potesse durare.

 

Si erano lasciati un giorno di aprile del loro ultimo anno di liceo. Louis alla fine era stato preso alla facoltà di giornalismo di Londra. 

Erano seduti sulla riva del lago, Keri con le gambe incrociate e i jeans sempre più rotti, un filo di colore preso al sole sulle guance bianche. Louis le raccontava di come lui e i suoi amici stessero cercando casa a Londra e di come era felice, finalmente, di andarsene. 

Gli aveva detto addio con quella voce roca che tanto amava. Non ce la faceva più, non era pronta a una storia a distanza, dato che anche lei se ne sarebbe andata, tornandosene finalmente ad Edimburgo, ma soprattutto, nonostante lo amasse da impazzire, non voleva stare con un ragazzo così egoista da non prendere neanche in considerazione l’idea di cercare una casa a Londra per due.

Sarei venuta con te.

Si era alzata con un paio di vans blu e rovinate, gli occhi per una volta presenti, non persi nei ricordi, e talmente tristi che quelli di Louis si erano riempiti di lacrime, e l’aveva lasciato lì seduto a guardare il lago e a pensare a quanto fosse un coglione. 

 

L’ultima sera a Viper Louis e i suoi amici erano andati a ballare per festeggiare. Harry alla fine aveva affittato un appartamento con Hannah- Niall gli aveva consigliato di prenderne uno con una camera in più perché il bambino era in arrivo e si era preso un pugno- a Covent Garden, mentre loro avrebbero abitato poco lontano da Camden Town, ma si sarebbero visti lo stesso, soprattutto perché l’unica in grado di usare la lavatrice e cucinare era la ragazza.

Erano passati quattro mesi da quando Louis e Keri si erano lasciati, e lui era passato oltre. Veramente. Aveva baciato un’altra ragazza- Emily o Emma, non si ricordava- con cui era uscito per quasi due settimane, e non era andata male. Alla fine però si erano lasciati perché lei gli aveva detto che lui aveva la testa da un’altra parte, e anche se non era vero, Louis aveva incassato e se ne era andato.

Non pensava più a Keri. 

Sarebbe andato a Londra con i suoi amici, si sarebbe cercato un lavoretto e avrebbero festeggiato il loro arrivo nella City al Funky Buddha, o magari in qualche locale alternativo e fuori di testa a Camden Town. Era emozionato e eccitato, e per quel motivo aveva accettato volentieri di andare a passare la loro ultima notte allo Smith. 

 

“Un mojito, grazie.” Louis si era appoggiato al bancone con i gomiti e aveva fatto un sorriso alla ragazza del bar, che aveva ricambiato e poi si era girata per preparargli il cocktail. 

Harry e Hannah stavano ballando vicini su un tavolo, con una bottiglia di vodka in mano che si passavano ridendo, Liam era scomparso da qualche parte da tempo, Zayn stava parlando con una ragazza dai capelli biondi e entrambi stavano ridendo forte e Niall se ne era già andato. Louis aveva intenzione di seguirlo a breve.

Si era passato una mano nei capelli e aveva di sistemarli alla meglio, per poi lasciare perdere con un sospiro.

“Louis?” 

Si era girato lentamente, perché quella voce roca era inconfondibile. 

Appena aveva visto Keri aveva capito cosa voleva dire Emily-o Emma- e si era maledetto per essersi illuso di essere passato oltre. Nel frattempo la barista gli aveva allungato il drink, che aveva preso con mani deboli per poi riappoggiare. 

“Ciao.” Le aveva risposta, con la voce tremante senza neanche sapere perché.

Lei aveva indosso un paio di short da cui spuntavano le gambe chiare, una maglietta bianca con le maniche rosse e il solito snapback al contrario sui capelli, più corti, che incorniciavano il viso ora pieno. Gli aveva sorriso, ed era diversa. Louis aveva socchiuso gli occhi nella scarsa luce fino a vedere quelli di lei, e si era sorpreso nel trovarli sereni.

“Domani parti?” Aveva chiesto appoggiando il suo bicchiere sul bancone, accanto a quello di lui. Non si era persa in convenevoli, non lo temeva. 

Louis si era limitato ad annuire. 

“Meno male che ti ho visto, allora. Ci tenevo a salutarti.” Gli aveva detto, prendendo uno sgabello e sedendosi a gambe accavallate.  

“Mi dispiace.” Louis aveva pronunciato quelle parole senza volerlo, gli erano uscite dalla bocca come se fossero quattro mesi che aspettava di poterle dire. “Molto.”

Keri aveva annuito, poi si era morsa un labbro. “Lo so.” 

C’era stato un silenzio tenue per qualche secondo, poi Louis si era costretto a parlare. “Ho rovinato tutto, lo so, ma mi manchi. Non me ne rendevo neanche conto. Mi manchi da impazzire e forse rimarrei anche qui pur di stare con te.” 

Keri lentamente era scesa dallo sgabello, dopo aver svuotato con un sorso il bicchiere e averlo passato alla barista che aveva ascoltato tutto facendo finta di niente. “E allora perché non ti sei mosso prima? Sono passati quattro mesi Louis.” 

Poi gli aveva scompigliato i capelli come faceva sempre quando stavano insieme con una mano, ora priva di anelli ma smaltata perfettamente di blu, e si era allontanata. 

Louis aveva stretto con una mano il bancone talmente forte da farsi male, cercando di soffocare la rabbia e le lacrime. 

 

Zayn lo aveva trovato fermo in quella posizione venti minuti dopo, solo con parecchi  bicchieri vuoti davanti.

“Ehy, che ha fatto il cretino qui?” Aveva chiesto vagamente preoccupato alla barista, ferma a guardare Louis mentre puliva il bancone. 

“è passata una ragazza e hanno parlato.” Aveva risposto lei con un forte accento del sud e un sorriso sbarazzino perché Zayn era bellissimo e lei stava per finire il turno. 

“La ragazza era per caso mora, con gli occhi chiari, un cappellino in testa...” Aveva gesticolato lui cercando di descrivere Keri. La barista aveva annuito e lui aveva fatto un mugolio di comprensione, poi le aveva scoccato un sorriso malizioso per dirle che ci sarebbe stato volentieri, ma non poteva e aveva rivolto la sua attenzione all’amico.

“Louis?” 

Finalmente il ragazzo si era girato, gli occhi lucidi e i capelli spettinati.

“Che vuoi?” Gli aveva chiesto con tono cattivo, ma Zayn lo aveva ignorato.

“Pensi di venire a casa o vuoi rimanere qui a piangere per le tue disgrazie d’amore tutta la notte? Tra un po’ lei- e aveva indicato la barista- va a casa e non so cosa tu possa bere.” Aveva detto, ma senza aspettare una risposta lo aveva aiutato ad alzarsi e lo aveva trascinato alla meglio verso la porta. “Ma quanto hai bevuto, scemo?”

“Un po’.” 

Zayn aveva ridacchiato, e aveva parlato solo quando erano usciti dallo Smith ed era riuscito ad appoggiarlo su un muretto, sperando che l’aria fresca lo facesse rinsavire. “Cosa ti ha detto Keri?” Poi aveva tirato fuori il telefono e aveva un messaggio a Liam, che era più muscoloso e magari capace di portarlo a casa di peso. 

Louis aveva mugugnato, sistemandosi la maglietta bianca sulle spalle e poi aveva risposto. “Mi ha salutato e augurato buona partenza. Io le ho detto che mi mancava e lei ha risposto che sono un coglione.”

Zayn aveva riso e poi si era seduto accanto a Louis e si era acceso una sigaretta, aspettando una risposta da Liam. “Ha ragione.”

Louis aveva sospirato. “Sì, lo so anche io. è che la voglio ancora.”

“E io vorrei trentamila euro in una valigetta, ma come vedi non mi lamento e non mi ubriaco per il dispiacere. Vedi amico” Aveva aggiunto poi saggiamente, prendendo una boccata dalla sigaretta. “domani lasciamo questo posto di merda e andiamo a Londra, che è piena di ragazze e anche ragazzi, se ti venisse voglia. Non puoi fermarti su Keri che per carità, è bella e simpatica e tutto, ma è più intelligente di te.” 

“Hai ragione.” Aveva borbottato Louis, senza crederci particolarmente. 

Zayn se ne era accorto ed era scoppiato a ridere. “Il problema è che non la meriti, lei lo ha capito e ti ha mollato. E ha ragione.” 

Louis gli aveva tirato un pugno sul braccio. “Avevo capito anche questo, non c’era bisogno di rimarcarlo.” 

Zayn aveva visto la Mini di Liam entrare nel piccolo parcheggio di fronte al loro muretto e aveva sospirato di sollievo, perché l’amico era sicuramente più saggio di lui e avrebbe saputo consigliare Louis. 

“Vieni Tommo, andiamo dal paparino che ti porta a casa.” Aveva detto, e Louis lo aveva seguito, docilmente e un pochino triste.

 

Il giorno dopo erano partiti. L’appartamento era più piccolo di quanto sembrasse in foto ma era comunque carino, Niall era subito andato a fare la spesa e aveva cucinato per tutti, Zayn aveva scritto le regole del bagno su un foglietto appiccicato alla porta che comprendevano una sua precedenza assoluta la mattina, Harry e Hannah erano poi andati a casa loro per mano e Louis aveva sospirato guardandoli, perché li invidiava. 

Si era trovato un lavoro e a settembre aveva iniziato l’università. Gli piaceva moltissimo. Finalmente la sua vita sembrava avere un senso. Zayn si era innamorato di una italiana con i capelli scuri e le lentiggini sulle guance e che a letto è una bomba, ma io la amerei in ogni caso, Niall mangiava come un mostro ma era riuscito a perdere lo stesso tre chili, Liam continuava a fare  palestra e studiava chimica, Harry stava scrivendo un libro che parlava di Hannah, la quale oltre allo studio lavorava da Topshop e avevano tutti uno sconto sui vestiti. 

Andava tutto bene, tranne Keri che non c’era e non ci sarebbe mai stata, e Louis aveva accettato la sua mancanza, invece di scordarla come aveva fatto prima. Aveva accettato che gli mancavano le mani di lei sempre sulla sua pelle, i baci che si davano in riva al lago e poi si tuffavano nonostante si gelasse, come Keri muoveva la testa ascoltando Eminem, aveva accettato che gli mancava e basta. Sapeva che prima o poi sarebbe uscito con un’altra ragazza, e si sarebbe anche innamorato. Si sarebbe sposato lo stesso giorno di Harry e Hannah e avrebbero fatto l’amore nella loro casa nuova, con il letto ancora un po’ duro e le coperte per terra. Avrebbero avuto dei bambini e lui avrebbe fatto il giornalista, era quella la sua strada. Il venerdì avrebbe continuato a vedere i suoi amici e sarebbero invecchiati insieme, continuando a fare i cretini e a dire troppe parolacce a frase. 

Magari si sarebbe anche scordato di Keri, magari. Però Louis sapeva che in fondo in fondo quello spazio nella pancia avrebbe sempre pizzicato di rimpianto per essere stato un cretino, che non sarebbe mai entrato all’Ikea perché non riusciva a non pensare a come avrebbero arredato la loro casa, sapeva che Keri era stata il suo grande amore e lui aveva reso tutto cenere. 

Lo sapeva. 


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Salve gente!
Scusatemi per questa palla di OS peraltro lunghissima che non è per niente da me. L'ho in testa da più di un mese, quando sono andata un paio di giorni in vacanza sul lago Maggiore da mia zia e mio cugino, e lui mi ha raccontato cosa era successo con la sua ragazza. Da lì mi è partita l'ispirazione.
Viper in realtà si chiama Verbania e sorge sul lago Maggiore, è un paese molto carino (forse non da viverci, ma per un paio di giorni è piacevole) diviso in tre quartieri: Pallanza, Intra e Suna (mi pare ahah). In quest'ultimo sorge uno dei pochi locali per giovani, a cui mi sono ispirata per lo Smith. 
Louis in realtà si chiama Massimo e ora è andato a lavorare a Genova, mentre Keri (Cristina) è rimasta a Verbania. 
E niente, so che è parecchio lunga ed è anche pesante, ma dovevo scriverla.
Un bacino 
Matilde

  
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