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Autore: Lely_1324    12/09/2014    2 recensioni
Sarà il loro più grande segreto, che li porterà a vivere una straziante storia d'amore. Dovranno confrontarsi con la clandestinità e la passione ...Ma nella città dell'amore tutto è possibile!
JENNIFER MORRISON- COLIN O'DONOGHUE
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Sono tornata con un nuovo progetto.. allora la storia si prospetta abbastanza lunghetta perciò i capitoli sono a loro volta abbastanza lunghi! In ogni caso spero vi piaccia e non vi annoi! Jen e colin vivranno un amore travolgente che li poterà fino a Parigi.. ma ancora è presto e non voglio anticiparvi nulla!
Ps: per esigenza della trama Jen è ancora findanzata con Sebastian Stan, che intepretava il cappellaio Matto. 
Detto questo vi lascio alla lettura! 
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Ultimo giorno di riprese. Il sole era tramontato ormai da diverse ore, i macchinisti smontavano e sistemavano con calma le luci e le apparecchiature più disparate, i costumisti mettevano via gli ultimi abiti di scena..la quiete dopo la tempesta. Loro  si erano riuniti al tavolo del buffet, per condividere la cena  e salutarsi.
Lana: "Anche quest'anno è andata!"  Sebastian "Già..con un mese di ritardo, ma è finita!"
Ginnifer:"Eh il ragazzo scalpita, ha un matrimonio da organizzare!"
Josh:"Ma c'è ancora tempo, e poi la sua deliziosa fidanzata è una perfetta organizzatrice.." e così dicendo, mise fraternamente un braccio intorno alle spalle della fidanzata in questione, mentre Meghan annuiva con un sorriso. Lei ricambiò il sorriso di lei e di tutti gli altri, guardandoli in viso uno a uno. Ma quel sorriso divenne incerto quando si accorse della mancanza di qualcuno. Josh la osservò, e riuscì ancora una volta a leggerle nel pensiero.
J:"Qui ci vorrebbe una battuta di Colin, ma mi sa tanto che il nostro eroe ha deposto le armi e abbandonato il campo di battaglia." "Ma come, se ne va di soppiatto senza salutare?"commentò Ginnifer con una nota di dispiacere.
L:"Si sarà rifugiato qualche minuto nella sua roulotte, vedrai che lo incroceremo prima di andare a casa."
Sebastian:"Giusto, proporrei anch'io di andare a prendere le nostre cose..tanto ci vediamo  fuori. Andiamo, tesoro?"
Jen uscì finalmente dal silenzio nel quale si era rifugiata, e rispose:"Si..avviati pure..vado a cercare Katie, non ho fatto in tempo a salutarla prima!" e così dicendo si allontanò in fretta, lasciando Sebastian con uno sguardo dubbioso: lei e Katie non erano grandi amiche.
Non sapeva bene perchè si stava dirigendo a passo spedito verso la sua roulotte. Tanto lo avrebbe visto quasi certamente dopo, e non aveva niente di particolare da comunicargli. E allora?
Ma ormai stava già bussando timidamente, inspirando aria.
Pochi istanti dopo la porta si aprì, mostrando un uomo bagnato con un asciugamano in vita e un'espressione interdetta dipinta in viso.
Jen arrossì di colpo, realizzando tutt'a un tratto la stupidaggine che aveva fatto nell'andare a cercarlo senza un motivo preciso:"Sc..scusami, io...io volevo solo salutarti come si deve, temevo te ne fossi già andato."
Colin si passò distrattamente una mano sul mento :"Avevo solo bisogno di farmi una doccia, sono distrutto dalla stanchezza..ma sarei venuto a salutarvi, non sono così stronzo!" rispose e accennò a un breve sorriso, guardandola per un momento negli occhi..ma solo per un momento.
Jen arrossì ancora di più:"Oh lo so, lo so che non sei uno str..perdonami per l'invadenza." Abbassò anche lei lo sguardo, andando però a incontrare con gli occhi i suoi pettorali nudi. Decisamente, aveva fatto una stupidaggine!
Colin cominciò a percepire quello strano imbarazzo che si creava fra loro due quando erano da soli e non avevano un copione di cui discutere, un certo tipo di imbarazzo che non dipendeva dalla mise discinta che sfoggiava in quel momento. Stasera, non aveva proprio voglia di reggerlo.
"Non hai niente da farti perdonare, anzi sei stata molto gentile a venire. Adesso ti lascio, immagino che Sebastian ti stia aspettando..comunque ci rivediamo all'uscita. Divertiti in Francia!"
Si sforzò di sorriderle e richiuse piano la porta, mentre Jen annuiva lentamente e deglutiva a vuoto.
Ecco. Adesso sapeva perchè era andata a disturbarlo. Il motivo era che le mancava. Le costava ammetterlo, ma da qualche mese a questa parte lui le mancava. Certo, lo vedeva ogni giorno sul set e girava con lui molte scene, ma  lui smessi i panni di Hook, non era più il solito Colin. Non con lei. Non era più allegro come un tempo, non le regalava più i suoi sguardi radiosi, e a volte la evitava di proposito. Questo le dispiaceva. Le dispiaceva molto. 

L.A 14 Maggio 1:00 AM

Affondò la testa nel cuscino, e chiuse gli occhi, sperando di riuscire a prendere sonno. Nel tardo pomeriggio aveva rimesso piede sul suolo americano, dopo un volo interminabile partito da Parigi. Quel viaggio di lavoro in Francia era stato brevissimo e decisamente stancante, ma si era portata a casa un carico di dolci sensazioni e ricordi: dietro le palpebre chiuse, rivedeva la maestosità della Tuor Eiffel al tramonto, sentiva riecheggiare la musica proveniente dal porticato che costeggiava la senna, e il suo cuore palpitava ancora per l'incredibile calore con cui era stata accolta dai fans. Nessun isterismo, nessuna caccia all'attrice americana: semplicemente degli splendidi sorrisi, applausi scroscianti e qualche timido tentativo di approccio per chiederle un bacio, un abbraccio.
Sospirò contenta: era stupido da parte sua generalizzare, ma aveva avuto l'impressione che i Francesi amassero Emma, e amassero Jennifer molto di più rispetto ai suoi connazionali.
 Forse perchè a Los Angeles lei era soltanto una delle tanti attrici offuscata dalle grandi dive, o forse perchè gli americani apprezzavano un altro modello di donna..ma non le importava. 
Loro apprezzavano la serie, il suo personaggio, quello di Colin..Colin!
Sicuramente era a Dublino, Foese dormiva ancora, forse si era già alzato. L'unica cosa certa era che non l'avrebbe rivisto per parecchio tempo: ed era meglio così. L'ansia che provava ultimamente nei suoi confronti era un'emozione strana, e assolutamente sciocca: era normale che lui non fosse più affabile come un tempo, i ritmi sul set erano diventati sempre più pesanti per lui..e poi..e poi lei stava per sposarsi, forse lui cominciava a sentirsi un pò in imbarazzo con Sebastian dopo le scene che avevano dovuto recitare nei mesi scorsi. Sentì le guance avvampare al ricordo di quel bacio, e subito si sentì in colpa nei confronti dell'uomo che stava dormendo al suo fianco. Sebastian era stato dolce e premuroso più del solito: era venuto a prenderla in ereoporto, la aveva stretta ra le braccia e po l'aveva accompagnata a casa, quella che da li a poco sarebbe diventata la loro casa. Le aveva preparato la cena mentre lei si immergeva in un caldo bagno rilassante. Dopo la cena, l'aveva condotta in camera da letto: lei era esausta a causa del fuso orario, ma l'aveva accolto dolcemente fra le proprie braccia, perchè sentiva il bisogno di allontanare certe stupide fantasie e ricordare chi era davvero, e chi erano le persone che l'amavano davvero. Richiuse gli occhi e si avvicinò di più a Sebastian: dopo il matrimonio, i suoi dubbi si sarebbero dissolti. Confortata da questo pensiero, riuscì finalmente ad addormentarsi.


Dublino 14 Maggio  9:30 AM

Aprì piano gli occhi, fece un lungo sbadiglio e cominciò a stiracchiarsi nel letto. Il posto accanto al suo era vuoto, e dalla porta socchiusa sentì un buon odore di caffè e toast provenire dalla cucina: Helen  aveva preparato la colazione. Si sollevò su un braccio per dare un'occhiata alla sveglia: i ragazzi erano già a scuola. Si abbandonò nuovamente sul materasso, godendosi la calma di quei risvegli irlandesi e ripensando con un sorriso alla bella serata che aveva trascorso. Era andato con i suoi figli  in un locale dalle parti di Lambeth, dove facevano musica dal vivo . Si era seduto a un tavolo piuttosto appartato con Rebecca, la sua figlia più grande. Mentre aspettavano  le ordinazioni si era accorto di un mormorio crescente alle sue spalle e di parecchi sguardi puntati su di lui: la cosa lo aveva subito innervosito, ma sua figlia aveva appoggiato con nonchalance la testa sulla sua spalla, guardandolo con un'espressione sorridente e orgogliosa. Il nervosismo era subito passato: le aveva risposto a sua volta con una smorfia buffa e riconoscente, e aveva ringraziato Dio per quei figli che gli perdonavano troppe cose . Era questo che aveva, ed era molto più di quanto si meritava. Era sempre stato un padre assente, e lo sarebbe stato ancora sopratutto per il piccolo Evan. Quando lui e Helen avevano avuto Rebecca la sua carriera doveva ancora decollare, ma adesso era tutta un'altra storia. Si ripromise di essere un padre miglire di quanto non fosse stato. Era il minimo che doveva  anche a Helen: il loro non era un matrimonio perfetto, ma d'altronde nessun matrimonio lo è.
Cazzo. Il pensiero era finito ancora lì. A quel matrimonio. Nascose la faccia sotto il lenzuolo e si lanciò in una serie di imprecazioni contro la propria persona. Ripensò controvoglia alla sensazione che aveva provato l'inverno scorso, quando era stato annunciato a tutto il mondo il fidanzamento ufficiale: un'irritante sensazione di  incredulità si era impossessata di lui. Come se non avesse mai voluto accorgersi di quanto era serio il loro rapporto. Idiota. Si era subito imposto di darci un taglio con certe situazioni ambigue ma non era per niente facile, vuoi per certe scene che aveva dovuto girare , vuoi perchè lei andava comunque a cercarlo con il suo beato candore. D'altro canto, lei non poteva capire... e se capiva , sicuramente lo negava per salvaguardare il clima sereno sul set e l'efficacia del loro lavoro. Saggia ragazza. Così come saggio era il suo futuro marito. Sì, forse il loro sarebbe stato un matrimonio perfetto: e lui,anche se a malincuore,  lo augurava  a entrambi. Perchè loro se lo meritavano davvero.


L.A 26 Maggio 9:00 PM

Si pulì le mani con un tovagliolo di carta, bevve un altro sorso di birra e si distese più comodamente sul divano, inspirando la leggera brezza che penetrava dalle finestre aperte. Dallo stereo acceso una musica jazz si diffondeva dolcemente nell’appartamento.
Si sentiva bene: quella settimana era tornato a Los Angeles ed aveva cominciato le riprese di un nuovo progetto. Non gli era stato facile riprendere i ritmi americani dopo giorni di assoluto relax, ma interpretare un ruolo secondario in un film non era niente in confronto al lavoro con la serie. Tuttavia l'estenuante fatica sul set era un prezzo che pagava di buon grado, perchè era stato proprio il personaggio di Hook a  dare una svolta alla sua vita, alla sua carriera. In quell’istante sentì bussare alla porta .A Los Angeles, la sera, non usciva quasi mai. Né riceveva visite Bhè, in realtà ogni tanto riceveva visite da parte del custode o della donna delle pulizie: dato che quest’ultima non lavorava di sera, doveva trattarsi sicuramente di Jim. Si alzò dal divano ed andò ad aprire. Sulla soglia comparve una bella ragazza dall’aria imbarazzata, che gli sorrise esitante.
Colin trasalì: “J-Jennifer?! Che ci fai qui? È successo qualcosa?!”
Jen: “No no..scusa se non ti ho telefonato prima di venire..è che ho deciso all’ultimo momento, così..e il tuo portinaio mi ha riconosciuta e mi ha fatto salire senza citofonarti..” le veniva quasi da ridere al pensiero di quel simpatico vecchietto che con aria complice le aveva detto -Salga pure signorina, tanto io sono una tomba!- ma si trattenne per non confondere ulteriormente l’uomo che aveva di fronte.
Colin: “Sei sola? Non c'è Sebastian?"
Jen sospirò: possibile che da quando si era fidanzata non esisteva più solo e soltanto Jen, ma sempre Jennifer e Sebastian?! “ A  Bucarest. È andato a trovare i suoi. So che non è educato da parte mia farti queste improvvisate, ma ho bisogno di parlarti..di parlarti di lavoro.”
Colin emise un sospiro di sollievo, senza sapere il perché. Allora si accorse di essere lui quello poco educato: “Non ti ho ancora fatto entrare! Vieni, accomodati.” Si scansò, la fece passare e si richiuse la porta alle spalle.
“Stavi mangiando. Scusami ancora.” disse Jen, notando un cartone di pizza d’asporto buttato sul pavimento.
“No, non c’è problema! Avevo appena finito! Tu hai cenato? Vuoi del vino?” le chiese, vergognandosi del disordine e della propria agitazione.
Jen: “Vedo che stavi bevendo una birra..se ne hai un’altra, la accetto volentieri.”
Colin annuì vigorosamente e si precipitò a prenderle una birra, mentre Jen si sedeva sul divano.
Le si sedette accanto, imponendosi di mostrare nonchalance.
Entrambi sorseggiarono la propria birra.
Dio quanto avrebbe voluto abbracciarla, proprio lì, in quel preciso istante e sentire il gusto amaro della birra sulle sue labbra. Si impose di razionalizzare e si alzò nuovamente: “Spengo lo stereo.”
“No!” esclamò Jen, toccandogli il braccio “Adoro Miles Davis.”
Colin riprese il suo posto.
“Ti sei tagliato la barba.”
"Già.."
Nell’aria, solo le note di Davis.
Jen si fece coraggio, sapendo che spettava a lei iniziare la conversazione: “Come ti ho detto, vorrei parlarti di una cosa che riguarda il nostro lavoro..forse mi darai della paranoica, ma ho bisogno per la mia serenità di fare chiarezza su certe questioni prima di riprendere lo show. So che è ancora presto, ma vorrei parlarne adesso perchè il mese prossimo sarò in Europa per il mio nuovo film.".
Colin: “Non ti devi giustificare.”
Jen: “Comunque…siamo andati al party della Fox settimana scorsa. Abbiamo parlato un po’ della quarta stagione. Katie  sembrava entusiasta”
Hugh: “Perché, tu non lo sei?”
Jen: “Non tanto.”
Ricordav bene la senzazione provata quella sera durante il party organizzato dal palinsiaseto Fox. Si era messa in posa sfoggiando i suoi sorrisi migliori. Quella sera si sentiva bella, serena, la Jennifer che conosceva. Ma poi era arrivata la stangata.. visto il calo degli ascolti registrato dalle ultime puntate, per "tenere vivo l'interesse" , Katie, la loro produttrice esecutiva, aveva deciso di "rivoluzionare le dinamiche tra i personaggi". Le veniva la  nausea solo pensare all'ipocrisia che si celva dietro quelle frasi.  La mente di quella donna aveva partorito l'idea malsana di tagliare fuori Emma dalla vita di Hook e rimpiazzarla prontamente con la bella Elsa, alias Georgina Haig. " Una storia tra di loro sarebbe stroppo scontata- si era difesa- e l'arrivo di Georgina porterà una ventata di aria fresca allo show-" 
" Sono certa che a colin non dispiacerà- aveva continuato- sapete forse non dovrei dirlo ma mi ha detto di essere entusiasta aal'idea di girare con Georgina...con lei ha un'ottima intesa"
Katie si sentì però in dovere di dire qualcosa anche a Jennifer: come autrice e produttrice, sapeva bene quanto l’armonia nel team fosse fondamentale per la buona riuscita del lavoro
"Ovviamente Colin si trova bene anche con te Jennie"  Jennifer annuì distrattamente. 
 Aveva sempre creduto ciecamente nella loro intesa professionale. Adesso però le venne il dubbio che la recente freddezza di Colin  potesse dipendere dal fatto che questa intesa si fosse incrinata, e che lui non la stimasse una partner alla sua altezza. 
Così dopo una notte tormentata era passata da lui.
Poteva accettare, seppur a malincuore, che i loro rapporti fossero cambiati al di fuori del set. Ma non poteva continuare a lavorare con il pensiero che non la apprezzasse come attrice. 
Le sue parole la riportarono alla realtà
Colin “Capisco. Sei presa con il matrimonio, e temi di non farcela quando riprenderemo..”
Jen: “Lascia stare il mio dannato matrimonio!” e si alzò di scatto.
Colin rimase immobile, esterefatto.
Jen: “Sc-scusami..è che tutti tirano in ballo la storia del matrimonio anche quando io ho tutt’altro per la mente.”
Si rimise a sedere, mortificata: “Tu non sei più a tuo agio con me, sul set..e anche fuori dal set.”
Colin quasi si strozzò con la birra. Negare l’evidenza era ormai un’impresa ridicola. Non intuiva ancora bene cosa diavolo le stesse passando per la mente, ma, vedendo il suo sconforto, si costrinse a formulare una spiegazione accettabile: “Jennifer..il lavoro diventa sempre più pesante per me, lo sai...e magari rischio di indebolire l’intesa con i miei colleghi, mi dispiace..”
Jennifer scosse la testa energicamente :" Se preferisci recitare con Georgina non è un problema solo..perchè non credi nelle mie capacità professionali?”
Stavolta fu Colin a balzare in piedi: “Ma che diavolo stai blaterando?!”
Jen: “Oh  dovevi sentire Katie quando ci ha detto di come tu sia elettrizzato dall’idea di girare Georgina, e di come invece ti sei sentito in a disagio con me..perchè io per te sono un’attricetta acerba vero?! Mi dispiace che tu sia stato costretto a infilarmi la lingua in bocca, ma non preoccuparti, dalla prossima stagione avrai una partner al tuo livello!”
Colin seguiva ipnotizzato le labbra furenti di Jennifer, incredulo di quello che stava sentendo e del fatto che lei, Jen, stesse urlando, e stesse urlando proprio con lui!
“Ok. Sei paranoica.” le disse con un sospiro.
Jen sospirò profondamente: “Un tempo anche tu parlavi con entusiasmo di Emma e Hook, e mi sembrava ti piacesse lavorare con me..io..io non credo che potrei dare il meglio di me sapendo che tu sei a disagio o hai da ridire sul mio modo di recitare..so di avere ancora molto da imparare..." Colin  sorrise dolcemente. Era la prima volta che la vedeva così vulnerabile: " Mi diverto a recitare con Georgina- la interruppe- rido, faccio battute, un po’ come succede con Josh,,.ma non ho cambiato idea sui Hook ed Emma. E non ho cambiato idea su di te...sono molto fortunato a lavorare con una professionista come te…ma purtroppo è vero, girare certe scene con te mi imbarazza moltissimo, perché tu sei bellissima....perchè spesso anche solo guardati neglio occhi mi confonde.. ” Si rimise a sedere, finendo la sua birra per cercare di mascherare l’imbarazzo.
Jen rimase in piedi, immobile, cercando di assimilare ogni singola parola di quanto le aveva detto. Lui la stimava. Lui voleva che la storia fra i loro personaggi continuasse. Lui la trovava bellissima. Lui si sentiva confuso. E si vedeva: lo osservava, e lo trovava sincero e confuso. Anche lei si sentiva confusa quand’era con lui. Per tanti, tanti motivi che forse nessuno dei due conosceva bene. Decise che era il caso di sciogliere l’imbarazzo.
Jen: “Diciamo che ti credo. E diciamo che ti do ragione..forse sono un pochino paranoica." Lui le sorrise complice e aggiunse qualcose riguardi i prossimi script, ma improvvisamente non le importava più: perché lui l’aveva chiamata Jen, come un tempo.
Lui vide i suoi lineamenti rilassarsi e si sentì ancora una volta invaso da quel senso di pace e dolcezza che gli infondevano i suoi occhi sorridenti. Tornò ad accorgersi della musica che si diffondeva ininterrottamente nella stanza, e un’idea gli balenò per la mente. Ora o mai più.
Colin: “Vuoi essere la mia sposa in fuga?”
Jen: “C-cosa?!”
Colin si accorse della propria gaffe, e scosse la testa nella sua maniera buffa: “Ami Miles Davis. Immagino tu abbia visto Se scappi ti sposo con il tuo papi Richard Gere.”
Jen: “Non ci credo. Hai visto Se scappi ti sposo. E anche Trappola d’amore, scommetto.”
Colin “Trappola d’amore l’ho visto per via di Sharon Stone..sai com’è, gli uomini della mia generazione sono rimasti segnati da quell’accavallamento di gambe..Se scappi ti sposo l’ho visto una sera con mia figlia..e sai qual è l’unica cosa buona di quel film, a parte la Roberts?”
“La musica di Miles Davis.” annuì Jennifer, cominciando a capire.
“Già..It never entered my mind..vorrei proporti di ballarla con me .." esclamò lui, con il cuore che gli tremava.
Jen: “Va a metterla.”
Colin  non se lo fece ripetere e andò a cambiare il CD. Poi le si avvicinò titubante e le mise una mano intorno alla vita, mentre una melodia struggente iniziò a circondarli. Lei gli prese l’altra mano e appoggiò la fronte sulla sua spalla, evitando di guardarlo. La sentì rilassarsi contro il suo corpo: si stavano riconciliando e forse si stavano dicendo qualcosa che le parole non avrebbero mai potuto pronunciare. A un certo punto, Colin sentì la propria spalla inumidirsi. Non le disse niente, perché sapeva che lei voleva soltanto continuare a ballare in silenzio.
Finita la musica, sciolsero anche le loro mani. Lei si asciugò le lacrime e se ne andò, con un sorriso riconoscente.
Lui chiuse la porta a chiave e si ributtò sul divano. Adesso poteva piangere anche lui.
  
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