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Autore: Afaneia    15/09/2014    2 recensioni
Quando finiamo di giocare, quando sconfiggiamo la Lega Pokémon, quando il professor Oak ci porta via verso la Sala d'Onore, Blu rimane solo dopo la fine del suo breve regno. Ma avrà mai modo di realizzare qual è stato il suo vero errore?
Penso che il mio più grande problema sia che non mi è stato dato modo di rendermi conto di qual è il mio problema.
È un bel problema, sapete.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Buonasera!

Eccomi qua, a costo di risultare noiosa, con una nuova fanfiction. Di che cosa si tratta stavolta?

Non so come si possa definire questa breve shot: si basa sul fatto, forse insignificante, che nel momento in cui, nei giochi di prima generazione, il giocatore sconfigge la Lega Pokémon e può andare avanti col gioco fino a catturare Mewtwo, Blu è invece condannato a rimanere lì, eternamente bloccato, senza avere realmente modo di crescere e maturare, di comprendere perché ha perso. Suppongo sia una semplice riflessione sulla staticità eterna cui sono condannati i personaggi del videogioco, sulla loro immutabilità e predeterminazione.

L'ho buttata giù tutta d'un fiato, senza troppe pretese: spero che sia abbastanza chiara! Non mi rimane altro da aggiungere al riguardo, perciò non posso che augurarvi una buona lettura.

Enjoy!

Afaneia


Il mio problema più grande



Penso che il mio più grande problema sia che non mi è stato dato modo di rendermi conto di qual è il mio problema.

È un bel problema, sapete.

Sì, mi rendo conto che questa può sembrare una contraddizione in termini, ma ci ho pensato un sacco (non c'è altro da fare, qui) e sono davvero certo di quanto ho detto.

Mi chiamo Blu e sono il Campione della Lega Pokémon. O meglio, lo sono stato, finché quell'antipatico ragazzo taciturno non è venuto qui a sconfiggermi per l'ennesima volta. Ma la cosa strana è che anche se ora è lui il Campione della Lega, lui è ancora libero come l'aria, mentre io sono ancora condannato a starmene qui, immobile, ad aspettarlo. Ogni tanto torna a sfidarmi. È il mio unico visitatore...


Il mio viaggio è iniziato il giorno della mia nascita, all'età di dieci anni. Sì, avete ragione, forse dovrei spiegarmi meglio.

Io non ricordo nulla di antecedente a quella data. Ricordo soltanto di aver aperto gli occhi per la prima volta nel laboratorio di mio nonno a Biancavilla, immobile ad aspettarlo, nel momento in cui Rosso entrava a cercarlo. Le mie prime parole sono state: "Ciao, Rosso! Il nonno non c'è..."

Eppure era strano. Io conoscevo già perfettamente tutte quelle persone: mio nonno, mia sorella, Rosso... pur non ricordando niente di tutto quanto mi fosse accaduto nei miei dieci anni di vita precedenti. Comunque, in quel momento non l'ho trovato particolarmente strano. Per la verità, mi sentivo piuttosto a mio agio. La sola cosa che mi ha colpito è stata che, senza alcuna ragione apparente, io odiavo Rosso e mi veniva spontaneo trattarlo male. Oh, non fraintendetemi: non che avrei mai potuto trovarlo simpatico, anzi. Ma in quel momento lo vedevo per la prima volta eppure già sapevo che era antipatico.

Ecco, è questa la cosa strana. Quella è stata la prima volta che io e Rosso ci siamo incontrati, eppure già ci conoscevamo. Non è buffo? Eppure è proprio così. E la cosa ancora più strana è che ho incontrato per la prima volta mio nonno solo qualche minuto più tardi, quando è entrato nel laboratorio precedendo Rosso, che evidentemente nel frattempo era andato a cercarlo verso l'imbocco del Percorso 1. Eppure già ci conoscevamo benissimo. Non che io abbia o avessi ricordi della mia infanzia: semplicemente sapevo che era mio nonno e gli volevo bene.

È stato il nonno a spiegarmi che io e Rosso da piccoli giocavamo insieme ma che negli ultimi tempi io ero diventato antipatico nei suoi confronti. Ora, se permettete, a me questo sembra ingiusto: nessuno di noi sa per quale motivo io sia diventato antipatico verso di lui, dal momento che nessuno di noi ha ricordi precisi di quanto è accaduto prima del primo giorno. Non se lo ricorda nemmeno mia sorella. Dunque perché dare tutta la colpa a me? Per quanto ne possiamo sapere, Rosso potrebbe aver offeso mia madre... e in tal caso, ammetterete che avrei ragione a trattarlo male. Se lo meriterebbe. So che questo non mi giustifica, ma cosa posso farci? Non ho scelto io di trovarlo antipatico!

Comunque, a quel punto il nonno ci ha fatto scegliere dei Pokémon. So che tutti mi biasimano perché ho scelto il Pokémon superiore per tipo al suo, ma non è di certo colpa mia se il nonno ha fatto scegliere prima lui. E a quel punto, sarei stato davvero stupido a scegliere l'altro, non vi pare?

Dopodiché abbiamo iniziato a viaggiare per Kanto allo scopo di completare il Pokédex. Ora, sarebbe stato chiaro anche a un cieco che lui mi seguiva. Entrava sempre nei posti in cui mi trovavo già io. Sconfiggeva le Palestre che avevo già sconfitto io. Andiamo, mi seguiva come un cagnolino patetico! Ridicolo, semplicemente ridicolo. Penso che abbia toccato il fondo quando mi ha seguito all'interno della Torre Pokémon di Lavandonia. A quel punto, ricordo di essermi arrabbiato e di avergli chiesto che ci faceva lì, dal momento che per quanto ne sapevo io non aveva perduto nessun Pokémon.

Oh, a questo proposito, ho saputo che qualcuno si è divertito a mettere in giro la voce che il mio Raticate era morto per mano sua. Beh, a scanso di equivoci, non era morto, quello sfigato non avrebbe saputo nemmeno come fare a uccidere un Pokémon. L'ho semplicemente depositato. Chi andrebbe in giro con uno stupido topo quando può avere Pokémon molto più potenti?

...oh, dimenticavo, quello sfigato che se ne va a giro con un Pikachu.

Beh, comunque, Rosso continuava a seguirmi senza motivo. Non mi avrebbe neppure dato troppo fastidio, mi bastava ignorarlo, se non fosse stato per quella sua assurda fortuna nello sconfiggermi sempre. Eppure era ovvio che ero più bravo io: insomma, arrivavo sempre per primo nei posti! Facevo tutto per primo. Lui si limitava a copiarmi.

Comunque, finalmente ho sconfitto la Lega Pokémon. E quale non è stato il mio stupore, quando me lo sono visto davanti anche lì? Maledetto copione.

È per questa sua mania di copiarmi che non riesco a capacitarmi che abbia vinto. Non era giusto. Insomma, lui arrivava sempre secondo ovunque, accontentandosi di camminare nel mio solco... eppure ha vinto. È diventato il nuovo Campione. E mi sarei anche adattato all'idea, dopotutto... se non fosse arrivato mio nonno a farmi una ramanzina. Non bastava l'essere stato probabilmente il Campione rimasto in carica per meno tempo nella storia della Lega Pokémon, ma mio nonno mi ha anche ammonito dicendo che avevo perso perché non avevo trattato i miei Pokémon con fiducia e amore. Dopodiché ha scortato Rosso in Sala d'Onore e io sono rimasto qui, senza più nessuna possibilità di redimermi.

Solo.

Dopo le parole di mio nonno, è evidente che c'è qualcosa che non va, ma cosa? Vorrei tanto capire almeno dov'è che ho sbagliato, perché ho perso, cos'è che ha Rosso più di me... Eppure mi sento bloccato, come se non potessi andare più da nessuna parte. Anzitutto, non posso uscire, ma questo sarebbe un elemento trascurabile, se solo potessi capire qual è veramente il mio problema, quello cui evidentemente si riferiva mio nonno, e come porvi rimedio.

Ah, un'altra cosa strana. Come ho già detto, ogni tanto Rosso torna a sfidarmi e a sconfiggermi (sempre con quel puerile topo giallo). E ogni volta arriva anche mio nonno. E la scena è esattamente la stessa ogni volta. Beh, anche questo è strano, no? Ogni volta vorrei aver capito qual è il problema, vorrei guardare mio nonno negli occhi e rassicurarlo, dirgli che ho compreso qual è stato il mio errore, dirgli che non lo commetterò mai più, che sono cresciuto, finalmente. Ma in realtà, continuo a non capire, a non poter fare niente per migliorare la persona che sono.

Ho la vaga sensazione che il mio destino sia quello di rimanere per sempre un bambino di dieci anni incapace di comprendere dove ha sbagliato, senza possibilità di redenzione.

Ora capite perché dico che il mio più grande problema è quello di non aver modo di capire qual è il mio problema?

   
 
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