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Autore: Cyber Witch    16/09/2014    7 recensioni
- Sono ombre, nessuno sa perché facciano quello che fanno. Uccidono, divorano, urlano. Ogni notte scavalcano le mura, i cespugli di artemisia non servono per tenerli lontani da qua, ma almeno non li fanno entrare nelle case. Per questo nessuno esce. -
-
Proprio dietro di te.
Genere: Dark, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga, Videogioco
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Behind
- C’è sempre qualcuno dietro di te -





 



Mi ero appena trasferita a Fortebrezza, nella regione di Unima. Avevo finito gli studi all’Università di Austropoli e avevo ben pensato di fare una vacanza in una villetta sfitta da un po’ di anni.
Lì per lì mi era sembrata molto conveniente, vicino al centro Pokémon e al Pokémon Market, insomma, un affarone.
Mi accorsi solo dopo che c’era tanto da sistemare. Alcune assi del parquet erano divelte e i cardini delle persiane cigolavano, ma con un po’ di olio di gomito sarei riuscita a sistemarla per bene.
Avevo dalla mia parte anche l’aiuto di Espeon, che mi accompagnava da quando ancora era un Eevee.
Mi sentivo tranquilla, a Fortebrezza i giorni trascorrevano lenti, inframmezzati soltanto dalle mie uscite per raggiungere Spiraria con la corriera che arrivava ogni sabato.
Non facevo caso alla strana abitudine che avevano tutti gli abitanti della piccola cittadina: appena calato il sole nessuno usciva più.
Ero a conoscenza della leggenda riguardante il mostro nella Fossa Gigante e che tutti i cittadini temevano, ma se solo fossero stati più aggiornati avrebbero anche saputo che il famigerato mostro era Kyurem, la cui ira era stata placata.
Pensavo fosse solamente una consuetudine così radicata nelle loro menti che farne a meno fosse diventato difficile, magari non pensavano nemmeno più al mostro.
Inutile dire che avevo ragione. Chiesi all’anziana che viveva sopra i bastioni delucidazioni, sembrava sapere tutto.
« Devi sapere, – mi disse – che ormai quello che temiamo non ha più un volto. » mi rispose con quella sua voce gracchiante e le mani scosse da tremori.
Spalancai gli occhi, sorseggiando il the che mi aveva offerto.
« Cosa intende dire? » chiesi dubbiosa.
« La memoria di ciò che erano è stata sepolta sotto cumoli di cadaveri, cara. Nessuno ne vuole parlare, qua a Fortebrezza. Faresti meglio a seguire i nostri consigli, persino il tuo Espeon l’ha notato. » rispose, sospirando.
« Cadaveri? Non ho mai sentito parlare di cadaveri, da nessuna parte! » sbottai. Quella vecchia mi stava raccontando un sacco di frottole.
« Nessuno te ne ha mai parlato perché tu non l’hai mai chiesto, cara. »
Quell’ostinarsi a chiamarmi “cara”, la voce gentile e a tratti preoccupata mi faceva sentire sempre peggio. L’inquietudine saliva dentro me, facendo accelerare il battito del mio cuore.
« Allora lo chiedo a lei: da cosa vi nascondete? » mi avvicinai con la sedia al tavolo al quale eravamo sedute, scrutandola negli occhi malati e stanchi.
Sospirò guardando all’infuori della finestra.
« Sono ombre, nessuno sa perché facciano quello che fanno. Uccidono, divorano, urlano. Ogni notte scavalcano le mura, i cespugli di artemisia* non servono per tenerli lontani da qua, ma almeno non li fanno entrare nelle case. Per questo nessuno esce. » mormorò.
« Mio figlio era proprio come te. Non lo voleva capire, non accettava il fatto di essere rinchiuso in casa. Sette giorni dopo seppellimmo il suo cadavere dilaniato dai Mightyena. » le sue mani tremarono più forte, i suoi occhi si abbassarono.
« Non uscire di notte, se non vuoi morire. » mi intimò.
Annuii sconvolta, alzandomi dalla sedia. Ringraziai e mi allontanai dalla casa, seguita da Espeon.
Non credevo ancora a quello che mi aveva detto la vecchia, mi sembrava impossibile.
Avevo sentito parlare di Haunter selvatici che attaccavano umani, ma erano casi isolati e (soprattutto) per causa degli ultimi che si avventuravano nei loro territori. Nessun caso di omicidio, tuttavia.
Mi richiusi dietro la porta, osservando Espeon che saliva sopra il divano e si accoccolava fra i cuscini.
Il sole iniziava a calare, così chiusi la porta a chiave, subito dopo seguirono le finestre.
Non riuscivo a togliermi quella sensazione di dosso.
Decisi di saltare cena, non sarei riuscita a mangiare niente. Mi sedetti sulla poltrona proprio davanti al divano su cui risposava Espeon, non volevo disturbarlo.
Sospirai e chiusi gli occhi, in lontananza (come avvolta da uno strato di ovatta) sentivo le campane che suonavano per avvertire gli abitanti di rientrare a casa.
Uccidono, divorano, urlano.
Quelle tre parole mi ritornarono in mente. Aprì di scatto gli occhi, portandomi una mano alla gola.
Uccidono.
Il respiro iniziava a mancarmi. Espeon alzò gli occhi verso di me, piegando la testa preoccupato.
Sentì bussare alla finestra e quando girai il volto vidi un Gothitelle dal sorriso aperto. Gli occhi spalancati e arrossati, che piangevano**. Sbattei le palpebre e il Pokémon era già scomparso.
Espeon continuava a fissarmi mi seguiva con lo sguardo.
Divorano.
La frenesia era talmente tanta che non riuscivo a stare ferma, avanti ed indietro per l’intera casa, osservai i coltelli da cucina risplendere alla luce artificiale. Ansimai, deglutii, ansimai di nuovo.
Nulla sarebbe servito a farmi calmare, non in quello stato.
Espeon che ancora mi seguiva con lo sguardo, non staccando quegli occhi viola e grandi da me.
Urlano.
Ancora il bussare alla finestra, lo stesso Gothitelle che mi osservava piangendo.
« Cosa vuoi!? » gridai, portandomi le mani ai capelli.
« Cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo? Cosa vi ho fatto? » singhiozzai cadendo sulle ginocchia.
Perché? Perché? Cosa diavolo stava succedendo?
Sepolta sotto cumoli di cadaveri.
Cosa diavolo voleva quella vecchia? I mostri non esistono, i Pokémon non uccidono per divertimento.
Non volevo più stare in quella città, eppure il monito della vecchia ancora mi risuonava nelle orecchie.
Non dovevo uscire, dovevo rimanere in casa. Sarei sopravvissuta e poi me ne sarei andata via per sempre, sarei tornata ad Austropoli ed avrei vissuto tranquillamente.
Mi alzai dal pavimento e mi trascinai in cucina, Espeon che mi precedeva, alle volte si guardava sopra la spalla per controllarmi.
« Adesso va meglio, piccolino, tutto andrà per il meglio... » sussurrai sedendomi di nuovo sulla poltrona. Allungai le gambe e sospirai. Mi portai l’avambraccio a coprire gli occhi, alcune lacrime che scendevano ancora.
Avevo avuto un crollo, tutto qua. Poteva capitare, lo stress dell’università si era accumulato e la storia della vecchia aveva semplicemente fatto traboccare il vaso. Quando riaprii gli occhi la vista mi si era offuscata.
Il Pokémon era ancora davanti a me, seduto con la testa inclinata a sinistra.
Mi guardava incessantemente. Gli sorrisi.
« Va tutto bene, adesso andiamo a dormire, okay? » gli chiesi alzandomi. Mi rispose strusciandosi sulle gambe.
Mi cambiai in fretta, non avevo voglia di prepararmi per bene. Mi misi il pigiama senza nemmeno rendermi conto di quel che facevo, come mossa da fili invisibili nelle mani di qualcuno.
Poggiai la testa sopra il morbido cuscino e osservai Espeon salire sul letto e sedersi di fronte alla mia faccia.
La luce dell’abat–jour faceva risplendere la gemma rossa che aveva incastonata in fronte.
« Come mai continui ad osservarmi, eh? » gli chiesi curiosa. Pensavo fosse solo preoccupazione nei miei confronti, ma quando vidi che continuava a seguirmi così costantemente mi venne un dubbio.
Mi alzai su un gomito e lo guardai negli occhi.
Non osservava me.
Non mi stava guardando.
Uccidono, divorano, urlano.
Guardava dietro di me.
Uccidono.
Trattenni il respiro.
Divorano.
Deglutii.
Urlano.
Mi girai.


















 

*Artemisia: pianta che serve per allontanare spiriti malvagi.
** Gothitelle in questo caso ricopre il ruolo della Banshee.






.:.Cyber-spazio.:.
Ho ritrovato la mia vena creativa, e ho scritto questo qua.
Non so se si possa definire horror, io ci ho provato. Spero di essere riuscita almeno a farvi venire un brivido.
Credo che quello che abbia fatto sia il più grande cliffhanger che potessi fare, soprattutto considerando che non ci sarà un seguito. Lascio a voi l’interpretazione della fine. Io non voglio dire niente, anche se ovviamente so ciò che è successo. Questo, però, non ve lo dirò mai *perché, in realtà, non so quello che è successo*.
Quindi... niente, è “tardi” sarete stanchi, perché non farvi avere un po’ di incubi? Non credo che funzionerà, ma tentar non nuoce.
Guardate due volte sotto il letto e tre dentro gli armadi prima di andare a dormire, i mostri esistono.
Un inchino,
Caprico. (ora Cy)






 
  
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