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Autore: NightWatcher96    17/09/2014    5 recensioni
Stiamo aspettando qui fuori da un tempo indeterminato, ormai. Tutti condividiamo lo stesso sentimento, la stessa idea: sperare in bene per te, piccolo fratellino.
Buffo quanto mi stia mancando la tua voce allegra e talvolta un po' fastidiosa, capace di riempire una casa intera. Continuo a pensare a te, guardando ogni momento le bianche porte della sala operatoria, sperando che il tuo nuovo cuoricino funzioni.
Avrei voluto darti il mio, ma so che io non sarei più stato al tuo fianco e tu avresti sofferto ancora più atrocemente di settimane... o anni, addietro.
Mi ritornano in mente vividi ricordi, scolpiti indelebili nel mio cuore...
Fluff. TMNT 2012
Genere: Avventura, Drammatico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Angolo del Furia Buia

Ehilà, dudette! Sono appena tornata dall'ospedale dalla mia cara amica Kitty che non appena le ho detto di tutti voi, mi ha letteralmente pregata (quasi staccandomi le braccia!) a scrivere sempre e completare le mie storie... ringrazia e abbraccia la mia cara Onee-San LaraPink777, le mie Imooto-San Conn, CartoonKeeper8, CatWarrior e una dolcissima ragazza chiamata DornishDirewolf, alla simpatica LisaBelle_99 e infine, ma non meno importante, I LOVE RAPH!
Katia vi ringrazia tutti quanti, tanto che abbiamo scritto insieme questo capitolo! :) Enjoy!

P.S. LaraPink777 avevi ragione tu! Sia tu sia io facciamo passare proprio tragedie a Mikey! Muahahhaha!



........


Anni successivi...
 

Avevamo quasi raggiunto il settimo anno d'età e... sia per me sia per Donnie c'era un fattore che dovevamo assolutamente prendere in considerazione. Eravamo leggermente a un peso maggiore rispetto al normale e a furia di mangiare di nascosto e di notte, nonostante i divieti del maestro, i nostri corpi ci avevano ringraziato in un modo comune chiamato "grasso al girovita".

E la cosa peggiore era che, essendo bambini, non capivamo il pericolo del sovrappeso infantile, visto che i nostri cervelli erano presi da cioccolato e merendine, che il sensei cercava sempre di nasconderci. Ma noi trovavamo sempre i gustosi e calorici dolcetti dappertutto!

A quanto pare, solo Leonardo si era accorto della grave situazione che avvolgeva Michelangelo, che stava diventando un bambino mite, introverso e qualche volta così silenzioso da farci spaventare.

Il nostro Otouto di anni quattro aveva cominciato a sentirsi male ogni qualvolta che provava ad allenarsi con noi e a soffrire maggiormente quando gli veniva gentilmente proposto di provare a starci semplicemente a guardare. Non era facile per lui, piccolo sognatore di mondi eroici e straziava vederlo a volte in lacrime.

Essendo ancora piccolo, qualche volta il sensei lo riusciva a distrarre con una leggera ginnastica isometrica che rilassava il corpo e non gravava sul muscolo cardiaco.
Una notte, in cui la mia fame era implacabile, mi capitò di raggiungere la cucina e di ritrovarmi testimone di una piccola chiacchieratina tra fratello-fratellino e, ovviamente curioso, ascoltai il tutto appiattito alla parete esterna, mentre qualcosa cresceva in me.

Leo e Mikey sedevano insieme al tavolo, accoccolati insieme dolcemente in una coperta gialla.

-Leo, io ho paura- disse Mikey.

-Non devi, Otouto- rispose Leo, accarezzandogli la testolina.

Nostro fratello in blu era già molto maturo per la sua età e qualche volta preferivamo farci dare qualche consiglio da lui anziché andare dal sensei.

-Domani potrò allenarmi con voi? Non voglio stare a letto!-.

Il maestro ci aveva più volte chiesto di essere premurosi con Mikey, facendolo felice con qualche gioco in compagnia o fargli dei complimenti anche per qualche scarabocchio incredibilmente artistico ma mai farlo stressare. Il cuore del nostro Otouto era troppo a rischio.

-Mikey, sai che non puoi. Anche se mi fa male tenerti in un angolino, è giusto che sia così- rispose Leo, sospirando pesantemente.

-Ma... io non posso nemmeno giocare a palla!-.

Mentre ascoltavo in silenzio, con le lacrime brucianti negli occhi nel sentire quella vocina così angelica intrisa di dolore e sofferenza, catturai un lampo nocciola appiattirsi esattamente sul resto della parete esterna della cucina, interrotta dalla porta con la solita tendina salmone. Era Donnie, con quella sua ciccetta da eliminare!

Una parola, a dire il vero! Era troppo bello mangiare... ma non tanto piacevole vedere la lancetta della bilancia salire verso numeri troppo alti per la nostra età.

Ben presto sentimmo un leggero singhiozzo: Mikey aveva ceduto alle lacrime e le lasciava fluire sul petto di Leo, che guardava nella nostra direzione, attraverso il rossore calmo di una candela poggiata sul tavolo della cucina. Aveva percepito la nostra aura e ci chiedeva di raggiungerlo per offrire conforto fraterno al piccolo Mikey, che singhiozzava con maggior impeto.

-Mikey, non fare così- aggiunse morbido Donnie, con voce incrinata. -Rischi di rimanere senza fiato, come l'ultima volta e poi tossisci sangue!-.

L'ultima volta... già, una settimana fa, a dire il vero. Mikey era caduto in bagno e aveva cominciato a piangere più per paura che per dolore al ginocchio sbucciato. Il sensei sbiancò nel vederlo ansimante, senza smettere di gridare e il suo cuore affondò nel panico nel ritrovare Mikey raggomitolato a pallina, tossendo un liquido familiare chiamato sangue. Di corsa in ospedale, avevamo aggiunto la nuova nota nel libro delle malattie cardiache e cioè che anche le crisi di pianto avrebbero danneggiato il cuore.

Mikey tirò su con il naso, tremando al ricordo del sapore ferroso nella sua bocca e smise di piangere, rimanendo abbracciato strettamente a Leo, scodinzolando velocemente la piccola codina. Voleva coccole, allora!

-Ti va un mandarino?- chiese Leo. -Ti faranno bene e in più allontanano il raffreddore-.

Quante cose che sapeva! Ma niente a che vedere con il sapere sconcertato di Donnie che aveva iniziato a leggere libri di chimica al quarto anno e mezzo di età, sorprendendo tutti quanti. Eppure non riusciva a capire di doversi mettere necessariamente a dieta.

-Aspetta, Donnie, mi stai schiacciando la gamba!- fece Leo.

Mio fratello gli si era seduto sopra e corrucciando la fronte, odiando riferimenti sul suo girovita largo, lo aveva spinto insensatamente dalla sedia, trascinandosi perfino Mikey che era sprofondato nuovamente nelle lacrime.

-Scemo!- esclamò Leo. -Mikey, stai bene?-.

Il mio fratellino era piombato di petto sul pavimento ma almeno si era rialzato tremante... anche se i suoi occhioni gonfi ci ricordavano un'altra sfuriata di lacrime.
Tornato in sé, Donnie si inginocchiò letteralmente davanti a Mikey, implorando il suo perdono e intontito, il mio fratellino si lasciò semplicemente abbracciare e baciare la punta del naso con fare tenero.

-Mi dispiace, piccolino! Sai che mi salta la mosca al naso quando mi si ricorda che sono un falso magro- ammise con occhi lucenti.

-Non per essere scortese, ma voi due dovreste necessariamente mettervi a dieta- ci ricordò Leonardo. -E non serve a nulla arrabbiarsi e spintonare. Donnie, siamo in famiglia e ci si aiuta-.

Mio fratello nerd sospirò amaramente, prendendo in braccio Mikey che aveva smesso di tremare e adesso, mordicchiandosi le sue manine, stava nuovamente scodinzolando teneramente, con felicità!

-Donnie è forte!- disse.

A dire il vero, nemmeno a me piaceva ritrovarmi braccia un po' troppo spesse, pancia che creava piccole increspature contro la cintura o un po' d'affanno in più per semplici corsette. Sapevo che avrei dovuto perdere i miei dieci chili di troppo ma non volevo proprio dire addio alle merendine al cioccolato. Io le adoravo.

Donnie era la mia stessa cosa, solo che lui aveva un girovita molto più largo che aveva bisogno di pantaloni allargati o cinture più lunghe per contenere anche il guscio. E lui, sapendo che aveva più chili di me, si imbestialiva, tirando oggetti al primo che gli ricordava di essere grasso.

Fortuna che Mikey se la stava ridendo, visto che Donnie gli stava accarezzando il piccolo pantaloncino bianco a mutandina con fare tenero. Era un altro punto debole!

-Raphie!- mi chiamò, protendendo le manine.

-Eccomi, eccomi!- esclamai, afferrandogliele per muoverle su e giù, canticchiando una canzoncina in giapponese che amavamo.

Mikey era incredibilmente intonato e aveva un timbro angelico e cristallino che avrebbe potuto far invidia anche al miglior prodigio infantile canoro. La nostra era un harmony perfetta tanto che si guadagnò perfino un balletto.

In verità, non lo era. Si trattavano di kata lenti, mossi a tempo della melodia, che miravano alla coordinazione perfetta di ogni singolo passo.
 

Flesso il ginocchio, piccolo salto, braccio avanti. Ma dai? Cosa fai? E tu sei un ninja della foresta? E non hai concentrazione nella testa? Dai, abbassati e schiva: la tua strada va in salita. Gira a destra e stai fermo un secondo: nel tuo mondo viaggerai e un calcio tirerai a un nemico che davanti a te sta. Un altro pugno, salto indietro, un avanti e guardia attenta: ehi, dai! Con il cuore che fermenta e il ninja in te che tormenta per uscire, non fermarti ed esegui, perché sol così il nemico a terra cadrà, con un sonoro "BOOYAKASHA"!
 

Mikey gridò l'ultima parola, saltellando felicemente intorno a me e tornò da Leo che, nel frattempo, gli aveva sbucciato il mandarino e lo stava imboccando teneramente. Non aveva sbagliato nemmeno un passo!

-Booyakasha! Booyakasha!- continuava a ripetere.

Un piccolo rumore alle nostre spalle. Un battito leggero di mani.

Il maestro Splinter era giunto dopo aver sentito il pianto di Mikey, scattando fuori dalla sua meditazione, intento a intervenire e soprattutto cercare di capire come mai ci fosse una luce accesa in cucina verso le 24:30! Ma, dopo averci visto che si consolavamo a vicenda e la piccola canzoncina finale, aveva preferito non intervenire, non volendo interrompere quel dolce momento.

-Papà?- esclamammo all'unisono, un po' incerti.

Magari avrebbe potuto punirci per aver fatto un baccano pazzesco nel cuore della notte o forse semplicemente abbracciare, così, giusto per farci sentire al grado massimo del suo volerci bene.

-Ci dispiace averti svegliato, maestro Splinter- mormorò piano Leo, tenendo il capo abbassato ma gli occhi rivolti a lui.

Il sensei si inginocchiò accanto a noi, abbracciandoci fortemente, avendo cura di tenere Mikey al centro di tutti noi. Ci sentivamo davvero molto bene a stare così, premuti insieme.

-Papà, abbiamo resistito alla fame!- esclamò raggiante Donnie, guardandosi la pancia sporgente. -Non voglio più essere grasso! Non è bello!-.

-Già! E credo che potremmo anche ritrovarci con delle carie nei denti!- mi aggregai, mentre Mikey mi abbracciò sulla pancia, facendomi sentire un po' imbarazzato.

-Raphie cuscino!- ammise con dolcezza.

Era questo il motivo principale del perché non avrei voluto cancellare la mia pancetta "da birra"; Mikey mi si accoccolava sempre su, facendomi sentire in un roseo piacere di compagnia e lui, a sua volta, era protetto. Però esteticamente mi detestavo. Gambe grosse, braccia grasse e pancia sporgente non era il massimo!

-Non per molto, Mikey. Voglio dimagrire- dissi con fermezza.

Il mio Otouto mi guardò confuso ma poi iniziò a tossire con impeto crescente, tenendoci con il fiato sospeso. Eravamo tutti allibiti di vederlo lottare per riprendere fiato e non crollare in ginocchio per i tremori delle gambe. Era sbiancato di colpo e la felicità non era che un ricordo sulla sua bocca nascosta dietro alle mani, dove, ben presto, iniziò a delinearsi un rivolo sottile di un bordeaux caldo.

-Leonardo, prendimi un bicchiere d'acqua! Donatello, tu, portami le medicine di Michelangelo. Raphael, rimani con tuo fratello mentre io vado a prendere l'inalatore!- ordinò il sensei, rapido e frettoloso.

Annuimmo come soldati e presto ci dividemmo. Leonardo si fiondò al lavello per riempire il biberon di Michelangelo (che usava ancora in questi casi), mentre io lo tenevo abbracciato al mio petto, sperando che quella tosse maledetta si sarebbe presto placata.

Senza medicine, il mio fratellino era come una piuma nella morsa del turbine aspirante di un aspirapolvere: senza chance di vivere. E vederlo assumere dosi sempre più ingenti di pasticche, iniezioni che spesso gli annerivano a tratti la pelle sotto forma di lividi, era peggio di qualsiasi stoccarellata sulle braccia.

-Eccoci!- esclamò Donnie, in possesso di due flaconi di medicinali.

Mikey aveva ripreso a piangere, aggrappandosi a me, che lo porsi al sensei che a sua volta lo mise coricato su un cuscino che aveva portato dalla sua camera, dove giaceva l'inalatore (visto che non voleva che lo scambiassimo per un giocattolo) e iniziò a sciogliere nell'acqua due piccole pastiglie bianche che fecero un'effervescenza istantanea.

-Bevi, figlio mio-.

Mikey, lottando ancora fra colpi di tosse ferrosa che andarono a depositarsi sul suo piccolo maglioncino arancione, voltò la testa dall'altra parte, consapevole del saporaccio schifoso di quei medicinali.

-E' importante, bambino mio. Fa uno sforzo- implorò il maestro, avvicinandogli il biberon alle labbra, mentre lo teneva rialzato nella piegatura del braccio.

Nulla. Otouto era irremovibile e preferiva soffocare piuttosto che bere. Così, noi tre iniziammo a fargli delle moine, in modo da distrarlo e permettere al maestro di spingergli in bocca il succhiotto del biberon. Mikey iniziò a succhiare meccanicamente e bevve tutto il contenuto, mantenendo un viso disgustato.

Attendemmo qualche secondo e Leonardo corse nella cameretta di Mikey per prendere un maglione pulito e una canottierina bianca, consegnandola poi al sensei che ringraziò con una strofinatina sul cranio.

Cambiò Mikey che mezzo addormentato, drogato da quelle medicine, si appisolò giusto fra le braccia del maestro che, per precauzione lo mise a dormire con sé...

 
  
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