Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: magixludo    19/09/2014    6 recensioni
La principessa più piccola di Arendelle, Anna, festeggia il suo decimo compleanno in compagnia dei suoi genitori; però c’è qualcuno di molto importante per lei che le manca molto, sua sorella Elsa.
Riuscirà un regalo molto speciale a far tornare il sorriso sul volto della giovane principessina e a trasformare una “giornata bellissima” in una “giornata perfetta”?
Leggete questa storia per scoprirlo…
*****
Anna era molto affamata e quella lunga tavolata non contribuiva certo a farle diminuire l’acquolina in bocca, eppure ci fu un particolare che stonava con la bolla di felicità che i suoi le avevano creato e che la principessa golosona non poté fare a meno di notare.
«Dov’è Elsa?»
La tavola aveva solo tre posti apparecchiati.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna, Elsa, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Buon decimo compleaanno!


Buon decimo compleanno, Anna!


 

«Principessa Anna, è già sveglia oppure dorme ancora?» domandò la soave voce della regina di Arendelle.

Anna si rivoltò nel letto, aggrovigliandosi ancora di più nelle coperte, e rispose: «Ma certo che sono sveglia…» aveva la voce impastata dal sonno.

«Perfetto allora, perché non volevo disturbarti il giorno del tuo compleanno.»

«È il mio compleanno?» chiese la vocina eccitata della giovane principessina, poi, sebbene non fosse arrivata alcuna risposta, esclamò ad alta voce: «È il mio compleanno!»

Saltò giù dal letto e corse ad aprire la porta della camera alla madre; la donna osservò gli occhi vispi della figlia ancora un po’ assonnati e la matassa indomabile che aveva in testa al posto dei capelli, se voleva riuscire a sistemarla in tempo per la colazione doveva iniziare subito; di solito a occuparsi di Anna la mattina era una delle domestiche, ma quello era un giorno importante e voleva trascorrerlo interamente con sua figlia, visto che normalmente le questioni del regno tenevano sia lei che suo marito impegnati e lontani dalla figlia.

Alla fine, dopo soli quaranta minuti, Anna era lavata, vestita e pettinata. La principessina indossava un nuovo abito rosa, regalo dei genitori, e la madre era riuscita a sistemarle i capelli acconciandoli in due codini. La regina guardò sua figlia che girava vorticosamente su sé stessa per ammirare l’ampia ruota che le creava intorno il vestito e sorrise soddisfatta per il suo lavoro.

«Bene, ora andiamo, tuo padre ci sta aspettando» disse la donna mettendo una mano sulla spalla della bimba e accompagnandola fuori dalla camera, facendole strada verso la sala della colazione. Anna seguì la madre lungo le scale e una volta arrivata nella sala sedette a capotavola, per concessione di suo padre. Dopo essersi accomodata Anna osservò il tavolo imbandito delle leccornie che lei più amava.

«Sono state preparate apposta per te dallo chef di corte sotto nostro preciso ordine» disse la regina; di solito non avevano modo di fare colazione insieme e per essere più rapidi si accontentavano di poco, ma quel giorno bisognava festeggiare. Il re si affrettò a dare ragione a sua moglie e fece i complimenti alla figlia per come le stava bene indosso il nuovo vestito.

Anna era molto affamata e quella lunga tavolata non contribuiva certo a farle diminuire l’acquolina in bocca, eppure ci fu un particolare che stonava con la bolla di felicità che i suoi le avevano creato e che la principessa golosona non poté fare a meno di notare.

«Dov’è Elsa?» 

La tavola aveva solo tre posti apparecchiati.

Anna aveva fatto quella domanda piena di speranza, ma, da come i suoi genitori si affrettarono a cambiare argomento proponendole di assaggiare questa o quella pietanza, capì che la risposta era esattamente quella che aveva immaginato, la stessa che riceveva già da alcuni anni ormai, sempre uguale: Elsa era chiusa nella sua camera. 

 

Anna aveva passato una bella giornata con i suoi genitori, ma il Sole era tramontato ed era giunto per lei il momento di andare a dormire; i suoi genitori dovevano sbrigare alcune pratiche che avevano rimandato per tutto il giorno ma che a quel punto erano diventate improrogabili e la avevano augurato la buona notte con un bacio sulla fronte, poi le avevano detto di andare in camera sua, mentre loro si dirigevano verso la sala del trono.

Anna aveva obbedito diligentemente e si era diretta un po’ mesta verso la sua camera; era stata una giornata bellissima, ma non perfetta. Finì di salire le scale e arrivò al corridoi che collegava le due camere, grande fu la sua sorpresa quando vide…

«Elsa!» Anna chiamò a gran voce la sorella, non riusciva a credere di vederla fuori dalla sua stanza. Elsa si immobilizzò di colpo, neanche fosse stata scoperta a fare qualcosa di male, e se Anna fosse stata un’osservatrice più attenta avrebbe potuto scorgere anche una punta di terrore nei suoi occhi, ma era troppo presa dalla gioia di rivedere la sorella per accorgersi di certi dettagli.

Elsa aveva una mano guantata sulla maniglia, e la porta era socchiusa, Anna doveva agire in fretta se non voleva che se ne andasse di nuovo.

«Elsa, guarda, ti piace il mio nuovo vestito? Me l’hanno regalato mamma e papà!» e dicendo questo Anna eseguì una giravolta affinché la sorella potesse ammirarla. Elsa però sembrò prestare più attenzione al pavimento e d’un tratto sembrò avere fretta: «Sì, Anna, stai benissimo» disse senza neanche guardarla «ora devo andare» ed entrò nella sua stanza chiudendosi la porta alle spalle.

Anna rimase immobile, guardò il pavimento cercando di capire cosa fosse successo a Elsa, ma non c’era niente, solo… ghiaccio? Vicino alla porta di Elsa, il pavimento scintillava come fosse ghiacciato; Anna si avvicinò per studiarlo con più attenzione, ma era solo acqua. La bambina si rialzò e poi si rese conto di una cosa ancora più importante che le fece salire le lacrime agli occhi.

«Elsa…» Anna sentì la voce tremare e le lacrime premere per uscire mentre guardava la porta chiusa «…non mi hai neanche detto “buon compleanno”…»

La bimba si diresse triste verso la sua meta cercando di asciugarsi le lacrime; in fondo, negli ultimi anni, quella era diventata sempre la stessa storia.

Se Anna si fosse voltata avrebbe visto la porta della camera della sorella che si socchiudeva leggermente; ma non si voltò.

Anna aprì la porta ed entrò nella sua stanza solitaria, pronta a indossare la camicia da notte e andare a letto, e invece rimase bloccata in mezzo alla stanza, sorpresa da quello che vedeva: vicino al suo letto, illuminato dai raggi della Luna piena c’era… un pupazzo di neve! Era bellissimo, ed era fatto solo di neve e ghiaccio, infatti al posto dei legnetti per le braccia o della carota per il naso c’erano dei pezzi di ghiaccio trasparenti, modellati però affinché avessero la forma giusta; Anna si domandò quale sculture fosse stato capace di tanto, neanche i più esperti tagliaghiaccio delle montagne che ogni tanto passavano a palazzo si erano mai dimostrati in grado di tale prodezza. Anna lanciò un urlo di gioia, probabilmente avrebbe dovuto chiamare i suoi genitori e ringraziarli per  quello straordinario regalo, perché solo loro avrebbero potuto farlo, però in quel momento voleva solo abbracciare il suo nuovo amico.

«Ti chiamerò… Olaf!» la scelta del nome era stata rapida e istintiva anche perché le riportava alla mente solo ricordi belli, era talmente felice della sua scelta e non si accorse neanche che stava urlando.

«Tu sei Olaf e ami i caldo abbracci!» affermò la giovane principessina  stringendolo forte.

«Tu sei Olaf, io sono Anna, e noi due saremo amici per sempre!» la bambina sorrise continuando ad abbracciare il pupazzo.
 


Elsa aveva sentito gli urli gioiosi della sorella e tutto quello che aveva detto al pupazzo, come il suo desiderio di restare con lui per sempre; Elsa lo sapeva che non sarebbe stato possibile, un giorno al massimo e si sarebbe sciolto, però di certo non sarebbe stata lei a darle la brutta notizia. 

Tese l’orecchio ma non sentì alcun suono: Anna non parlava più, probabilmente era andata a dormire, abbracciata stretta stretta al suo nuovo amico. La maggiore delle due sorelle era soddisfatta per averla resa felice, aveva sempre voluto fare un altro pupazzo di neve con lei però non poteva, suo padre e sua madre erano stati chiari su questo punto, e quel piccolo regalo era tutto ciò che aveva potuto fare, di nascosto ai suoi genitori. Aveva rischiato molto lasciando la sua camera quando nessuno guardava, aveva avuto paura quando era entrata nella stanza di Anna, terrore di ghiacciare tutto e di farle di nuovo male, ma poi il suo amore verso la sorella e il suo desiderio di renderla felice avevano prevalso ed era riuscita a creare solo Olaf, senza fare altri danni; non aveva con sé né i legnetti per le braccia, né la carota per il naso (perché la sua era stata una decisione improvvisa senza alcuna premeditazione) e si era dovuta arrangiare, usando solo il suo ghiaccio. Alla fine era andato tutto bene, però non poteva rischiare problemi in futuro, quindi sarebbe dovuta restare nella sua camera e tenere sempre i guanti.

Mormorò tra i denti «Buon decimo compleanno, Anna» e richiuse la porta.
 

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Angolo autrice: 

Salve e grazie a chiunque abbia letto fino in fondo questa breve One-Shot (1345 parole), che io quasi quasi vedo più come una Flash-Fic. Non è proprio uno dei miei lavori migliori, ma questo perché non ho avuto modo di rivederlo per benino, ma in fondo mi piace com’è venuto e il significato che ha.

Non ho idea di quando Anna compia gli anni, io ho scelto per oggi – a metà tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno –. Elsa alla fine non ha un cuore così di ghiaccio e le ha fatto il pupazzo di neve, che probabilmente si è sciolto il giorno dopo, ma in fondo Anna doveva pure imparare che i pupazzi di neve si sciolgo d’“estate”, come però evita di dire a Olaf nel film.

Se la storia vi è piaciuta e volete lasciare recensioni saranno bene accette, se non vi è piaciuta e volete spiegare il perché ve ne sarò lieta ugualmente.

~ Ludo.
 

Dedica:

Dedico questa storiella a mia sorella, che non si chiama Anna ma è uguale a lei: allegra, dolce, golosona e, a volte, rompiscatole (specialmente quando mi sveglia alle due di notte per chiedermi di andare a fare un pupazzo di neve).

 

«Buon decimo compleanno, Mati!»

  
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