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Autore: Stephanie86    21/09/2014    7 recensioni
[Post!Allegiant]
Alcune persone che hanno conosciuto e amato Tris pensano a lei in momenti diversi.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Caleb Prior, Cara, Christina, Four/Quattro (Tobias)
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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My thoughts are with you”

 

 

 

Amar.

George appoggia una mano sulla mia nuca e mi attira a sé per baciarmi. Con la coda dell’occhio vedo delle persone che ci fissano, ma non me ne curo. Sono passati i tempi in cui una relazione come la nostra non era incoraggiata perché non avrebbe permesso la... produzione di un patrimonio genetico puro.

- Hai cambiato dopobarba? – mi domanda George Wu, staccandosi.

- Sì, perché, non ti piace?

- No. È buono. Lo preferisco all’altro.

“Non devi preoccuparti per me. Non sono ossessionata dalla necessità di produrre geni più forti”.

“Grazie”.

Chissà perché mi viene in mente proprio ora, questa conversazione. Chissà perché mi vieni in mente, Tris.

Non ti ho conosciuta così bene, eppure ho avuto modo di apprezzarti. Più o meno dal primo istante.

Sono trascorsi due anni dalla tua morte, ormai, ma la tua presenza è ancora forte. In Quattro e non solo in lui.

“E così tu e Tobias eravate buoni amici?”.

“Non direi che eravamo buoni amici. Almeno non quanto avrei voluto io”.

Non ti ci è voluto molto per capire, eh?

“Ti... piaceva?”

Molto intuitiva. Complimenti, Tris. Anche per questo mi sei piaciuta. Non solo perché avevi reso felice Tobias, ma anche perché potevo fidarmi di te. Non hai avuto nessuna difficoltà nell’accettare la mia relazione con George Wu. Non eri intaccata dai pregiudizi. Le nostre... divergenze di opinioni riguardanti i GD e i GP non contavano. Mi hai fatto subito intendere che potevo contare su una come te, anche se eri appena arrivata, anche se eri arrabbiata perché il tuo mondo era crollato.

Eri intrepida, Tris. Eri bella. Eri forte. Eri coraggiosa. Eri testarda. Poco importa se non abbiamo avuto modo di approfondire la conoscenza.

Eri tu. Eri pura.

Eri.

Appunto. Eri.

“Non devi preoccuparti per me. Non sono ossessionata dalla necessità di produrre geni più forti”.

Neanch’io. Basta con questa storia dei geni più forti!

“Grazie”.

- Andiamo, Amar? – domanda George Wu. È da un po’ che mi sta parlando, ma mi sono distratto, ovviamente.

- Sì. Andiamo.

 

***

 

 

Matthew

 

“Mi stavo chiedendo se tu e quell’altro tipo, il figlio di Marcus Eaton, giusto?... Aveste voglia di farvi analizzare il DNA”.

Le parole che ricordo meglio sono queste. È questo momento. Non tanto le ultime battute che ci siamo scambiati prima che tu andassi in quel Laboratorio al posto di Caleb... Ma uno dei nostri primi incontri. Di solito, sono le ultime parole che rimangono impresse. La memoria si concentra su quelle. Sono le parole giuste. Le più importanti. Quelle fondamentali.

Nel mio caso no. Ricordo meglio questo dialogo.

“Perché?”.

“Curiosità. Non siamo ancora riusciti ad analizzare il materiale genetico di nessun soggetto di generazione così recente proveniente dall’esperimento, e tu e Tobias...”

Che sciocchezza!

Avevi appena saputo un mucchio di cose che avevano sconvolto il tuo mondo, le tue certezze, le tue sicurezze... Ed io me ne esco fuori con l’idea del test genetico! Me ne esco fuori con la mia curiosità, il mio desiderio totalmente infantile di studiare la tua divergenza! Il bello è che solo un attimo prima ti avevo detto una cosa che mi premeva dirti. Un’altra cosa inopportuna, data la situazione, ma non ho potuto farne a meno.

“Mi domando quando ti salteranno i nervi... Dopo aver scoperto tutte queste cose insieme”.

E tu, Tris... Mi hai dato la risposta che meritavo, probabilmente. Una risposta stizzita.

“Non mi salteranno i nervi”.

A me sì. A me sarebbero saltati, Tris. Sarebbero saltati uno alla volta o tutti in un colpo solo, ma sarebbero saltati. Che diamine, ti avevano appena detto di essere stata parte di un esperimento!

“Non mi salteranno i nervi”.

Sospiro, mi fermo e guardo su, guardo il cielo. Oggi è azzurro. Limpidissimo. È primavera e si sta bene.

Ma oggi è anche inevitabile pensare a te. Ci sono giorni in cui irrompi nei pensieri della gente come il sottoscritto così, all’improvviso, senza neanche un motivo preciso. Irrompi e basta. Anche chi non ti conosceva bene come Tobias Eaton ha quegli attimi in cui non può non ripensare alla ragazza che ha dato la vita per migliaia di persone.

È naturale.

Persino per me.

 

 

***

 

 

Cara.

 

“Dov’è Tris?”.

“Mi dispiace, Tobias”. La mia voce suonava angosciata.

Me lo ricordo ancora, il suono della mia voce. Mi ricordo il dolore per via del livido sulla faccia e il pulsare sordo alla testa, che mi avevano prudentemente fasciato. Ma le voci facevano più male.

“Ti dispiace per cosa? Dicci cos’è successo?”. Christina. Ansiosa. Aveva capito che ti era accaduto qualcosa, Tris. Qualcosa di grave.

“Tris è andata nel Laboratorio Armamenti al posto di Caleb...”

Non mi va di ripensare a quel momento, ma a volte il ricordo ritorna a galla. Come oggi. È prepotente. Testardo. Proprio testardo come lo eri tu, Tris. Forse è dovuto al fatto che oggi, per puro caso, ho rivisto David. L’uomo che ti ha uccisa. L’uomo che non ricorda più di averlo fatto, perché è stato resettato.

“Dov’è Tris?”

“Mi dispiace, Tobias”.

Sono stata io a dare la notizia. Perché è toccato proprio a me? Perché?

E prima di parlare con Tobias e Christina avevo ripassato più volte la parte, sai? Avevo pensato a cosa... a come avrei dovuto dirlo.

Mi sono chiesta: Cosa si dice in queste circostanze? Come si introduce una brutta notizia? Come si fa ad annunciare la morte di Beatrice Prior, che tra l’altro se l’è andata a cercare perché all’ultimo minuto ha deciso che la vita di Caleb valeva più della sua?

“Dov’è Tris?”.

“Mi dispiace, Tobias”.

Ho sempre provato sentimenti contrastanti per te. Ero arrabbiata perché avevi ucciso mio fratello. Il ragazzo che Christina amava. Il ragazzo che avevi chiamato amico e con il quale ti eri spesso fermata a chiacchierare, soprattutto quando eri un’Iniziata. Ero... Avevo un sacco di epiteti poco gentili e prese in giro incentrate principalmente sulla forma del tuo naso, nel cervello. Non te li ho mai detti, perché c’era anche una parte di me che non ti odiava affatto. Io ti ammiravo, Tris. Ero furiosa, ma ti ammiravo. E ho capito perché hai dovuto uccidere Will. Ho capito che te lo ricordavo ogni volta che mi guardavi in faccia, lo vedevo dal modo in cui mi fissavi, salvo poi distogliere lo sguardo il più in fretta possibile. Lo so, ci somigliavamo molto, io e Will.

Ti ammiravo. Ti rispettavo.

“Dov’è Tris?”

“Mi dispiace, Tobias”.

Ti ammiro. Ti rispetto.

Preferisco non usare il passato.

 

***

 

 

Caleb.

 

“Pensi che non sappia riconoscere l’odio quando lo vedo? Ce l’ho davanti ogni volta che mi guardi. Nelle rare occasioni in cui lo fai”.

In un libro che ho preso in prestito di nascosto quando ancora vivevamo insieme, da Abneganti... da fratelli veri... ho letto che il sogno è un fenomeno psichico caratterizzato dalla percezione di immagini e suoni che solo il soggetto sognante riconosce come apparentemente reali. È la realizzazione allucinatoria di un desiderio rimasto inappagato durante la vita diurna.

È così, Tris. Io ti sogno spesso. Non l’ho mai detto a nessuno, ma a distanza di due anni ti sogno ancora. Non sempre, ma quando accade è fin troppo reale.

Sogno il momento in cui ho deciso... in cui avete deciso... che occorreva sacrificare qualcuno per salvare migliaia di persone. Sogno il momento in cui hai guardato me. Sogno il momento in cui hai scelto la mia morte.

“Beatrice, se lo faccio riuscirai a perdonarmi?”.

Io ero il traditore. Lo sono ancora adesso, sebbene più nessuno mi guardi con odio. Nemmeno Tobias. Io mi sono schierato dalla parte sbagliata. Io mi sono lasciato persuadere da Jeanine Matthews. Oh, era una donna così convincente...

Io. Non tu, Tris.

E sogno anche l’altro momento. Quello in cui mi chiedi di passarti lo zaino, a pochi metri dal Laboratorio Armamenti. Quello in cui decidi che vale la pena rischiare di morire al posto mio. Al posto del traditore. Al posto di tuo fratello.

“Caleb, passami lo zaino”.

“Cosa?”

“Dammi lo zaino”.

In questo sogno prendo una decisione diversa. In questo sogno non ti passo nessuno zaino e riesco a liberarmi di te prima che ci raggiungano le guardie. In questo sogno, io vado nel Laboratorio Armamenti, così come doveva essere. Così come avevamo deciso. La paura mi chiude lo stomaco e la gola, ma ci vado. Ci vado perché devo liberarmi dal senso di colpa. Devo liberarmi del tuo sguardo pieno di odio.

Ci vado perché desidero andarci e sacrificarmi. Perché desidero che tu sia qui ed io... ovunque uno vada dopo la morte.

Poi mi sveglio e scopro che questo desiderio non lo realizzerò mai. È la parte peggiore.

Una stilettata in pieno petto.

 

***

 

 

Christina.

 

“A volte mi sembra di aver perso tutti i miei amici”.

“Non hai perso Cara. Né Tobias. E Christina, non hai perso me. Non mi perderai mai”.

Pochi giorni fa, dopo che Tobias è salito sulla zip-line con l’urna che conteneva le tue ceneri, gli ho detto che la vita fa veramente schifo, ma che bisogna comunque viverla, proprio per quei momenti in cui... non fa così schifo, ecco.

Ci sono dei momenti belli in mezzo a quelli brutti. Il trucco è capire quando arrivano.

Oggi ho passato un momento brutto. Orribile, a dire il vero. Ho trovato una cosa che ti apparteneva. Niente di importante, era solo una maglietta grigia con le maniche lunghe, tipico stile dei Rigidi. Non avrei mai creduto che possedessi ancora abiti del genere!

Ma quando l’ho vista... Beh, Tris, quando l’ho vista avrei davvero voluto tornare indietro nel tempo e poterti fermare. Perché il senso di vuoto, di perdita... è qualcosa di spaventoso. Oggi lo è, per lo meno.

“Non mi perderai mai”.

Per questo ho ripensato ai momenti belli. Quello... nella stanza di Uriah... non era del tutto un momento bello. Lui era in coma e non si sarebbe svegliato. Un altro amico che se ne andava. Era un momento triste, ma tu l’hai reso meno triste. Mi hai detto quelle parole...

“Non hai perso me. Non mi perderai mai”.

Sono stata furibonda con te. Prima per via di Will e poi per quello che hai fatto al Laboratorio Armamenti. Per Caleb. Non per Tobias o per qualche altro tuo amico. Per Caleb. Per quel fratello che ti aveva tradita, vendendoti a Jeanine.

Ho pensato che ciò che mi avevi detto nella stanza di Uriah non fosse vero. Ti avevo persa, Tris. Perché non hai potuto permettere che Caleb morisse. Ti avevo perso per colpa di David, che nemmeno si ricorda di averti ammazzata! Oh, sono stata così male... così fuori di me... Nemmeno per Will ero stata così fuori di me, sai? Ti sembrerà impossibile, ma è vero.

Ma poi ho capito. Ho capito cosa intendevi quando hai detto che non ti avrei mai persa.

Tu sei sempre qui, Tris. Non ho mai perso il tuo affetto. Ho perso la tua presenza fisica, ma non la nostra amicizia. Non posso più vederti tutti i giorni, né abbracciarti o stringerti la mano. Ma posso contare sul fatto che il tuo affetto per me non è mai cambiato. Posso contare sul fatto che, ovunque tu sia adesso, continui a volermi bene.

Vivi negli occhi degli altri. Vivi nei loro pensieri. Vivi in Tobias.

Lui aveva deciso di dimenticarti per non soffrire mai più, ma non gliel’ho permesso, Tris. Non avresti mai voluto questo. Anzi, avresti odiato un gesto del genere. Ho fatto bene, non credi?

Per Tobias è sempre dura, ogni giorno, lo sarà sempre... Ma va avanti. Si fa coraggio per te e per quello che gli rimane. Sua madre, per esempio. E gli amici: persone come me o Zeke o Matthew.

Dobbiamo curarci a vicenda.

Dobbiamo credere di poter guarire nonostante il dolore.

 

***

 

 

Tobias.

 

“Un gruppo di scienziati ti ha detto che il mio DNA era danneggiato, che c’era qualcosa di sbagliato in me, ti ha mostrato i risultati che lo dimostravano. E persino io ho cominciato a crederci. Ma tu non ci hai mai creduto, neanche per un secondo. Hai sempre ripetuto che ero... non so, giusto così”.

Tu hai messo la tua mano nella mia. “Beh, lo sei.

“Nessuno me l’aveva mai detto prima”.

“È quello che meriti di sentirti dire. Che non c’è niente in te che non va, che meriti di essere amato, che sei la persona migliore che abbia mai conosciuto”.

Conservo molti ricordi, Tris. I ricordi belli e anche quelli più dolorosi.

Ma il più speciale è questo. Quando mi hai detto che merito di essere amato, che in me non c’è assolutamente nulla che non va.

Molte cose dimostravano il contrario, non solo un test genetico. Uriah. Mi sento ancora in colpa, per Uriah. È vero che non ho provocato io l’esplosione in cui è rimasto coinvolto, ma ero parte di quel complotto. Ho dato retta a persone che conoscevo appena, solo perché mi feriva il fatto di essere considerato danneggiato. Di essere diverso. Di non essere puro... come lo eri tu.

Credo che nel sottoscritto ci siano parecchie aspetti che non vadano, ma non importa. Va bene. Tu pensavi che fossi giusto. Tu mi amavi per quello che ero e che sono. Non ti importava che un gruppetto di scienziati dicesse sciocchezze sui miei geni. Ed era bello, Tris. Bello sentirsi amato in quel modo. Bello sentirsi giusto almeno per te.

Sono salito sulla zip-line. Ero terrorizzato, ma ho dovuto. Avresti voluto che ci provassi, almeno una volta. Mi sono messo come ti mettevi tu: con la faccia in avanti.

Ho avuto l’impressione di volare. Avevo l’urna con le tue ceneri attaccata alla schiena e ti assicuro che, pur essendo spaventato, ero anche contento. È stato come se... come se fossi ancora tra noi. Come se fossi lì con me, agganciata a me. Agganciata alla mia schiena. Lo eri, in effetti, ma ho avvertito la tua presenza fisica e ho compreso che saresti stata fiera di ciò che stavo facendo. Al diavolo le mie paure.

Rimarrò sempre Quattro. Rimarrò sempre il tuo Quattro. Tobias Eaton. Il figlio di Evelyn e di Marcus. L’allievo di Amar. Rimarrò sempre la persona che sono, con i geni danneggiati, ma pur sempre io, pur sempre giusto, in qualche modo.

“A volte la vita fa schifo. Ma tu lo sai perché tengo duro?”, mi ha detto Christina quel giorno, dopo il volo giù per la zip-line. “Per i momenti in cui non fa schifo. Il trucco è accorgersi quando arrivano”.

Ho imparato ad accorgermene grazie a quella piccola Candida impertinente che è diventata una mia grande amica. C’è qualcosa di te, in lei, sai?

C’è qualcosa di te in tutti.

Ti amo, Tris. Sarà sempre dura. Sempre. Mi mancherai sempre. Per il resto della vita.

Ma curandoci a vicenda, guariamo. Lentamente.

- Quattro – mi chiama Zeke, riscuotendomi. Mi sorride.

- Ciao.

- Vieni sulla zip-line?

- Assolutamente no – Scuoto la testa, con energia.

O forse sì.

Vedremo.

 

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Angolino autrice:

 

Salve gente! Se siete arrivati fino in fondo, ben venga! Ho finito da poco Allegiant e non ho potuto evitare di scrivere questa serie di mini storie introspettive. Perché insomma... Siamo rimasti tutti traumatizzati da quel finale e ritenevo giusto dedicare qualche riga a certi personaggi che mi sono particolarmente piaciuti e che hanno avuto a che fare con Tris. *w* 

Ovviamente nel testo sono presenti citazione tratte dall'ultimo libro della trilogia. 

 
Scrivo sempre accompagnata dalla musica. Questa shot l’ho scritta mentre ascoltavo questo pezzo:

Heart dei Two Steps From Hell.
   
 
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