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Autore: Namixart    22/09/2014    0 recensioni
Martina ha solo quindici anni, ma quando il suo migliore amico, Carter, scompare senza lasciare traccia, cade in una grave crisi di depressione. Perde il suo cuore e diventa un Nessuno dell'Organizzazione XIII.
Ma nessuno sa che Namixart, numero XV, Scintilla di Fiamme Oscure, non è ciò che sembra.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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La città oscura era pericolosa. Era strapiena di Heartless, che continuavano ad apparire dal nulla ogni volta che uno moriva. Non erano particolarmente forti, ma erano tanti. Motivo per cui Nami, Sora e Topolino (che tendeva ad andare e venire a suo piacimento, a quanto pareva) preferivano, a volte, scappare dalle battaglie.
Mentre camminavano in un vicolo, Sora mormorò:
- Axel ha detto che Kairi è nelle segrete del castello. -
Topolino si voltò verso di lui e annuì.
- Allora sarà meglio cercare un modo per entrare in quella fortezza. - disse, prima di correre via.
A proposito di andare e venire…
I gemelli si rimisero in cammino. A un certo punto arrivarono in una grande piazza, al centro della quale si ergeva un grattacielo. Nami si voltò un attimo ad osservarlo, mentre Sora andava avanti. Quando fece per raggiungerlo, però, si trovò la strada sbarrata da due Nessuno.
- Sora! - gridò.
Il ragazzo si voltò verso di lei e iniziò a correre per raggiungerla. Poi… sparì nel nulla.
- Sora! Dove sei? -
Ma i Nessuno avevano iniziato a muoversi intorno a lei, cercando il momento giusto per attaccare. Evocò il Keyblade e si lanciò contro il primo nemico. Almeno di una cosa poteva essere certa: non l’avrebbero attaccata alle spalle. Erano Samurai, un tipo di Nessuno che teneva all’onore. Erano i Nessuno che, una volta, erano controllati da Roxas.
Non commise l’errore di cercare l’amico nei paraggi. Dopotutto, i Sicari erano ancora in circolazione, anche se Axel era scomparso. Mentre combatteva, i suoi pensieri erano tutti per Sora.
- Ma dove diavolo è finito? - borbottò, mentre un suo fluido fendente tagliava letteralmente in due un Samurai.
Fortunatamente i nemici erano pochi e non erano particolarmente insistenti, preferivano schivare i suoi attacchi senza provare a ferirla. Erano un semplice fastidio, come se la coscienza del suo amico li controllasse ancora e avesse impedito loro di farle del male.
Scacciò il pensiero dalla mente. Roxas era svanito, doveva ricordarselo.
Mentre si fermava per riprendere fiato, Sora ricomparve. Il ragazzo fissava il vuoto con aria confusa.
- Sei un buon… altro… - sussurrò.
- Sora! - esclamò Nami, correndo verso di lui,
Il fratello scosse la testa un paio di volte.
- Cosa è successo? - chiese.
- Sei semplicemente sparito. Puff. Io ho dovuto combattere qualche Nessuno. Niente di che. - aggiunse lei, in risposta allo sguardo preoccupato di Sora.
- Cosa intendeva quel tizio? -
- Quale tizio? - chiese Nami, sbattendo le palpebre.
- Quello con il soprabito dell’Organizzazione. Vuoi dire… - fece Sora, lasciando la frase in sospeso.
- Esatto. Non l’ho visto. -
Sora rimase interdetto per un attimo, la bocca leggermente socchiusa.
- Ma se era dell’Organizzazione, deve averti fatto qualche incantesimo, no? - si affrettò ad aggiungere la ragazza.
Sora annuì.
- Probabilmente hai ragione. Andiamo. - disse, rimettendosi in cammino.
Nami rimase qualche passo indietro.
“Nessuno nell’Organizzazione ha il potere di creare illusioni, a parte Zexion, che è morto al Castello dell’Oblio” rifletté, osservando il Grattacielo della Memoria con sguardo assente.
- Possibile…? - mormorò, riportando lo sguardo su Sora.
- Nami! Andiamo! - la chiamò il gemello.
Scosse la testa, stupita di sé stessa e delle sue speranze ingenue.
- Certo. Cerchiamo l’entrata per il castello. -
 
 
La città era molto piccola, rispetto al castello. Arrivarono molto velocemente al limite estremo degli edifici, che però sì interrompevano bruscamente con un baratro senza fondo che li separava dalla fortezza.
- Capolinea. - commentò Sora.
- Ci deve essere un modo per entrare. Namixart, come ci arrivano i membri dell’Organizzazione? - chiese Topolino, apparendo dietro di loro.
- Con i corridoi oscuri. Ma io non sono più capace di aprirne uno, e comunque è molto pericoloso viaggiare nell’oscurità in quel modo. -
- Suppongo che i Nessuno non abbiano molto da perdere. - osservò il gemello.
Namixart scosse la testa.
- Sbagliato. Anche i Nessuno possono essere consumati dall’Oscurità, l’unica cosa che li protegge è la tunica. -
Sora tacque, grattandosi la nuca nervosamente.
- Siamo così vicini… - mormorò dopo qualche secondo.
Passarono i minuti, e i tre non avevano fatto nessun progresso nel trovare una via d’accesso al castello. A un tratto, però, un lampo di luce molto intensa scaturì da una finestra nella parte bassa del castello.
Sora scattò in piedi, preoccupato.
- Kairi! -
Riprese a scrutare il castello, più concentrato di prima. Alzò lentamente una mano e evocò il Keyblade. Lo puntò verso la base della fortezza, che ricordava un portellone di apertura. Dall’arma partì un fascio di luce che colpì il portellone. Questo si aprì, rivelando l’interno del castello, mentre una passerella cristallina si snodava davanti a loro.
- Bel lavoro, fratellino. - sorrise Nami, dando una pacca sulle spalle di Sora.
Lui restituì un sorrisetto, prima di incamminarsi lungo la strada appena aperta.
Appena entrati nel castello, Nami ebbe la prova che anche Sora poteva farsi sopraffare dalle emozioni negative. Evidentemente era talmente preoccupato che dimenticò ogni cautela e gridò:
- Kairi! Riku! Dove siete? -
La sorella sospirò.
- Gentili Nessuno, i Custodi sono qui. -
Sora le rivolse un sorrisetto di scuse.
- Bah, andiamo. - replicò lei.
L’interno della fortezza era bianco e silenzioso, l’ambiente ideale per le imboscate di quegli odiosi Nessuno di rango inferiore. Ogni volta che ne appariva uno, Nami sobbalzava inevitabilmente dallo spavento.
“Calmati! Lo sai che in questo posto ci sono solo mostri. E Kairi. Calma!”
Ma non poteva impedire all’angolino più remoto del suo cervello di sperare disperatamente nella comparsa di Carter o Roxaura. Era un bel po’ che non pensava all’amica, e si sentiva tremendamente in colpa, perché non aveva idea di dove fosse finita.
- Stanno tutti bene, tranquilla. - disse Sora, la voce che echeggiava nei corridoi vuoti.
- Mi leggi nella mente o cosa? - sbuffò Nami.
- Non saprei. Superpoteri da gemelli? -
- Ah, sì? Beh, io ti assicuro che Kairi sta benone e aspetta solo te. E anche Riku è ok. - replicò lei.
- Come diavolo facevi a sapere di Riku, tu? - sobbalzò Sora.
- Non saprei. Superpoteri da gemelli? -
- Non mi fare il verso! -
I due scoppiarono a ridere, alleviando un po’ la tensione nell’aria.
Ma, non appena entrarono nella sala successiva, vi trovarono una sgradita sorpresa. Saïx era lì, in piedi su una sporgenza davanti a loro.
- Sora, Namixart, siete stati bravi. -
- Dov’è Kairi? - gridò Sora, aggressivo.
- Non lo so. Probabilmente è insieme al suo amico dell’Oscurità. -
- Dovremmo crederci? - lo sfidò Nami, alzando le sopracciglia.
- Sta a voi. Ma credete a questo: l’Organizzazione non ha più bisogno di voi. Vedete? - disse, indicando teatralmente la vetrata dietro di lui.
La luna a forma di cuore splendeva nel cielo buio, tanto grande da sembrare a portata di mano.
- Il nostro Kingdom Hearts è quasi pronto. -
- Kingdom Hearts? - esclamò Nami.
Quella stupida luna era ciò per cui combattevano? Una luna?
- Adesso abbiamo bisogno solo di un piccolo aiuto in più da parte dei Custodi. - riprese Saïx, schioccando le dita.
Dalle pareti cominciarono a sbucare Heartless, sempre di più e sempre più vicini a loro.
Ben presto i gemelli si ritrovarono schiena contro schiena in un cerchio vuoto che si restringeva sempre di più.
- Nami, cosa facciamo? Se usiamo i Keyblade… -
- Lo so, lo so… Non abbiamo alternative, ci occuperemo dopo di Kingdom Hearts. - rispose lei, scagliandosi contro i primi nemici.
Sora sospirò, preparandosi ad imitarla. Ma…
- Sora! - chiamò una voce proveniente dall’alto.
Nami si voltò appena, impegnata com’era a combattere. Ma anche da quella distanza la riconobbe ugualmente. Certo, non era più la Kairi che si ricordava, ma era comunque lei, capelli rossi e occhi blu inclusi nel prezzo. Indossava un vestito rosa e bianco corto, ed era appoggiata alla balaustra, gli occhi piantati su Sora.
Nami non riuscì a impedirsi di sorridere.
- Kairi! - gridò a sua volta Sora.
- Sora, sei davvero tu! -
Il ragazzo, però, pagò l’attimo di distrazione con un attacco a sorpresa degli Heartless, che lo sommersero letteralmente.
Nami perse di vista Kairi, nella foga di aiutare il fratello.
- Levatevi di dosso! - ansimò lui, scrollandosi per liberarsi.
Namixart spedì i mostri metri indietro con un singolo colpo di Keyblade, e tese una mano a Sora per aiutarlo a rialzarsi.
Ma non ne ebbe il tempo, perché si scatenò una pioggia di proiettili che, con precisione invidiabile, distrussero uno a uno gli Heartless.
Mentre Sora era visibilmente confuso dall’aiuto improvviso, Nami aveva riconosciuto i proiettili.
- Xigbar… - grugnì, rimettendosi in piedi per fronteggiare il numero II dell’Organizzazione.
Lui ghignò, divertito.
- Non sembrate valere nemmeno la metà degli altri eroi… Siete deludenti, ragazzini. -
- Taglia corto, Nessuno. - ribatté Sora.
Nami notò che si guardava intorno freneticamente, alla ricerca di Kairi.
Quando sgranò gli occhi, la sorella seguì il suo sguardo e scorse la ragazza che combatteva, Keyblade in mano, fianco a fianco con un uomo dalla pelle scura e i capelli bianchi. Aveva una certa somiglianza con Xemnas, ma non era lui.
- Sora! - sussurrò, riportando l’attenzione di entrambi su Xigbar.
- Che risposta sgarbata! Mi aspettavo di meglio. Soprattutto da parte tua, ragazzina. - fece il Nessuno, con aria annoiata.
- Ho un nome, sai? -
- Certo che ce l’hai! Martina! Roxas! -
- A che gioco stai giocando? Chiami me col mio vero nome e lui con il nome… - Nami si interruppe.
- Siamo Sora e Namixart. Vedi di ricordartelo. - sibilò Sora, evocando il Keyblade.
La sorella lo imitò pochi istanti dopo.
- Oh, andiamo, perché mi dovete sempre guardare così? Perché mi guardate come lui? -
- Cosa diavolo stai dicendo? - sbottò Nami, esasperata.
- Sto cercando di dirvi che il vostro tempo è scaduto, traditori. -
 
 
Una volta, quando era ancora nell’Organizzazione, Namixart aveva avuto un incubo: aveva sognato che tutti coloro a cui era affezionata nel gruppo morivano per mano sua. Questo includeva Axel, Roxas, Demyx, Roxaura e Xigbar. Già, era riuscita a voler bene perfino a quel vecchio pazzo, a quei tempi. Avevano una relazione stile zio-nipote, e le piaceva. Certo, Xigbar aveva un modo tutto suo di porsi e di comportarsi, ma aveva sempre cercato di aiutarla e spronarla a dare il massimo, come quella volta che aveva partecipato ai Giochi dell’Olimpo per sfidarla per gioco.
Erano quelli i momenti che le venivano in mente durante la battaglia. Xigbar non stava combattendo nemmeno adesso con tutte le sue forze, e anche così rimaneva un degno avversario.
Mentre combatteva, si stava sforzando di parare i proiettili con il Keyblade, quando il numero II si fermò per scoppiare a ridere.
- Ah! Una volta per te era un giochetto bloccare dei semplicissimi proiettili con gli Shuriken. Immagino che quell’affare non sia altrettanto efficace. - sghignazzò, alludendo al Keyblade.
- E se aggiungiamo il fatto che stavolta ha scelto due incapaci… -
Quello fu l’esatto momento in cui Nami perse ogni compassione per Xigbar, ogni allegria nel ricordare i tempi passati.
Pochi minuti dopo, quando il Keyblade di Sora colpì il Nessuno tanto violentemente da farlo crollare in ginocchio a qualche metro da loro, Nami si lasciò scappare un minuscolo ghigno.
Non gioiva della sconfitta di qualcuno, in genere, ma quello era il suo ghigno da “Visto-ti-ho-dimostrato-che-ho-ragione-e-tu-torto”.
- Perché mi hai chiamato Roxas? - chiese Sora.
Xigbar ghignò un’ultima volta, mentre scompariva.
- Ti piacerebbe saperlo, eh? -
- Ehi! Aspetta! - esclamò il ragazzo, avanzando verso il punto in cui poco prima si trovava il Nessuno.
- Lascia stare. È andato. - lo fermò Nami, scuotendo la testa.
- Piuttosto, andiamo da Kairi! - disse, avviandosi verso l’uscita.
Sora annuì e si portò avanti a lei.
Nami si voltò un’ultima volta. Forse era più simile a Sora di quanto pensasse, e non riusciva a perdere l’affetto per qualcuno così in fretta.
Trattenne un conato di nausea e si affrettò dietro al fratello.
Quel ghigno che si era concessa era stato un errore.


[Angolo di Nami]
Chiedo perdono. Chiedo umilmente perdono. Ma questo capitolo si è rivelato più difficile del previsto e questo, unito al famigerato blocco-dello-scrittore e a tanti impegni, mi ha fatto ritardare di mesi, addirittura.
Apparentemente il mio cervello ha deciso che, quando mancano pochi capitoli in cui devo seguire lo script, devo metterci più tempo possibile.
Sul capitolo (corto, oltretutto) non ho molto da dire, se non che non sono riuscita a odiare zio Xiggy. Ci ho provato, lo giuro! 
Anyway, ci vedremo (spero) presto!
Nami :3
  
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