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Autore: elyxyz    25/09/2014    30 recensioni
“Gaius! Aspettate! Cosa...?” esclamò il mago, squadrandolo come se fosse impazzito.
L’uomo ricambiò lo sguardo. “Perdonate l’ardire, ma... potrei sapere chi siete?”
“Sono
io!” sbottò allora, allargando le braccia “Gaius! Che scherzo è mai questo?!” domandò retorico, battendosi il petto. “Non mi ricono-” Merlin boccheggiò incredulo, accorgendosi di colpo del florido seno che stava toccando, e lanciò un gridolino terrorizzato. Fu per istinto che raccattò il lenzuolo e si coprì alla bell’e meglio.
Gaius se ne stava sull’uscio, sbigottito anche lui.
“Merlin?” bisbigliò alla fine, come se dirlo ad alta voce fosse davvero
troppo.
“Sì, sono io!” pigolò l’altro. “O almeno credo!”
“Che diamine ti ha fatto Ardof?!” l’interrogò l’archiatra.
(...) Merlin si coprì gli occhi con le mani, mugolando. “Come spiegherò questo ad Arthur?”
[Arthur x Merlin, of course!]
NB: nel cap. 80 è presente una TRASFORMAZIONE TEMPORANEA IN ANIMALE (Arthur!aquila) e può essere letto come one-shot nel caso in cui vi interessi questo genere di storie.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Prima stagione, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Sono in ritardo, con l’aggiornamento, per due motivi:

Sono in ritardo, con l’aggiornamento, per due motivi:

1 Ho avuto una grave emergenza in famiglia, che si sta risolvendo solo da ieri, quindi non avevo la concentrazione per sistemare un capitolo e ho cercato distrazione altrove.

2 Sto valutando l’ipotesi di andarmene da EFP ma, chiarisco subito, non ho avuto alcun problema con l’Amministrazione del sito.

Non è la prima volta che ci penso e, dal 2001, ho superato vari plagi, scopiazzamenti, arrabbiature, delusioni, amarezze. Finora sono sempre rimasta perché consideravo gli aspetti positivi maggiori rispetto al negativo che un sito così grande inevitabilmente porta con sé.

Ora, invece, sono solo stanca. Ultimamente ho avuto il dispiacere di riscoprire come possano essere maleducati certi presuntifans’.

Non sono qui a piagnucolare e non voglio cercare la vostra compassione.

Ho scritto questo messaggio semplicemente perché, quando la mia autrice preferita ha cancellato da un giorno all’altro tutte le sue storie ed è sparita nel nulla, ci sono rimasta terribilmente male.

Per rispetto di chi mi ha sempre sostenuta, ho fatto questa premessa; così, SE decidessi di andare altrove, almeno la notizia non vi cadrà improvvisamente dal cielo.

Sto ancora valutando la cosa, perché si tratta di centinaia di capitoli e non voglio fare una scelta avventata – dettata da un picco di rabbia o delusione – e al momento non ho la serenità di farla. Di certo, non smetterò di scrivere, anzi, ho molte cose abbozzate in cantiere.

 

 

SPOILER FREE: Ricordo che questa storia NON contiene/conterrà volutamente alcuno spoiler della quinta stagione; eventuali coincidenze sono appunto casuali coincidenze.

 

Linea temporale: Terzo anno dall’arrivo di Linette a Camelot, metà novembre. Seguito diretto del capitolo precedente.

 

Riassunto generale: Merlin è abituato a salvare la vita all’Asino Reale senza che questi se ne accorga, ma stavolta non tutto va per il verso giusto. Colpito dall’incantesimo del malvagio Ardof, il nostro mago farà i conti con una sconvolgente novità: egli si risveglia trasformato in una donna.
Solo Gaius conosce il suo segreto e, finché non troverà il modo di tornare normale, dovrà inventarsi delle scuse plausibili e prendere il posto di se stesso al servizio del principe. Come riuscirà a conciliare questa ‘nuova situazione’? Come si evolverà il suo rapporto con Arthur?

 

Riassunto delle ultime puntate: Il malvagio stregone Ardof è morto, ma la sua maledizione non si è sciolta. Merlin, perciò, fa credere ad Arthur di essere partito alla ricerca del padre mai conosciuto. Al principe non resta che subire questa sua scelta, mentre il tempo passa inesorabile, e il suo legame con Linette va saldandosi sempre più… fino a quando, durante un agguato, lui non scopre che la sua serva è una strega e lei gli rivela che anche Merlin lo è: questa sconvolgente ammissione, ovviamente, cambia le carte in tavola e li porta ad un nuovo sodalizio in cui, finalmente, i due si confessano reciproco amore e cedono alla passione… Ma la gioia è breve, perché Merlin – contrariamente a quanto sperato – non è tornato in sé dopo essersi unito ad Arthur e quindi cede alla disperazione. La medaglia sembra spezzata, tuttavia il matrimonio di Morgana offre finalmente ai nostri eroi l’occasione per chiarire i propri sentimenti.

 

 

Dedico l’aggiornamento a chi ha recensito il precedente capitolo e invito i lettori silenziosi, se lo desiderano, a lasciare un segno (che è sempre gradito).

A Rosso_Pendragon, FlameOfLife, chibimayu, flysun91, Slayer87, chibisaru81, ClaryRose94, Draviran, Hamlet_, Elwing_Lamath, crownless, Barby_Ettelenie_91, Merlin Pendragon, Orchidea Rosa, DevinCarnes, saisai_girl, Yuki Eiri Sensei, Hope_mybrandnewname, katia emrys, sejamerthurshipper, Sheireen_Black22, Semiramide_, Johnlockistheway, Burupya, mindyxx, Wynder, Reika_Stephan, melleth e aria.

E a quanti commenteranno (SE vi va di recensire anche dei capitoli più indietro di questo, il vostro parere non andrà perduto!).
Ai vecchi e ai nuovi lettori.

Grazie.

 

The He in the She

 

(l’Essenza dentro l’Apparenza)

 

 

 

Capitolo LXXXIX

 

 

Era trascorsa appena una settimana dal matrimonio di Morgana, ma a Merlin sembrava fosse passato un secolo.

Lui e Arthur, per ragioni diverse, non avevano avuto un attimo di respiro e – a parte quel momento di pace, la notte trascorsa abbracciati nel suo lettuccio – si poteva dire che quasi non si erano visti.

Certo, i suoi doveri di valletto personale dell’erede al trono offrivano loro mille piccoli momenti durante il giorno per ritrovarsi, ma erano, per l’appunto, piccoli momenti, frettolosi e rosicchiati tra un impegno e l’altro.

 

Comunemente, l’arrivo dell’inverno coincideva con un ritmo più lento nel gestire le faccende del castello.

La brutta stagione – il freddo, la neve e i malanni – rendevano tutti più pigri ed era tempo di godere delle scorte accumulate nei mesi caldi e di ritemprare il corpo e lo spirito.

Quell’anno, tuttavia, rappresentava un’eccezione considerevole. Sia per il clima ancora moderatamente mite (se rapportato al periodo), sia per il gran daffare che le nozze avevano portato nell’amministrazione di Camelot.

 

Fra tutti, il principe era stato quello maggiormente subissato da un’infinità di impegni aggiuntivi e Merlin si era quasi persuaso che, se il suo Asino Reale non avesse al più presto rallentato un po’ e non avesse avuto un attimo di tregua, una bella mattina si sarebbe risvegliato morto.

 

Ironizzando su questo pensiero, il servo entrò negli appartamenti dell’erede al trono e spalancò i tendaggi alle finestre, come ogni dì.

 

“Buongiorno, Sire!  lo salutò poi, avvicinandosi al letto, convinto di trovarlo già desto come sempre. Ma il nobile era fermo e immobile, placidamente addormentato.

 

“Arthur?” ritentò, allungando una mano sul torace del principe.

Niente. Nessuna risposta.

 

Arthur!” riprovò il mago, estendendo entrambe le braccia scarne sulle spalle del suo Somaro per scrollarlo dal sonno.

 

In quel mentre, con una mossa fulminea a tradimento, il giovane Pendragon lo prese per i fianchi e se lo tirò contro, facendogli sfuggire un gridolino per la sorpresa, mentre lo adagiava sopra di sé.

 

“Babbeo che non sei altro!” lo sgridò Linette, fintamente arrabbiata. “E io che incominciavo a spaventarmi!”

 

Il principe sorrise, facilitandole il compito di spalmarsi sul suo corpo.

“Buongiorno anche a te”, le rispose, pretendendo un bacio che non tardò ad arrivare.

 

Ma quando l’erede al trono osò un pochino di più, ricevette in cambio un pizzicotto sulla mano raminga e un ghigno che la diceva lunga. “Riunione. Re”, avvisò Merlin, stringato, mettendosi a cavalcioni per risollevarsi da lui. Dal vestito uscì un cupo “Strap!” ma ormai era l’abitudine e lui non imprecò neppure, mentre il nobile Idiota – e con la faccia assonnata lo era ancor di più – sghignazzava a sue spese.

 

“Se ridi ancora, ti tramuterò in un rospo!” lo minacciò il mago, raccattando un briciolo di dignità.

 

Il sorriso di Arthur si allargò un pochino di più. “Se mi vuoi baciare, basta dirlo!” offrì, spavaldo.

 

Lo stregone strabuzzò gli occhi. “Come, prego?

 

“Ho udito un cantastorie, l’altro dì, giù al mercato, che raccontava di un principe tramutato in ranocchio per colpa di un incanto: solo il bacio del vero amore avrebbe potuto sciogliere il sortilegio…

 

Ma quanto sei asino!” sbuffò Linette, compatendolo.

 

Arthur, tuttavia, non si perse d’animo.

“Propongo di saltare la parte in cui divento viscido e verde, e di arrivare al punto interessante: baciami, donna!” le comandò con slancio, azzerando le distanze.

 

Fu a quel punto che Merlin interpose un indice sollevato fra loro, come monito.

“Sei in ritardo e il re ti aspetta”.

 

Bastò nominare l’ombra paterna per sgonfiare ogni velleità amorosa del nobile cavaliere e, in qualche modo, anche quella giornata ebbe finalmente inizio.

 

 

***

 

 

Facendo mente locale e cercando di non rovesciare il vassoio del pranzo, lo stregone calcolò che, giusto in quel momento, il suo signore doveva essere nel cortile esterno, in procinto di salutare la partenza degli ultimi ospiti che si erano attardati a palazzo. E poi, forse, si sarebbe tornati all’agognata quotidianità.

 

Questo suo pensiero si scontrò irrimediabilmente con la visione di tre servitori che stavano trasportando voluminosi involti delle camere dell’erede al trono. Accodandosi a loro, anch’egli entrò e lì vi trovò Arthur, con un gigantesco grugno e le braccia conserte.

 

“Mettete tutto lì!” stava sbraitando, contro altri cinque servi con altrettanti carichi.

Ed essi obbedirono, congedandosi con un deferente inchino prima di chiudersi il portone alle spalle.

 

“Che diamine succede?” gli aveva chiesto Merlin, impensierito dal suo sguardo torvo.

 

“Sono gli ultimi doni di nozze di alcuni vassalli e alleati del regno”, spiegò il nobile, sbuffando.

 

“Come mai non sono stati inviati a Drumburgh?”

 

“Poiché è una meta lontana, risulta alquanto disagevole; così i pregiati invitati, che non hanno potuto presenziare alle nozze, hanno mandato a Camelot i loro omaggi”.

 

Ma perché non sono stati depositati nelle vecchie stanze di Morgana?”

 

“Perché quelle sono già straripanti!” sbottò il principe, inveendo mentalmente contro la sorellastra. “E mio padre esige che io scriva personalmente un’infinità di messaggi di ringraziamento a tutti quelli che ci hanno fatto un regalo”.

 

Il mago lo squadrò, confuso.

Tuttavia, prima che potesse esprimere le proprie perplessità, l’altro lo prevenne.

 

“Lo so. Lo so! Un compito del genere spetterebbe a Geoffrey. Ma ad una richiesta diretta di Sua Maestà, il re, non potevo rifiutare. Lui sa quanto io odi queste ‘incombenze burocratiche’ e credo che sia il suo modo per punirmi di aver fatto di testa mia in tutta questa faccenda…” spiegò, sbuffando.

 

“Potrei occuparmene io!” si offrì il mago, immediatamente. “Con il giusto incantesimo, riuscirei ad imitare alla perfezione la calligrafia di chiunque!” chiarì, con un ghigno, certo di trovare solidarietà e gratitudine nello sguardo del principe.

 

Invece, per un lungo istante, il nobile squadrò la sua valletta come se non la riconoscesse, o se un pensiero sconcertante si fosse fatto largo nella sua mente tanto da paralizzarlo.

 

“Arthur?” lo richiamò, esitante.

 

“Linette…” disse lui, con voce turbata, afferrandola per un braccio e trascinandola verso la propria scrivania. Egli armeggiò, convulso, con il mazzo di chiavi che teneva alla cintura e, finalmente, dopo un paio di tentativi falliti, riuscì ad aprire uno dei cassetti privati a cui neppure lo stregone aveva accesso.

 

Certo, con i suoi poteri avrebbe potuto aprirlo facilmente, ma in tutti quegli anni non aveva mai avuto la necessità di farlo.

Se Arthur riponeva lì dentro cose riservate, lui avrebbe rispettato questa sua volontà.

 

Eppure, quando vide ciò che il principe stava estraendo, si pentì quasi.

 

Un dolore sordo gli stritolò le viscere, riconoscendo la missiva che gli aveva scritto, tre anni addietro, per congedarsi da lui.

 

“Ti prego. Dimmi che l’ha scritta Merlin. Ti prego…” Fu solo un sussurro, una preghiera gravida di disperata speranza.

 

Il mago sollevò lo sguardo e incrociò quello dell’uomo che amava – Arthur aveva quasi gli occhi lucidi.

 

Avrebbe potuto mentirgli. Ma con che coraggio gli avrebbe spezzato nuovamente il cuore?

“Anche se contiene una parte di menzogna… L’ha scritta Merlin. Di suo pugno. Te lo giuro”.

 

Un istante dopo, Arthur la stava stritolando in un abbraccio grondante sollievo e il bacio che le diede fu il preambolo delle sue scuse.

“Perdonami, se ho dubitato di te…”

 

Perdonami, se non è tutta la verità. Avrebbe voluto confessare, a sua volta, ma si limitò a stringerlo a sé.

 

Fu un discreto bussare alla porta a rompere quel fragile momento.

Arthur si prese il tempo di ricomporsi un istante, prima di dare il permesso allo sconosciuto visitatore di entrare.

 

Due nuovi valletti consegnarono altrettanti involti e, senza neppure fiatare, il principe indicò loro, seccamente, la destinazione.

 

Strofinandosi stancamente la radice del naso con le dita, egli calcolò mentalmente il da farsi.

“Accetto il tuo aiuto, ma lo faremo in due”, stabilì poi, mentre Linette ascoltava le disposizioni. “Se mio padre mi obbliga a sprecare così il mio tempo, vediamo di trovarci un lato positivo: avremo qualche veglia in più per stare insieme, io e te, e siamo legittimati dal volere del sovrano”, puntualizzò, ammiccandole.

 

Merlin gli sorrise di rimando.
“Da dove incominciamo?”

 

“Dal pranzo! Muoio di fame!” si lagnò il regal Babbeo. “Poi… poi bisogna fare una cernita, pacco per pacco, e capire cosa è fragile e cosa si può buttare e cosa va inviato davvero a Morgana. Credo che serviranno degli elenchi”.

 

 

***

 

 

“Chi invierebbe dei profumi per un matrimonio?” domandò Arthur, retorico, aprendo l’ennesimo dono di quel pomeriggio: un antico scrigno intarsiato con adagiate dentro delle bottigliette di pregiato vetro lavorato. Il principe sollevò verso la sua ancella una delle boccette, scuotendo a mezz’aria il liquido, stappandola e annusando per curiosità il contenuto.

 

“Qui dice che è un’essenza afrodisiaca. Va cosparsa sulle lenzuola del talamo nuziale e favorirà la fertilità”, ribatté Merlin, leggendo il biglietto d’accompagnamento.

 

“D’accordo”, sputò il cavaliere, riponendo di malagrazia l’ampollina e chiudendo con uno scatto il cofanetto, come se scottasse. “È meglio se ci rimaniamo lontani, eh?”

 

Merlin ebbe il buon cuore di non infierire sul suo turbamento e si dimostrò concorde.

Poi, per trarlo d’impaccio (e perché, in fondo, era una curiosità autentica), considerò: “Non me ne intendo di matrimoni reali, ma perché tutti questi doni?”

 

“Ci vogliono impressionare, mi sembra ovvio”, chiarì il principe, affiancando Linette. “Molti, fra loro, hanno una figlia in età da marito e sognano di poterla sistemare col sottoscritto. Quest’ostentazione di generosità è solo un modo per irretirmi…” A quelle parole, la serva si rabbuiò. “Ma non sanno che io sono già stato felicemente catturato”, sviolinò, afferrandole le dita e portandosele alle labbra per un seducente baciamano che deliziò il mago.

 

Come se ciò non fosse bastato, il nobile agguantò la scatola che aveva appena scartato e ne contemplò il contenuto, poi lo passò alla sua valletta, poiché il dono era d’indubbia qualità.

 

Adagiata sopra ad un panno di raso blu, vi era una piccola, incantevole tiara tempestata di gioielli.

Merlin non avrebbe mai saputo stimarne il valore, si limitò a constatarne l’indiscusso pregio.

“È… semplicemente meravigliosa”.

 

Eppure il nobile lo sorprese, quando sfilò la corona dall’involto e gliela pose in testa. A nulla erano valse le sue proteste e il senso di inadeguatezza che stava esprimendo schernendosi.

 

Il principe trascinò ugualmente Linette davanti al grande specchio.

“Sembri una regina…” sussurrò, ammirandolo, e Merlin arrossì. “La mia regina”.

 

“Arthur, smettila!” borbottò. “Ti preferisco quando fai l’asino irritante! Tutto questo miele mi soffocherà!”

 

L’erede al trono incrociò il suo sguardo attraverso lo specchio. E poi sbuffò.

“Anni passati ad imparare l’arte della galanteria e a profondermi in complimenti, e quando trovo la persona giusta per farli, costei mi stronca così?” si lagnò, fingendosi deluso. Ma Merlin non fece neppure tempo a replicare, che l’altro, sfilatogli il gioiello dalla testa, si strinse addosso a lui, sfiorandogli con le labbra la tempia con tanti piccoli baci. “La verità è che ti adoro, perché non fai la svenevole come le altre. Tu sei sempre stata diversa”.

 

Seppur distratto dai baci, il mago bofonchiò ugualmente: “Quindi… poco fa, mi stavi mettendo alla prova?”

 

La bocca del principe accarezzò il suo collo.
“Tutto quello che ho detto, lo penso veramente. Ma sapevo che non ti avrei incantato con le mie parole”.

 

Merlin scoppiò a ridere, mettendolo in guardia bonariamente.

“Apprezzo che tu sia romantico, ma non esagerare!”

 

“Mi preferisci arrogante e presuntuoso?”

 

Il servo si torturò l’interno della guancia. “Diciamo che con quell’Asino so trattare, troppe sdolcinatezze mi confondono… mi turbano”, ammise.

 

“Se è quello che vuoi, cercherò di tornare viziato e prepotente”, promise il nobile Babbeo, smentendo la minaccia con piccoli, teneri morsetti sulla pelle sensibile sotto l’orecchio. “Ti ricorderò presto chi comanda fra noi…

 

 

***

 

 

“Avverto l’assurdo desiderio di baciarti”, le rese noto il principe, trascinandola in un anfratto nascosto del corridoio, lontano dallo sguardo indiscreto delle guardie appostate.

 

“I desideri assurdi vanno sempre assecondati”, filosofò Linette, in risposta, rivolgendogli un sorriso che l’erede al trono ricambiò.

 

Egli le accarezzò il viso, attirandola gentilmente verso di sé. Quando furono vicini, chiuse gli occhi e le loro labbra si sfiorarono.

Quando li riaprì, Merlin gli sorrideva.

 

“Visto? Non era poi così male come desiderio!” dichiarò furbo.

 

Arthur spalancò la bocca, sconvolto di trovarsi tra le mani il suo servo e l’istante dopo il rumore della porta che sbatteva lo destò.

 

Linette gli chiese cosa avesse sognato, perché aveva la faccia stravolta dalla sorpresa.

Ma non ricordava nulla: sapeva solo che era importante, ed era una cosa strana.

 

“Avrai fatto degli incubi sui regali di Morgana!” scherzò il mago, offrendogli la colazione. “Io ho sognato che delle scatole mi rincorrevano per il castello!” gli raccontò, archiviando il fatto.

“A proposito!” riprese, poi. “Tutto questo annaspare fra i suoi doni mi ha fatto ricordare una cosa che avevo dimenticato: poco prima di partire, tua sorella mi ha dato un oggetto…” Il servo infilò una mano nelle tasche del grembiule ed estrasse un piccolo sacchetto di pelle. “Mi ha detto di aprirlo con te, in un momento di calma; ma, poi… beh, sai anche tu come sono andati i fatti…” abbozzò, a mo’ di scusante.

 

Arthur fece cenno di raggiungerlo sul letto, dove ancora stava, e Merlin gli sedette accanto sulle coperte.

Successivamente, lo stregone disfece il nodo del laccio e lasciò cadere il contenuto sul palmo aperto del principe.

Erano sette monete d’oro.

 

“D’accordo. Sono una somma considerevole. Ma cosa vuol dire?” considerò il nobile, adocchiando ora i soldi ora Linette.

 

“Non ne ho la più pallida idea”, replicò la fanciulla, stringendosi nelle spalle. “Morgana mi ha detto solo:Ho fatto un sogno, stanotte. Riguardava te e Arthur. Il vostro futuro. E so che dovevo farti questo dono. Non chiedermi altro, perché non ho cognizione di cosa significhi. Ma un giorno capirai. Capirete’”.

 

“Che sia una profezia?” rifletté il principe, soppesando i denari che tintinnarono nella mano.

 

“Solo il tempo potrà dircelo”.

 

“Sette? Perché proprio sette?” valutò. “Se rapportate alle casse del regno, che sono infinitamente più ricche, sette monete sono quasi un’inezia”.  

 

“Forse è un modo carino per dire che scialacqueremo tutto il tesoro di tuo padre!” scherzò il mago, per alleggerire quella strana atmosfera.

 

Arthur ridacchiò con lui.

“Sarebbe tipico di Morgana fare avvertimenti così idioti!” Eppure, con una strana dovizia, egli ripose ogni soldo nel sacchetto, chiudendolo con attenzione. “Conservalo così”, gliel’affidò, accantonando la faccenda. “E ora muoviamoci! I suoi regali di nozze ci attendono ancora!

 

 

***

 

 

Arthur sbuffò insofferente, entrando nelle stanze che erano state della sua sorellastra.

Aveva trascorso più tempo chiuso lì dentro in quegli ultimi giorni, che in tutti gli anni in cui lei aveva vissuto a Camelot e ormai non ne poteva più. Oltretutto, suo padre l’aveva appena sollecitato affinché la questione fosse conclusa al più presto, anche se si poteva dire che lui e Linette erano comunque in dirittura di arrivo.

 

A conferma di ciò, quello che gli restituì definitivamente il buonumore fu vedere, sopra alla scrivania, un’enorme torre di pergamene diligentemente curate come concordato.

Mentre egli addestrava i propri soldati, la sua valletta aveva magicamente predisposto ogni missiva, completa di regale sigillo, prima di assentarsi per andare a raccogliere alcune rare erbe di cui Gaius aveva assoluta necessità.

 

Avvicinandosi alla catasta, il principe controllò per scrupolo uno dei ringraziamenti da inviare, e ne ammirò la presentazione.

Perfetto ed elegante.

Suo padre non avrebbe potuto obiettare alcunché.

 

Quella calligrafia sembrava esattamente identica alla propria, e Arthur considerò che il risultato non avrebbe potuto essere migliore neppure se egli stesso l’avesse stilato di suo pugno.

 

Il secondo pensiero che lo colse fu di natura diversa.

Improvvisamente, egli realizzò di non conoscere affatto la scrittura della sua serva.

Nei tre anni passati insieme, lei lo aveva aiutato più volte a redigere discorsi e resoconti, gli aveva suggerito frasi e corretto imprecisioni, però sempre e solo verbalmente.

Arthur sapeva che la strega prendeva regolarmente appunti dai libri di magia che studiava anche in sua presenza, ma egli non vi aveva mai prestato attenzione prima d’ora.

 

Chissà com’era la calligrafia di Linette?

 

E proprio mentre stava per sopprimere questa curiosità e andarsene, si accorse quasi casualmente di un piccolo bigliettino infilato distrattamente fra gli elenchi dei doni ricevuti e forse dimenticato.

 

Poteva essere un appunto personale che Lin-Lin aveva vergato come promemoria?

 

D’istinto lo prese, per leggerlo, e subito spalancò gli occhi.

Com’era possibile?!

 

Il principe corse fuori dalla stanza verso i propri appartamenti.

Doveva parlare con Linette. Adesso. Subito. Immediatamente.

 

Tuttavia, entrato che fu e perlustrate inutilmente le stanze, egli rammentò quello che fino a poco prima gli era ben chiaro.

Le dannate erbe di Gaius!, imprecò mentalmente, lasciandosi cadere a peso morto sul proprio scranno, stringendo ancora il foglietto tra le dita, esaminandolo minuziosamente e imponendosi di calmarsi.

 

 

***

 

 

Quando Linette fece ritorno, le campane dell’ora nona avevano appena cessato di rintoccare.

Merlin sollevò un sopracciglio ironico, scrutando il principe, appollaiato sul seggio foderato con le mani congiunte sotto al mento. Era così immerso nei propri pensieri da non accorgersi del suo arrivo.

 

“Testa di Fagiolo che non sei altro! Con tutto quello che c’è da fare, sprechi il tuo tempo stando in panciolle?!” lo pungolò con familiare sfrontatezza e un nuovo nomignolo che sicuramente avrebbe movimentato un po’ la loro vita.

 

Arthur saltò per lo spavento, poi osservò lo stregone con uno sguardo indecifrabile.

Co-come mi hai chiamato?!” scattò, saltando in piedi.

 

“Testa di Fagiolo, Vostra Maestà?” rispose il mago, sorridendo birichino; ma l’ombra tempestosa che passò negli occhi del principe lo stranì.

 

“Mi hai fatto aspettare un secolo…” l’accusò, nella voce una strana intonazione.

 

“Oh, suvvia! In realtà, non sono stata via così tanto!” lo contraddisse Linette, con umorismo.

 

“…e quando torni, la prima cosa che sento è la tua impudenza!” concluse Arthur, come se l’ancella non si fosse intromessa. “Sai che c’è?” proruppe quindi, come se avesse preso una decisione vitale, afferrando la valletta per le spalle e accompagnandola alla porta. “Vai a cambiarti, indossa i pantaloni da caccia e una casacca stretta! Anzi, due!

 

“Vuoi andare a caccia? Adesso?! Ma non dovev-” Merlin oppose una lieve resistenza, bloccandosi contro il portone con le braccia tese.

 

“Fai quello che ti dico!”

 

Ma… Arthur! La riunione! A quest’ora devi andare da tuo padre!”

 

“Oh, sì. Io andrò dal re, ma tu andrai alla gogna!” deliberò il principe. “E metti anche la bandana, non vorrei che qualche contadino avesse lo sguardo lungo verso la tua scollatura…” si raccomandò, geloso, affacciandosi oltre la soglia, richiamando successivamente l’attenzione di una delle sentinelle.

Lucius! Accompagna la mia valletta personale dall’archiatra e poi alla gogna! Subito!”

 

Merlin era così sconvolto che non trovò neppure l’ardire di protestare, mentre la povera guardia lo prendeva in consegna per eseguire l’ordine.

 

“Avrei dovuto mandartici molto tempo fa!” esclamò il nobile, osservandola allontanarsi forzatamente. “Su, Lin-Lin, vai!” la incitò, con tono leggero, che mal celava un sentimento burrascoso.

 

Ma che diavolo?!, imprecò fra sé lo stregone. D’accordo: aveva scherzato con l’Idiota Reale sull’essere arrogante e prepotente come un tempo, ma quello era davvero troppo!

…Forse Arthur era impazzito?

 

 

***

 

 

“Sua Maestà, il principe di Camelot, esige la tua presenza immediata nei suoi appartamenti reali!” proclamò Sir Leon, solennemente, a beneficio dei pochi presenti, mentre una guardia faceva scattare l’apertura dei ceppi.

 

Era passata appena la metà della veglia prevista per la punizione; ma, dopo tanto tempo dall’ultima volta, a Merlin era parsa un’eternità.

L’unica cosa buona era che nessuno aveva osato tirare frutta e verdura marcia alla valletta reale. Forse il popolo aveva avuto pietà di lei, o probabilmente perché era benvoluta da tutti. Oppure, più prosaicamente, la povera gente difficilmente poteva permettersi di sprecare le scorte per l’inverno.

 

“Che hai combinato?” domandò Leon, sottovoce, aiutando l’ancella a rialzarsi dalla scomoda posizione.

 

“Vorrei saperlo anch’io!” sbottò Merlin, a metà strada fra il fastidio e la preoccupazione, lasciando indietro il cavaliere per correre al castello e chieder conto all’Asino Reale della sua punizione. E poi, considerò mentalmente, se la regal risposta non gli fosse garbata, l’avrebbe trasformato in un rospo per rappresaglia.

O forse in qualcos’altro di ancor più viscido e disgustoso. O forse-

 

Forse Arthur era sotto incantesimo, pensò Merlin quando ricomparve negli alloggi reali. Sì, doveva esserlo. Sembrava fuori di sé.

 

Appena arrivato, infatti, Arthur gli corse incontro, con foga, abbracciandolo stretto; e Merlin non si raccapezzò più.

 

“Perché diamine mi hai fatto chiamare?!” sbottò il mago, ancora suscettibile per la recente punizione ingiusta. “Adesso vado a farmi un bagno!”

 

“No, non serve! Resta!” lo supplicò il principe.

 

Ma Gaius mi aspetta per la cena!” protestò.

 

“L’ho avvisato di non attenderti...

 

“Arthur, che succede?!” si preoccupò allora, tastandogli la fronte. “Che c’è?”

 

“C’è che ti amo e sono uno stupido idiota…” confessò, baciandolo di sorpresa.

 

Merlin rise direttamente contro le sue labbra, la rabbia evaporata d’incanto.

“E te ne sei accorto solo adesso?”

 

”, Arthur rise anch’egli, al colmo della gioia. “Sì, ti amo”, ripeté, con un altro bacio. “E ti prego… Dimmi che il Buffone è in ritardo… Ho un bisogno disperato di te...

 

Solo a quelle parole, il mago ricordò che effettivamente erano già a metà mese, a ridosso del novilunio. Con tutti gli impegni per Morgana, se n’era scordato.

“Nessun Buffone”, confermò.

 

Arthur lo sollevò tra le braccia, con delicatezza, adagiandolo poi sul letto.

 

Ma-ma che…?” farfugliò Linette, stranita.

 

“Ti fidi di me?” chiese il principe, serio. “Ho riflettuto. So quello che faccio, credimi. Non sono impazzito!” – Anche se la sua strana frenesia sembrava palesare il contrario. – “Ti fidi di me?” ripeté, accarezzando con gli indici gli zigomi affilati del mago, e una strana espressione in volto, come se Merlin, in quel momento, avesse avuto il cuore di Arthur in mano e il potere di frantumarlo.

 

“Sì”, sussurrò lo stregone. “Qualunque cosa. ”.

 

Il giovane Pendragon incatenò i loro sguardi.

“La tua maledizione…” Merlin si irrigidì a quelle parole e il nobile prese a strofinargli il fianco per rassicurarlo.

 

“Mi rende incompleto”, si ritrovò a dire, senza sapere perché.

 

“È mortale?”

 

“No, posso conviverci. Ho dovuto farlo”.

 

Quasi quasi glielo stava per dire. Sì, rivelargli tutto e tagliare i ponti. Tanto… era già perduto. Non aveva speranze di tornare in sé.

“Io sono…”

 

Ma Arthur gli premette un dito sulle labbra.

Shhh… non importa. Tieni il segreto. Per me non cambia nulla. Non cambia ciò che provo per te”, gli rivelò. “Non mi importa cosa sei. Ma chi sei.

Ho provato a starti lontano, ma ti amo. E ti desidero sopra ogni altra cosa. E al diavolo tutto il resto!”

 

Linette gli sorrise. “Già”.

 

Il principe la abbracciò di slancio, trascinandola sui cuscini adagiati dietro le loro schiene.

 

Arthur le mordicchiò il lobo dell’orecchio e lo baciò.

“Non so nemmeno più da quanto desideravo farlo...” confessò, vezzeggiando con i denti la tenera carne.

Ricevette in risposta un mugolio.

 

“Ti amo”, sussurrò.

Poi scese a sfiorare con le labbra la pelle delicata del collo.

 

“Ti amo. Ti amo. Ti amo”.

 

Con le mani callose le accarezzò i seni turgidi sopra la stoffa della maglia e poi scese giù, giù sotto la cintola di pantaloni sempre troppo larghi per lei.

 

Quasi non si stupì di non trovare vezzi da signore o l’ingombrante biancheria intima.

Le lanciò uno sguardo obliquo, da sotto in su, ma Lin se ne stava immobile, tremando appena, a respirare affannata.

 

Arthur si avventurò fra le sue cosce, strappandole un singulto inaspettato, ma non si fermò.

Fu quando raggiunse la piega tra i suoi glutei che si bloccò un istante e i loro occhi s’incontrarono.

 

“Ti riporterò indietro, Merlin”.

 

 

Continua...

 

 

 

Disclaimer: I personaggi di Merlin, citati in questo racconto, non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Ringraziamenti: Un abbraccio alla mia kohai e a Laura, che subiscono le mie paranoie. X°D

 

Note: Ormai penso che sia chiaro perché il matrimonio di Morgana sia servito alla Causa Merthur (oltre che per darle maggiore spazio, come da voi richiesto).

 

L’inconscio di Arthur, poverino, ha capito da tempo la verità e, dopo l’accenno alla lettera di Merlin, ha sgomitato inutilmente. Eppure, finalmente anche Arthur ha fatto il famoso 2+2.

Per un motivo banale? Forse sì.

Ma nel prossimo capitolo ci sarà una precisa spiegazione da parte di entrambi.

Non so se sono riuscita a stupirvi, con questa scelta, oppure no.

Certo, mancano due parti fondamentali: l’ultimo capitolo e l’epilogo, quindi in realtà non è tutto ancora chiaro. Ma…

Ma io credo che Arthur avrebbe reagito così, prima d’impulso (dando un po’ di matto) e poi ragionando, assorbendo il colpo della notizia.

(Anche perché, poverino, non dev’essere facile per il suo orgoglio accettare di aver sempre avuto la verità sotto al suo nobile naso).

Mi auguro che il finale vero e proprio possa ancora stupirvi. Intanto, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate di questo capitolo!

 

L’ora nona, per chi non lo ricordasse, sono le tre del pomeriggio.

 

Il numero 7 e la profezia ritornano, come promesso. E, come detto, la spiegazione avverrà nella raccolta-seguito Linette2.

 

Nel caso vi siano rimasti dubbi, chiedete pure! ^^

 

 

Precisazioni al capitolo precedente e domande varie: (a random)

- Non ho molto da dire, perché ho già risposto sotto ai commenti.

- Sono contenta che abbiate apprezzato i momenti fluffosi.

- Sì, il chiarimento si è fatto attendere, ma almeno sono stati sinceri sui loro sentimenti in modo completo!

- Molti di voi mi hanno fatto notare come, dopo tanta sofferenza, sia quasi ‘strano’ vedere i nostri eroi felici e innamorati senza alcuna disgrazia imminente.

Questo mi fa capire che sono stata un po’ cattivella, ma era necessario ai fini della trama.

- Di fronte al comportamento disinibito di Linette, come ho già detto a qualcuno, dobbiamo ricordare che Merlin è sempre stato spudorato, perché lì prevale la sua parte maschile... avete presente anche quando c’era Arthur ferito dopo il Torneo, e Merlin non si scandalizzava di dirgli che “là sotto è tutto ok”, mentre l’Asino moriva di vergogna? Ecco, lui è così: innocente e ingenuo su certe cose, smaliziato su altre.

- Gaius è un papà/nonno che tutti vorremmo, sì.

- A domande specifiche, ho risposto direttamente sotto la recensione.

 

 

Anticipazioni del prossimo: sarò sincera. Non volevo metterne, perché siamo alla fine.

Poi sono giunta ad un compromesso. È un unico pezzo, un assaggio che molti attendevate e che, però, non riguarda nessun punto fondamentale della conclusione.

 

Un momento dopo, comparve magicamente un vassoio con una ciotola di fragole – rosse, succose fragole giganti – e una piccola terrina traboccante di miele ambrato.

 

Amor Mio”, lo vezzeggiò il principe. “Apprezzo che tu abbia pensato al dolce, ma in questo momento divorerei anche un cinghiale intero!”

 

“Sì, però questo rende tutto molto, molto più interessante…” cinguettò Merlin, intingendo un frutto nel miele con leziosità, prima di chinarsi per disegnare una piccola scia lucida sul ventre del giovane Pendragon. “Sei troppo grasso, Arthur, caro”, soffiò, direttamente contro la pelle traslucida della sua erezione, mentre il miele colava e colava. “Ti serve una nuova dieta… me ne occuperò io…

 

E, prima che l’altro potesse fare alcunché, con la lingua rifece lo stesso percorso, strappandogli un sussulto di inatteso piacere.

 

Arthur amava le fragole; e forse sì, poteva anche rinunciare al cinghiale se quello era il risultato promesso.

 

 

Avviso di servizio (per chi segue le altre mie storie):

 

  • Postata la shot “The morning after”, spoiler!5x13.
  • Postata la parte 1 di 2 della nuova ficMerlin’s Magic Loves Arthur”.
  • Aggiornata la long-ficWaiting for you” cap.11.

 

 

Ringrazio i 292 utenti che hanno messo questa fic fra i ‘preferiti’, i 44 ‘da ricordare’ e i 440 ‘seguiti’.

Grazie della fiducia e di ogni parere che mi darete!

 

 

 

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Grazie (_ _)

elyxyz

 

   
 
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