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Autore: ASongOfRevenge_    26/09/2014    2 recensioni
Una guerra che ha messo in ginocchio un paese. Un Re sadico e malvagio. Persone rinchiuse in un'arena costrette ad uccidersi senza un vero motivo. Il coraggio di fare una scelta.
Dal testo: « (...) Mi trascino fuori dai miei incubi ogni mattina e scopro che non c’è alcun sollievo nel svegliarsi. Ma forse ho trovato una via di fuga. Per chiunque troverà questa lettera: ho fatto il possibile per fermare tutto ciò, ma non è bastato. Se mai nessuno la troverà, vorrà dire che ce l'ho fatta e che forse, riuscirò a salvarla. »
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Il rumore assordante delle campane svegliò Arya Stark da un sonno inquieto e senza sogni. Il sole filtrava leggero dalla finestra della sua stanza nella Fortezza Rossa ad Approdo del Re. Sansa non c’era, probabilmente si stava già preparando, era il grande giorno. Arya sperava che quel giorno arrivasse il più tardi possibile, eppure il rintocco delle campane le ricordò che invece il momento era arrivato. Si vestì e nascose Ago, la spada che suo fratello le aveva regalato, sotto la camicia. Se solo Jon fosse lì con lei… L’avrebbe aiutata a trovare il coraggio. L’avrebbe chiamata “sorellina” e le avrebbe scompigliato i capelli. Il ricordo fu una stretta al cuore che le fece mancare il respiro: Jon non era lì, era lontano, erano lontani anche gli altri suoi fratelli, così come era tremendamente lontano suo padre. Bran e Rickon erano troppo piccoli per partecipare alla Mietitura, ma a Re Joeffry non importava: li voleva ugualmente, ma Robb era riuscito a portarli al sicuro, lontano da Approdo del Re e da Grande Inverno, dove di preciso Arya non lo sapeva. Non era riuscito a salvare lei, e neanche Sansa. Loro erano costrette a partecipare. Non c’era niente che potevano fare se non obbedire, e sperare che non venisse estratto il loro nome dalle ampolle che il re aveva fatto sistemare davanti al tempio di Baleor. Quel luogo riaccendeva nella mente di Arya il ricordo peggiore, il dolore più atroce, la ferita che mai si sarebbe rimarginata: lì aveva assistito all’omicidio di suo padre, lord Eddard Stark, accusato ingiustamente di tradimento nei confronti del Re. Era stata costretta a guardare l’esistenza di suo padre sgretolarsi in mille pezzi, dissolversi, sparire per sempre. Calde lacrime le solcarono il viso, ma Arya Stark le asciugò subito: non avrebbe mai dato la soddisfazione a Joeffry di vederla soffrire. Lei era una Stark di Grande Inverno, in lei c’era il sangue del lupo, lei avrebbe affrontato quella situazione a testa alta. Qualcuno aprì bruscamente la porta della sua stanza e fece irruzione: il Mastino, Sandor Clegane, le si presentò davanti.

« E’ il momento di andare, ragazzina. » 

-

La piazza era piena di persone. I ragazzi erano disposti tutti ai lati della statua del Benedetto, ed è lì che andò anche Arya Stark. Anche sua sorella Sansa Stark era lì, con gli occhi arrossati, gonfi di pianto. Ad Arya bastò un attimo per capire: Joeffry l’aveva fatta picchiare di nuovo, come faceva sempre. Arya aveva passato notti intere ad ascoltare il pianto di sua sorella, senza poter fare nulla per aiutarla. Amava sua sorella, nonostante tutto: era sangue del suo sangue, e il dolore di Sansa era anche il dolore di Arya. Le prese con dolcezza la mano e la guardò negli occhi. Sansa le sorrise delicatamente. Insieme ce l’avrebbero fatta, insieme sarebbero riuscite a scappare ed a raggiungere i loro fratelli, in qualunque luogo loro si trovassero. Re Joeffry era in piedi davanti alla folla. Indossava un abito color rame con striature dorate, e un mantello sul quale erano disegnati gli stemmi delle sue Case: il Leone e il Cervo incoronato. Al suo fianco c’era la Regina, Cersei Lannister, con un abito del medesimo colore di quello del figlio. Cersei aveva un’espressione quasi pietrificata: Arya ricordò di quando la Regina si era opposta all’idea, decisamente folle, di mandare ragazzi delle varie città di Westeros ad uccidersi tra di loro in un’arena scelta da lui stesso. Cersei aveva cercato di far ragionare il figlio, dicendogli che in tempo di guerra non era saggio sperperare denaro della Corona in una cosa del genere: la guerra inoltre era già abbastanza sanguinosa di per sé. Joeffry aveva reagito alle richieste della madre con una sola frase: “Non importa che sei mia madre, prova di nuovo a contraddirmi e avrò la tua testa.” Cersei non aveva più osato proferire parola sull’argomento. Con loro, c’erano gli altri membri del Concilio Ristretto del Re, lord Varys, il capo delle spie di Approdo del Re, e Ditocordo, maestro del conio, Tyrion Lannister, Primo Cavaliere del Re, che aveva la medesima espressione di Cersei: nemmeno lui era riuscito a far ragionare il folle Joeffry. Il re, con la sua espressione compiaciuta, iniziò a parlare con tono solenne:

« Cittadini, in queste ampolle sono presenti i nomi dei fortunati ragazzi che verranno scelti per allietare le nostre giornate in questi tempi di guerra. Come sapete, in questo preciso momento in altre città dei Sette Regni sta avvenendo tutto ciò. Questo è l’inizio di una tradizione che durerà per anni e anni, l’inizio di una nuova epoca, di una rinascita! »

Arya guardò Sansa: stava piangendo nuovamente 

« Sansa, ti prego, cerca di essere forte. » Sansa era sua sorella maggiore, ma era molto fragile. 

Joeffry continuò con un grande sorriso stampato sul volto: « Non perdiamo altro tempo, estraiamo subito i nomi dei fortunati tributi. Cominciamo dagli uomini! » 

Il re immerse la mano nella prima ampolla dove c’erano i nomi dei tributi maschi. Estrasse un pezzo di carta bianco. Lesse il nome…

« Gendry Waters. » 

Arya non riuscì a vedere chi fosse lo sfortunato dal momento che Joeffry immerse immediatamente la mano nella seconda ampolla e lesse il nome del tributo femmina.

« Sansa Stark. » 

Arya non capì. Le sembrò che per un attimo il mondo si fosse fermato. Aveva davvero letto il nome di sua sorella? Non era possibile. Non era reale. Sansa era un uccelletto, non sarebbe mai riuscita ad uccidere nessuno. No, non poteva essere. Sentì un nodo allo stomaco e la terra crollarle sotto i piedi. Sua sorella, impassibile, fece un passo avanti  per andare verso Joeffry, per affrontare il suo destino, per andare in contro alla morte. Arya dovette reggersi al ragazzo affianco a lei per non perdere i sensi. Chiuse gli occhi, e le venne in mente Syrio. Guarda con gli occhi. Li riaprì immediatamente. E vide. Non avrebbe permesso a Joeffry di far ancora del male alla sua famiglia, non avrebbe lasciato che sua sorella morisse. Aveva già perso tutto, non poteva perdere anche lei. Con passo sicuro, Arya Stark si fece spazio tra la folla, raggiunse sua sorella e la superò. 

« Mi offro volontaria! » In lei c’era il sangue del lupo. Era una Stark, e avrebbe vinto.

« Mi offro volontaria come tributo. » 

   
 
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