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Autore: Hunterwolf    27/09/2014    1 recensioni
Cliffor Lee Burton è morto il 27 settembre 1986 su una fottuta strada svedese, è morto troppo presto per uno come lui, la vita gli è stata strappa ingiustamente e noi non possiamo fare altro che ricordarlo così, evocarlo tutti gli anni e sperare che gli arrivino i nostri pensieri.
nessun segno divino lo riporterà a casa, ma lui non commisera nessuno per quello che gli è successo, perché lui è Cliff e qualunque cosa accadrà avrà sempre un pensiero positivo su tutto.
lui ed i Metallica sono legati contro il tutti e tutto.
nessuno al mondo può davvero comprendere...
nemmeno io...
questo è solo il mio modo di ricordare Cliff...
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una sigaretta accesa.
 
Un giubbotto di jeans aperto.
 
Una maglietta nera degli Misfits.
 
Un pantalone strappato a campana.
 
Una birra.
 
Un basso nero o rosso.
 
Semplicemente un sorriso nascosto sotto una marea di capelli rossi.
 
Le cose preferite di Cliff sono rimaste invariate nel tempo, anche dopo il suo tempo, spero… anche dopo aver chiuso gli occhi castani una notte e per sempre ; forse…
Forse… non si è accorto di nulla.
Forse non si è davvero reso conto che un pullman, la bagnarola che avevano per spostarsi per i tour in Europa, l’aveva schiacciato su una fredda e fottuta strada svedese.
Forse, è meglio così.
Sarebbe stato troppo brutto, troppo ingiusto vederlo soffrire sotto una macchina, vederlo in un ospedale con la maschera dell’ossigeno e poi… poi vederlo spegnersi lentamente…
Come una stella che muore piano piano, come un eroe che lascia le ultime parole per chi le ascolta, come una luce che alla fine si spegne.
Tiene in vita la morte finché non si spegne e poi diventa tutto buio.
No.
Questo non è Cliff Burton.
Certo… avrebbe lottato, l’avrebbe fatto anche a costo di rimanere storpio per tutta la vita, anche a costo di morire… però… però…
Il punto è che gli era stata negata la possibilità di rialzarsi e prendere a calci l’autista che aveva sbandato con il bus.
 
“Cliff !! Cfill !!! Where are you ?? CLIFF !!!!”
 
Scommetto che eri già lassù quando hai sentito James gridare questo.
Perché… tu sei… lassù.
Vero ?
 
Tiene il basso sulle ginocchia ed il mignolo della mano destra in alto.
I capelli rossi gli scendono sulle spalle e sulla fronte, e nonostante stia solo accordando il suo strumento, si sente un’energia che può appartenere solo ad uno come lui.
Tutta la luce che c’è fa solo risplendere la maglietta che tiene sempre sotto la giacca di jeans.
Affianco a lui, seduto su una nuvola bianca, c’è un vecchio in toga con una lunga barba bianca ed i capelli argentei tirati all’indietro.
Lo guarda sempre con un certo fascino.
Non era comune vedere uno come Cliff tra i… come possono essere chiamati… beati… ?
Lui lo era sempre stato.
Tranquillo ed inflessibile.
Sempre con la sua sigaretta in bocca ed una birra vicino a lui.
Si alza in piedi e comincia a sbattere freneticamente la testa su e giù, senza fermarsi un secondo, senza guardare le dita che corrono veloci sulla tastiera del basso rosso.
Tutti quei capelli rossi che impazziscono.
Tutta la passione che è rimasta inalterata nel tempo.
 
Orion.
 
Quel brano che è simbolo del suo orgoglio.
Quello che aveva appena finito di scrivere e poi… e poi un’altra fermata nella sua vita.
-Ma non ti stanchi mai, ragazzo ?- chiede il vecchio felice.
Cliff si ferma un momento e lo guarda come al solito, un mezzo sorriso sull’angolo destro delle sue labbra e la schiena ancora piegata verso il basso.
-No, potrei suonare all’infinito. Tanto non mi sembra che qui mi possa fare del male.- esclama riprendendo a suonare.
-Sempre voglia di scherzare, Burton.-
-Che altro dovrei fare ?-
-Forse imparare a suonare l’arpa.-
-Neanche morto.-
-Sarà facile allora.- concluse il vecchio.
Ride e poi da una pacca sulla spalla di quel vecchio.
Poi, una canzone thrash metal.
Dal basso, verso la Terra, si sente una canzone dei Metallica.
 
The call of Ktulu.
 
Quella che è ispirata al suo autore horror preferito.
Cliff si sporge dalle nuvole e guarda con più attenzione.
Un sorriso completo gli dipinge la faccia, appoggia il basso per terra e si sporge fino al limite.
Fino quasi a cadere dal cielo come un angelo…
 
James è migliorato tantissimo con la voce e la chitarra, è più sicuro e lucido di una volta.
Lars sembra essere più democratico, ride di nuovo come una volta.
Kirk non s’incolpa più ed è uno dei migliori chitarristi di sempre.
E poi… quel Robert... è l’uomo degno di prendere il suo posto.
Se lo sente nel cuore.
 
Loro.
 
I suoi compagni sono cresciuti e non si sono fatti fermare dalla sua morte.
 
Hanno combattuto contro il dolore.
 
Sono stati feriti dal mondo crudele che a volte non vuole proprio capire.
 
Hanno vissuto anche senza di lui.
 
Ed è così che Cliff vuole che sia.
 
Non voleva che i Metallica morissero solo perché lui è morto, ma questo il mondo non voleva capirlo e molti li avevano classificati male perché avevano continuato.
 
Tra tutti gli sbagli, le lacrime, le sofferenze, le gioie e le fatiche sono diventati i migliori del mondo intero.
 
Perfino il Paradiso si gode la loro musica.
 
Forse non sono riusciti a convertire i Santi e gli Angeli al metal, ma hanno dato a Cliff il segno inequivocabile che loro ci sono e che non si sono dimenticati di lui.
 
Non si dimenticano mai.
 
Ci pensano tutte le volte prima di salire sul palco.
 
Tutte le volte che succede qualcosa d’importante,
 
Ogni singolo istante in cui la memoria infine ritorna a farsi sentire, ma ormai non fa più male, è solo un po’ triste sapere che lui non risponderà.
 
In realtà… lui c’è sempre.
 
Sempre…
 
Ogni singolo istante.
 
Tutte le volte che c’è qualcosa d’importante.
 
E pensa a loro quando salgono sul palco.
 
E non si dimentica mai di nulla.
 
Sono ancora legati come un branco.
 
-Non ti andrebbe di andarli a trovare almeno una volta ?- chiede il vecchio appoggiando una mano sulla spalla di Cliff.
-No.- risponde semplicemente.
-Ma…-
-Io non ci sono più… mister Pietro. Non voglio che si lascino influenzare da un fantasma e si distolgano dal vero obbiettivo.-
Si volta e poi nota il filtro giallo sulla labbra.
La sua sigaretta è finita.
L’ha accesa alcuni giorni prima e quello è uno dei tanti vantaggi di essere in Paradiso : sigarette lunghe, metal a tutta manetta, peccato per la birra.
Il Superiore gliene ha concessa solo una al mese.
Non vuole che influenzi negativamente gli altri beati.
Forse è l’unico svantaggio il non trovare persone interessanti con cui parlare di musica, quelli che gli stanno simpatici sono tutti all’inferno ed a lui non è concesso (ufficialmente) di andare a farsi un giro tra i diavoli ed i miti che soffrono nelle fiamme.
Pietro gli fissa la schiena e pensa che non meritava di morire.
La vita è così strana.
Chi merita di vivere muore troppo in fretta e chi non lo merita vive finché non diventa un vecchio pieno di rimpianti ed odio.
Eppure, Cliff non commisera la sua morte, piuttosto ci ride sopra e per mille e mille volte “Che senso avrebbe prendersela ? Quel che è fatto è fatto, io sono qui e non si può chiedere il rimborso di un viaggio di sola andata…”
 
Solo andata.
 
Un’andata su una strada che nessuno vede.
 
Solo andata, niente ritorno.
 
Quando era arrivato ai cancelli del paradiso, Pietro gli aveva chiesto che cosa aveva fatto nella sua vita terrena e Cliff gli rispose che lo sapeva già.
Aveva avuto il coraggio di dire sempre la verità e l’ingenuità di non negare le sue colpe, eppure Pietro gli aveva concesso di vivere nel paradiso con il suo basso e le sue sigarette, solamente perché era troppo legato ai suoi pazzi amici.
Gli aveva fatto una sola richiesta.
 
Dimmi solo che posso vederli…
 
Da allora veglia su di loro.
Li ha visti piangere nelle stanza d’albergo con bottiglie di alcoli tra le mani tremanti e la bocca troppo piena di dolore per potersi parlare, poi ha gioito quando si erano rialzati ed avevano trovato Jason Newstep, si è incazzato quando aveva visto che lo trattavano male perché non era come lui, si è emozionato e commosso con … And Justice for All ed il Black Album, ha riso con un matto del periodo “Load” e si è rattristato quando nel 2000 erano entrati in crisi.
Li conosce troppo bene.
Conosce tutto di loro.
E loro conoscevano tutto di loro.
Ma forse è tutto falso.
Forse non si conoscono affatto.
Ma una cosa era e sarà sempre vera…
Cliff ed i Metallica saranno per sempre un solo ed unico sogno meraviglio che è arrivato appena a metà del suo viaggio.
-Ehi, mister.- fa Cliff dopo un po’.
-Cosa ?-
-Lo sai che giorno è oggi ?-
-E’ il 27 settembre. Il giorno in cui sei morto.-
-Esatto.- disse prendendo il basso tra le mani. – scommetto che faranno un concerto oggi per ricordarsi l’anniversario. Lo fanno tutti gli anni, ma ogni volta è sempre bellissimo.-
-Che cosa ?- chiese Pietro confuso. – che si ricordino di te ?-
-No… la musica…-
Si lasciò cadere all’indietro ed i capelli si sparsero sul terreno bianco e soffice.
-La musica ?-
-Si, la loro musica, la mia, la nostra… quella ci fa sempre ricordare che qualunque cosa accadrà… non saremo mai soli… non con lo spirito…-
I suoi discorsi sulla musica sono mai del tutto chiari.
Pietro ha rinunciato a capirli.
Sono cose che solo loro posso comprendere.
Guarda di nuovo verso la terra e si accorge che Cliff ha ragione, si stanno allenando per un concerto, “L’Orion Festival”, e stanno pensando a lui.
 
James canta la sua prima canzone con i Metallica.
 
Lars corre veloce sui tamburi.
 
Kirk distorce a tutta velocità le corde.
 
Rob solletica le corde come solo lui sa fare.
 
Ma tutti pensano a lui e si chiedo se quel pensiero gli arriva.
 
Si volta verso il bassista in attesa di una risposta.
-Sempre…- risponde semplicemente.
 
“Sempre… Cliff, noi ti pensiamo sempre…” pensò James trattenendo le lacrime.
 
-Lo so, Jim. Lo so…-
 
Stanno suonando Orion.
Cliff posiziona le dita e segue tutta la melodia senza cerca di oscurare Rob, anzi, pensa che sia davvero bravissimo ed è riuscito a tirare fuori il meglio di loro, li ha riportati un po’ alle origini di quello che erano.
Erano dei ragazzini pieni di sogni.
Ora sono uomini con sogni certi.
 
Quella canzone non ha testo, perché non ne ha bisogno.
 
Quella canzone è fine a se stessa, perché è così che deve essere.
 
Quella canzone è una come una stella.
 
Quella canzone è lontana dal mondo intero e non appartiene a nessuno, neanche a Cliff.
 
Lui le ha dato la vita perché lei possa viverla.
 
Allo stesso modo con i Metallica, lui gli ha insegnato a vivere.
 
Ora tocca a loro.
 
Nei meandri di quelle note c’è tutta la loro vita, il loro primo incontro a Los Angeles ed il suo rifiuto di entrare nella band di Lars Ulrich e James Hetfield, la telefonata in cui diceva che accettava l’invito, tutta la band che si trasferiva nella sua città, Dave Mustaine che veniva cacciato, Kirk Hammett con il suo buffo pedale, i concerti in giro per il mondo, le donne che passavano nei camerini, le pile di bottiglie di birra sui banconi inglesi, la gente che scuoteva gli accendini quando li vedeva, “L’estati dell’oro” quando iniziavano, la casa che condividevano, le risate, i litigi, le paci fatte, le notti insonni negli studi di registrazioni, le notti in cui erano distrutti e quelle da ubriachi, l’emozione che scorreva in ogni singolo respiro… poi la notte del 26 settembre del 1986 e la partita a poker con Kirk, il suo sguardo incredulo all’asso di picche e la cuccetta che poi l’ha ucciso la mattina del 27 settembre…
 
Tutta la memoria è rimasta.
 
-Stanno per iniziare.-
-Lo so.-
-Non viene a vederli ?-
-Adesso vengo…-
Si alza e si siede sul bordo della nuvola, osserva attentamente gli amici ed alla fine le lacrime arrivano a sfiorargli il viso come un vecchio ricordo gelosamente conservato.
-Sai cosa penso, mister ?- chiede Cliff.
-Cosa ?-
-Che James sta proprio bene con i capelli corti.-
Pietro rimane di stucco a quella affermazione, ma decide di non commentare.
-Lars invece doveva tenerseli lunghi, adesso sembra uno skinhead, mentre Kirk è l’unico che non è cambiato per nulla, Rob sembra invece sta benissimo con tutti quei capelli neri e lunghi.-
 
Un altro anno celebrato.
 
Altra musica per la vita.
 
Un altro appunto per tutti.
 
Vivere… non solo essere…
 
“Noi vivremmo, Cliff… è una promessa…”
 
  
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