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Autore: SaraViolet_Chan    27/09/2014    3 recensioni
- È arrivata stamattina per te - sussurrò dando a Maka una busta bianca.
- Che cos’è? - domandò titubante lei.
- Leggi e capirai - replicò gentile Spirit.
Maka, Soul e gli altri, vengono invitati in Giappone, dal nonno della Scythe Meister. Tra chiacchiere, sorrisi e risate, ci sarà il tempo anche per una conversazione tra nonno e nipote.
[...] - Il mio primo pensiero? Oh, non saprei dirlo con certezza... però, di una cosa sono sicura: è stato quel brano che mi ha convinto che Soul era il partner giusto per me, è stato grazie a quella melodia se io ho potuto fidarmi veramente di lui, immediatamente. All’inizio non avevo compreso veramente che in quello strano brano ci fosse veramente Soul. L’ho capito solo dopo che ho cominciato a conoscerlo: quell’insieme di note era Soul. - [...]
- Dì, adesso, sei innamorata di lui? - chiese l’uomo trattenendo a stento una risata. Tanto sapeva già cosa avrebbe risposto.
Accenno SoulXMaka.
Fanfiction senza pretese. Con una semplice descrizione del primo incontro tra Maka e Soul, raccontato da Maka.
Spero vi piaccia!
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Maka Albarn, Nuovo Personaggio | Coppie: Soul/Maka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Imbarazzanti Confessioni'
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<< Ehi, Maka! >> chiamò un uomo sulla trentina, conosciuto come “Death Scythe”, con i capelli rossi e gli occhi azzurri, correndo verso la giovane.

<< Che c’è? Che vuoi?>> rispose vagamente scocciata la ragazza interpellata: una fanciulla minuta, portava i capelli legati in due sottili codini e indossava la sua solita divisa con sopra il suo cappotto nero.

Era ormai pomeriggio e anche quel giorno alla Shibusen erano finiti i turni di allenamento e tutti gli studenti si accingevano a tornarsene a casa, ormai stanchi dalla dura giornata scolastica. Il sole non era ancora tramontato, quindi rideva ancora alto nel cielo, come a voler prendere in giro tutti coloro a cui donava luce e calore.

<< Ma perché sei sempre così scontrosa col tuo paparino? >> piagnucolò l’uomo abbassandosi e allacciando le gambe al petto, mentre un’aura tenebrosa di disperazione calava su di lui.

<< Ehi, Maka! Noi siamo al campo da basket, raggiungici poi! >> esclamò un ragazzo con i capelli azzurri.

<< Va bene Black☆Star... >> rispose la ragazza mentre guardava i suoi sei amici allontanarsi. Poi si voltò con aria infastidita verso quello che geneticamente risultava essere suo padre: << Allora? Che cosa volevi dirmi?>> pronunciò la giovane, indifferente.

Spirit, contento di aver guadagnato l’attenzione della figlia, si rialzò in lacrime e con il naso gocciolante e disse:

<< Come sta la mia Makina, eh? >> disse lui come se stesse parlando ad una bambina di tre anni.

<< Sto bene, grazie! Arriva al punto. >> ribatté lei.

E dopo essersi depresso di nuovo per un istante, si ricompose e guardò la figlia con sguardo dolce e serio.

<< È arrivata stamattina per te>> sussurrò dando a Maka una busta bianca.

<< Che cos’è? >> domandò titubante lei. Chi mai poteva spedirle una lettera usando il suo vecchio indirizzo, ossia quello che aveva quando abitava ancora con suo padre, prima di entrare alla Shibusen? Non poteva essere la madre, perché lei conosceva il suo nuovo indirizzo e non avrebbe certo mandato una lettera per lei a casa del suo ex-marito. Che fosse...?

<< Leggi e capirai >> replicò gentile Spirit.

Maka girò la busta e lesse il mittente. Facendolo, un sorriso illuminò il suo viso e aprì di scatto la busta, estraendone una lettera. Abituata com’era a divorare libri su libri, Maka colse velocemente tutte le parole scritte e quando finì, strinse forte il foglio al petto.

<< È del nonno Kei! >> esclamò la ragazza entusiasta. Era da tanto che non le mandava una lettera! Ed era più di cinque anni che non lo vedeva. E adesso le mandava una lettera con scritto di venirla a trovare al più presto poiché ormai il pericolo del Kishin era stato sventato. E diceva anche di invitare i suoi amici!

<< Già, è da quando ci siamo trasferiti definitivamente a Death City che non lo vedi, vero? -domandò il padre sorridendo vedendo la figlia così felice – perché non accetti l’invito e ti porti dietro pure i tuoi amici? Potrebbe essere l’opportunità di staccare un po’, ve lo meritate dopo tutto il lavoro che avete fatto. >>

<< Sei d’accordo sul fatto che io vada?>> chiese Maka.

<< E perché non dovrei esserlo? Tuo nonno è un uomo in gamba e poi è giusto che tu vada a trovarlo >> replicò lui, gentilmente.

<< Allora vado a dirlo agli altri! Grazie, papà! >> concluse la meister al settimo cielo.
Spirit la guardò allontanarsi correndo e pensò che anche se era cresciuta, si comportava ancora come quando era piccola, appena era felice per qualcosa. Mostrava sempre quel sorriso di pura gratitudine e di felicità e poi pronunciava quel“grazie” con voce gioiosa e sincera. Era cresciuta eppure rimaneva sempre la sua bambina. La sua Maka...



Maka arrivò al campetto da basket con ancora la lettera fra le mani e il sorriso stampato in faccia. Aveva un’aria così evidentemente felice che quando fu notata dai suoi amici, Soul le chiese:

<< Non ti ho mai visto così contenta dopo una chiacchierata con il tuo vecchio! Che ti ha detto? >>
Se è possibile il sorriso della sua meister, si allargò ancora di più, causando ancora più confusione agli amici, ma ciò che li lasciò più perplessi fu quello che disse la giovane subito dopo:

<< Che ne dite di andare in Giappone tutti insieme? >>

Alcuni giorni dopo...

<< Non eravamo mai state in Giappone, vero Patty?>> esclamò Liz contenta.

<< Verissimo sorellona! Qui sembra tutto così diverso! >> rispose Patty altrettanto felice.

<< Era da un pezzo che non tornavo in Giappone, qui, si respira sempre un’aria diversa. >> sentenziò Tsubaki con un sorriso.

<< Già, per me, per te e per Maka è sempre una specie di ritorno a casa! >> disse Black☆Star incrociando le braccia dietro la testa.

<< Beh, comunque io sono nata a Death City, qui ci sono venuta ad abitare quando avevo appena compiuto un anno>> specificò Maka in testa al gruppo per fare strada.
Infatti, i sette ragazzi erano appena scesi dall’aeroporto situato proprio fuori dal piccolo paese in cui era cresciuta Maka, e stavano percorrendo le strade pulite e poco trafficate. Era un piccolo paese che si trovava sulla costa, però il mare era dall’altra parte del paese e da lì non era ancora visibile.

<< Che bel posto! Sembra tutto così tranquillo! Tuo nonno è stato gentile ad invitarci!>> commentò Tsubaki mentre si guardava intorno.

<< È vero! È sempre tutto molto calmo. >> confermò la meister bionda con un sorriso.

<< Non vedo l’ora di rivedere tuo nonno, Maka! Da quel che ricordo, era simpatico! Secondo te, si ricorderà di me? >> domandò l’assassino.

<< Beh, vi siete visti solo una volta quando l’ho portato alla Shibusen durante una sua visita, mentre eravamo a Death City, parecchi anni fa... ma mio nonno ha una buona memoria e poi non è facile scordare uno come te, Black☆Star... comunque ti ricordi bene: mio nonno Kei è una persona davvero simpatica>> rispose lei.

<< Eh, già! Dimenticare il GRANDE ME È IMPOSSIBILE! >>

<< Quindi voi vi conoscete da quando eravate piccoli?>> domandò Liz ai due maestri d’armi.

<< Già, ho conosciuto questo casinista quando avevo cinque anni! >> confermò la ragazza.

<< Io stavo già alla Shibusen da tre anni più o meno. In quel periodo Maka abitava a Death City e suo padre se la portava dietro ovunque. Un giorno venne con lei alla Shibusen e ci siamo incontrati. >> terminò Black☆Star.

<< Ma tuo padre non era già la Death Scythe in carica? >> domandò Tsubaki a Maka.

<< Sì, ma dato che ero nata io, il Sommo Shinigami lo sostituiva spesso con un’altra Falce della Morte, così avrebbe potuto dedicarsi alla famiglia. Quando lo sostituivano, ritornavamo qui in Giappone. – rispose cordiale per poi sentenziare infastidita - Se solo si fosse veramente dedicato alla famiglia!>>

Soul non aveva fatto domande perché la storia la conosceva già. Gliela aveva già raccontata Maka tempo prima.
 
<< Siamo arrivati!>> commentò Maka, fermandosi davanti al cancello di legno di una casa in stile giapponese, completa di un piccolo giardino, tenuto perfettamente.
La ragazza suonò il campanello del citofono e aspettò di vedere la porta della casa aprirsi e vedere spuntare la figura di suo nonno.
Come previsto, un uomo sulla sessantina aprì la porta scorrevole tipica delle case giapponesi e guardò chi era che suonava alla sua porta. Indossava una maglietta bianca e dei pantaloni di un verde chiarissimo. Aveva gli occhi verde scuro e i capelli corti bianchi.

<< Maka! >> esclamò sorpreso l’uomo, correndo ad aprire il cancello, mentre guardava la sua nipotina sorridergli in segno di saluto.

Aprì il cancello e la ragazza gli si fiondò tra le sue braccia, felice di poter rivedere suo nonno dopo anni.

<< Nipote! Potevi almeno avvertire prima di arrivare!>> disse l’uomo stringendo la ragazza e sorridendo, felice di vederla.

<< Volevo farti una sorpresa! Ho invitato i miei amici come avevi scritto e guarda chi ti ho portato! >> rispose Maka sciogliendo l’abbraccio e indicando Black☆Star.

<< Salve! >> esclamò lui.

<< Ma guarda un po’! Black☆Star !>> esclamò il signor Kei mettendo una mano sulla testa del ragazzo e scompigliandogli i capelli.

<< Visto, Maka? È impossibile dimenticarsi del grande me! E tu che ne dubitavi >> commentò l’assassino, mentre stringeva la mano dell’uomo.

<< Veramente eri tu che ne dubitavi... –replicò lei infastidita – nonno, ti presento gli altri, lei è l’arma di Black☆Star: Tsubaki– cominciò a presentare Maka, indicando la ragazza che s’inchinò leggermente – lui, è il figlio del Sommo Shinigami: Death The Kid>>

<< È un onore conoscerti >> disse l’uomo mentre Kid gli sorrideva cordialmente e rispondeva: << Il piacere è mio.>>

<< Loro sono le partner di Kid: Liz e Patty –l’uomo strinse la mano anche alle due ragazze – e lui è il mio partner: Soul Eater >> concluse Maka avvicinandosi alla sua arma e mettendo una mano sulla sua spalla sinistra .
L’uomo lo guardò, per un brevissimo istante, perplesso, tanto che Soul si aspettava una reazione “alla Spirit” del tipo “non toccare la mia adorata nipotina eccetera, eccetera”. Si stupì, invece, quando il nonno di Maka gli strinse la mano sorridendo in modo cortese e affabile, dicendo: << Piacere, figliolo. Sono davvero contento di conoscerti! Devi essere proprio un bel tipo per essere il partner di una come mia nipote, so che a volte può essere una vera testa calda! >>

Soul a quelle parole fece un sorrisetto e disse: << Il piacere è tutto mio! Sì, Maka è davvero testarda e manesca. >> finalmente qualcuno che vedeva il loro rapporto da entrambi i punti di vista e non solo da quello di Maka, come faceva Spirit. E lui che si era immaginato prediche e paternali, invece, quell’uomo era simpatico! Immancabile però, fu il libro che colpì con precisione il centro del cranio di Soul.

<< Ahia! Lo vedi che è la pura verità?! >> esclamò Soul massaggiandosi la testa.

<< Sei tu che le vai cercando! –replicò lei – e poi senti chi parla! Come se tu fossi meno testardo di me! >> si lamentò Maka. Kei si mise a ridere divertito per la scenetta a cui aveva appena assistito e le mise una mano sulla testa con fare affettuoso e disse:
<< Adesso tocca a me presentarmi: il mio nome è Kei e sono il nonno materno di Maka, potete darmi tranquillamente del tu, saltando tutte le formalità. Su, entrate! Vi offro qualcosa! Sarete stanchi dopo il viaggio, e poi vi mostro le vostre stanze. >>

La giornata trascorse nel migliore dei modi. I ragazzi raccontavano delle loro battaglie e di ciò che facevano alla Shibusen, dei loro compagni, dei loro insegnanti. Liz volle vedere a tutti i costi, la camera che era di Maka da quando era andata ad abitare con i suoi genitori, insieme ai suoi nonni, in quella stessa casa.
Il signor Kei, inoltre, e chiese a Black☆Star di mostrargli quanto era migliorato e così il pomeriggio trascorse per loro in giardino, mentre Kid e Soul lo guardavano allenarsi, e le ragazze erano in camera di Maka che curiosavano, o meglio era Liz che curiosava e la shokunin le mostrava tutto ciò che indicava.
Dopo cena, chiacchierarono ancora un po’ fino a quando, stanchi, non decisero di ritirarsi nelle stanze assegnate: i tre ragazzi avrebbero preso la camera più grande ovviamente, l’altra, invece, era stata assegnata alle sorelle Thompson.
Infine, Tsubaki avrebbe dormito in camera di Maka con lei.

Era piena notte, ormai tutti dormivano da un paio d’ore almeno, ma Maka non si era ancora addormentata. Era rimasta ad ascoltare i rumori che provenivano dalla finestra aperta, felice di aver fatto visita a suo nonno.
Perché era così affezionata a suo nonno? Perché lui era rimasto sempre la sua unica certezza nel periodo in cui i suoi genitori litigavano per i tradimenti di suo padre. Sapeva di avere il suo supporto e il suo affetto, ma su questi aveva potuto contare poco perché quando si trasferivano di nuovo a Death City, lui non c’era e lei era da sola. D’altra parte era stato meglio così, forse: se avesse contato sempre sull’aiuto del nonno, forse non sarebbe riuscita a lasciarsi tutto alle spalle e non sarebbe stata quella che era adesso.
Pensando a queste cose, si mise a sedere sul letto, per poi decidere di alzarsi: tanto era inutile continuare a rigirarsi tra le coperte, non sarebbe riuscita a dormire comunque.
Si alzò piano, piano, per evitare di svegliare Tsubaki, che dormiva beatamente nel letto di fronte al suo, e aprendo lentamente la porta uscì, richiudendola delicatamente dietro di sé.
Scese le scale, cercando di fare il meno rumore possibile e notò una flebile luce venire dalla cucina. Entrò nella stanza e notò che seduto a terra, davanti al tavolino tipico del Giappone, c’era suo nonno, intento a bere una tazza di the.
La cucina non era molto grande e aveva le pareti di color bianco e il pavimento in legno.

L’uomo si accorse della presenza della ragazza e la invitò a sedersi vicino a lui, offrendole una tazza di the.

<< Maka... >> la chiamò piano il nonno.

<< Che c’è? >> rispose lei vagamente curiosa.

<< Poco fa non ho voluto domandartelo perché non mi sembrava il caso, ma... come va con tuo padre? >> domandò titubante.

<< Come vuoi che vada? Tutto come al solito...>>

<< Continui ad ignorarlo? >>

<< Che dovrei fare? Lui ha- >> stava per dire, ma suo nonno la interruppe.

<< Devi perdonarlo... >> sussurrò serio il signor Kei.
Seguirono attimi di silenzio in cui Maka abbassò la testa e si mise a riflettere su ciò che doveva dire.

<< Io... veramente... non... l’ho mai odiato...>> ammise lei in modo flebile. Reprimere l’orgoglio era difficile per lei, ma molte volte si era sentita in colpa per quella volta che gli aveva detto“papà, ti odio”. Se ne stava parlando con suo nonno era soltanto perché sentiva che lui, che era suo nonno, dovesse sapere. Non era solo una questione di fiducia, perché lei si poteva fidare nello stesso identico modo anche dei suoi amici. Suo nonno la capiva come solo un’altra persona era stata in grado di fare: Soul. Semplicemente si trattava del fatto che lui sapesse tutti i fatti e quindi lei non doveva stare lì a spiegarli, ricordando. Solo quello.

<< Non nego che abbia provato rancore nei suoi confronti, ma non posso dire di averlo odiato veramente...>> continuò la ragazza, con lo sguardo basso e gli occhi nascosti dalla frangia bionda.

<< Hai amato tuo padre più di quanto tu abbia amato tua madre, quando eri piccola, eh? >> domandò l’uomo sicuro della risposta.

<< Io... >> stava per rispondere di no, che aveva voluto bene ad entrambi nello stesso modo, e che gliene voleva ancora, ma si fermò capendo che non aveva senso mentire e così tacque. Aveva sempre avuto una grandissima stima e ammirazione verso sua madre e suo padre, soprattutto per la madre, ma se a quei tempi, quando ancora non sapevano dei tradimenti di Spirit, le avessero rivolto la domanda“chi è la persona più importante della tua vita?” lei avrebbe risposto “mio padre”, con certezza. Anche se, ora, la risposta a quella domanda non sarebbe stata il nome di uno dei suoi genitori, ne era certa.

<< Chi tace, acconsente... - ribatté l’uomo sorridendo – comunque, hai sentito tua madre di recente? >> domandò poi.

<< Come se tu non la sentissi mai... probabilmente, scrive più a te che a me. Comunque, mi ha mandato una cartolina un po’ di mesi fa, ma è da molto che non ho sue notizie...>>

Improvvisamente si sentì abbracciare. Era da tanto che non veniva abbracciata, soprattutto da suo nonno e quindi sussultò.

<< Non mi dirai che sei diventata troppo grande per un abbraccio del tuo vecchio nonno! >> commentò lui, sentendo che lei si era irrigidita.

<< Ma dai! Hai poco più di sessant’anni e vorresti farmi credere che ti senti già anziano?– ribatté lei ridendo leggermente. Poi si accoccolò tra le sue braccia come quando era piccola.

<< Sai, Maka. Sei cresciuta davvero tanto in questi anni... >>

<< Ma se tutti mi dicono che sembro ancora una bambina!>> sbuffò lei, incrociando le braccia e mettendo il broncio.

<< Ma io non parlavo fisicamente. Anche se ovviamente sei cresciuta rispetto a cinque anni fa, com’è ovvio che fosse >>

<< E allora cosa? >>
L’uomo le passò una mano tra i capelli lisci.

<< Parlavo del fatto che ti vedo più sicura di te stessa, più forte. Si vede che a Death City stai imparando tanto e sono contento, Maka, che quei ragazzi siano diventati tuoi amici: hanno un’influenza positiva su di te.
Non ti vedevo così felice da anni... credimi, sono orgoglioso di te. >>

Lui è orgoglioso di me...” si ripeté Maka. Non glielo aveva mai detto. Per questo abbassò la testa un po’ imbarazzata.

<< Grazie... >> mormorò infine, sincera.

<< Senti te la posso fare un’altra domanda?>> chiese il nonno con espressione sorridente e curiosa, dopo un po’, sciogliendo l’abbraccio.

<< Sentiamo. Anche se, quando parli con questo tono, mi vuoi chiedere sempre cose imbarazzanti... >> disse Maka, incrociando le braccia e poggiandole sul tavolino, per poi appoggiarvi la testa, mentre lasciava che alcune ciocche bionde dei suoi capelli, liberi, scivolassero sul suo bel viso.

<< Perché ti sei scelta proprio un ragazzo come partner? Quando te ne sei andata da qui, dicevi che non volevi assolutamente un maschio come partner, quindi quel ragazzo deve essere speciale, se ti ha fatto cambiare idea... >> commentò suo nonno.

La fanciulla arrossì vistosamente, per poi nascondere la testa tra le braccia. Lo sapeva! Lo sapeva! Quando aveva quell’espressione curiosa in faccia, non si preannunciava mai niente di buono! Ora avrebbe dovuto raccontare tutto, perché lei era un’incapace a mentire. E poi non lo sapeva nemmeno lei, il motivo per cui avesse scelto un ragazzo come partner, andando contro le promesse fatte a se stessa.

<< Come vi siete conosciuti? >> le fu chiesto alla fine. Ok, già migliore come domanda.

<< L’ho conosciuto a scuola – rispose lei vaga rialzando la testa e guardando suo nonno negli occhi– stava guardando perplesso Black☆Star che urlava in cima all’edificio e io gli ho detto che non c’era nulla da preoccuparsi, che lui era fatto così. Fu in quel momento che vidi il suo cartellino con scritto “weapon” e gli chiesi subito che arma fosse. Soul mi rispose che era una falce, ma che non aveva ancora un maestro d’armi. Lo disse con un tono talmente indifferente e cinico che faceva pensare che lui non stesse cercando affatto un meister. Ci... furono parecchie cose che mi colpirono di lui... – continuò lei, decisamente in imbarazzo, distogliendo lo sguardo (non le aveva mai confessate a nessuno quelle cose) – oltre che ad essere una falce, l’arma con cui me la cavavo meglio, era una persona particolare: il suo portamento, il suo tono di voce... i suoi occhi... tutto mi faceva pensare che quel ragazzo fosse diverso in tutto e per tutto dalle altre persone... così gli ho proposto di diventare la mia arma... Ma credo, che le ragioni che mi spinsero a fargli la prima proposta fossero solamente che lui era una falce senza maestro e io una maestra della falce senza arma, quindi potevamo fare squadra per raggiungere ognuno i suoi obiettivi e basta.>>

<< Ma i partner devono essere in sintonia, altrimenti la risonanza non funziona. Come facevi ad essere sicura che lui potesse essere in sintonia con te? >>

<< Non ero sicura, infatti... gli domandai subito se volesse diventare il mio partner, sinceramente credevo davvero che le nostre anime potessero entrare in sintonia... ma Soul era alquanto titubante: mi chiese perché volessi proprio lui come partner e, gli risposi che se lui era una falce senza maestro allora potevo essere io la sua partner. >>

<< E poi lui ha accettato? >>

<< Non subito... prima ha suonato per me un brano al pianoforte come presentazione... >>

<< Sa suonare il pianoforte? E sapresti descrivere il brano che hai ascoltato? >> domandò l’uomo curioso. Voleva che Maka ammettesse a se stessa ciò che provava, voleva che non negasse sempre i suoi sentimenti più forti, voleva che li affrontasse. Per questo le porgeva quelle domande.

Lei invece abbassò la testa e sorrise, arrossendo: << Descriverlo a parole? Sarebbe impossibile... ti potrei dire che era una melodia malinconica. Le sue dita non hanno toccato le note più acute della tastiera, se non alla fine e, a tratti, suonava solo quelli più bassi quindi, per brevissimi istanti, quel brano poteva incutere un certo timore, ma io l’ho trovato vagamente dolce. Io non capisco quasi nulla di musica, quello che so, l’ho imparato da quando sto con lui, ma quel giorno per qualche strana ragione, ho scorto della gentilezza in quella melodia... forse è stata solo una mia impressione, forse mi sono immaginata ogni cosa, ma ne rimango convinta. Era un brano strano, senza dubbio... ma, se c’è una cosa che ho imparato con Soul, è che la musica, quella vera, non si può descrivere a parole... tantomeno la sua...>>

<< E qual è stato il tuo primo pensiero, dopo aver finito di ascoltare? >>

<< Il mio primo pensiero? Oh, non saprei dirlo con certezza... però, di una cosa sono sicura: è stato quel brano che mi ha convinto che Soul era il partner giusto per me, è stato grazie a quella melodia se io ho potuto fidarmi veramente di lui, immediatamente. All’inizio non avevo compreso veramente che in quello strano brano ci fosse veramente Soul. L’ho capito solo dopo che ho cominciato a conoscerlo: quell’insieme di note era Soul. >>

<< Quindi non ti ricordi qual è stato il tuo primo pensiero? >> insistette il nonno Kei con un sorriso divertito.

<< Le... sensazioni che provavo in quel momento erano molto confuse... ma non posso negare che sono rimasta affascinata da tutto quello... semplicemente, ho trovato quel ragazzo interessante, fin da subito. Lo si notava anche da come si comportava, comunque... per questo l’ho scelto... >>

<< Capisco. E dimmi, ti trovi bene con lui?>>

<< Sì. Beh... litighiamo spesso, ma mi trovo bene insieme a lui... lui mi ascolta sempre quando ho un problema e mi capisce e poi, io mi fido di lui... sai, mi piacerebbe ogni tanto anche a me, fare qualcosa per lui. Non mi parla mai di sé, del suo passato, a volte, mi nasconde le cose, come se non si fidasse abbastanza di me. Ma, io, vorrei anch’io, poterlo aiutare come fa lui con me, che cerca anche di proteggermi sempre... più di una volta ha rischiato la sua vita per salvare la mia... mi piacerebbe poter ricambiare. Poi, ammetto anche che vorrei sentirlo suonare un’altra volta, però lontano dal campo di battaglia...>> ammise lei in un sussurro. Si rese conto troppo tardi di tutto quello che aveva detto e arrossì ancora di più. Si era scoperta troppo, accidenti.

<< Dì, adesso, sei innamorata di lui?>> chiese l’uomo trattenendo a stento una risata. Sapeva già cosa avrebbe risposto.

<< Cosa?! Ma no! Figurati! Io che... no! Impossibile!>> esclamò lei avvampando vistosamente in volto, per questo girò la testa per non farsi vedere. Ecco, appunto.

<< No, perché sai... >> continuò.

<< Non ti voglio ascoltare! Torno a letto!>> ribatté lei rialzandosi velocemente, con il volto in fiamme. Si mise una mano sul petto scoprendo che il suo cuore batteva forte. “Non era così che doveva andare...” si disse lei.

<< Maka? >> la richiamò

<< Che c’è adesso? >> sbottò lei esasperata, con le guance ancora arrossate.

<< Ti sei mai pentita? >> chiese serio, suo nonno.
<< No, mai. E...dubito succederà>> affermò Maka sorridendo, sicura delle sue parole.
Lui non mi tradirà mai...” si disse sorridendo.

Peccato che, la fanciulla, mentre usciva dalla cucina e risaliva le scale, non si accorse di una figura famigliare, nascosta dal buio, appoggiata al pilastro vicino alle scale.



Angolo Autrice:

Chi sarà mai la "misteriosa figura"? Lascio a voi il piacere di immaginarlo!
Per prima cosa, ringrazio chiunque leggerà! Spero che ciò che ho scritto vi piaccia.
La fanfiction è stata revisionata e corretta, ma vi prego di scusarmi se ci saranno altri errori che mi sono sfuggiti.
Sara
  
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