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Autore: Ria    28/09/2014    7 recensioni
« Senti, le cose stanno così. – fece Kisshu – Se un uomo e una donna vivono nella stessa casa e non combinano niente, vuol dire che c'è qualcosa che non va. »
« C-cosa?! »
« Kisshu! »
Lui fece segno a Selena di lasciarlo finire, si sedette incrociando le gambe sul sedile e guardò Retasu serio:
« Se fossi al suo posto e vivessi con la donna che amo, non starei a girarci tanto attorno. E ti assicuro che questo vale per qualunque maschio sano di mente e corpo. »
Pose l'accento sull'ultima parola causando alla verde un altro eccesso di rossore:
« E ti dico anche – continuò – che Pai sarà anche Pai, ma rimase un uomo anche lui. »

Spin-off da "Il Collezionista" (ma potete dare un'occhiata anche se non lo avete letto ;) )
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pai Ikisatashi, Retasu Midorikawa/Lory
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit: Non essere indifferente!
Salva anche tu una tastiera da pazzoidi che le massacrano scrivendo come disperate! Non chiudere gli occhi, puoi salvare milioni di vite elettroniche.

 

 

 

Buongiorno J! Oggi avrei dovuto dedicarmi alle tele da finire per la tesi, ma dato che ho passato una nottataccia in bianco stamattina mi sono messa a scrivere (ragionamento più che logico :P!). è un sacco di tempo che questa one-shot vegeta nel mio hard-disk, credo da quando Il Collezionista si avviava a metà della trama (sono pazza lo so!) e dopo vari ritocchi, tolte e aggiunte… Boh è uscita questa cosa qui.

 

Dedicata a chi ha seguito il Collezionista e avrebbe voluto vedere un po' di sana vita di coppia :P

Dedicata ai fan delle RetasuxPai, giusto per farvi venire un pochino di bave e un pochino di glicemia

Dedicata a Hypnotic Poison, perché le Kishinto domineranno il mondo e le RetasuxPai la galassia.

Dedicato a Danya, perché è la mia sorellina e tormentare Pai è il nostro più grande divertimento; ma anche con Retasu non si scherza. E perché gliele dovevo una.

 

Buona lettura a tutti J!

 

 

 

 

 

 

~ Bedroom ~

 

 

« No, Reta-chan fermati. »

La verde ritrasse la mano e guardò l'amica ridacchiare e prenderle dalle dita le monetine argentate che stava porgendo al negoziante.

« Ti ha detto 4 tesàv, perciò servono queste »

Con garbo spostò le monete d'argento e puntò a quattro dischi della stessa dimensione, ma color avorio.

« Con 3 ekril ti compri mezzo negozio! »

Retasu arrossì un poco e porse il giusto saldo al negoziante, strappandogli un ghignetto mentre, di rimando, le allungava il pacco colmo di verdure e rise:

« Vedrai che ci farai l'abitudine. »

Lei annuì con un sorriso impacciato e prese il fardello tra le braccia trotterellando dietro a Selena, anche lei carica di cibarie, lungo la via principale del mercato.

« Mi dispiace, sono un disastro Se-chan…! »

L'argentina rise allegra:

« Ma va! Sei qui da troppo poco, è normale. »

Allungò il passo e prese a camminare di profilo per schivare un assiepamento più fitto di gente, stando attenta a non perdere di vista l'amica che arrancava nel marasma:

« Presto ti verrà facilissimo. Riesci già ad orientarti da sola, vedrai che presto non ti occorrerà più neppure il mio aiuto per fare la spesa. »

Retasu le sorrise lusingata del complimento e presero a camminare più tranquillamente nella via che andava allargandosi. Selena fece una smorfia infantile e piagnucolò:

« Lo so che crescerai e non vorrai più passeggiare con la tua sorellona…! »

L'altra rise e replicò teatralmente:

« Come mai potrei sopravvivere senza di te? »

L'amica stirò un ghignetto e le diede un colpetto con il fianco facendole il verso; risero entrambe, avviandosi lungo la salita sotto un cielo trasparente come un ruscello.

L'aria di Gaea era sempre così tersa e pulita, tanto che non era difficile vedere a chilometri di distanza, dalla giusta altezza. Retasu si aggiustò un ciuffo dietro l'orecchio inspirando forte e gustandosi l'arcobaleno di odori che ballava nella polvere della principale via della città, una semplice lingua di terra battuta dove brulicavano abitazioni, bancarelle e negozi accanto ad edifici maestosi, puntellati senza un intuibile ordine logico da alberi rigogliosi dai tronchi chiari, umidi di muschio e con contorti rami ricolmi di foglie.

Era un bizzarro insieme di freschezza di montagna e vegetazione tropicale, con case color crema che parevano uscite da una cartolina della Grecia e, all'orizzonte, ad intervallare i giovani boschi, collinette da brughiera si inerpicavano pigre picchiettate da erbetta tenera.

Retasu adorava tutto quel lussureggiante carnevale di vita: aveva lasciato la Terra poco più di sei mesi prima, e la nostalgia per i suoi cari veniva enormemente aiutata  da simili paesaggi.

Per fortuna che la mia macchina fotografica non va a rullini.

A volte si svegliava al mattino e temeva di rendersi conto di aver sognato tutto, a partire dal ritorno di Pai dopo cinque anni di assenza e dal suo arrivo a Terranova, su quella spiaggia sotto la luna. Finché non scendeva in cucina e intravedeva la schiena del giovane uomo, già intento a preparare la colazione, e lei avvertiva l'inquietudine sciogliersi in un soave tepore di quotidianità.

« Cos'è quel sorrisino? »

« C-come? »

Le labbra di Selena si piegarono in una risatina maliziosa:

« Che faccino soddisfatto…! »

« T-ti… Ti sbagli! »

Ribattè agitata la verde facendo soltanto scoppiare l'amica in risate affettuose. Abbassò lo sguardo arrossendo ma non riuscì a non sorridere.

Le due uscirono dalla città e s'incamminarono su una collina girandovi attorno, finché non si ritrovarono in un nuovo piccolo agglomerato di casette dall'aria più familiare. Selena salutò la mewfocena e trotterellò a sinistra del primo bivio verso una costruzione molto più recente delle altre; Retasu invece proseguì dritta accennando qualche timido saluto ai passanti, che parevano conoscersi un po' tutti, e tra chi ricambiava con aria gentile e chi con ancora una malcelata diffidenza – a cui lei non badò neppure – arrivò di fronte ad un edificio su due piani. L'aspetto era vecchiotto, con sottilissime e rade crepe negli angoli dell'intonaco vicini al suolo, ma solido e accogliente.

Retasu aprì la porta e si avviò in cucina, conscia che la casa fosse ancora vuota. Impiegò una decina di minuti scarsa a mettere tutto via e si sentì orgogliosa, aveva impiegato cinque minuti in meno del solito a trovare il posto di ogni cosa, presto le sarebbe stato tutto familiare come la casa dei suoi genitori a Tokyo. Controllò che fosse tutto in ordine e canticchiando si mise a dare una pulita in giro: più che pulire ammazzò il tempo, visto che Pai era abbastanza puntiglioso sull'ordine domestico – Kisshu l'aveva definito più volte la casalinga di casa Ikisatashi, ricevendo puntualmente scappellotti nella nuca – e presto si ritrovò senza nulla da fare.

« Uffa… »

Iniziava a soffrire un poco l'inattività, ma del resto su un pianeta alieno una terrestre come lei non aveva molto da fare. Ogni tanto aiutava Selena che aveva trovato un posto in un piccolo negozietto del posto, dove cuocevano strane e odorose focacce, ma escluso quello e le faccende di casa le sue giornate stavano diventando davvero monotone.

« Che faccio? »

Si sedette al tavolo della cucina e fece vagare distratta lo sguardo e ripensando a cosa aveva messo nella dispensa; s'illuminò e prese a frugare negli stipetti contenta, sapeva come impiegare quelle ore vuote almeno per la giornata.

 

 

 

La luce del sole si stava insinuando aranciata dalle finestre quando la porta di casa si riaprì. Retasu avvertì il piacevole formicolio alla pancia che le diede scorgere Pai dalla porta della cucina e il suo sorriso mentre la salutava, e non riuscì a trattenere la contentezza che le esplose sul viso:

« Bentornato. »

« Che stai facendo? »

Lei gli fece l'occhiolino mentre si avvicinava incuriosito annusando il profumo di spezie che proveniva dalla pentola.

« Spezzatino con verdure. »

Diede una mescolata e tirò su un pezzetto di carne e salsa per assaggiarlo, ma Pai fu più svelto e le rubò il boccone prima che lei lo assaggiasse.

« Buono. »

Fece serafico, ma un sorrisino divertito gli incurvava le labbra vedendo Retasu così scarlatta da emettere calore.

« B-beh, mi ci sono impegnata… »

Farfugliò imbarazzata sorridendo scioccamente. Pai continuò a sorriderle e le rubò un lungo e tenero bacio e lei sentì il cuore sfarfallare per la felicità.

« Che carini! Potete staccarvi prima di arrivare al sodo? Non ci tengo ad avere un posto in prima fila. »

Retasu scattò dritta sull'attenti quasi avesse preso la scossa e fissò rossa come un gambero Kisshu, appoggiato allo stipite della porta a sghignazzare; Pai lo trucidò con un'occhiata:

« Perché non te ne sei ancora andato a casa tua? »

« Non mi avevi ancora salutato! »

Fece lui con voce infantile, e fu certo che Pai meditasse di centrarlo in fronte con il coltello poggiato sul ripiano della cucina.

« Ciao. Sparisci. Tornatene da Selena prima che ti ammazzi. »

Sillabò e Kisshu fece finta di spaventarsi scappando e continuando a  ridere come un matto.

« Giuro che prima o poi lo uccido. »

Retasu rise un po' forzatamente ma non aggiunse altro, tornando a controllare la cena; era contenta che quella sera Kisshu se ne fosse andato subito, non le stava antipatico, ma sembrava trovare molto divertente interrompere bei momenti come quello di poco prima.

Forse pian piano ci avrebbe fatto l'abitudine, o avrebbe imparato almeno a rispondergli per le rime. O a fare come Pai, però senza limitarsi alla minaccia ti tirargli contro qualcosa.

Cercò di non darci troppo peso e tornò alle sue faccende, scordandosi in pochi minuti l'imbarazzante teatrino e ricrogiolandosi nella sciocca, sdolcinata e fantastica sensazione della sua nuova vita a due.

Cenarono poco più tardi. Lei non aveva mai granchè da raccontare sulle sue giornate, così ascoltava  il resoconto di quelle di Pai, o meglio, chiedeva dettagli e ascoltava le risposte concise di lui; il cervello di Pai lo aveva portato a gestire gran parte dei sistemi di mantenimento del nuovo e ancora delicato ecosistema di Gaea, e Retasu poteva rimanere ore a sentire ammirata cosa le sue idee gli permettessero di fare per il pianeta.

« Mi dispiace solo lasciarti tanto da sola. »

« Figurati. »

« Ti annoierai di sicuro, uh? »

Lei abbassò la testa:

« Un pochino… »

Rimasero in silenzio, con Pai che parve riflettere. Alla fine annunciò:

« Sto cercando di farti inserire nel programma per la ripopolazione del mare. »

« Come? »

« Studiavi biologia marina, no? E parli con le creature marine. »

« Non lo avrai detto a qualcuno vero? »

Mormorò arrossendo e Pai fece spallucce:

« Retasu, la mia gente di razza si teletrasporta e vola. Credi che possano trovare strano qualcuno che parla con gli animali? »

Lei ci pensò su e ridacchiò ancora a disagio:

« Forse non così tanto. »

« Potresti esserci di grande aiuto. »

Insisté.

« M-ma io non sono così intelligente. »

« Sei una delle persone più intelligenti che conosca. »

Era un'esagerazione, considerando il quoziente intellettivo di chi l'aveva pronunciata, ma Retasu l'accettò lo stesso e sorrise lusingata:

« Allora… Se posso darti una mano, ci proverò. »

Lui sorrise di rimando.

La verde non pensava ci si potesse sentire così felici. Non era esattamente così che si sarebbe immaginata la sua vita anni prima, eppure era così maledettamente perfetta per lei che aveva quasi paura di starsi immaginando tutto.

Non fosse stato per quella piccola, minuscola, insignificante cosa.

Non ci aveva badato i primi tempi, per lei era già troppo emozionante – e un pochino imbarazzante – vivere nella stessa casa con l'uomo che amava, e quella soluzione le era stata più che bene. Era stato anche più semplice ambientarsi, potendo svegliarsi e riaddormentarsi circondata dalle proprie cose, in un posto reso il più familiare possibile.

Coi mesi, però, la cosa iniziava a darle pensiero e tormentarla sempre più spesso. Come in quel momento.

Era ormai sera tarda e lei e Pai erano saliti al secondo piano, dove c'erano le stanza da letto. Lei si era lavata, aveva indossato la sua camicia da notte e poi si era fermata di fronte alla seconda porta del corridoio assieme a Pai.

« Buonanotte. »

Le sorrise lui. Lei rispose con dolcezza:

« Buonanotte. »

Pai l'abbracciò gentile e si scambiarono un lungo bacio; quando si allontanarono rimasero a fissarsi per un paio di minuti, con Pai che accarezzava la guancia di Retasu, poi sciolse la stretta, le ridiede la buonanotte ed entrò nella stanza chiudendosi la porta alle spalle. Retasu restò ancora qualche momento in piedi, sospirò e si avviò verso la sua stanza.

Perché, checche ne pensasse Kisshu, Pai e Retasu non avevano mai dormito insieme in quei sei mesi.

 

 

 

« Retasu ci sei? »

« Eh? »

Guardò Selena confusa sbattendo un paio di volte le palpebre, i piatti del pranzo che avevano consumato assieme ancora insaponati tra le mani. L'altra ragazza fece dei cenni con la testa invitandola a rispondere, senza successo.

« Tutto ok? – domandò ancora premurosa – Oggi mi sembri sulle nuvole. »

« Sto… Sto bene, tranquilla. »

Retasu finì di mettere via le stoviglie senza guardare l'amica, che dopo un paio di minuti richiamò la sua attenzione prendendole la spalla:

« Sei sicura? »

Retasu sospirò e chinò il capo.

« È successo qualcosa? »

Scosse piano la testa poco convinta.

« … Qualcosa con Pai? »

La ragazza si mordicchiò il labbro, scosse la testa e poi borbottò un no:

« Non proprio… »

 

 

 

 

« Dormite ancora in due stanze separate?! »

« Shhh! Non urlare Se-chan! »

Selena sussultò lanciando un'occhiata alla porta, ma ci fu solo silenzio e quindi rimandò lo sguardo a Retasu con eloquenza; questa abbassò la testa a disagio e Selena si sporse sulla sedia:

« M-ma come mai?! »

« Non lo so… – mormorò l'altra – Cioè, io non gli ho mai chiesto il motivo, mi sento sciocca a farlo… »

Si tormentò un poco la gonna e continuò:

« Non è che sia freddo con me – lo difese arrossendo – Anzi, è sempre gentile… E dolce… Però… »

Divenne talmente rossa che l'amica credette stesse per incendiarsi:

« Non siamo… – soffiò – Mai andati oltre i baci… »

Selena sgranò gli occhi e trattenne un esclamazione di stupore. Guardò Retasu, il suo imbarazzo, il suo disagio, e temette di capire cosa frullasse nella testa di Pai; sospirò esasperata reggendosi la fronte con due dita.

Quel ragazzo è senza speranza!

« Il mio fratellone è un disastro, eh? »

« Concordo… »

Quando Selena si rese conto a chi aveva risposto cacciò un urlo sobbalzando sulla sedia, mentre Retasu passò rapidamente dall'essere rossa a esangue e quindi arrossì di nuovo, ammutolendo.

« Kisshu! Quando sei arrivato?! »

« Da dieci minuti. »

Rispose semplicemente. Selena lo fulminò con un'occhiataccia e Retasu si fece piccina piccina, scarlatta in volto.

« Posso dire una mia opinione? »

« Nessuno te l'ha chiesta, Kisshu. – brontolò Selena – Noi stavamo…! »

« No…! No, v-va bene, Se-chan. »

Retasu fece un mezzo sorriso in segno di pace. Selena guardò prima lei e poi Kisshu, che sorrideva con candore, e sospirò corrucciata: per quanto amasse il ragazzo sapeva che non era propriamente un maestro nel parlare con tatto, non credeva potesse essere un buon interlocutore per la sua introversa e riservata amica.

« Retasu-chan, non credo… »

« Vorrei l'opinione di un ragazzo, – insisté Retasu – visto che… »

Lasciò al frase a metà, a disagio, e Kisshu annuì:

« E fai bene! »

Si accomodò sulla sedia accanto a lei e le rivolse un sorrisetto divertito; Selena lo guardò male, era pronta a tirargli la sedia in testa se si fosse preso gioco di Retasu – cosa che al ragazzo sembrava venire con grande facilità.

« Senti, le cose stanno così. – fece Kisshu – Se un uomo e una donna vivono nella stessa casa e non combinano niente, vuol dire che c'è qualcosa che non va. »

« C-cosa?! »

« Kisshu! »

Lui fece segno a Selena di lasciarlo finire, si sedette incrociando le gambe sul sedile e guardò Retasu serio:

« Se fossi al suo posto e vivessi con la donna che amo, non starei a girarci tanto attorno. E ti assicuro che questo vale per qualunque maschio sano di mente e corpo. »

Pose l'accento sull'ultima parola causando alla verde un altro eccesso di rossore:

« E ti dico anche – continuò – che Pai sarà anche Pai, ma rimase un uomo anche lui. »

Le rivolse un sorriso quanto più potè rassicurante:

« Se mister ghiacciolo non si decide, vuol dire che c'è un motivo valido. »

Retasu non riuscì a pensare quale fosse il motivo valido, ma a quel punto intervenne Selena, annuendo:

« Lo pensavo anch'io. – le sorrise con dolcezza – Credo… Forse ha paura che tu ti senta a disagio e cerca di tenere un po'… Di distanza, ecco. »

Sia Selena sia Kisshu pensarono che quel ragionamento, assolutamente plausibile per Pai, fosse molto stupido oltre che sintomo di una latente imbranataggine; Retasu invece parve riflettere e rimanerne in parte contenta, in parte ancor più confusa:

« Dite…? »

« O forse hai solo il sex appeal di una bambina… »

Le parole di Kisshu furono soffocate da un cazzotto di Selena dritto sulla sua capoccia, che rimbombò come un tamburo.

« Idiota! »

« Ahiooo! Ma che ho detto?! »

Retasu tornò pallida e il poco sollievo si eclissò, mentre pensò che quell'idea forse non era del tutto campata in aria.

Lei non poteva di sicuro definirsi sexy, anzi; e se il suo atteggiamento goffo e timido e il suo abbigliamento fin troppo sobrio non smorzavano a sufficienza qualunque slancio di passione, ci pensava il suo corpo a dare il colpo finale.

Guardò Selena mentre spingeva Kisshu fuori dalla stanza e provò un timido moto d'invidia per il fisico dell'aliena, per le sue forme morbide e i suoi movimenti aggraziati e sensuali, sentendosi di colpo come un sacco di patate dall'aria vecchia e macilenta.

« Accidenti a lui e alla sua linguaccia…! »

Con stizza Selena chiuse la porta sulle risate malcelate di Kisshu:

« Non dargli ascolto! Sai bene che ama comportarsi da stupido! »

Retasu le rivolse una fugace occhiata dal basso, per nulla convinta. Selena le si accucciò vicino prendendole una mano confortante:

« Retasu, senti, io sono tua amica e posso darti una mia opinione (e lo stesso può fare quello zuccone di Kisshu), ma non sono io che devo decidere del tuo rapporto con Pai. »

La ragazza la guardò e Selena sorrise ancora con più incoraggiamento:

« So che con lui non è semplice – ridacchiò ammiccando – ma prova a parlarci direttamente. »

Retasu fece la sostenuta ancora qualche istante e quindi annuì.

 

 

 

Quella sera, come sempre, Pai le diede la buonanotte e se ne andò nella sua stanza senza voltarsi. Retasu, combattuta, dapprima entrò in camera in silenzio, indossò la camicia da notte e si mise a letto; non passò che poco tempo, però, che con uno scatto si liberò dalle coperte, uscendo in corridoio.

A passi leggeri si avvicinò alla porta adiacente, restando lì ferma per alcuni lunghi minuti; finalmente si decise a bussare e battè le nocche un paio di volte, rapidissima, sobbalzando quando la voce di Pai le rispose.

Aprì piano la porta ed entrò, muovendosi così lenta da non far nemmeno frusciare la camicetta.

« Retasu… »

« C-ciao… » mormorò, chiudendosi la porta alle spalle.

« Che succede? – il ragazzo si tirò a sedere, guardandola preoccupato – Tutto a posto? »

Lei annuì impacciata studiandosi le punte dei piedi nudi, mentre un leggero brivido di freddo le attraversò la schiena.

« Retasu, che succede? »

Lei deglutì piano e si avvicinò un po' al letto del ragazzo, che scostò le lenzuola e si sedette sul bordo del materasso facendole segno di fare altrettanto. Retasu obbedì in imbarazzo con il cuore che prendeva a martellare:

« È che… – prese un bel respiro e parlò d'un fiato – Volevo sapere perché non posso dormire nella tua stessa camera. »

Pai la fissò in silenzio, sorpreso dalla domanda improvvisa.  Retasu prese ad ammirare i propri pugni serrati sulle ginocchia, incapace di guardarlo in viso e con l'impressione che il suo battito fosse ben udibile anche a lui.

«  … Non è che non puoi. – le spiegò a disagio – A dire il vero, non credevo che la cosa ti importasse. »

« Certo che mi importa! – lo guardò rossa fino alla punta dei capelli – Io e te… Viviamo assieme no? »

Chinò ancora di più la testa, gli occhiali che le scivolarono sul naso fin quasi a cadere:

« Lo so, finora non ti ho mai detto niente… Ma vorrei capire perché non vuoi. »

« Non è nemmeno che io non voglia. »

La interruppe più brusco. Retasu lo guardò, Pai aveva la mascella serrata e si passava nervosamente la mano sul collo, ma non continuò la frase.

« Allora perché? – chiese lei piano – Forse perché… »

Prese una ciocca dei lunghi capelli e cominciò a tormentarla, fino a renderla quasi un unico nodo. Pai inclinò la testa tentando invano di guardarla in viso:

« Perché? »

La incoraggiò.

« Perché non mi trovi attraente? »

Pai le rivolse uno sguardo inedito, quello di qualcuno che sembrava non aver capito bene la domanda:

« Come scusa? »

« Allora perché non posso dormire con te? – sussurrò agitata – E perché… »

« Retasu, di che stai parlando?! »

« Devo dormire in una stanza diversa! E non… Non abbiamo mai… »

Deglutì forte cercando di non far tremare la voce, ma era difficile, perchè si sentiva stupida e al contempo arrabbiata:

« Insomma, quando… Quando due si amano e vivono assieme è… È normale che facciano…! »

« Aspetta aspetta! – la bloccò gelido – Di che parli?! »

L'imbarazzo sul suo viso fu una risposta eloquente. Lui capendo le rivolse un'occhiata obliqua e si incupì:

« Perché ti sono venute in mente dubbi del genere ora? »

Nessuna risposta.

« Non è che hai fatto qualche chiacchierata strana con Kisshu? »

Lei s'irrigidì colta in flagrante. Pai sospirò innervosito:

« Ma che discorsi vai a fare con lui?! »

« Non volevo parlare con lui! – si giustificò – Stavo parlando con Se-chan! Ma poi si è intromesso e… E… »

Si mordicchiò il labbro inferiore desiderando solo di non aver mai dato vita a quella discussione. Pai emise un altro sbuffo cupo:

« Si può sapere che ti ha detto? »

Lei scosse la testa per chiudere il discorso, vergognandosi, ma lui sbottò:

« Retasu, parli con me per l'amor del cielo? »

Continuò a non rispondere finchè non lo sentì muoversi nervosamente e capì che stava per porre fine alla questione, così cedette:

« Che probabilmente è a causa del fatto che sono attraente come una bambina. »

« Puoi ripetere? »

Lei lo guardò finalmente in viso, l'aria imbarazzata e triste:

« È questo il motivo, vero? – continuò imperterrita, quasi più rivolta sé stessa – Per questo non è importante se dormo in un'altra stanza e non siamo mai andati oltre un bacio…  Perché per te non sono una donna, ma una… »

« Hai finito di dire stupidaggini?! »

Retasu sobbalzò, non si aspettava che Pai si arrabbiasse tanto. Lui si passò le mani tra i capelli sbuffando più forte, temeva che potesse accadere una cosa simile: non volle dare tutta la colpa alla ragazza – sapeva bene che avrebbe dovuto parlarne, invece di fare di testa sua, o quanto meno accorgersi del disagio di lei – ma l'idea che tutto si fosse scatenato da un commento infelice, inopportuno e anche abbastanza crudele di Kisshu, lo mandava ai matti.

Gli taglierò la lingua appena ne avrò occasione.

« Si può sapere da quand'è che credi a quello che ti dice Kisshu? – insisté nervoso – Specie se fa un commento sul tuo aspetto fisico?! »

Lei si strinse in grembo le mani senza sapere bene che rispondere:

« P-però… Ha ragione… »

« Ti spiace lasciare parlare me? – sibilò – Si sta parlando della mia opinione su di te, non della sua, né della tua! E, per inciso… Io ti trovo molto attraente. »

Retasu sentì il cuore saltare un battito e lo guardò, le gote color porpora:

« S-sul serio? »

Pai grugnì piano, che nel suo linguaggio corrispondeva ad un'affermazione condita di imbarazzo; Retasu si sporse un po' verso di lui con fare nervoso:

« A-allora, perché…? »

« Perché non volevo fare qualcosa… Per cui tu poi mi avresti potuto odiare. »

« Cosa? »

Lui sospirò e la fissò dritta negli occhi; Retasu avvertì un altro battito asincrono, si sentiva sempre scoperta sotto quello sguardo violaceo, incapace di nascondere alcun segreto e alcun pensiero. Pai le prese la ciocca di capelli che stava continuando a torturare e se la portò alle labbra:

« Tu sei molto dolce Retasu – sussurrò – sei la ragazza più dolce che abbia mai conosciuto; sei pura e innocente, e bella. »

Lasciò piano i capelli e le sfiorò la guancia:

« Lo pensavo prima e ancor di più ora. »

Retasu quasi non respirava più. Era difficile che Pai le parlasse apertamente, ma quando lo faceva aveva il brutto vizio – brutto almeno per lei – di mantenere la sua solita calma unita ad una schiettezza che alla ragazza risultava terribile da affrontare, se non altro senza tachicardia.

« Vedere la donna che sei diventata… Non ero certo di riuscire a trattenermi. »

« Ma perché dovevi trattenerti? »

Retasu stiracchiò un sorriso timidissimo:

« Io e te ci vogliamo bene, no? – si accorse di parlare con la voce sottile come un topolino – E siamo due adulti. Non vedo il motivo di non… »

Prese un bel respiro e si rimirò le punte degli indici, che spingeva le une contro le altre ridacchiando nervosa:

« All'idea di… Fare l'amore con te – dovette fermarsi alcuni secondi per riprendere aria – sono felice… »

Pai non rispose subito, chiedendosi se Retasu sapesse che sue simili affermazioni gli demolivano l'autocontrollo come dei panzer in una cristalleria.

« Ed è proprio per questo. – replicò – Retasu, tu ti immagini il fare l'amore con me come qualcosa di dolce, quasi platonico. »

Lei fece per replicare, offesa.

Non era certo così ingenua!

Ma le parole le morirono sulle labbra quando vide l'occhiata che Pai le rivolse, colma di desiderio mentre seguiva rapido le sue forme accennate sotto la camicetta verde pallido. Le parve che la pelle bruciasse nei punti in cui la stoffa non la copriva e capì il senso della frase del ragazzo, mentre tentava di rannicchiarsi di più su se stessa per nascondersi, per impedire che quello sguardo meraviglioso e rovente la scrutasse un po' più a lungo.

« Questo proprio perché sei così adorabile e pulita. – sussurrò ancora Pai – Ma ti sbagli. »

Le passò una mano tra i capelli setosi che le sommergevano la schiena con onde sinuose:

« Ti assicuro che ci ho pensato varie volte – bisbigliò – e ciò che ho pensato di fare con te… Erano tutte cose che di dolce avevano poco. »

Retasu sentì il pollice di lui saggiarle il labbro inferiore con piacere e si contrasse un altro po'.

Era la prima volta che Pai la guardava così, come non desiderasse altro che tirarla a sé, stringerla, baciarla, toccarla; Retasu si ritrovò piacevolmente confusa e a disagio pensando che non le sarebbe dispiaciuto.

« Ho paura di ferirti, di fare qualcosa per cui tu poi possa pentirti. »

Con l'altra mano le sfiorò ancora le labbra, scese sul mento e le accarezzò la gola e il collo:

« Perché non sono per nulla certo di riuscire a fermarmi, se mi trovassi sul punto di fare l'amore con te. »

« Pai… »

Quasi fosse stata un pezzo di ghiaccio al sole di colpo Retasu si rianimò e strisciò sul materasso, andando ad abbracciare il ragazzo; lui sentì il seno morbido di lei contro il suo petto, solo l'inutile maglia con cui dormiva e quel sottile brandello di stoffa addosso a Retasu a separare la loro pelle, e il suo autocontrollo traballò pericolosamente. Lei gli sorrise con gli occhi lucidi:

« Ti amo, lo sai? »

Sollevò lo sguardo e gli rivolse un sorriso radioso, rossa in viso:

« Un po'… Lo ammetto, un po' ho paura, però sono felice. Sapere che ti piaccio, che mi desideri, mi rende felice. E anche se non so da che parte cominciare… Sono tranquilla, perché sei tu. Non potresti mai farmi soffrire mentre dimostri di amarmi. »

Pai la osservò in silenzio per alcuni momenti e le posò le labbra sulla fronte, scendendo adagio:

« Se mi dici così… –  disse sottovoce, scivolandole sul naso e verso la bocca – Non credo di potermi frenare oltre. »

Nell'istante in cui la baciò, accostando alla perfezione le loro labbra, Retasu sentì un brivido mai provato prima attraversarle il corpo, che partendo dalla testa le annebbiò il cervello e le centrò il cuore e lo stomaco, incendiandole i nervi e i muscoli.

Pai le sfilò gli occhiali che gli impedivano di avvicinarla al suo viso e Retasu si agitò parecchio:

« N-no aspetta, sai che sono una talpa…! »

In realtà non vedeva così male, perché con la penombra i suoi occhi tentavano di catturare tutta la luce contrastando la sua miopia; in quel modo,  però, poteva concentrarsi solo sui particolari che distingueva con chiarezza, i meravigliosi occhi viola del ragazzo, il suo profilo, la curva accennata delle labbra.

« C-così non vedo niente… »

« Non importa. – sorrise lui – Stammi vicino e non ti serviranno. »

Si fermò sulla sua bocca, lentamente, catturandola poi come se davvero non avesse aspettato altro da troppo tempo.

Desiderio.

Retasu lo sentì travolgerla.

Il modo in cui Pai la baciava, assaggiandola; il  modo in cui le sue mani passavano sulla nuca, sulla sua schiena, sfiorandole appena la linea delle natiche, il modo in cui scivolavano sulla gambe nude scostando la gonna della camicia.

Voleva esplorarla, scoprire ogni centimetro del suo corpo con carezze sempre più languide e baci morbidi sul collo e sulle clavicole. La ragazza rabbrividì di piacere a udirlo pronunciare con voce roca il suo nome, a sentire il suo respiro sulla pelle: si strinse al suo torace con slancio e contraccambiò il bacio sfiorando la sua lingua con la propria, emettendo un lievissimo mugolio involontario.

Ho fatto io quel rumore…?!

Si ritrasse di colpo, o per meglio dire ci provò visto quanto Pai la teneva stretta.

« Che succede? »

Chiese preoccupato. Retasu scostò lo sguardo, imbarazzatissima, ma ebbe difficoltà a rispondere, quella voce sensualmente bassa le annebbiava ogni pensiero.

« Ho… Che vergogna ho fatto quel… »

Lui la fissò un secondo e poi rise discretamente. Le si accostò all'orecchio, aveva notato come sobbalzasse a quel contatto ed era troppo stuzzicante vederla agitarsi tanto:

« Ti imbarazza tanto? Sei adorabile… E molto eccitante. »

Retasu boccheggiò a quella frase e mentre Pai ricominciava a baciarla si ritrovò paralizzata, di nuovo prigioniera del ragazzo e felice di esserlo.

Si rilassò e nello stesso momento la invase una nuova agitazione, elettrizzante, impetuosa, liberatoria.

Inclinò la testa e si abbandonò contro di lui, era incredibile come appena aveva smesso di pensare non fosse più impacciata e rigida.

Non aveva bisogno di imparare come fare e nemmeno Pai, entrambi sapevano già: Retasu doveva solo abbandonarsi completamente al proprio cuore e al proprio corpo, e fu quello che fece.

Le dita di Pai le accarezzarono la nuca e a Retasu sfuggì un altro lieve gemito, ma stavolta rimase ferma tra le braccia del ragazzo, e avvertì felice quella stretta sussultare di piacere.

« Pai… »

Bastarono quelle tre lettere perché il sangue di Pai gli divampasse nelle vene: sentì il cuore vibrare convulso contro il suo petto e subito tirò la ragazza più su sul letto, facendola sedere tra le sue gambe; le scostò un poco le maniche della camicetta dalle spalle e lasciò scoperta una dolce scollatura rotonda, scivolando subito verso i quattro bottoncini che ancora impedivano di scorgere completamente il decolté della ragazza. Lei avvertì i fremiti roventi quando la mano di Pai le accarezzò i seni e credette di esplodere nell'attimo in cui lui prese anche a baciarli, lasciandovi piccolissimi morsi leggeri.

Nella stanza doveva esserci rimasto poco ossigeno perché Retasu non aveva più fiato. Più probabilmente non era più in grado di percepire bene le cose: appena Pai la stringeva un po' di più sentiva caldo ed ogni centimetro della sua pelle diventava incandescente, ma se lui si allontanava di colpo si raggelava.

Voleva andargli più vicino, sentirlo più vicino, i vestiti la impicciavano e sfregavano fastidiosamente; con fare timido e mano tremula gli afferrò il bordo della maglia per scostarla, ma quel semplice gesto sembrò complicatissimo e Pai, baciandola con dolcezza, le strinse le mani e l'aiutò, rimanendo d'un colpo a torso nudo.

Retasu trattenne il fiato al calore della sua pelle e alla dolce sensazione del contatto con la propria, sebbene il suo costante batticuore da imbarazzo non l'avesse abbandonata del tutto e le rendesse sempre più difficile rimanere calma.

Nel momento in cui Pai si portò in vantaggio sfilandole la camicetta e lasciandola nuda, la calma di Retasu andò a farsi benedire e la ragazza si abbozzolò nel lenzuolo:

« A-asp… Aspetta…! – tartagliò – S-sono… Sono… »

Pai sospiro e sorridendo scivolò sotto le coperte con lei, stendendosi e abbracciandola stretta. Restarono in quella posizione per alcuni minuti, con Pai che accarezzava la ragazza sulla curva dalla spalla al fianco, e il cuore di Retasu si gonfiò come un palloncino per la gioia: in quel momento c'erano solo loro due, niente fuori da quella stanza o dalla casa, solo loro, in un luogo senza spazio o tempo.

 « Sei bellissima, Retasu. »

Lei arrossì ancora, più per la contentezza che per il solo imbarazzo stavolta, mentre lui la guardò rapito sfiorandole la pelle chiara. Retasu si avvicinò un altro poco a lui e lo avvertì premere il basso ventre contro la sua femminilità, provocandole una scarica di desiderio ubriacante.

« Vieni qui da me. »

Pai si levò anche l'ultimo inutile capo d'abbigliamento e si stese sopra di lei, che strinse un secondo gli occhi intimorita dal passo successivo.

Pai però rimase immobile ad un soffio da lei: la sentiva eccitata, ma rigida, e restò dov'era stando attento a non schiacciarla sotto di sé, baciandola lentamente.

« Düstet da ram.(*) »

Retasu ebbe un lieve sussulto.

Pai non le diceva quasi mai di amarla, centellinava quelle parole come un liquore prezioso perché non perdessero valore: sentirglielo dire in quel momento, così vicini e presi l'uno dall'altra…

Mormorò anch'io e ripresero a baciarsi, ripetendo la frase ad ogni bacio mentre lo percepì muoversi ancora, pian piano. Sentì di schiudersi a lui come un fiore e gli si aggrappò con forza volendo soltanto che annullasse quell'ultima distanza, ma quando lui entrò un po' più all'interno Retasu si contrasse dal dolore. Pai si riallontanò prendendole una guancia:

« Aspetta. »

Sussurrò; la voce gli tremava di desiderio e a Retasu fu evidente quanto gli costasse in quel momento resistere:

« Non voglio farti male… »

Le schiuse le labbra e riprese ad accarezzarla, muovendosi poco alla volta, ma sempre più febbrile e Retasu avvampò ancora fino alla punta delle dita, mugolando piano e prendendo a passare le mani sul collo e sulle spalle di Pai. Quando finalmente la raggiunse, la ragazza inarcò la schiena e si strinse a lui con entrambe le braccia.

Perfino nel disordine dell'eccitazione percepì con chiarezza cristallina il benessere che le dava essere lì, i loro corpi sembravano fatti apposta per stare l'uno vicino all'altro e intrecciarsi.

Pai le sorrise ancora. Sebbene il suo viso non tradisse nulla, Retasu vedeva la pulsione che stava trattenendo, l'agitazione nelle liquide iridi ametista e nel respiro pesante, l'amore nel suo battito veloce.

« Pai… Ti amo tanto… »

« Anche io. »

Si mosse appena ed entrambi sentirono la frenesia esplodere dal punto in cui si stavano unendo; lui la guardò con desiderio:

« Ora diventa mia… »

 

 

 

Retasu sospirò guardando sovrappensiero albeggiare fuori dalla finestra. Strinse le mani attorno alla tazza e girò vaga il cucchiaio nella tisana di jiki, se l'avvicinò al viso e ne respirò piano l'odore, cercando di rilassarsi. Adorava quel profumo, aveva scoperto quella bevanda, realizzata da un fiorellino simile alla lavanda, poco dopo essere andata su Gaea e se n'era innamorata, era ottima di sapore e perfetta per calmarsi.

Anche se in quel momento non stava sortendo grande effetto.

Sospirò ancora lasciandosi sfuggire un sorriso, non che quella leggera agitazione la infastidisse, anche se l'aveva fatta balzare giù dal letto tanto presto.

Dal letto di Pai.

Arrossì sorridendo con fare un po' sciocco e non riuscì a non pensare a quello che era successo.

I baci, i sospiri, le carezze.

Aveva ancora la voce roca di Pai nelle orecchie, sentiva la sua pelle sulla sua, il suo profumo nei polmoni.

Ora ho anche io quell'odore…?

Ci riflettè un istante, l'idea le piaceva.

« Che stai facendo? »

Lei sobbalzò trattenendo un urletto e riabbassando il braccio che si era portata sotto al naso, viola in volto:

« Pai! Mi hai spaventata! »

« Sono così brutto? »

Lei lo fissò trasognata, in parte per la battuta; in parte perché rivedeva in ogni dettaglio, nella sua mente, il corpo nudo del ragazzo, le sue braccia forti che la stringevano, la pelle chiara del torace grande.

No, brutto proprio no.

« N-no… »

Chinò la testa imbarazzata e a Pai sfuggì un sospiro divertito; le si avvicinò e le diede un bacio leggero:

« Buongiorno. »

« Buongiorno… »

« Non riuscivi a dormire? »

« Più o meno. – ammise con un sorriso – Nemmeno tu? »

« Ho aperto gli occhi e non c'eri. – rispose piano – Volevo vedere che fosse tutto a posto. »

Lei sorrise godendosi la lieve carezza che le fece sulla guancia.

« E poi devo fare una cosa, è meglio che mi sia alzato presto. »

Retasu lo guardò dubbiosa prendere qualcosa da mangiare e Pai sorrise lieve:

« Forse sarà più comodo dormire in un letto più grande, che dici? »

La ragazza sbattè un paio di volte e divenne dolcemente rossa in viso, sorridendo radiosa:

« Mi sembra un'idea perfetta. »

 

 

 

« Ciaooo ~♪ Pai-cha…! »

Kisshu fu centrato per la seconda volta in meno di due giorni da un pugno così forte che la testa gli rimbombò come una grancassa.

« Ciao idiota. »

« Ma che diavolo ti piglia?! »

Pai non gli rispose e andò alla sua postazione mentre un altro dei tecnici di laboratorio gli passava un plico di dati, fissando la scena allibito.

« Ma porca di quella…! – protestò Kisshu – Perché diavolo ce l'avete tutti con la mia testa?! »

« Perché evidentemente è marcia e se riusciamo a trovare il punto andato a male, forse lo potremmo asportare. »

Il tecnico vicino a Pai – e altri cinque nella stanza – trattennero a fatica una risata.

« Ma che ho fatto stavolta?! »

Pai gli rivolse un'occhiata gelida che spinse i presenti ad  abbandonare la stanza, con la scusa di altre mansioni, lasciando i due da soli. Kisshu pensò di averla combinata grossa e si avvicinò al fratello guardingo, pronto a difendersi:

« Ohi… »

« Cosa ti passa per la testa di raccontare a Retasu? »

« Co… –  s'illuminò battendo un pugno sul palmo – Aaah! Ti riferisci al discorso sul sex appeal? »

Pai lo trapassò da parte a parte con lo sguardo.

« Ho solo detto una mia opinione… »

« Oh sicuramente è solo una tua opinione. – sibilò Pai minaccioso – Opinione che tra l'altro avresti potuto tenere per te! »

« Volevo solo dire che a mio gusto Retasu-chan è troppo sullo stile "brava ragazza". »

« Uno, spiegami da quale parte della frase "sex appeal da bambina" si sarebbe dovuto interpretare. – soffiò trucidandolo con gli occhi scuri – Due, e fondamentalmente, fatti una barcata di fattacci tuoi. »

« Stavo solo cercando di stimolarla a farsi un po' più audace. – ridacchiò ammiccando – Se aspettavo voi due… »

« Se aggiungi qualcos'altro ti folgoro sul posto. – Kisshu indietreggiò con le mani alzate in segno di resa – E… Che vuol dire "se aspettavo voi due"? »

« Beh, avete parlato no? Giusto? »

Pai non rispose limitandosi ad un grugnito di assenso. Kisshu sorrise maligno:

« Solo parlato? »

Pai lo guardò storto:

« Piuttosto che dirlo a te mi strappo la lingua. »

Kisshu ghignò e rise sotto i baffi in maniera ben poco controllata, ma Pai si limitò a continuare il suo lavoro.

Non prima di avergli rifilato un calcio negli stinchi degno di un centravanti.

 

 

 

« Tesoro tutto ok? Perché zoppichi? »

« Niente di che… La gelida e vagamente sadica vendetta di Pai. »

Selena sospirò rassegnata e lo fece sedere, ignorando i suoi lamenti esagerati.

« Non dovresti stuzzicarlo in questo modo… Pai non è Taruto, sai che non si limita alle minacce. »

Kisshu ridacchiò e alla ragazza sfuggì un altro sospiro, anche se sorrideva. Si avviò alla finestra e sbirciò giù: Retasu  era seduta su una panca nella piccola piazzetta vicino alla casa ed era concentrata su qualcosa che reggeva in mano, circondata da un gruppetto di bambini che si allungavano curiosi sulle sue ginocchia; dopo poco la ragazza mostrò ad una bambina il suo lavoro – uno dei suoi pupazzi – e Selena vide la piccola afferrare smaniosa e felice il giocattolo, mentre gli altri bambini si agitavano per averne uno anche loro. Nella confusione si vide spuntare Pai e Retasu inviargli un dolce sorriso, che scatenò le risate e i ghignetti dei bambini – e il successivo rossore della mewfocena.

Selena sorrise e Kisshu si affacciò con lei, sorridendo sornione:

« Direi che è andata bene eh? »

« Ora non prenderti meriti che non hai. »

« Ma se è solo grazie a me se si sono dati una mossa! »

« No, per merito tuo Retasu-chan ha rischiato la nevrosi, stupido. – replicò lei acida – E prima o poi sconterai la tua linguaccia lunga… Come ti è saltato in mente?! »

« Beh, dovevo mentire e dire che le salterei addosso appena si gira? »

« Deficiente… »

« Appunto, credo che oltre Pai, dovrei aver paura anche di te! – ridacchiò – Anche se a pensarci, con quella faccetta timida… »

Selena lo perforò da parte a parte con sguardo al vetriolo.

« Scherzavo, scherzavo! »

Lei sospirò stancamente. Nella piazza il fracasso dei bambini era aumentato – stavano protestando perché, all'apparenza, Pai stava disturbando Retasu con chiacchiere inutili e non le lasciava finire il lavoro – e Selena sorrise.

« A proposito Kisshu… »

Porse il palmo verso di lui e sorrise soddisfatta:

« Paga. »

« Che? – la guardò e rise – No, non l'hanno fatto! »

Lei inclinò la testa eloquente e Kisshu rise più forte:

« No! E non puoi saperlo! – la indicò illuminandosi – O lei te l'ha detto?! »

« Non mi ha detto proprio niente. »

« Allora non pago. »

« Non serve che me lo dica – ammiccò – Si vede. »

Kisshu la fissò dubbioso e Selena riportò lo sguardo sui due ragazzi di sotto.

« Secondo me sbagli… »

Selena gli fece un cenno come a guardare meglio; lui strizzò gli occhi e scoppiò a ridere di nuovo:

« Ma dai! »

« Paga. »

« Non ci credo! »

« Paga e basta. »

« Scommettere sulla prima volta di un'amica – la guardò maligno mentre si frugava nelle tasche – Poi sono io quello cattivo! »

« Io non ho scommesso su questo! – replicò arrossendo piccata – Ho scommesso su quanto avrebbe resistito Pai-san se Retasu gli avesse parlato… E ho azzeccato. »

Ridacchiò e Kisshu sospirò, continuando a ravanare come se i suoi pantaloni fossero diventati infinitamente profondi:

« Davo più controllo al fratellone. »

« Non se parliamo di Retasu-chan. »

Kisshu grugnì divertito, in assenso, e dopo un minuto sospirò esasperato:

« Niente, nemmeno una monetina. »

Si teletrasportò alle spalle della ragazza, le cinse la vita e la tirò con delicatezza verso il centro della stanza, baciandole il collo:

« Posso pagare in natura? »

Lei sorrise maliziosa:

« Allora il pagamento raddoppia. »

« Beh – le girò piano il viso per baciarla – penso si possa fare… »

 

 

 

 

 

 

 

(*) termine inventato dalla sottoscritta :P, mi sono ispirata a come si dice "ti amo" in lingua Farsi (usata in Iran) doostet daram

 

 

~  ~

 

 

 

Non so cosa dire, sono sconvolta per la schifezza che ho scritto e indecisa se ridere per l'imbarazzo… C'è tanto di quello zucchero che penso sovrasti ampiamente i miei pallidi tentativi di erotismo! *ride* Forse qualcuno dirà che sono esagerati, ma credo che un certo imbarazzo possa venire dopo tanti anni che due innamorati non si vedono e dopo cui si ritrovano, di colpo, a convivere; non credo che avrei potuto trasmettervi meglio l'idea di come l'ho scritta male, ma ovviamente siete liberi di tartassarmi con tutte le vostre opinionine e commentini :3!

Lascio a voi la sentenza, io scappo e vi inondo di bacini promettendo con vostro sommo terrore di tornare molto presto!

Mata ne
~♥! 

 

Ria

   
 
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