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Autore: anaiv    30/09/2014    7 recensioni
Piccola OS su Sana e Akito. Si rivedono dopo tanto tempo e ad attendere Akito sarà una inaspettata sorpresa. Spero che questa mia follia notturna sia di vostro gradimento.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Fuka Matsui/Funny, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non che la cosa fosse importante- e di certo per lui non lo era- ma rivederlo dopo tre anni, faceva un certo effetto. Insomma, pensavo di essere passata oltre, ero convinta di aver superato la fase in cui i suoi occhi erano capaci di farmi perdere ogni capacità cognitiva. Akito Hayama. Per molti un semplice nome, per me rappresentava tutto ciò che di bello e terrificante c'era stato nella mia vita. Tre anni. Tre anni fa, una mattina come tante, il mio fidanzato, l'uomo che pensavo un giorno sarebbe diventato mio marito - e che per inciso, sarebbe entrato a far parte lui della mia famiglia - mi ha lasciata. Il motivo?in molti hanno cercato di dare una spiegazione quanto meno valida a tale avvenimento, ma nessuno, ne tanto meno la sottoscritta, é stato in grado di capirlo. Ero andata avanti. Insomma, Sana Kurata, non si sarebbe mai lasciata abbattere da niente e da nessuno, che fosse un uragano o Akito Hayama - che poi l'entità del fenomeno é praticamente identica- niente avrebbe potuto uccidermi. Eppure, rivedere quegli occhi, aveva risvegliato i miei sensi da un tacito torpore. Insomma quelle due pozze d'oro puro, avevano ancora un enorme potere su di me e sul mio battito cardiaco. Mi portai una mano al petto e solo allora mi resi conto di quanto il mio amore per Akito non fosse mai scemato, ma solo latente. Fissavo incredula la sua figura, non avrei mai voluto provare nuovamente quelle emozioni, ma non potevo controllare tutto. Non ero mai stata una tipo ordinato e organizzato, non avrei mai potuto tenere a bada cuore e mente al medesimo istante. Lui era lì, bello più che mai, con il solito ghigno sardonico dipinto su quelle fantastiche labbra e le mani infilate nelle tasche dei jeans, niente avrebbe potuto scalfire Akito Hayama, nemmeno rivedere me. 
Non avrei mai dovuto accettare l'invito di Hisae, sapevo fosse Uno stupido trabocchetto per permettermi di rivedere Akito, ma la parte folle del mio cervello la faceva da padrone, ogni decisione fondamentale per permettere la mia sopravvivenza, dipendeva esclusivamente dalla follia che troneggiava indisturbata nella mia piccola testolina bacata. Insomma, avrei potuto inventare una qualsiasi scusa - avrei anche potuto non rispondere al dannato telefono - ma non l'avevo fatto. Adoravo il "Blue bar" , ma quel pomeriggio persino lui mi dava il voltastomaco. Tutti i miei amici erano lì, e sognati guardavano Akito, come se fosse stata una statua greca, appena rinvenuta da un famoso archeologo. Io ero l'unica a non sapere cosa fare. Ogni parte di me, era andata in frantumi. Il solido muro che per tre anni avevo pazientemente costruito intorno a me, si stava sgretolando alla velocità della luce. Ne ero certa, prima della fine della serata, sarebbe andato in frantumi del tutto.
< Sana ti prego dí qualcosa > certo, Fuka era la mia migliore amica, ma la condizione di migliore amica, può non essere un attenuante quando si medita un omicidio giusto? Insomma, cosa avrei mai dovuto dire?!? Fuka sapeva quanto non volessi quella situazione, quanto avevo faticato per dimenticare Akito, eppure mi stava chiedendo di "dire qualcosa". Merda. Era l'unica parola - seppur sconveniente- che mi venne in mente.
< Fuka. Io me ne vado.> bisbigliai all'orecchio della mia amica, che prontamente mi strinse la mano, poi con quella sua aria da neo laureta in psicologia, mi fissó e mi sorrise con fare accondiscendente.
< Smettila, non sto male. Voglio solo andare via da qui.> dissi a voce bassa fissando il bicchiere mezzo vuoto di Coca proprio di fronte a me. Che poi, io il bicchiere lo avevo sempre visto mezzo pieno, ma da quando Hayama aveva deciso di interrompere la nostra storia, avevo trovato estrema difficoltà nel vedere tutto con un insano ottimismo. Decisamente il mio spirito era diventato decadente.
< Sana é appena tornato, magari potreste parlare....deve sapere.> cento punti a Fuka per aver sparato la cazzata del secolo ! Akito mi aveva lasciata e dopo due giorni era partito per l'Europa senza dire una parola.Di cosa mai avremmo dovuto parlare ?!? Di quanto dolore abbia dovuto sopportare per la sua testardaggine? O di quanto mi era mancato? Non avrei mai potuto rivolgergli la parola. Era una questione di principio. Lui se ne era andato. Lui mi aveva lasciata.
< non dire sciocchezze.> Fuka sbuffó sonoramente, attirando l'attenzione dell'intera compagnia - compreso Hayama- su di noi. Ho già parlato di omicidio premeditato?
< tutto bene ragazze?> Gomi. Un ragazzo tremendamente stupido. Insomma, era chiaro che alcune cose - anche decisamente palesi- non riuscivo a comprenderle, ma Gomi mi superava, Gomi non sarebbe stato in grado di distinguere un pesce spada da una matita appuntita. Che motivo aveva di fare quella domanda proprio rivolto a me?!? Eppure tutti in quel bar, compresa Yuki la cameriera, sapevano che io e Hayama ci eravamo lasciati tre anni fa.
< bene> asserì Fuka con un sorriso. Bè, almeno mi aveva salvata da un terribile imbarazzo.
< Akito ti va di sederti con noi?> come,come,come??? Si, Fuka aveva segnato la propria condanna. La sua sarebbe stata una morte lenta e dolorosa. Avrei guardato ogni film splatter prima di farla a pezzettini. Cosa diavolo le era saltato in mente? Akito? Seduto accanto s me? Con forza strinsi la gamba destra di Fuka che di tutta risposta, mi rivolse un sorriso carico di scuse.
< d'accordo. > Hayama abbandonó la propria postazione accanto a Tsuyoshi e si accomodó tra me e Fuka. Cielo. Il suo odore. Erano passati tre maledetti anni da quando per l'ultima volta avevo avuto la possibilità di inebriarmi della sua essenza. Ma adesso avrei dovuto trattenere il mio istinto, non potevo rischiare che qualcuno mi credesse tanto matta da odorare letteralmente il mio ex.
< ciao > disse Hayama in modo sfacciato, ma allo stesso tempo tranquillo. "Ciao" secondo lui, bastava un semplice e merdosissimo "ciao" per placare tre anni di dolore intenso?!? La voglia di commettere un altro omicidio era salita alla stelle, ma dovevo mantenere la calma, stavolta non l'avrebbe avuta vinta lui. Io ero cresciuta, ero andata avanti. O almeno era quello che dovevo fargli credere.
< ciao > approntai simulando disinvoltura. Cavolo era dannatamente difficile, ma Ei, avevo il mio orgoglio e Hayama non me lo avrebbe portato via.
< come te la passi Kurata?> no. Questo era decisamente troppo. Tre anni di mutismo estremo e ora voleva sapere " come me la passavo". Santo cielo ! Fuka si accorse di quanto le cose stessero peggiorando, così mi poso una mano dietro alla schiena per cercare di tranquillizzarmi, ma niente avrebbe potuto farlo.
< Akito Hayama alzati e vieni con me.> l'unico modo per aprire un varco nello scudo che Akito si era creato attorno fin da quando era bambino, era la risolutezza. Ne sapevo qualcosa. 
< ok> oh santo cielo avrei dovuto davvero strangolarlo. Un misero "ok", nessuna reazione, nessuno sguardo omicida. Solo un misero "ok " . Mi alzai e gli feci cenno di seguirmi. Sgusciati fuori al locale e quando vidi una panchina posta proprio accanto al' ingresso non potei fare a meno di andare a sedermici su. Avevo bisogno di reggermi a qualcosa, io e Hayama avremmo parlato dopo tre anni. Akito mi raggiunse con estrema lentezza, poi, una volta accanto a me, prese dalla tasca dei jeans un pacchetto di segarette, con calma ne sfilò una dall'involucro e se la portó tra le labbra. Quel gesto compiuto con tanta facilità, mi fece comprendere che forse questi tre anni avevano cambiato Akito. Non era più il mio Haysma.
< ci siamo.> proferì dopo aver acceso la sigaretta. Aspiró un soffio e rigettó il fumo guardando fisso di fronte a se.
< cosa intendi?>
< ora vorrai sapere perché ti ho lasciata e perché sono andato via é giusto?> due cose mi catturarono. Una era il fatto che Akito avesse messo più di tre parole di fila senza mai interrompersi, due aveva centrato il punto senza crearmi troppa irritazione. Non era più il mio Hayama. Ne ero certa. Comunque annuii e lui prese un nuovo tiro dalla sigaretta. Scosse il capo, poi gettó la sigaretta sul marciapiedi, per qualche istante fissó il vuoto, ma poi voltó la sue iridi ambrate verso di me. Mi persi nel suo sguardo, ma quello che stava per dire, mi teneva molto concentrata, stavo per sapere per quale motivo avevo sofferto tanto fino a quel momento.
< Kurata.> alzai lo sguardo e lo piantai nel suo. Non. Avevo paura. Avevo già sofferto abbastanza non avrebbe potuto farmi ancora del male.
< Kurata.> ripeté con tono insistente.
< cosa diavolo vuoi? Esigo una spiegazione.> dissi risoluta. Non c'era più tempo per perdersi in chiacchiere.
< ti amavo. L' ho fatto perché ti amavo.> due erano le possibilità, o ero diventata completamente sorda, oppure aveva proprio detto che mi aveva lasciata perché mi amava.
< come prego?> dissi cercando di mantenere la calma.
< avevo un problema al cuore. L'unico medico in grado poterlo risolvere si trovava in svizzera. Se ti avessi detto della mia malattia...tu....Sana ho avuto paura di una tua ricaduta. Ricordi quando sono partito per l'America? Insomma il viaggio, le terapie, l'abbandono....io volevo evitare di farti rivivere tutto quel...casino.> era stato proprio in quel momento che ogni certezza era crollata. Ogni mia convinzione era andata a farsi benedire. Akito stava male e mi ha lasciata davvero perché mi amava. Non sapevo cosa fare. Avvertivo dei crampi allo stomaco decisamente fastidiosi e un forte pizzicorio si era impossessato dei mie occhi. Stavo piangendo. Amavo Hayama e avrei trovato la forza di perdonarlo se me lo avesse chiesto.
< adesso stai bene?> chiesi con voce tremante.
< ecco. Vedi come sei fatta? Non hai pensato di mandarmi a fanculo, no tu ti stai preoccupando della mia salute. Cazzo. E comunque sto bene. Sono guarito> disse fissando la strada con fare colpevole. Conoscevo Akito, quello era il suo modo di chiedere scusa.
< perché sei tornato adesso.> chiesi trafficando con la tracolla della borsa. Ero nervosa, da questa risposta sarebbe dipesa la mia sanità mentale.
< mi mancavi. Mi manchi. Non prendendo che tu mi perdoni. Ti ho lasciata sola per tre anni . > lo guardai e pensai che era arrivato il momento di essere sincera con lui. Non avrei dovuto più nascondere a nessuno una parte così importante della mia vita. Avevo ventiquattro anni. Dovevo comportarmi da donna matura.
< non sono....mai stata sola.> dissi in un fiato. Akito non capí. Gli porsi la mano, la scrutò per qualche secondo, ma poi la strinse. Mi alzai e lui fece lo stesso. Lo guidai fino ad una villetta, molto piccola, ma giusta per due persone. Era casa mia. 
< che ci facciamo qui?> chiese titubante il biondo.
< é casa mia! non abito più con la Mama.> Akito rimase sorpreso da questa affermazione, ma si ricompose subito, come suo solito.
< perché mi hai portato qui?>
< c'é una persona che devi conoscere.> camminammo verso l'ingresso. Quando inserii la chiave nella toppa, la voce squillante di una bimba si udii attraverso la parete. Sari. Mia figlia. Nostra figlia. Il mio unico sostegno. Tre anni di amore puro. Akito strinse più forte la mia mano quando entrando, vide sul divano mia madre con una bellissima bimba, dagli occhi color nocciola e i capelli biondo cenere.
< ciao Akito. Finalemente sei a casa.> disse mia madre lasciando Sari da sola sul divano e dirigendosi verso la cucina. Hayama, sconvolto più che mai, lasció la mia mano e camminò fino a trovarsi a pochi centimetri dal divano. Sari dal canto suo, scrutava curiosa quell'uomo che tante volte le avevo mostrato in fotografia. Sari sapeva chi fosse suo padre. Dopo aver ispezionato Akito, la piccola si alzò in piedi e guardando Hayama strepitò < papà!!!>.




Hola! Sono matta lo so, ma mi è venuta così, e di getto l'ho buttata giù. Spero sia di vostro gradimento. Bacioni!!! Viviana.






  
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