Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |      
Autore: pirateforhire    04/10/2014    2 recensioni
Distretto 1: James & Jack.
Distretto 2: Mualn Fa & Shang Li.
Distretto 3: Peter Pan & Tinker Bell.
Distretto 4: Killian Jones & Ariel Andersen.
Distretto 5: Emma Swan & Neal Cassidy.
Distretto 6: Wendy & Micheal Darling.
Distretto 7: Belle French & Gaston.
Distretto 8: Aurora Gillian & Philip Kingston.
Distretto 9: Graham Humbert & Odette Moreau.
Distretto 10: Ruby Lucas & Peter.
Distretto 11: David Nolan & Kathryn Golden.
Distretto 12: Mary Margaret Blanchard & Leroy.
E se i personaggi di Once Upon a Time fossero catapultati nell'universo di Hunger Games?
[Siete pregati di leggere le avvertenze ad inizio capitolo per capire appieno tutto quanto, grazie.]
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ariel, Aurora, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note d'autrice LEGGERE PRIMA DI PROSEGUIRE: Allora, eccoci qui! Devo essere patologica, non faccio in tempo a finire una FanFiction che ne inizio un'altra! Ad ogni modo, conto di portare a termine questa, perché mi piacciono molto le idee che ho avuto e c'ho impiegato molto a “partorirla”, perciò— eccoci qua. 
Vi "impongo" di leggere prima di proseguire nella lettura del capitolo per darvi qualche dritta, diciamo. La storia è divisa in PoV che si susseguono e -almeno per il momento- nello stesso capitolo si alterneranno un massimo di tre punti di vista differenti, i cui "proprietari" trovate citati all'inizio del paragrafo che li riguarda. I filoni letterari che seguirò inizialmente saranno sei, e si sposteranno man mano che la narrazione continua, ma non vi svelo niente ~ Una cosa che invece devo necessariamente dire è che le parentele che conosciamo nello show non saranno sempre necessariamente rispettate. Ho provato a fare il possibile, ma alcune idee che giudicavo buone per lo sviluppo della trama cozzavano con alcuni legami di parentela, vedrete voi quali più avanti. 
Buona lettura, spero vi piaccia e— che altro dire? 
Felici Hunger Games, e possa la fortuna sempre essere a vostro favore! [e magari se lasciate una recensione -bella o brutta che sia son sempre apprezzate se educate- fate anche piacere :3]

Giulietta ~

 

1. You don't have choice, you've been chosen


Killian Jones

Ariel se ne stava raggomitolata in un angolo dell’ampio e morbido divano, i capelli rossi e luminosi le ricadevano aggraziatamente di fronte agli occhi chiari, occhi che fissavano con aria spaurita l’immenso schermo del televisore davanti a lei; ogni centimetro del corpo minuto della fanciulla tradiva una malsana irrequietezza che pareva corrodere velocemente il suo spirito –solitamente allegro e gioviale- . Le dita si muovevano nervosamente ad attorcigliare ciocche della chioma fulva, i denti bianchi come perle torturavano il labbro inferiore, che si macchiava di riflessi purpurei ogni volta che la ragazza vi apriva un piccolo taglio, quando Ariel si ritrovava a mordersi a sangue la bocca sembrava quasi riscuotersi, lo sguardo –fino a quel momento appannato da un velo di malinconia- tornava vigile e la fanciulla si portava un dito affusolato alle labbra, quasi a valutare il danno che si era procurata, dopodiché decideva che non le importava più di tanto e ripiombava in quello stato di veglia incosciente.
Killian distolse prontamente lo sguardo dalla propria compagna di sventura, per puntarlo in direzione dello schermo dove una ragazza dai capelli castani, acconciati accuratamente in piccole onde color caramello che le cadevano sulle spalle, cercava di avviarsi verso il palco senza trascinare con lei la sorellina –all’incirca di otto o nove anni- che le si era aggrappata al vestito dai toni lillà. Aurora Gillian era il Tributo femminile del Distretto 8, una ragazza diciassettenne dalla corporatura fine e proporzionata, profondi occhi celesti velati dalle lacrime che tratteneva a stento e dai movimenti aggraziati ma nervosi, con i quali si portava costantemente una ciocca di capelli dietro l’orecchio destro; il presentatore la accolse sul palco con un sorriso finto quasi quanto i suoi capelli di un forte blu elettrico, curandosi ben poco dei singhiozzi trattenuti che scuotevano le spalle della fanciulla e proseguendo senza ulteriori indugi nell’estrazione del Tributo maschile. Il silenzio carico di attesa e paura che precedette l’annuncio dello sfortunato ragazzo era lo stesso che ancora echeggiava nella mente di Killian, lo stesso che aveva preceduto il suo nome. Quando la presentatrice proveniente da Capitol City, una bella donna eccessivamente vestita e truccata, aveva estratto uno dei centoventi cartoncini su cui era vergato il nome “Killian Jones” il ragazzo era rimasto immobile al proprio posto, mentre tutti gli sguardi si puntavano su di lui, dopodiché aveva iniziato ad avanzare verso il palco nel silenzio generale, interrotto solo da deboli mormorii –se fossero d’incoraggiamento, di cordoglio o di stupore a Killian non interessava più di tanto- con un’occhiata, che cercava di essere rassicurante, in direzione di sua madre Daphne. Il giovanotto si era posto al fianco di Ariel, la minore delle sorelle Andersen, orfane di madre e figlie di Triton, uno dei numerosi pescatori del Distretto 4, ed ora era anche sua compagna per gli Hunger Games. Uno scroscio di applausi lo riportò alla realtà, cancellando da davanti ai suoi occhi lo strazio alla vista della ragazza dai capelli rossi che singhiozzava di fronte all’intera popolazione; un giovane non troppo alto ma comunque slanciato, caratterizzato da un viso tirato in un espressione seria ma dai lineamenti gentili stava salendo sul palco ad affiancare il Tributo femminile. Philip Kingston, diciotto anni, era il ragazzo che avrebbe gareggiato per il Distretto 8.

Edward Teach, il mentore a loro assegnato, spense improvvisamente il televisore, attirando l’attenzione dei suoi due Tributi.

«Allora, che ne pensate?»

Domandò a bruciapelo, richiedendo le loro opinioni riguardo i ragazzi appena sorteggiati. Killian rimase in silenzio ed incrociò le braccia sul petto sotto lo sguardo arcigno dell’uomo detto anche “Barbanera” –il mentore, a causa di una brutta bruciatura procuratasi durante la propria edizione degli Hunger Games, si faceva crescere una lunga e folta peluria nera per nascondere la pelle deturpata a livello della gola-. Che doveva dire? Erano persone, proprio come loro, persone che avevano avuto la sfortuna di udire il loro nome uscire dalla bocca sbagliata nel momento sbagliato. Anche Ariel rimase in silenzio, lo sguardo azzurro perso in chissà quali divagazioni mentre fissava e arrotolava intorno al proprio dito una ciocca di capelli rossi, pur non vedendoli.

«Dato che qui la conversazione mi sembra carente—» annunciò Killian alzandosi dal divano e assumendo l’atteggiamento sarcastico che sempre utilizzava come scudo nei momenti di difficoltà «Io me ne vado in camera mia. Con permesso.» Salutò prima di sparire nel corridoio, rinchiudendosi nella propria stanza dove sì, era solo, ma aveva il rumore del mare –per quanto fittizio- a fargli compagnia.

«E’ inutile che tu scappi, Jones! Non hai scelta, sei stato sorteggiato per questo!»

Sentì Edward Teach urlargli dietro, ma Killian aveva già chiuso la porta.

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Emma Swan

«Miss Swan.»

La voce calma ma perentoria di Regina Mills raggiunse Emma attraverso l’uscio accuratamente serrato.

«Miss Swan, o apre questa porta, o la faccio trascinare fuori dai Pacificatori.»

Minacciò il mentore, battendo nuovamente colpi rapidi e nervosi sulla porta di legno massiccio, guadagnandosi uno sguardo insofferente da parte della ragazza bionda, il Tributo femminile del Distretto 5.  La diciottenne non pronunciò nemmeno una parola, si alzò semplicemente dal bordo del letto, morbido e pulito, avviandosi con decisione verso l’uscio della stanza e spalancandolo in un gesto secco. Accolse Regina -vestita in modo impeccabile e sobrio che niente aveva a che vedere con lo stile sfarzoso e colorato di Capitol City- con un sorriso ironico sul volto tirato, concedendosi un altro sguardo di esasperata frustrazione in direzione del proprio mentore, vincitrice degli Hunger Games di non troppi anni prima, durante i quali aveva brutalmente assassinato gran parte dei partecipanti semplicemente attirandoli nei punti più pericolosi dell’arena, lasciando che fossero le varie calamità naturali che caratterizzavano il terreno di gioco a fare il resto.
Emma non capiva proprio perché dovesse assistere alle altre Mietiture, come se vivere la propria non fosse stato abbastanza difficile per entrambe le donne; esatto, anche Regina aveva probabilmente sudato freddo quando il nome di suo figlio Henry era stato estratto dall’ampia e trasparente conca di vetro utilizzata per il sorteggio. Quella era la prima estrazione per Henry, e Regina –aiutata inconsapevolmente dai commerci a nero di Emma, che riforniva il ragazzino di dolciumi e leccornie- non aveva permesso che il bambino avesse più di un biglietto con sopra vergato in caratteri eleganti il suo nome, ma gli sforzi delle due donne per tenere Henry fuori dai guai erano stati vani. La presentatrice del Distretto 5, una donna paffuta e dal volto gentile sotto quintali di trucco violaceo, lo aveva invitato a farsi avanti sul palco accanto ad Emma, già sorteggiata in precedenza, quando un grido si era levato dalla folla di giovani uomini radunati nella piazza.

«Io mi offro volontario!»

La voce era profonda e a tratti graffiata, quel genere di voce rassicurante dalla quale non ti aspetti un grido tanto potente quanto intriso di decisione e paura. Neal, un diciottenne robusto, dai vivaci e impenetrabili occhi verdi ed una chioma di capelli corvini e ribelli si aprì un varco tra il resto dei ragazzi, facendosi scortare dai Pacificatori fino al palco, dove riuscì a trovare la forza per rivolgere ad Emma –decisamente a disagio nel suo abito azzurro- un sorriso luminoso e rassicurante, che tuttavia non raggiungeva i suoi occhi.

«Seguitemi in sala, Miss Swan, la Mietitura è già iniziata.»

Impose la voce di Regina, riscuotendola da quelle memorie che appartenevano a pochi giorni prima ma che le sarebbero rimaste impresse nella mente fino al giorno della sua morte, non tanto lontano dal venire.
Emma la seguì in un gesto quasi automatico, mentre le grida di Henry, trattenuto dai Pacificatori e poi ripreso in custodia dalla madre adottiva –colei che ora era il suo mentore-, riecheggiavano nelle orecchie, rendendola sorda a qualsiasi altro rumore che la circondava, questo fino a che non giunse di fronte all’enorme schermo che dominava il salotto. Neal era già seduto sul divano, le braccia poggiate allo schienale tinteggiato di rosso, la posizione apparentemente rilassata, nonostante i muscoli irrigiditi del collo e delle spalle tradissero un nervosismo più che motivato. Emma gettò uno sguardo al televisore dal quale veniva sparato l’inno di Capitol City a tutto volume; quella canzone le faceva venire il voltastomaco ormai, era abituata a sentirla ogni giorno al termine delle ore lavorative, e al mattino, quando tutti entravano nelle fabbriche di elementi elettronici che il Distretto 5 produceva.
Sul palco del 10 era già posizionata una ragazza dai capelli neri e ondulati, lunghi fin sotto il seno e sciolti in pieghe dai riflessi bluastri tanto erano lucidi, magra e pallida, facevano capolino sul suo volto finemente rifinito due grandi occhi chiari intrisi di puro terrore, un terrore che non si rifletteva in nessun’altra parte del suo corpo; forse quella cintura color rosso acceso –così audace per un evento tanto orribile come la Mietitura- in contrasto con il vestito dai toni più chiari e con tutto l’ambiente circostante che sembrava smorto nel pallido sole mattutino, la aiutava a spiccare sopra ogni altro elemento, infondendole una certa sicurezza; almeno, questa era l’impressione che Emma aveva avuto di Ruby Lucas, Distretto 10, Tributo femminile per quell’edizione degli Hunger Games.
La bionda si sedette sul divano, sistemandosi appena la canottiera bianca ed i pantaloni scuri con i quali si sentiva molto più a suo agio che con ogni altro abito che aveva dovuto indossare durante le Mietiture; quella era la sua sesta Mietitura, ed aveva più biglietti all’interno di quell’infernale contenitore trasparente di chiunque altro nel Distretto, era ovvio che venisse scelta, si era preparata per quel momento e sperava di essere pronta ad affrontarlo. Emma viveva da sola ormai da parecchio tempo, dopo essere stata affidata a varie famiglie che però non avevano voluto affezionarsi a lei, abbandonandola dopo pochi mesi; con alcune di queste la ragazza non aveva quasi interagito, con altre aveva decisamente legato ma ogni volta che si illudeva di aver trovato una casa e delle persone su cui contare, queste la respingevano, probabilmente spaventati dall’eventualità di perderla in una delle edizioni degli Hunger Games, e di soffrire per la sua scomparsa, una sofferenza che in molti preferivano risparmiarsi. Così Emma Swan aveva imparato a cavarsela da sola, un po’ come Neal. Il giovane Cassidy, Emma lo conosceva di vista; era un ragazzo solare, ben voluto da tutti e di buon cuore nonostante l’alone di mistero che aleggiava attorno al suo passato e ai misteriosi furti che lo vedevano sempre vicino al luogo del misfatto.

Fu il silenzio, stavolta, ad attirare l’attenzione della ragazza.
Il Distretto 10 attendeva di conoscere il suo secondo tributo, che si rivelò essere un ragazzo alto e scuro di nome Peter –Emma il cognome non riuscì ad afferrarlo, ma non aveva dubbi che lo avrebbe sentito spesso durante i giorni che avrebbero preceduto l’inizio dei giochi, tanto più che là dentro le loro identità non contavano nulla, erano semplici Tributi in mano a dei carnefici, carnefici che si promettevano spietati quell’anno-.

«Piccoli e agili, la ragazza è alta e avvantaggiata nella corsa, il maschio sembra decisamente forte.»

Regina aveva già fatto per loro tutte le considerazioni necessarie, grazie alle quali si guadagnò uno sguardo quasi stupefatto da parte degli occhi verdi di Emma. Talvolta ammirava quel modo razionale, logico e freddo di pensare della donna, un metodo che avrebbe dovuto imparare ad usare in fretta, se voleva sopravvivere nell’arena, e soprattutto se voleva trovare la forza di uccidere qualcuno a sangue freddo.


---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Wendy Darling

Le dita di Wendy giocherellavano pigramente tra i capelli biondo cenere del fratello minore, che finalmente era riuscito ad addormentarsi al suono rassicurante di una delle cascate in dotazione con l’apparecchio muta-luogo impiantato nel muro della camera. La quindicenne aveva dovuto inventare un’intera storia –possibilmente lieta- a proposito di quelle cascate, al fine di rasserenare almeno un po’ il fratello minore, Michael Darling. Entrambi erano stati scelti alla Mietitura, sottratti all’abbraccio protettivo della madre che li aveva rincorsi mentre loro si avviavano verso il palco, sottratti anche allo sguardo allibito di Jonathan –il fratello quattordicenne- e a quello disperato e infranto del padre, Agenore Darling. Ora erano entrambi a Capitol City, e non potevano fare a meno di aggrapparsi l’una all’altra per un po’ di sostegno e conforto in quel mondo colorato e sconosciuto così diverso dal Distretto 6; se poteva essere di qualche conforto altri ventidue ragazzi erano nelle loro stesse condizioni, con la sola differenza che raramente accadeva che fossero sorteggiati due fratelli per puro caso, eppure alla famiglia Darling –una famiglia perfettamente normale all’interno del Distretto che si occupava di trasporti- tutto ciò era successo.
Nel Distretto 12, la Mietitura a cui Wendy era stata costretta ad assistere dal suo mentore, una tragedia simile non era accaduta, Effie Trinket non aveva avuto un tale scoop da parte del Distretto del quale voleva liberarsi dall’inizio della sua carriera nelle trasmissioni televisive manovrate per intero dalle reti della capitale. Una ragazza alta, dai capelli corti e neri come l’ebano, la pelle liscia e pallida –che tradiva la malnutrizione che regnava sovrana nel Distretto dei minatori- e labbra rosse come i petali di una rosa, Mary Margaret Blanchard, diciassette anni, era il tributo femminile per il Distretto 12 di Panem. Era salita sul palco con gli occhi pieni di lacrime e dolore, salutata da un padre tanto vecchio quanto austero, dalla corporatura talmente fragile e corrosa dalla malattia polmonare che lo aveva colpito da far preoccupare gli spettatori che questi potesse smettere di respirare da un momento all’altro.
 Leroy Coke era invece il sorteggiato  maschile, un ragazzino di circa diciotto anni, tarchiato e decisamente poco agile a giudicare dall’andatura quasi claudicante con la quale si era diretto sul palco della Mietitura, sotto lo sguardo disgustato di una scintillante Effie, ogni volta terribilmente a disagio tra gli abitanti impoveriti del 12.
I due erano stati classificati come “inoffensivi” dal mentore assegnato ai fratelli Darling, o meglio, a cui i fratelli Darling erano stati assegnati; il signor Barrie diceva che avrebbero ottenuto un sacco di sponsor se avessero giocato bene le loro carte, dopotutto la storia degli sventurati fratelli costretti a combattere l’uno contro l’altro poteva suscitare apprezzamenti da parte del pubblico della Capitale, nel quale quel genere di drammi andava per la maggiore.

Wendy ad uccidere qualcuno, soprattutto il fratello minore che ora le dormiva pacificamente accanto, non ci pensava nemmeno. Avrebbe protetto entrambi, avrebbe dato a Michael una chance di farcela, e quella sarebbe stata probabilmente l’ultima cosa che avrebbe fatto in vita sua, ma doveva farlo, lo doveva a Michael, avrebbe dovuto essere una madre per lui in quei giorni di oscuro terrore. Orrendi scenari si dipingevano di fronte agli occhi della ragazza, mentre il fruscio della cascata si tramutava nel fragore assordante di un’onda che gli strateghi avrebbero potuto creare per eliminarla, oppure in una distesa enorme di acqua nella quale si potevano annidare le più strane crature appositamente modificate per risultare mortali. Wendy scosse la testa vigorosamente, ripentendosi mentalmente le parole di rimprovero del padre, sempre le stesse da quando ne aveva memoria: “Smettila, Wendy cara, con queste assurde fantasie!”

«Felici Hunger Games—» bisbigliò la fanciulla, sentendo echeggiare ancora le parole di Effie Trinket nella testa, parole che Michael non aveva avuto la forza di ascoltare, scappando in camera propria non appena la Mietitura del Disetretto 12 aveva avuto inizio.

«E possa la fortuna sempre essere a nostro favore.»

Sussurrò la ragazzina, stringendo convulsamente la camicia da notte candida, posando un bacio sulla fronte del fratellino e infilandosi sotto le coperte, nel vano tentativo di prendere sonno, cosa molto ardua quando la quindicenne aveva la piena consapevolezza che quelle parole non erano altre che accozzaglie di lettere musicali, e non avevano per lei alcun senso.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: pirateforhire