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Autore: Sheireen_Black 22    04/10/2014    2 recensioni
- Fra un’ora al lago. Puntuale -
Arthur detesta i ritardi di Merlin. Soprattutto quando è molto impegnato nell'organizzazione di un misterioso evento...
(AU!fic Merthur)
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Questione di puntualità
 









- Fra un’ora al lago. Puntuale -

Non era difficile immaginare il tono autoritario che queste parole presagivano, tantomeno lo sguardo esasperato che le accompagnava. Come se chi le pronunciava già fosse certo del ritardo, ma comunque non potesse rinunciare a ordinargli di essere pun-tu-a-le. Scandito sillaba per sillaba, come se in questo modo poche lettere alla volta potessero raggiungere più facilmente e velocemente il suo cervello.

Eppure – strano ma vero – questo non aveva impedito a Merlin di essere in estremo ritardo. Doveva esserci una legge dell’universo per cui gli era semplicemente impossibile accontentare Arthur, di questo Merlin si convinceva ogni giorno di più.
Arthur non avrebbe ascoltato le sue scuse – Gaius lo aveva trattenuto ben oltre il previsto in laboratorio per le esercitazioni pomeridiane; anzi, avrebbe attribuito il ritardo al fatto che, si sapeva, Merlin non faceva mai quello che lui gli chiedeva.

Forse, se avesse potuto vederlo mentre quasi si faceva investire attraversando di corsa la strada, controllando allo stesso tempo nel cellulare l’orario di ricezione del messaggio – esattamente due ore e mezzo prima –, si sarebbe ricreduto. Forse si sarebbe convinto che, semplicemente, nell’universo esisteva un destino già scritto per cui le cose, tra di loro, dovevano andare così.

Merlin era certo che non avrebbe trovato Arthur sulla riva del lago di Avalon, dove gli aveva dato appuntamento; con l’evento  da organizzare di lì a poche settimane non avrebbe sprecato nemmeno un minuto per aspettarlo.
Il cuore saltò un paio di battiti quando intravide da lontano l’inconfondibile chioma spettinata di Arthur; il ragazzo sedeva sulla riva del lago e Merlin lo sorprese per un istante – uno soltanto – a fissare insistentemente un punto in cui la i raggi del sole riflettevano i colori del tramonto sull’acqua. Negli occhi azzurri, una punta di malinconia.

Solo un attimo, prima che Arthur si voltasse di scatto verso di lui e i suoi occhi lampeggiassero d’ira.

Mer-lin. Do-ve dia-vo-lo e-ri fi-ni-to?”.

Sillabava ogni parola e lo spazio vuoto tra ogni manciata di lettere grondava rabbia. Tuttavia Merlin, come sempre, non aveva nessuna intenzione di lasciarsi intimorire; fin dalle elementari gli atteggiamenti da bulletto di Arthur non avevano sortito alcun effetto su di lui.

“Stupido idiota, ero al lavoro! Mica posso starmene a far nulla tutto il giorno come te!” ribatté piccato.

“A far nulla, io? Ma se sto cercando di organizzare un m-”.

Evento, lo so” lo interruppe Merlin, infastidito dal fatto che Arthur dovesse, ancora una volta, parlare dell’argomento tabù. Era irrazionale pretenderlo, certo, ma era tanto difficile che tutti smettessero di nominarlo in sua presenza?

Arthur sembrò capire e tornò ad osservare il lago. “Siediti, devo chiederti una cosa”, sussurrò. Nessuna sillabazione, il tono forse un po’ rassegnato. Merlin aveva imparato a riconoscere ogni inflessione della voce di Arthur.

Per questo, spinto dalla curiosità, si sedette accanto a lui.
“Dunque… come sai il… ehm… l’evento… si avvicina… Vuoi stare fermo? Non riesco a concentrarmi!...” sugli zigomi di Arthur si dipinse un rossore appena accennato. “Insomma, sai che Gwen ha Elyan… quindi mi chiedevo… sì, proprio ieri mi stavo domandando… se tu volessi… farmidatestimone” concluse, tutto d’un fiato.

“Che cosa?!?” Merlin era incredulo.

“Hai sentito benissimo, Mer-lin. A che cosa ti servirebbero quelle orecchie enormi, altrimenti?”.

Merlin era troppo sconvolto per raccogliere la provocazione di Arthur. Insomma, aveva passato le ultime notti arrovellandosi il cervello in cerca di un scusa plausibile per non presenziale all’evento; un istinto gli suggeriva di tenersi alla larga dai due promessi per non commettere qualche sciocchezza, di cui, inevitabilmente, si sarebbe pentito. E il suo istinto non sbagliava mai.

“Ma io pensavo… Lancel?” chiese inorridito.

“Lancel? Con il passato turbolento tra lui e Gwen, preferirei tenerlo a distanza di sicurezza perlomeno dall’altare, se non ti dispiace” lo schernì Arthur, non riuscendo a trattenersi dall’alzare gli occhi al cielo.

“Percy?” insistette Merlin.

“Non vorrei sfigurare in smoking a fianco della sua stazza, sai”.

Merlin mascherò un sorriso. “Gwaine?”.

“Ha già il suo bel daffare con l’organizzazione dell’addio al celibato, non vorrei sovraccaricarlo”.

Figuriamoci. “Morgana?”.

Mor-ga-na?” Arthur boccheggiò in cerca d’aria. “La mia cara sorellina potrebbe accidentalmente farmi lo sgambetto mentre percorro la navata, solo per farmi fare la figura dell’Asino. Oh, stai zitto” lo anticipò, perché Merlin aveva già aperto bocca per contraddirlo aggiungendo “non ce n’è nessun bisogno”.

“E va bene. Che cos’hai da dire riguardo a Leon?”.

“Leon?” Arthur sembrò ricercare il più velocemente possibile una scusa credibile. Poi la trovò. “Sai che la troppa calma mi agita. Ho bisogno che qualcuno mi costringa a fare quello che deve essere fatto”.

Allora hai scelto la persona sbagliata, Arthur… Era un vero peccato che non si potesse comunicare tramite i pensieri. Merlin era certo che in questo modo la conversazione sarebbe stata più sincera da parte di entrambi.

“Non c’è nessun altro a cui potresti chiederlo?” domandò in tono supplichevole.

“Dimmi di no, e lo farò”. Gli occhi di Arthur erano fissi nei suoi e forse cercavano di comunicargli qualcosa. Era ferito, Merlin lo percepiva chiaramente. Ma quello che gli stava chiedendo era davvero troppo.

La parte di lui che aveva sussultato leggendo per la prima volta il messaggio, come se potesse celare chissà quale grande segreto, lo spingeva lontano da lì, forse fino agli Stati Uniti dove lo attendeva una borsa di studio; Merlin non l’avrebbe mai ammesso, ma la richiesta di Arthur aveva provocato in lui un senso di delusione e sconforto.
Tuttavia c’era un’altra parte di lui che lo teneva ben piantato a terra, a fianco di Arthur fino alla fine. Il dolore non poteva prendere il sopravvento fino a che fosse rimasto vicino a lui, che fossero seduti sulla riva di un lago o in piedi davanti all’altare di una chiesa. Merlin sapeva che non avrebbe mai e poi mai avuto la forza di andarsene e che, in ogni caso, avrebbe sorriso di cuore alle parole “finchè morte non vi separi”, augurando il meglio ai novelli sposi. Inoltre, fino al grande evento, c’era speranza.

“Lo farò, allora. Ma solo perché temo che senza di me non sopravvivresti all’evento”.

Prima che Arthur potesse ribattere, si scambiarono un lungo sguardo. Erano i loro “grazie” e “prego”, o forse i loro “ti amo” e “anche io”.

Poi il momento finì. Arthur distolse lo sguardo e si alzò in fretta.
“Devo scappare. Beh, ci si sente. Altrimenti, lo sai, vero? Alle 11 in chiesa”.

Fece due passi allontanandosi dal lago, prima di voltarsi per aggiungere: “Pun-tu-a-le”.
 
 
 


 




Note dell’autrice
Eccomi tornata dopo tanto tempo. Sto riguardando la quinta serie che, oltre a causarmi valanghe di nervoso, mi ha portato anche un po’ di ispirazione. Non voleva essere troppo angst (ma, d’altronde, che cosa poteva nascere dalla quinta serie?); vorrei aver reso un senso di speranza perché non è ancora detta l’ultima parola, ecco. Vuole essere un finale aperto :)
Grazie a chi leggerà e a chi commenterà... A presto!
Sheireen



  
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