Buon compleanno, John.
The wardrobe
Il concerto era stato
decisamente estenuante quella sera.
John si allontanò dal
palco, barcollando dietro le quinte. Era così stanco che voleva solo buttarsi
su un letto, senza neanche farsi una doccia, e dormire fino a mezzogiorno.
Non importava che fosse il
suo compleanno e si supponesse che volesse festeggiare. Il suo corpo stava solo
urlando da ogni fibra il suo bisogno di riposare.
Aveva già venticinque anni
e… caspita! Lo sanno tutti che dai venticinque in poi inizia il crollo
fisico.
Per cui John cercò di
farsi strada in mezzo alla confusione del dietro le quinte: c’erano operai che
sistemavano il palco, tecnici che recuperavano i loro strumenti, fans urlanti
che erano riusciti a superare i controlli solo per un autografo...
Insomma, un vero delirio
per le sue orecchie e per i suoi occhi.
Era troppo chiedere un po'
di silenzio?
E soprattutto, era troppo
chiedere che i suoi occhi ciecati riuscissero almeno a fargli capire dove
andare? Aveva anche dimenticato i suoi fottuti occhiali in camerino.
Dove-cazzo-era-finito-ora?
"Da questa parte,
Johnny."
Il cuore di John sussultò,
percependo la voce di Paul raggiungere le sue orecchie e due mani gentili
posarsi sulle sue spalle per guidarlo.
"Sei sicuro?"
chiese John, incerto.
"Fidati."
"Non mi farai finire
nel bagno delle signore come l'ultima volta?"
Paul rise dolcemente al
divertente ricordo, "Beh, non mi sembra che ti sia dispiaciuto."
"Avrei decisamente
fatto a meno delle urla scandalizzate della truccatrice." ribatté John,
storcendo il naso.
"Non ti preoccupare,
stavolta ti condurrò per la giusta strada."
John non era molto sicuro
delle parole di Paul, dal momento che lui e i ragazzi si divertivano ad
approfittarsi della sua esagerata miopia e gli indicavano le strade sbagliate
verso i camerini. Tuttavia le mani di Paul erano ancora sulle sue spalle, così
calde e forti, e John era convinto che il giovane non avesse intenzioni cattive
questa volta.
Forse Paul si era accorto
della stanchezza di John e voleva aiutarlo. Così John decise di fidarsi e si
lasciò condurre attraverso porte e stanze e corridoi dalle mani di Paul che lo
spingevano delicatamente.
Questo fino a quando non
raggiunsero quella che i suoi occhi ciecati riconobbero come una porta. Un po’
strana, forse, ma era una porta, giusto?
"Credo che abbiamo sbagliato strada, Paul. Non mi
ricordo di essere passato di qui.”
“No, è giusto, fidati. Entra."
John socchiuse gli occhi
per cercare di mettere almeno un po' a fuoco ciò che si parava di fronte a lui,
ma era davvero un'impresa.
"Ma sei sicuro? A me semb-"
"Sì, sì,
tranquillo." tagliò corto Paul.
John storse le labbra,
ancora leggermente scettico, ma Paul sembrava avere buone intenzioni; decise di
seguire le sue indicazioni, promettendo a se stesso tremenda vendetta se Paul l'avesse
imbrogliato di nuovo.
Aprì la porta e l'istante
successivo fu spinto da Paul. Senza aver tempo di imprecare, John ricadde in
avanti, sicuro di franare a terra in mezzo a chissà quale stanza, ma con sua
grande sorpresa le sue mani finirono subito contro una parete. I suoi
polpastrelli si strofinarono contro di essa e riconobbero le tipiche venature
del legno.
Che caspita di posto era?
"Paul, ma che cazz-?"
La risata del giovane uomo
riempì quel piccolo spazio in cui John era prigioniero, prima che lui richiudesse la porta dietro di sé. No, non
era una porta, ora John aveva capito. Era un’anta, l’anta di un fottutissimo
armadio, e loro erano chiusi là dentro. Questo spiegava perché fossero al buio,
John poteva vederlo bene, e stretti l'uno contro il corpo dell'altro, John
poteva sentirlo altrettanto bene.
"Paul? Si può sapere
che diavolo hai in testa?" sbottò infastidito, non riuscendo a muoversi
come avrebbe voluto.
"Devo darti il mio
regalo di compleanno." rispose Paul, quasi fosse la cosa più logica del
mondo.
"Proprio… qui?"
chiese John, tremando quando si accorse che Paul si era avvicinato al suo viso.
Non poteva vederlo, ma
sentiva il suo respiro accarezzare il proprio viso, caldo, leggermente
affannato, così maledettamente piacevole.
"Sì." rispose
Paul, e la sua voce da divertita divenne profonda e vibrante, la classica voce
da camera da letto di Paul, quella che faceva sciogliere John tra le sue
braccia come neve al sole.
"Ma-"
"Silenzio ora!"
ordinò autoritario.
Paul lo mise a tacere e
John ritenne di dover obbedire. Non voleva certo contraddire quella voce. Non
prometteva nulla di buono.
Così lasciò che Paul lo
facesse appoggiare con la schiena a una parete, e percepì le dita di Paul sul
suo viso: erano delicate, attente, perfette contro la sua pelle.
Tuttavia John non fece in
tempo ad apprezzare quelle dita, perché subito dopo la bocca di Paul sfiorò il
suo collo e John si lasciò scappare un flebile gemito, mentre chiudeva gli
occhi e appoggiava la nuca sulla parete di fondo dell'armadio.
Paul, compiaciuto per la
reazione che aveva ottenuto, decise di continuare nella sua opera. Lasciò che
la sua bocca esplorasse con attenzione il collo di John, prima di spostarsi
sulla linea della mascella. Ne seguì il contorno lasciando una scia di baci, e John
era sicuro che fossero scoppiati piccoli incendi là dove la sua pelle era stata
toccata dalla bella bocca di Paul.
Questi, dal canto suo,
continuò a baciarlo, dirigendosi verso gli zigomi e le palpebre delicate, la
fronte, e la punta del suo naso aquilino...
Poi si fermò, a un soffio
dal viso di John, che senza accorgersene, trattenne il respiro.
Che cosa era successo?
Perché si era fermato? Era tutto lì il suo regalo? Tutti quei casti baci per
lasciarlo infine affannato, con le gambe tremanti e il cuore a mille?
Ma tutte le sue domande
esplosero come una bolla di sapone, quando Paul si appropriò della sua bocca in
un bacio improvviso, caldo e appassionato. John, sorpreso, sentì girare la
propria testa, come se fosse preda delle vertigini, e si aggrappò
immediatamente alle spalle di Paul, permettendogli di baciarlo come più
desiderasse.
Man mano che il bacio si
approfondiva, la stanchezza di John sembrava dissolversi, lasciando il posto
per qualcosa che lo faceva fremere dalla testa ai piedi, una sensazione calda
che nasceva nella pancia e da lì si diffondeva in tutto il corpo.
Ma poco prima che le sue
mani potessero spingere Paul dall'altra parte dell'armadio e permettere a se
stesso di prendere il controllo della situazione, Paul si allontanò da lui e John
rimase a occhi chiusi, assaporando il dolce sapore che Paul aveva lasciato
sulle sue labbra.
"Buon compleanno,
Johnny." sospirò.
John annuì vagamente,
ancora deliziato dal bacio del ragazzo e in attesa per qualcos’altro. Tuttavia
era abbastanza lucido per accorgersi che Paul si fosse allontanato e
continuasse ad allontanarsi da lui. Il che fece comparire una più che legittima
domanda nella sua testa di povero, frustrato festeggiato.
"Tutto qui?"
Paul rise, divertito,
mentre apriva l'anta dell'armadio e la luce entrava nello spazio interno,
"Cosa ti aspettavi?"
"Beh, qualcosa di
più...” rispose John, scrollando le spalle, “Lo sai cosa."
"Ah, intendi quello."
esclamò Paul, rivolgendogli un occhiolino sfacciato e uscendo dall'armadio,
"Lo puoi avere, sai? A una condizione."
John batté le palpebre,
sconcertato, "Ovvero?"
"Dovrai trovare da
solo la strada per il mio camerino."
E con un'ultima piccola
risata, Paul chiuse l'anta dell'armadio, lasciando John a se stesso.
Oh, cielo!
Ora come avrebbe fatto?
Maledetto Paul, ingannarlo
in quel modo. Portarlo chissà dove, baciarlo così e poi abbandonarlo a se
stesso.
Ah, ma l'avrebbe pagata
molto cara, una volta che John l'avesse trovato, eccome se l’avrebbe pagata.
Perché era così. John
l'avrebbe trovato.
Se c'era qualcosa che i
suoi occhi miopi potevano vedere nitidamente quello era Paul e tutto ciò a lui
correlato.
La strada che conduceva a
Paul, quella che John percorreva da anni, quel sentiero sicuro e protetto che
non avrebbe mai voluto abbandonare, era più visibile che mai sotto i suoi
piedi.
Era grazie a quello che
trovava sempre Paul. Anche quella notte l'avrebbe trovato.
Nonostante i suoi occhi
ciecati.
Nonostante
tutto, l’avrebbe trovato.
Note dell’autrice: salve.
Lo so, non è granché, ma
dovevo scrivere assolutamente qualcosa per il suo compleanno.
Non avevo molte idee, ma
poi ho trovato su una pagina facebook la seguente
citazione e si è accesa la lampadina.
X : Cosa non ti piace di te stesso?
John : Il fatto che non ci vedo molto. Lontano dal palco devo indossare
occhiali parecchio graduati. I ragazzi si divertono un sacco ad indicarmi le
porte sbagliate per cui passare ed io spesso finisco in un armadio.
Ecco, quindi spero sia piaciuta. E grazie a kiki per la correzione.
Questa settimana penso salterà l’aggiornamento di “I’ll get you”,
sono incasinata con un esame.
Ma appena finisco il capitolo lo pubblico subito.
A presto
Kia85