«Hai finito?» le domandò Louis continuando a seguire ogni suo movimento.
Saranno stati più di dieci minuti che Elizabeth non smetteva di girare per la stanza.
Era furiosa, non aveva fatto altro che urlargli contro tutto quel tempo, mentre lui era rimasto fermo al suo posto, immobile.
«Non hai altro da dire?» gli chiese arrabbiata e sconcertata fermandosi davanti a lui, «Te ne stai fermo come un pezzo di legno e l'unica cosa che sai fare è chiedermi se ho finito?»
Ma lui era fatto così, non era tipo da discussioni, men che meno quando non c'era bisogno di discutere.
Proprio come in quel momento.
Elizabeth lo guardò dritto negli occhi azzurri, quegli occhi che tanto amava, e non riuscì più a mostrarsi forte, all'improvviso si sentì così piccola, stupida, ferita.
Prese il viso tra le mani, cercando di nascondere le lacrime.
E solo allora Louis si alzò.
Se c'era una cosa alla quale non era mai riuscito a mostrarsi indifferente era vederla triste, vederla piangere.
La strinse forte a sè e ancor più forte la strinse quando lei cercò di allontanarsi debolmente.
«Sei una stupida» le disse togliendole le mani dal viso.
«Louis» cercò di protestare lei, inutilmente.
«Ancora non sai che sei tu l'unica che amo?»
Elizabeth lo guardò, lo guardò per un tempo che sembrò interminabile.
Non riuscì a dire niente, non riuscì a fare niente, se non poggiare le labbra su quelle sottili di Louis.
Forse si sarebbe maledetta in futuro per quello che aveva appena fatto, ma era quello che si sentiva di fare in quel momento.
Sentiva che quello che le aveva appena detto Louis era vero, che la amava per davvero.
E sentiva che quel bacio era la cosa giusta.
La prese in braccio e lei gli circondò il bacino con le gambe.
«Non amo nessuna come amo te.»